Psicologia dei Legami Familiari: Identità e Mutamento della Famiglia

Documento di Università sulla psicologia dei legami famigliari, riassunto del libro. Il Pdf, utile per lo studio della Psicologia, tratta concetti chiave come la famiglia come sistema, gli approcci allo stress familiare e le transizioni genitoriali, analizzando stili relazionali e compiti di sviluppo.

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23 pagine

PSICOLOGIA DEI LEGAMI FAMIGLIARI- RIASSUNTO DEL LIBRO !
PREMESSA: !
le scienze psicosociali sin dagli anni 50/60 si sono occupate di famiglia, anche se indirettamente
perché prima di allora non era stata un vero e proprio oggetto di studio poiché al centro c’era
sempre stato lo studio del minore.!
solo successivamente ci si è resi conto dell’importanza della famiglia, che è quindi diventata una
realtà osservabile e studiabile. essa è il 1º gruppo sociale al quale si appartiene quando si nasce e
dierisce dalla somma dei membri in quanto è costituta dalle caratteristiche e dalle peculiarità di
ognuno. progressivamente la famiglia è diventata oggetto di ricerche e interrogativi riguardo le
relazioni che essa sviluppa al suo interno e col contesto sociale circostante, sul quale la famiglia
esercita una certa influenza e dal quale è influenzata a sua volta.!
si parla di “family science” poiché la famiglia è un ambito di studi interdisciplinari quali la
psicologia (sociale, clinica, dello sviluppo ecc…), la sociologia, l’antropologia e la demografia. !
la famiglia viene studiata attraverso il modello relazionale-simbolico. !
una dimensione chiave della famiglia è quella storica, infatti ogni famiglia ha una storia familiare,
che è il prodotto del tipo di rapporto che si instaura tra le generazioni familiari. !
PARTE 1º: IL QUADRO STORICO E TEORICO:!
LA FAMIGLIA TRA IDENTITÀ E MUTAMENTO: !
gli studiosi della famiglia si sono fatti guidare inizialmente da 2 domande chiave: !
1. che cos’è la famiglia?, domanda che riguarda l’identità. !
2. come evolve la famiglia?, domanda che riguarda il cambiamento. !
si tratta di 2 domande diverse, ma strettamente interconnesse che fanno riferimento anche alla
dinamicità della famiglia: la sfida del modello relazionale-simbolico è stata quella di individuare un
paradigma di riferimento in grado di tenere coesi questi 2 interrogativi.!
Burgess definisce la famiglia come un’unità di persone interagenti e un altro contributo
significativo è stato quello di Kurt Lewin, la cui definizione di gruppo è sembrata una buona base
concettuale, al fine di comprendere le caratteristiche strutturali e di funzionamento della famiglia,
da intendere come qualcosa di diverso dalla somma dei membri, con fini, obiettivi e relazioni
particolari con gli altri gruppi, gruppo interdipendente e di conseguenza con una totalità dinamica. !
la famiglia è l’esempio più rappresentativo dei piccoli gruppi, poiché lo studio della famiglia oriva
dei vantaggi a livello metodologico perché consentiva di studiare certi processi psico-sociali
propri dei gruppi all’interno di un gruppo di dimensioni ridotte rispetto allo studio di questi stessi
processi in gruppi più ampi. è emerso che in comune tra la famiglia e il piccolo gruppo ci sono: !
1. l’eccedenza, ossia l’essere qualcosa in più rispetto alle persone che lo compongono.!
2. l’interdipendenza dei membri. !
3. le interazioni orientate ad uno scopo comune. !
4. il sentimento del noi, che fa rifermento al senso di appartenenza. !
5. la struttura organizzativa orizzontale, che rimanda alla suddivisione dei ruoli. !
6. la struttura gerarchica verticale, che fa riferimento alla dierenza di status, di potere ecc...,
anche se per la famiglia non si parla di “potere”, ma bensì di “responsabilità”. !
7. la struttura normativa, che fa riferimento alla tensione verso un obiettivo, ma anche
all’ideologia e alla cultura del gruppo. !
è stato possibile riconoscere anche gli elementi distintivi; le principali dierenze individuate sono: !
1. il tipo di gruppo e setting, che per i piccoli gruppi è artificiale e di laboratorio, mentre per la
famiglia è naturale e la casa.!
2. la manipolazione del ricercatore, che per i piccoli gruppi è massima, mentre per la casa è
minima.!
3. gli scopi, che per i piccoli gruppi sono l’ecienza e la produttività, mentre per la famiglia sono
lo sviluppo dei singoli membri e della famiglia come “tutto” e l’assolvimento dei compiti
intergenerazionali. !
4. la gestione del potere, che per i piccoli gruppi è la leadership, mentre per la famiglia non si
parla di potere, ma si tratta di responsabilità suddivise tra i membri in base ai ruoli e alle
posizioni intergenerazionali. !
5. la dimensione temporale, che per i piccoli gruppi magari di lavoro non è significativa, mentre
per la famiglia è essenziale la storia passata, presente e la prospettiva futura, in quanto ha dei
legami che aondano le radici nel passato e che sono proiettati al futuro.!
un’altra definizione particolarmente utilizzata è anche quella di famiglia come sistema, che fa
riferimento ad alcuni elementi chiave della teoria dei sistemi che hanno contribuito a meglio
