Storia sociale dell'arte: contesto di creazione e ricezione delle opere

Documento universitario sulla storia sociale dell'arte, concentrandosi sul contesto di creazione e ricezione delle opere. Il Pdf esplora il ruolo di artisti, committenti e pubblico, con un focus su figure come Paolo Giordano II Orsini e Cassiano dal Pozzo, per la materia Arte.

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64 pagine

STORIA SOCIALE DELL’ARTE
INTRODUZIONE
La storia sociale dell'arte è una prospettiva di studio che considera l'arte come un riflesso e un
prodotto delle dinamiche sociali, culturali, politiche ed economiche di una determinata epoca.
Invece di concentrarsi esclusivamente sulle opere d'arte in , la storia sociale dell'arte si occupa
di comprendere il contesto storico e sociale in cui queste opere sono state create e ricevute. Questa
disciplina  in reazione tradizionali
analisi formali dell'arte, che si concentravano principalmente sugli aspetti estetici e tecnici delle
opere. La storia sociale dell'arte analizza vari fattori, tra cui il ruolo degli artisti nella società, la
committenza artistica, il pubblico delle opere d'arte, le istituzioni culturali, i movimenti politici e
sociali, le teorie estetiche e molto altro. Si preoccupa di comprendere come questi fattori abbiano
influenzato la produzione artistica, la circolazione delle opere, le modalità di esposizione e
l'interpretazione da parte del pubblico. Un aspetto fondamentale della storia sociale dell'arte è
l'analisi delle relazioni di potere e delle disuguaglianze sociali che contraddistinsero la produzione
e la fruizione dell'arte. Questa prospettiva mette in luce come l'arte possa essere utilizzata come
strumento di affermazione politica, di resistenza, di propaganda o come riflesso delle gerarchie
sociali esistenti. La storia sociale dell'arte si è arricchita nel corso degli anni con l'adozione di
nuovi strumenti di analisi, come l'approccio di genere, l'analisi postcoloniale e l'attenzione alle
identità culturali. Questo ha permesso una maggiore comprensione delle diverse voci e narrazioni
presenti nella produzione artistica. In conclusione, la storia sociale dell'arte offre un'approfondita
comprensione delle interazioni tra l'arte e la società, evidenziando come queste influenze siano
state determinanti per la creazione, la circolazione e l'interpretazione delle opere d'arte nel corso
del tempo. Gli studiosi formalisti (Roberto Longhi 
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è degna di essere studiata; ad esempio uno dei temi è quello del pubblico: cioè di coloro che vedono
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pennello perché ha finito di dipingere, bensì sono quelli che anche nelle epoche successive hanno
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In Italia Enrico Castelnuovo può essere considerato uno dei primi studiosi che ha definito i nuovi
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da quello dei conoscitori perché i fenomeni artistici sono analizzabili non come fatti isolati ma in
rapporto con le forme sociali di una determinata epoca. I conoscitori non sono altro che la radice
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Thomas Eliot 
È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti; niente che abbia a che vedere, infatti, con i
soliti giochi di fine settimana. Potete anche pensare a prima vista, che io sia matto come un
cappellaio, eppure, a conti fatti, vi assicuro che un gatto deve avere in lista, TRE NOMI
DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in famiglia potrà essere usato quotidianamente, un
nome come Pietro, Augusto, o come Alonzo, Clemente; come Vittorio o Gionata, oppure come
Giorgio o Giacomo Vaniglia, tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente. Ma se pensate che
abbiano un suono più ameno, nomi più fantasiosi si possono consigliare: qualcuno pertinente ai
gentiluomini, altri più adatti invece alle signore: nomi come Platone o Admeto, Elettra o
Filodemo, tutti nomi sensati a scopo familiare. Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare, e peculiare, più dignitoso; come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda
perpendicolare, mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso? Nomi di questo genere posso
fornirvene un quorum, nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta, nome Babalurina o
Mostradorum, nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta. Comunque gira e rigira
manca ancora un nome: quello che non potete nemmeno indovinare, né la ricerca umana è in
grado di scovare; ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se ma lo confessa. Quando vedete un
gatto in profonda meditazione, la ragione, credetemi, è sempre la stessa: ha la mente perduta in
rapimento ed in contemplazione del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome: del suo
ineffabile effabile effineffabile profondo e inscrutabile unico NOME”
Enrico Castelnuovo tramite questa lirica individua nella poesia
viene detto che i gatti hanno tre nomi, uno generico, uno particolare ed infine uno che solo il gatto
conoscetre piani diversi: 

