Sviluppo economico e politica economica dello sviluppo

Documento sullo sviluppo economico e la politica economica dello sviluppo. Il Pdf, di livello universitario e materia Economia, esamina il concetto di economia civile, gli strumenti di misurazione e le politiche per promuovere la crescita economica.

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Sviluppo economico e politica economica dello sviluppo
La politica economica dello sviluppo è l’insieme degli interventi pubblici volti a favorire la
crescita economica con un orizzonte di lungo periodo. Essa si distingue dalla politica
anticiclica (o anticongiunturale), che ha obiettivi di breve periodo ed è volta a
stabilizzare il sistema economico.
La programmazione dello sviluppo può riguardare:
L’intero sistema economico (nazionale o sovranazionale, come nel caso
dell’Italia o dell’Unione Europea).
Settori specifici (industria, agricoltura, servizi).
Aree geografiche (regioni in ritardo di sviluppo, aree industriali in crisi).
In Italia, gli obiettivi di sviluppo sono stabiliti nei piani strutturali nazionali di medio
termine , che hanno sostituito il precedente Documento di Economia e Finanza
(DEF) .
Concetto di sviluppo e sua misurazione
Il concetto di sviluppo economico è più ampio della semplice crescita economica. Esso
comprende:
1. Aspetti quantitativi → Aumento del PIL, produzione industriale, investimenti.
2. Aspetti qualitativi → Benessere sociale, qualità della vita, istruzione, sanità,
giustizia sociale, sostenibilità ambientale.
Strumenti di misurazione dello sviluppo
PIL pro capite (a prezzi costanti) → Indica la crescita economica ma non il
benessere.
Indice di Sviluppo Umano (HDI) → Creato nel 1990 dall’ONU, include:
Reddito pro capite
Aspettativa di vita
Tasso di alfabetizzazione e istruzione
Indice di Gini → Misura la disuguaglianza nella distribuzione del reddito.
Fattori che determinano la crescita economica
I fattori principali della crescita economica sono:
1. Capitale umano → Lavoratori istruiti e specializzati sono più produttivi.
La formazione e la ricerca scientifica sono essenziali per la competitività.
2. Accumulo di capitale → Gli investimenti aumentano la capacità produttiva.
Dipende dal risparmio nazionale e dagli investimenti esteri.
3. Progresso tecnologico → L’innovazione migliora l’efficienza produttiva.
Lo Stato incentiva la ricerca con finanziamenti e politiche fiscali agevolate.
4. Capitale sociale → Infrastrutture materiali e immateriali (rete stradale, trasporti,
stabilità giuridica, lotta alla corruzione).
Politiche economiche per la crescita
Politica monetaria → Ridurre il costo del denaro per incentivare gli investimenti.
Politica fiscale → Sgravi fiscali per le imprese, incentivi alla ricerca e sviluppo.

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Sviluppo Economico e Politica

La politica economica dello sviluppo è l'insieme degli interventi pubblici volti a favorire la crescita economica con un orizzonte di lungo periodo. Essa si distingue dalla politica anticiclica (o anticongiunturale), che ha obiettivi di breve periodo ed è volta a stabilizzare il sistema economico.

Programmazione dello Sviluppo

La programmazione dello sviluppo può riguardare:

  • L'intero sistema economico (nazionale o sovranazionale, come nel caso dell'Italia o dell'Unione Europea).
  • Settori specifici (industria, agricoltura, servizi).
  • Aree geografiche (regioni in ritardo di sviluppo, aree industriali in crisi).

In Italia, gli obiettivi di sviluppo sono stabiliti nei piani strutturali nazionali di medio termine, che hanno sostituito il precedente Documento di Economia e Finanza (DEF).

Concetto e Misurazione dello Sviluppo

Il concetto di sviluppo economico è più ampio della semplice crescita economica. Esso comprende:

  1. Aspetti quantitativi -> Aumento del PIL, produzione industriale, investimenti.
  2. Aspetti qualitativi -> Benessere sociale, qualità della vita, istruzione, sanità, giustizia sociale, sostenibilità ambientale.

