Slide sulla forza gravitazionale. Il Pdf, adatto per la scuola superiore e la materia di Fisica, introduce la legge di gravitazione universale di Isaac Newton, la costante di gravitazione universale e la formula della forza gravitazionale.
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Isaac Newton, scienziato cui si devono le tre leggi della dinamica, enunciò la legge di gravitazione universale nella sua opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (1687), in termini coerenti con le osservazioni disponibili a quei tempi, e in accordo con i principi della dinamica da lui stesso enunciati. L'enunciato è sufficiente a spiegare gran parte dei fenomeni che ci circondano ancora oggi.Due corpi dotati di massa si attraggono con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza che li separa.
legge di gravitazione universale: due corpi puntiformi di massa m1 e m2 e distan- ti r si attraggono l'un l'altro con una forza che
La costante G vale: G = 6,674 . 10-11 N·m2/kg2La costante di gravitazione universale Questa costante è estremamente importante ed è nota come costante di gravitazione universale. Si chiama "universale" in quanto il suo valore non cambia al cambiare dell'osservatore e del sistema di riferimento.m2 r F2 F1 mı F1 = F2 = G m1 m2 p2
Un pallone da calcio ha massa 0,45 kg.
Due palloni da calcio distanti 1 m si attraggono con una forza di intensità F = (6,7 . 10-11 N·m2/kg2) (0,45 kg)(0,45 kg) (1 m)2 ~ 1.10-11 N Il pallone da calcio e la Terra (m = 6,0 · 1024 kg), invece, hanno una distanza che possiamo considerare pari al raggio della Terra stessa (r = 6,4· 10° m). Perciò si attraggono con una forza di intensità F = (6,7 - 10-11 N·m2/kg2) (0,45 kg)(6,0- 1024 kg) (6,4 · 106 m) 2 ≥ 4 N L'attrazione gravitazionale fra i due palloni è del tutto trascurabile rispetto a quella fra un pallone e la Terra. In generale, l'attrazione gravitazionale fra due corpi diventa significativa solo quando almeno uno di essi ha una massa molto grande.
Calcolare l'intensità della forza di gravità che agisce tra due alunni di massa m1= 70 kg e m2= 65 kg distanti 2,5 m l'uno dall'altro. Sostituiamo direttamente nella formula e otteniamo: F = 6,67 . 10^(-11) . 70 . 65/ 2,5 = 4,8 . 10^(-8) N Invece il peso dei due alunni, supponendo che siano sulla superficie terrestre, è pari a: P1 = 65 kg · 9,8 m/s^2 = 637 N = 6,37 .10^{2} N P2 = 70 kg · 9,8 m/s^2 = 686 N = 6,86 .10^{2} N
Osservando la differenza tra l'ordine di grandezza del peso e quello della forza gravitazionale (ben dieci ordini!), non ci si stupisce che i due alunni rimangano dove sono e non volino l'uno contro l'altro. Tutt'altro discorso invece sarebbe trattare il medesimo problema nel vuoto: in assenza di un'accelerazione g, i due alunni inizierebbero a muoversi lungo la retta che li congiunge, seppur molto lentamente.!
La massa m di un corpo è una misura della sua inerzia. Invece il peso P di un corpo è la forza gravitazionale che la Terra esercita su di esso. Per semplicità, con il termine «peso» spesso si indica il modulo di P. Al livello del mare, il peso di un corpo di massa m è una forza che è diretta verso il centro della Terra e ha modulo P = G mMT rã (2) dove MT e rT sono la massa e il raggio della Terra. Il peso di un corpo dipende dall'altezza a cui si trova: se un corpo è a un'altezza h dal suolo, il suo peso è (rT + h)2 mMT P = G ed è minore del suo peso al livello del mare, perché il denominatore nella formula aumenta da ri a (rT + h)2.
Consideriamo un corpo di massa m al livello del mare.