cogliere la complessità dei sistemi degli organismi viventi. anche queste teorizzazioni hanno
consentito di riconoscere come la famiglia, in quanto sistema, sia qualcosa di più della semplice
somma dei suoi componenti, ma hanno anche contribuito ad aver messo in evidenza il ruolo delle
interazioni dinamiche tra i diversi componenti, che sono in relazione tra loro all’interno di un
sistema, secondo cui ogni azione è al tempo stesso eetto ma anche risultato di un’azione
precedente, poiché c’è un processo di influenzamento reciproco e quindi di azione reazione,
motivo per il quale si parla di interdipendenza e circolarità. !
la famiglia interagisce, sia al suo interno, che con l’esterno e quindi con l’ambiente circostante ed
è per questo che si definisce la famiglia come un sistema aperto che agisce in relazione al
contesto socioculturale e che evolve durante il suo ciclo di vita, che è caratterizzato da 3 fasi:!
1. iniziale breve, dove c’è la fase di formazione della coppia e di transizione alla genitorialità. !
2. centrale prolungata, che corrisponde alla fase educativa dei figli dall’età scolare in avanti. !
3. coppia anziana allungata, dove c’è l’uscita di casa dei figli, subentrano la questione del nido
vuoto, dell’impegno con i nipoti e dell’impegno nel sociale, per questo motivo si parla di
“generatività sociale”. !
l’approccio sistemico nei confronti della famiglia ha aiutato poco a captare la specificità, che
rimanda alla dimensione storica e intergenerazionale che però, le 1º teorizzazioni hanno poco
colto per via del fatto che erano focalizzate sulle interazioni e sugli scambi nel qui e ora, quando
invece risultano estremamente importanti anche le relazioni intergenerazionali. la teoria dei sistemi
ha orientato la pratica clinica e la terapia con la famiglia, poiché quando si presenta una dicoltà
viene coinvolto tutto il sistema famigliare, in quanto la famiglia è multigenerazionale, ossia
costituita dalla compresenza di più generazioni, il che comporta conseguentemente un
complessificarsi di eventi critici e compiti di sviluppo a cui si deve far fronte.!
la famiglia, in quanto soggetto sociale, è in continua trasformazione. 2 sono stati gli approcci che
si sono occupati dei mutamenti familiari: !
1. la family stress and coping theory, che fa riferimento alla teoria dello stress e del suo
fronteggiamento e si è concentrata sugli eetti causati da eventi più imprevedibili e non
normativi. qui collochiamo il modello ABCX di Hill, dove la crisi, nominata X, è il risultato
dell’interazione tra diverse componenti, cioè: l’evento stressante, nominato A, la maggiore o
minore capacità della famiglia di trovare risorse, nominata B, la percezione dell’evento e della
sua gravità, nominata C. secondo questa prospettiva, la situazione di crisi si caratterizza di
alcune fasi: la disorganizzazione, la ricerca attiva di soluzioni e il raggiungimento di un nuovo
livello di organizzazione. all’interno di questa prospettiva collochiamo anche il paradigma
salutogenico del sociologo Antonovsky, la cui caratteristica è l’idea che gli esiti di una crisi
non sono necessariamente negativi poiché talvolta l’esperienza dello stress può raorzare gli
individui e le famiglie. quindi l’obiettivo è di focalizzare l’attenzione non sui sintomi del disagio,
ma su quelli del benessere, ossia mettere al centro le risorse e tutti quei fattori che possono
promuovere il benessere della famiglia anche in situazioni di stress; è necessario far prevalere
la resilienza della famiglia, piuttosto che la sua vulnerabilità. !
dalla fine degli anni 70, i modelli elaborati all’interno di questa teoria si sono occupati di analizzare
i fattori e i meccanismi adattivi che fungono da “mediatori dello stress”, nello specifico McCubin e
Patterson hanno messo a punto il FAAR, il Family Ajustament and Adaptation Response Model,
secondo cui la famiglia è un sistema continuamente sottoposto a sfide che si presentano sotto
forma di eventi stressanti o tensioni che deve fronteggiare. secondo i 2 autori ogni famiglia vive
ripetutamente fasi di funzionamento, ossia un periodo della vita familiare stabile e prevedibile,
intervallato da crisi familiari e da conseguenti fasi di adattamento. per fronteggiare le crisi, la
famiglia adotta 3 strategie: l’evitamento, che è la negazione delle richieste, nella speranza che si
risolvano in maniera automatica, l’eliminazione, che è lo sbarazzarsi delle richieste cosicché la
famiglia non debba cambiare e l’assimilazione, che è la modalità più evoluta, nonostante le
richieste vengano accolte, modificano solo in parte i pattern di interazione. !
la crisi emerge quando la famiglia incontra una serie di sfide e ha poche risorse per fronteggiarla e
porta conseguentemente ad una modificazione nell’organizzazione familiare, che prevede: !
-una nuova consapevolezza della famiglia della necessità di cambiare qualcosa al suo interno.!
-arrivare ad una definizione condivisa dell’evento stressante.!
-la ricerca di cambiamenti strutturali nel sistema familiare per risolvere il problema. !
-l’attivazione di strategie per fronteggiare le tensioni.!