Strumenti di Misurazione

  • PIL pro capite (a prezzi costanti) -> Indica la crescita economica ma non il benessere.
  • Indice di Sviluppo Umano (HDI) -> Creato nel 1990 dall'ONU, include:
    • Reddito pro capite
    • Aspettativa di vita
    • Tasso di alfabetizzazione e istruzione
  • Indice di Gini -> Misura la disuguaglianza nella distribuzione del reddito.

Fattori e Politiche per la Crescita

Fattori che Determinano la Crescita Economica

I fattori principali della crescita economica sono:

  1. Capitale umano -> Lavoratori istruiti e specializzati sono più produttivi.
    • La formazione e la ricerca scientifica sono essenziali per la competitività.
  2. Accumulo di capitale -> Gli investimenti aumentano la capacità produttiva.
    • Dipende dal risparmio nazionale e dagli investimenti esteri.
  3. Progresso tecnologico -> L'innovazione migliora l'efficienza produttiva.
    • Lo Stato incentiva la ricerca con finanziamenti e politiche fiscali agevolate.
  4. Capitale sociale -> Infrastrutture materiali e immateriali (rete stradale, trasporti, stabilità giuridica, lotta alla corruzione).

Politiche Economiche per la Crescita

  • Politica monetaria -> Ridurre il costo del denaro per incentivare gli investimenti.
  • Politica fiscale -> Sgravi fiscali per le imprese, incentivi alla ricerca e sviluppo.
  • Politica industriale -> Sostegno a settori strategici (energia, tecnologia, ambiente).

Sviluppo nei Paesi Industrializzati

I Paesi sviluppati condividono caratteristiche comuni:

  • Alto reddito nazionale pro capite
  • Settore terziario predominante
  • Elevata produttività del lavoro
  • Alto tasso di scolarizzazione e aspettativa di vita
  • Infrastrutture avanzate
  • Problemi ambientali e inquinamento
  • Flussi migratori crescenti

Problemi dello Sviluppo nelle Economie Avanzate

  1. Squilibri territoriali -> Disparità tra regioni ricche e povere (es. Nord-Sud Italia).
  2. Disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza -> Può ridurre i consumi interni.
  3. Concentrazione del potere economico -> Le grandi imprese dominano il mercato (necessità di regolamentazioni antitrust).
  4. Squilibri settoriali -> Il terziario cresce a scapito dell'industria e dell'agricoltura.
  5. Problemi ecologici -> L'inquinamento impone la transizione a modelli sostenibili.

Sottosviluppo e Circolo Vizioso della Povertà

I Paesi sottosviluppati presentano caratteristiche comuni:

  • Ex colonie con economie deboli.
  • Dipendenza dai Paesi sviluppati per investimenti e commercio.
  • Bassa produttività e scarsità di capitale.
  • Alto tasso di natalità e crescita demografica insostenibile.
  • Disuguaglianza estrema nella distribuzione della ricchezza.

Secondo l'economista Nurske, il sottosviluppo è un circolo vizioso della povertà:

  • Basso reddito -> basso risparmio -> pochi investimenti -> bassa produttività -> basso reddito.

Le soluzioni richiedono:

  • Investimenti esteri e aiuti finanziari.
  • Politiche di sviluppo umano (istruzione, sanità, infrastrutture).
  • Diversificazione economica per ridurre la dipendenza dall'export di materie prime.

Cooperazione Economica Internazionale

Organizzazioni chiave per lo sviluppo globale:

  • WTO (World Trade Organization) -> Regolamenta il commercio internazionale.
  • Banca Mondiale -> Finanziamenti ai Paesi poveri per infrastrutture e sviluppo.
  • FAO (Food and Agriculture Organization) -> Lotta alla fame e sviluppo agricolo.
  • Unione Europea -> Politiche di coesione per ridurre le disparità regionali.

Sviluppo Sostenibile e Politiche Ambientali

Il concetto di sviluppo sostenibile nasce nel 1987 con il Rapporto Brundtland, che lo definisce come:

"Uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future."