cosa vede , che solo lui può sapere e che non potrà mai essere compreso, uno dei

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INTRODUZIONE

La storia sociale dell'arte è una prospettiva di studio che considera l'arte come un riflesso e un prodotto delle dinamiche sociali, culturali, politiche ed economiche di una determinata epoca. Invece di concentrarsi esclusivamente sulle opere d'arte in sé, la storia sociale dell'arte si occupa di comprendere il contesto storico e sociale in cui queste opere sono state create e ricevute. Questa disciplina nasce verso la metà del '900 in reazione all'approccio metodologico delle tradizionali analisi formali dell'arte, che si concentravano principalmente sugli aspetti estetici e tecnici delle opere. La storia sociale dell'arte analizza vari fattori, tra cui il ruolo degli artisti nella società, la committenza artistica, il pubblico delle opere d'arte, le istituzioni culturali, i movimenti politici e sociali, le teorie estetiche e molto altro. Si preoccupa di comprendere come questi fattori abbiano influenzato la produzione artistica, la circolazione delle opere, le modalità di esposizione e l'interpretazione da parte del pubblico. Un aspetto fondamentale della storia sociale dell'arte è l'analisi delle relazioni di potere e delle disuguaglianze sociali che contraddistinsero la produzione e la fruizione dell'arte. Questa prospettiva mette in luce come l'arte possa essere utilizzata come strumento di affermazione politica, di resistenza, di propaganda o come riflesso delle gerarchie sociali esistenti. La storia sociale dell'arte si è arricchita nel corso degli anni con l'adozione di nuovi strumenti di analisi, come l'approccio di genere, l'analisi postcoloniale e l'attenzione alle identità culturali. Questo ha permesso una maggiore comprensione delle diverse voci e narrazioni presenti nella produzione artistica. In conclusione, la storia sociale dell'arte offre un'approfondita comprensione delle interazioni tra l'arte e la società, evidenziando come queste influenze siano state determinanti per la creazione, la circolazione e l'interpretazione delle opere d'arte nel corso del tempo. Gli studiosi formalisti (Roberto Longhi è il primo formalista della storia dell'arte in Italia) concentrano la loro attenzione sugli aspetti formali e stilistici dell'opera. Longhi guarda l'opera, l'artista che l'ha realizzata al limite guarda il committente che nel momento in cui si doveva realizzare quell'opera aveva chiesto qualcosa di particolare all'artista, guarda a tutto ciò che riguarda il momento della produzione dell'oggetto. Invece gli studiosi di storia sociale dell'arte si accorgono che gli oggetti hanno una vita un po' più lunga di quella che attiene soltanto il momento della loro produzione. C'è tutta una fase, che è quella della fruizione dell'opera d'arte, anche dopo il momento in cui l'oggetto è stato realizzato, che fa parte della storia dell'opera e che è degna di essere studiata; ad esempio uno dei temi è quello del pubblico: cioè di coloro che vedono le opere d'arte e che non sono soltanto quelli che vedono l'opera non appena il pittore ha posato il pennello perché ha finito di dipingere, bensì sono quelli che anche nelle epoche successive hanno delle reazioni di un certo tipo, oppure leggono l'oggetto in una certa maniera pur non essendo coloro i quali erano lì al momento della realizzazione dell'opera. Quindi un'estensione del campo d'indagine della storia dell'arte la vediamo, grazie agli studi di storia sociale, dell'arte nei tempi dell'analisi, nei tempi dell'opera che vengono analizzati non soltanto nel momento della creazione ma anche in tutti i momenti successivi, delle epoche successive della fruizione dell'oggetto.