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Anteprima

Premessa sulla Famiglia

le scienze psicosociali sin dagli anni 50/60 si sono occupate di famiglia, anche se indirettamente perché prima di allora non era stata un vero e proprio oggetto di studio poiché al centro c'era sempre stato lo studio del minore. solo successivamente ci si è resi conto dell'importanza della famiglia, che è quindi diventata una realtà osservabile e studiabile. essa è il 1º gruppo sociale al quale si appartiene quando si nasce e differisce dalla somma dei membri in quanto è costituta dalle caratteristiche e dalle peculiarità di ognuno. progressivamente la famiglia è diventata oggetto di ricerche e interrogativi riguardo le relazioni che essa sviluppa al suo interno e col contesto sociale circostante, sul quale la famiglia esercita una certa influenza e dal quale è influenzata a sua volta. si parla di "family science" poiché la famiglia è un ambito di studi interdisciplinari quali la psicologia (sociale, clinica, dello sviluppo ecc ... ), la sociologia, l'antropologia e la demografia. la famiglia viene studiata attraverso il modello relazionale-simbolico. una dimensione chiave della famiglia è quella storica, infatti ogni famiglia ha una storia familiare, che è il prodotto del tipo di rapporto che si instaura tra le generazioni familiari.

Il Quadro Storico e Teorico

La Famiglia tra Identità e Mutamento

gli studiosi della famiglia si sono fatti guidare inizialmente da 2 domande chiave:

  1. che cos'è la famiglia?, domanda che riguarda l'identità.
  2. come evolve la famiglia?, domanda che riguarda il cambiamento.