La relazione spiega le proprietà già note dell'accelerazione di gravità g:
Per sua stessa definizione, la forza di gravità sussiste come interazione tra due corpi: in base al principio di azione-reazione, il modulo della forza esercitata da un corpo sull'altro deve essere uguale. Mediante l'applicazione rigorosa dei principi della dinamica e presupponendo che tra due corpi sussistesse solo l'interazione gravitazionale, da lui stesso enunciata, Newton riuscì a dimostrare le tre leggi di Keplero.
L'uomo fin dall'antichità ha osservato la volta celeste, notando una certa regolarità nel moto dei corpi celesti. Queste regolarità hanno consentito di misurare lo scorrere del tempo associandolo al presentarsi di particolari eventi, come l'alternanza del buio e della luce causata dal moto apparente del Solo rispetto alla Terra. Per spiegare questi moti:
DISTINZIONE NETTA TRA LA FISICA DEL CIELO E QUELLA DELLA TERRA
L'ellisse è una figura piana caratterizzata dalla seguente proprietà: la somma delle distanze di ogni suo punto da due punti fissi F1 e F2, detti fuochi, è co- stante: AF1+ AF2 = BF1+ BF2
Prima legge di Keplero: le orbite dei pianeti attorno al Sole sono ellissi di cui il Sole occupa uno dei fuochi. Il punto dell'orbita più vicino al Sole è detto perielio, mentre quello più lontano è detto afelio. pianeta F, F2 perielio O afelio Sole Per tutti i pianeti del Sistema Solare la di- stanza tra i fuochi è molto minore della lunghezza dei rispettivi semiassi, quindi le orbite planetarie sono molto simili a cir- conferenze. Se disegnassimo l'orbita terrestre come un'ellisse con semiasse maggiore di 1 km, la differenza con una circonferenza di rag- gio 1 km sarebbe contenuta in poco più di 10 cm.
Dopo aver stabilito che le orbite dei pianeti non sono circolari, Keplero scopre che non vengono percorse a velocità costante. Egli formula tale proprietà in termini di raggi vettori di un pianeta. Il raggio vettore è l'ipotetico segmento che congiunge un pianeta con il Sole. Men- tre il pianeta orbita attorno al Sole, il raggio vettore si muove nel tempo. Seconda legge di Keplero: il raggio vettore di un pianeta spazza aree uguali in tempi uguali. La figura mostra le aree spazzate nello stesso in- tervallo di tempo dal raggio vettore di un pianeta in due punti dell'orbita. La seconda legge stabi- lisce che le due aree sono uguali. Poiché i raggi vettori del pianeta quando percorre l'arco AA' sono minori di quelli relativi all'arco BB', il pia- neta si muove con velocità maggiore lungo l'ar- co AA' Dunque, dalla seconda legge di Keplero si dedu- ce che A Sole A' B B aree uguali un pianeta si sposta con velocità maggiore quando è più vicino al Sole: lungo la sua orbita, un pianeta ha la velocità massima al perielio e la velocità minima all'afelio. La Terra transita al perielio nei primi giorni di gennaio: questo spiega per- ché nel nostro emisfero il periodo autunno-inverno è più corto di circa sei giorni rispetto al periodo prima- vera-estate. perielio autunno- inverno primavera-estate afelio P P raggio vettore Sole
Il moto di un pianeta attorno al Sole è caratterizzato da due parametri fondamentali: la lunghezza del semiasse maggiore a dell'orbita e il periodo di rivoluzione T necessario per completare un giro attorno al Sole. Keplero scopre che i due parame- tri non sono indipendenti: la relazione che li lega è espressa dalla terza legge. Terza legge di Keplero: il rapporto fra il cubo del semiasse maggiore a dell'or- bita e il quadrato del periodo di rivoluzione T attorno al Sole è lo stesso per tutti i pianeti: a3 T2 = costante Per esempio, la Terra e Marte hanno periodi di rivoluzione diversi e si muovono su orbite con semiassi diversi, ma aT Tỉ = aM TM 3