Enrico Castelnuovo e la storia sociale dell'arte

In Italia Enrico Castelnuovo può essere considerato uno dei primi studiosi che ha definito i nuovi studi di storia sociale dell'arte anche da un punto di vista metodologico, studi che esistevano già dalla metà del '900 e di cui egli se ne occupò più o meno nel corso degli anni '70. Castelnuovo inizia a guardare facendo un'analisi metodologica di queste nuove proposte e un'analisi soprattutto di che cosa per lui è fare storia dell'arte, facendo anche delle nuove proposte di come si può studiare la storia dell'arte. Lui stesso aveva seguito le lezioni di Roberto Longhi, alla scuola di specializzazione di storia dell'arte a Roma e nell'introduzione al suo testo "Arte, industria, rivoluzioni" racconta che proprio sentendo le lezioni di Longhi si accorge che al di là dello studio degli aspetti formali c'era qualcos'altro che poteva essere migliorato. Per questo Castelnuovo scrive di un certo modo di fare storia dell'arte distante tanto dall'approccio dei formalisti quanto da quello dei conoscitori perché i fenomeni artistici sono analizzabili non come fatti isolati ma in rapporto con le forme sociali di una determinata epoca. I conoscitori non sono altro che la radice dei formalisti, cioè sono colori i quali tendono a guardare all'oggetto per un'analisi autoptica dell'oggetto che possa dare quei dati identificativi (l'autore, la data, il riconoscimento di ciò che viene raffigurato) per individuare che cos'è quell'oggetto. Castelnuovo si ispira ad una poesia di Thomas Eliot "Il nome dei gatti" "È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti; niente che abbia a che vedere, infatti, con i soliti giochi di fine settimana. Potete anche pensare a prima vista, che io sia matto come un cappellaio, eppure, a conti fatti, vi assicuro che un gatto deve avere in lista, TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in famiglia potrà essere usato quotidianamente, un nome come Pietro, Augusto, o come Alonzo, Clemente; come Vittorio o Gionata, oppure come Giorgio o Giacomo Vaniglia, tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente. Ma se pensate che abbiano un suono più ameno, nomi più fantasiosi si possono consigliare: qualcuno pertinente ai gentiluomini, altri più adatti invece alle signore: nomi come Platone o Admeto, Elettra o Filodemo, tutti nomi sensati a scopo familiare. Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome che sia particolare, e peculiare, più dignitoso; come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda perpendicolare, mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso? Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum, nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta, nome Babalurina o Mostradorum, nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta. Comunque gira e rigira manca ancora un nome: quello che non potete nemmeno indovinare, né la ricerca umana è in grado di scovare; ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se ma lo confessa. Quando vedete un gatto in profonda meditazione, la ragione, credetemi, è sempre la stessa: ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome: del suo ineffabile effabile effineffabile profondo e inscrutabile unico NOME" Enrico Castelnuovo tramite questa lirica individua un parallelismo con le opere d'arte, nella poesia viene detto che i gatti hanno tre nomi, uno generico, uno particolare ed infine uno che solo il gatto conosce, e così vale anche per le opere d'arte che si possono individuare su tre piani diversi: l'opera per come la conosciamo noi, l'opera per come la vedevano le persone di quel periodo ed infine cosa vede l'artista stesso, che solo lui può sapere e che non potrà mai essere compreso, uno dei compiti degli studiosi di storia sociale dell'arte è avvicinarsi il più possibile alla vita dell'artista, al contesto storico, alle varie influenze e al rapporto tra committenti e artisti mediante un'estensione del campo d'indagine. Castelnuovo parla di ciò grazie agli studi di storia sociale dell'arte cioè un ampliamento delle possibilità d'indagine relative alle opere. Effettivamente se non si sta più a guardare esclusivamente gli aspetti formali e stilistici che caratterizzano un'opera è chiaro che si amplia il panorama di cose possibili da studiare in relazione all'opera stessa.

Arnold Hauser e le forme artistiche

Oltre che Castelnuovo colui che viene considerato il fondatore della storia sociale dell'arte è Arnold Hauser che spiega: "La storia sociale dell'arte afferma semplicemente, e questo è tutto ciò che essa può confermare, che le forme artistiche non solo soltanto forme di esperienza condizionate otticamente (sta parlando di storia delle arti: pittura, scultura e architettura e le arti decorative) o acusticamente (storia della musica) ma sono in par tempo le forme di espressione di una concezione del mondo socialmente condizionata (cioè i prodotti del 400 saranno il frutto di quella che è la concezione del mondo che si accumuna a una determinata cultura quindi in un determinato periodo)".