si tratta di 2 domande diverse, ma strettamente interconnesse che fanno riferimento anche alla dinamicità della famiglia: la sfida del modello relazionale-simbolico è stata quella di individuare un paradigma di riferimento in grado di tenere coesi questi 2 interrogativi. Burgess definisce la famiglia come un'unità di persone interagenti e un altro contributo significativo è stato quello di Kurt Lewin, la cui definizione di gruppo è sembrata una buona base concettuale, al fine di comprendere le caratteristiche strutturali e di funzionamento della famiglia, da intendere come qualcosa di diverso dalla somma dei membri, con fini, obiettivi e relazioni particolari con gli altri gruppi, gruppo interdipendente e di conseguenza con una totalità dinamica. la famiglia è l'esempio più rappresentativo dei piccoli gruppi, poiché lo studio della famiglia offriva dei vantaggi a livello metodologico perché consentiva di studiare certi processi psico-sociali propri dei gruppi all'interno di un gruppo di dimensioni ridotte rispetto allo studio di questi stessi processi in gruppi più ampi. è emerso che in comune tra la famiglia e il piccolo gruppo ci sono:

  1. l'eccedenza, ossia l'essere qualcosa in più rispetto alle persone che lo compongono.
  2. l'interdipendenza dei membri.
  3. le interazioni orientate ad uno scopo comune.
  4. il sentimento del noi, che fa rifermento al senso di appartenenza.
  5. la struttura organizzativa orizzontale, che rimanda alla suddivisione dei ruoli.
  6. la struttura gerarchica verticale, che fa riferimento alla differenza di status, di potere ecc ... , anche se per la famiglia non si parla di "potere", ma bensì di "responsabilità".
  7. la struttura normativa, che fa riferimento alla tensione verso un obiettivo, ma anche all'ideologia e alla cultura del gruppo.

è stato possibile riconoscere anche gli elementi distintivi; le principali differenze individuate sono:

  1. il tipo di gruppo e setting, che per i piccoli gruppi è artificiale e di laboratorio, mentre per la famiglia è naturale e la casa.
  2. la manipolazione del ricercatore, che per i piccoli gruppi è massima, mentre per la casa è minima.
  3. gli scopi, che per i piccoli gruppi sono l'efficienza e la produttività, mentre per la famiglia sono lo sviluppo dei singoli membri e della famiglia come "tutto" e l'assolvimento dei compiti intergenerazionali.
  4. la gestione del potere, che per i piccoli gruppi è la leadership, mentre per la famiglia non si parla di potere, ma si tratta di responsabilità suddivise tra i membri in base ai ruoli e alle posizioni intergenerazionali.
  5. la dimensione temporale, che per i piccoli gruppi magari di lavoro non è significativa, mentre per la famiglia è essenziale la storia passata, presente e la prospettiva futura, in quanto ha dei legami che affondano le radici nel passato e che sono proiettati al futuro.

La Famiglia come Sistema Aperto

un'altra definizione particolarmente utilizzata è anche quella di famiglia come sistema, che fa riferimento ad alcuni elementi chiave della teoria dei sistemi che hanno contribuito a meglio cogliere la complessità dei sistemi degli organismi viventi. anche queste teorizzazioni hanno consentito di riconoscere come la famiglia, in quanto sistema, sia qualcosa di più della semplice somma dei suoi componenti, ma hanno anche contribuito ad aver messo in evidenza il ruolo delle interazioni dinamiche tra i diversi componenti, che sono in relazione tra loro all'interno di un sistema, secondo cui ogni azione è al tempo stesso effetto ma anche risultato di un'azione precedente, poiché c'è un processo di influenzamento reciproco e quindi di azione reazione, motivo per il quale si parla di interdipendenza e circolarità. la famiglia interagisce, sia al suo interno, che con l'esterno e quindi con l'ambiente circostante ed è per questo che si definisce la famiglia come un sistema aperto che agisce in relazione al contesto socioculturale e che evolve durante il suo ciclo di vita, che è caratterizzato da 3 fasi:

  1. iniziale breve, dove c'è la fase di formazione della coppia e di transizione alla genitorialità.
  2. centrale prolungata, che corrisponde alla fase educativa dei figli dall'età scolare in avanti.
  3. coppia anziana allungata, dove c'è l'uscita di casa dei figli, subentrano la questione del nido vuoto, dell'impegno con i nipoti e dell'impegno nel sociale, per questo motivo si parla di "generatività sociale".

l'approccio sistemico nei confronti della famiglia ha aiutato poco a captare la specificità, che rimanda alla dimensione storica e intergenerazionale che però, le 1º teorizzazioni hanno poco colto per via del fatto che erano focalizzate sulle interazioni e sugli scambi nel qui e ora, quando invece risultano estremamente importanti anche le relazioni intergenerazionali. la teoria dei sistemi ha orientato la pratica clinica e la terapia con la famiglia, poiché quando si presenta una difficoltà viene coinvolto tutto il sistema famigliare, in quanto la famiglia è multigenerazionale, ossia costituita dalla compresenza di più generazioni, il che comporta conseguentemente un complessificarsi di eventi critici e compiti di sviluppo a cui si deve far fronte.

Approcci ai Mutamenti Familiari

la famiglia, in quanto soggetto sociale, è in continua trasformazione. 2 sono stati gli approcci che si sono occupati dei mutamenti familiari:

  1. la family stress and coping theory, che fa riferimento alla teoria dello stress e del suo fronteggiamento e si è concentrata sugli effetti causati da eventi più imprevedibili e non normativi. qui collochiamo il modello ABCX di Hill, dove la crisi, nominata X, è il risultato dell'interazione tra diverse componenti, cioè: l'evento stressante, nominato A, la maggiore o minore capacità della famiglia di trovare risorse, nominata B, la percezione dell'evento e della sua gravità, nominata C. secondo questa prospettiva, la situazione di crisi si caratterizza di alcune fasi: la disorganizzazione, la ricerca attiva di soluzioni e il raggiungimento di un nuovo livello di organizzazione. all'interno di questa prospettiva collochiamo anche il paradigma salutogenico del sociologo Antonovsky, la cui caratteristica è l'idea che gli esiti di una crisi non sono necessariamente negativi poiché talvolta l'esperienza dello stress può rafforzare gli individui e le famiglie. quindi l'obiettivo è di focalizzare l'attenzione non sui sintomi del disagio, ma su quelli del benessere, ossia mettere al centro le risorse e tutti quei fattori che possono promuovere il benessere della famiglia anche in situazioni di stress; è necessario far prevalere la resilienza della famiglia, piuttosto che la sua vulnerabilità.

dalla fine degli anni 70, i modelli elaborati all'interno di questa teoria si sono occupati di analizzare i fattori e i meccanismi adattivi che fungono da "mediatori dello stress", nello specifico McCubin e Patterson hanno messo a punto il FAAR, il Family Ajustament and Adaptation Response Model, secondo cui la famiglia è un sistema continuamente sottoposto a sfide che si presentano sotto forma di eventi stressanti o tensioni che deve fronteggiare. secondo i 2 autori ogni famiglia vive ripetutamente fasi di funzionamento, ossia un periodo della vita familiare stabile e prevedibile, intervallato da crisi familiari e da conseguenti fasi di adattamento. per fronteggiare le crisi, la famiglia adotta 3 strategie: l'evitamento, che è la negazione delle richieste, nella speranza che si risolvano in maniera automatica, l'eliminazione, che è lo sbarazzarsi delle richieste cosicché la famiglia non debba cambiare e l'assimilazione, che è la modalità più evoluta, nonostante le richieste vengano accolte, modificano solo in parte i pattern di interazione. la crisi emerge quando la famiglia incontra una serie di sfide e ha poche risorse per fronteggiarla e porta conseguentemente ad una modificazione nell'organizzazione familiare, che prevede:

  • una nuova consapevolezza della famiglia della necessità di cambiare qualcosa al suo interno.
  • arrivare ad una definizione condivisa dell'evento stressante.
  • la ricerca di cambiamenti strutturali nel sistema familiare per risolvere il problema.
  • l'attivazione di strategie per fronteggiare le tensioni.

per Antonovsky un'adeguata abilità di coping dipende dal senso di coerenza della famiglia, che deve riuscire a condividere i valori e gli scopi, una visione ottimistica della vita, fiducia nel mondo.