PROCESSI DI PRODUZIONE, FUNZIONE SOCIALE DELL'ARTISTA, RAPPORTO TRA ARTISTI E COMMITTENTI

  • Processo di produzione:
    • materiali e tecniche
    • botteghe
    • rapporti arte e tecnologia
    • rapporti arte e scienza
    • rapporti arte e artigianato
  • Funzione sociale dell'artista:
    • ruolo dell'artista nella società
    • organizzazione del lavoro nelle botteghe
  • Committenza:
    • ruolo del committente
    • rapporti tra artista e committente
  • Processo di fruizione (pubblico):
    • ricezione delle opere
    • diffusione delle opere e dei modelli di collezionismo
    • mercato e diffusione delle opere
  • Istituzioni:
    • formazione (botteghe, accademie)
    • distribuzione (musei)

Processo di produzione: Materiali e tecniche

  1. Materiali e tecniche: significa conoscere i materiali e le tecniche che possono essere studiati attraverso una lettura formale dell'oggetto: cioè a livello d'identificazione del tipo di materiale e del tipo di tecnica quindi: è olio su tela, è una tavola di cipresso, è una scultura in marmo/gesso (capiamo dunque che in questa fase l'oggetto d'arte in sè coniuga anche altre forme disciplinari come la chimica); ma possono essere considerati anche da un punto di vista sociale cioè "come si produceva quella cosa in quella data società?", "In quale tipo di società si afferma l'uso di un determinato materiale?", "Quando si afferma l'uso di una tecnica specifica?". Come ad esempio il blu che viene usato in un dipinto del '400, è importante capire la superficie che ricopre, e può variare a seconda dell'opera (50%, 60%, 70% ... ), è importante capire anche da che tipologia di materiali è ottenuto, se è stato ricavato dalla polvere di lapislazzuli, molto rara e pregiata, oppure se usavano materiali sostitutivi come l'azzurrite che è meno costosa, in base alla quantità e al tipo di materiale utilizzato si può determinare il costo indicativo dell'opera.

Processo di produzione: Botteghe

  1. Botteghe: è di rilevante interesse studiare le botteghe degli artisti perchè significa capire come funzionavano nelle diverse epoche, ma non solo. Intanto anche per quei risultati che vogliono ottenere i formalisti che sono quelli dell'attribuzione dell'opera. Da un punto di vista stilistico si vede se un personaggio è stato realizzato da un artista rispetto ad un altro. Gli stessi committenti nel contratto specificavano se una determinata figura doveva essere disegnata dal maestro della bottega e le altre cose dai collaboratori. I committenti erano coscienti dell'andazzo delle botteghe del '400. Nel '400 la bottega funziona in un modo, nel '500 funziona in un altro, nel '600 in un altro modo ancora. È importante capire qual è l'importanza del ruolo che l'artista ha all'interno della bottega anche per pervenire a una corretta lettura finale dell'opera. All'interno delle botteghe seicentesche si affermano degli specialismi cioè ci sono dei pittori che sanno fare bene una cosa, altri pittori che ne sanno fare un'altra. In questo caso la differenza sta tra i pittori quadraturisti e i pittori figuristi. I quadraturisti erano coloro che realizzavano le quadrature, cioè le finte architetture, che vengono riprodotte all'interno di questo grande affresco. Affresco che sarebbe nella volta della chiesa. I figuristi cioè coloro i quali erano abili a realizzare queste piccole figure umane, in questo caso molto in scorcio, inserite all'interno del dipinto già precostituito dai pittori quadraturisti che molto spesso erano architetti, scenografi orientati più su una pittura di tipo prospettico. Ad esempio nella bottega di Gianlorenzo Bernini c'erano gli specialisti. La svolta barocca di Bernini avviene verso la metà degli anni 20, verranno realizzate una serie di opere per il cardinale Scipione Borghese, ad esempio nella scultura di Apollo e Dafne gli elementi floreali e I dettagli naturalistici furono realizzati da Giuliano Finelli e non da Bernini. Oppure Caravaggio quando arriva nella bottega del Cavalier d'Arpino dipinge fiori e frutti perché gli specialismi della bottega del '600 imponevano l'affidamento di quel particolare tipo di soggetto/pittura/realizzazione all'artista maggiormente bravo nella realizzazione di quelle cose.

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