  1. la family developmental theory, che nasce alla fine degli anni 40 e fa rifermento alla teoria dello sviluppo familiare che si è concentrata sugli effetti causati da eventi più normativi. la famiglia viene considerata come una totalità organizzata in quanto è un'organizzazione di persone in continua crescita, con una sua struttura, che interagisce non in modo casuale con gli altri contesti e con differenti compiti di sviluppo, motivo per il quale essa nel suo ciclo di vita cambia forma. secondo Duvall il ciclo di vita della famiglia è suddiviso in 8 stadi attraverso 3 criteri. i 3 criteri sono: il cambiamento nelle dimensioni della famiglia, quindi legato all'ampiezza della famiglia, il cambiamento d'età del figlio maggiore e il cambiamento nello status lavorativo di chi contribuisce al sostentamento della famiglia. gli 8 stadi sono: l'inizio della famiglia, l'allevamento dei figli, la famiglia con figli con età prescolare, la famiglia con figli con età sociale, la famiglia con adolescenti, la famiglia trampolino di lancio, la famiglia di mezza età e la famiglia anziana. mentre Hill si occupa delle implicazioni intergenerazionali del ciclo di vita, affermando che la generazione di mezzo fa da "ponte" tra i giovani e gli anziani, evidenziando che in ogni fase del ciclo di vita si incontrano circa 3 generazioni.

Limiti e Convergenza delle Prospettive

i limiti riconosciuti a queste prospettive:

  • il focus è sugli eventi e sui ruoli all'interno di ciascuno stadio e non sui processi di cambiamento che si realizzano nel passaggio tra uno stadio e l'altro.
  • il cambiamento sembra un passaggio automatico, generato da un evento critico.
  • il percorso "obbligato" in una sequenza di fasi predeterminate.

queste 2 prospettive si sono poi unificate, arrivando alla conclusione che per quanto gli aspetti identitari e di cambiamento, siano distinti, sono in realtà strettamente interconnessi; andando a delineare un'idea di famiglia intesa come:

  1. microsistema plurigenerazionale e sociale in evoluzione, con capacità trasformative e generative.
  2. capace, grazie alle sue risorse di adattamento attivo e organizzato, di reagire agli eventi critici prevedibili e imprevedibili, motivo per il quale viene definita socialmente competente.
  3. caratterizzata dall'entrata e dall'uscita di membri dalla famiglia.
  4. con una crescita legata al superamento degli eventi critici e dei compiti di sviluppo.

queste 2 prospettive sono andate convergendo perché a partire dagli anni 70 ci si focalizza sempre meno sugli effetti dell'evento stressante e sempre più sulle capacità di coping che le famiglie mettono in atto per fronteggiare gli eventi di crisi. il coping familiare è la capacità del sistema familiare di far fronte alle difficoltà, ricorrendo alle risorse disponibili all'interno della famiglia, ma anche esterne ad essa, sapendole organizzare ed utilizzare per raggiungere gli scopi desiderati, quindi c'è uno sforzo attivo da parte della famiglia. i fattori che favoriscono il coping familiare sono:

  1. la coesione, l'adattabilità e la comunicazione.
  2. la forza della coppia coniugale, con cui si fa rifermento al coping diadico.
  3. l'abilità di problem solving.
  4. la definizione chiara dei confini.
  5. le credenze condivise e la padronanza della situazione.
  6. il sostegno sociale.

Modelli di Funzionamento Familiare

gli anni 80 sono stati definiti come "l'era dei modelli", poiché in questo periodo, l'attenzione degli studiosi della famiglia si è orientata sulle famiglie cosiddette "normali", ossia con dei modelli di funzionamento adeguati; nel tentativo di cogliere quelle variabili, quelle caratteristiche e quei criteri che potessero consentire di distinguere i diversi livelli di funzionamento delle famiglie, che appunto possono essere più o meno adeguati e più o meno critici. questo tentativo di focalizzarsi sulle famiglie "normali", ha portato alla nascita di modelli descrittivi del funzionamento familiare, ciascuno dei quali si è basato sull'identificazione delle variabili e delle caratteristiche considerate cruciali per un buon funzionamento. i principali modelli di funzionamento di quegli anni sono 3:

  1. il modello circonflesso di Olson, che identifica 3 variabili chiave per un buon funzionamento familiare, cioè la coesione, la flessibilità e la comunicazione, individuando di conseguenza diverse tipologie familiari, cioè la famiglia bilanciata, intermedia ed estrema.

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