Principali Sfide Ambientali

  • Esaurimento delle risorse naturali.
  • Inquinamento e cambiamento climatico.
  • Squilibri globali nella gestione dell'energia e dei rifiuti.

Accordi Internazionali per la Sostenibilità

  • Protocollo di Kyoto (1997) -> Limitazione delle emissioni di gas serra.
  • Accordo di Parigi (2015) -> Obiettivo di contenere l'aumento della temperatura sotto i 2ºC.
  • Agenda 2030 ONU -> 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile.

Green Economy ed Economia Circolare

La Green Economy promuove:

  • Uso di energie rinnovabili.
  • Efficienza energetica e riduzione degli sprechi.
  • Investimenti in tecnologie pulite.

L'Economia Circolare mira al riuso dei materiali e alla riduzione dei rifiuti.

Unione Europea e Green Deal

L'UE ha integrato la sostenibilità nelle sue politiche con il Green Deal Europeo e il Next Generation EU, un pacchetto da 750 miliardi di euro per la ripresa economica post-COVID.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) - Italia

Il PNRR si articola in 6 missioni:

  1. Digitalizzazione e innovazione
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  4. Istruzione e ricerca
  5. Inclusione sociale e coesione
  6. Sanità

Economia Civile: Definizione e Principi

L'economia civile è una forma di economia di mercato che non si basa sul capitalismo tradizionale, ma mette al centro la socialità umana nelle relazioni economiche. A differenza dell'economia capitalistica, dove la relazione con l'altro è strumentale al profitto personale, l'economia civile considera lo scambio come un mezzo per il benessere collettivo.

In questa prospettiva, il benessere sociale non è visto come la somma dei benesseri individuali, ma come un concetto interdipendente: se il benessere di una persona è trascurato, anche il benessere dell'intera società ne risente. Questo principio si contrappone alla visione dell'homo economicus tipica del pensiero economico dominante.

Origini Storiche dell'Economia Civile

L'economia civile affonda le sue radici nell'umanesimo civile del primo Quattrocento, riprendendo la concezione aristotelica dell'essere umano come animale sociale. L'idea centrale è che la felicità individuale derivi dalla realizzazione delle virtù civiche e che il mercato sia un luogo di sviluppo civile, in cui le relazioni di scambio rafforzano la coesione sociale.

Tuttavia, questa visione non si affermò come modello economico dominante. Nel Seicento, opere come Il Principe di Machiavelli (1513) e Il Leviatano di Hobbes (1651) imposero una visione più individualistica e conflittuale dei rapporti tra individuo e Stato.

Economia Civile nell'Illuminismo Italiano

L'idea di una felicità collettiva e relazionale viene rilanciata nel Settecento da alcuni filosofi ed economisti italiani, tra cui:

  • Ludovico Muratori (Della pubblica felicità, 1749): sostiene che l'interesse privato non porta automaticamente al bene comune, il quale richiede invece il rispetto delle virtù civili.
  • Pietro Verri (Il discorso sulla felicità, 1763): sottolinea il ruolo della fiducia come base per il commercio e l'importanza dello Stato nel garantirla attraverso buone leggi civili.
  • Antonio Genovesi (Lezioni di commercio o sia di economia civile, 1765-67): analizza il motivo per cui il Regno di Napoli non sia prospero nonostante le sue risorse naturali. Secondo Genovesi, la causa principale della povertà è la mancanza di "fede pubblica", ovvero del senso civico e del rispetto del bene comune.

L'economia civile quindi si fonda su tre pilastri:

  1. Il commercio come momento di civilizzazione: il mercato è un luogo di cooperazione sociale, non solo di competizione.
  2. La ricchezza come mezzo e non come fine: l'obiettivo non è il profitto in sé, ma il benessere collettivo.
  3. Il ruolo dello Stato: deve promuovere la fiducia e il senso civico attraverso leggi e istituzioni adeguate.

Differenze con l'Economia Classica di Adam Smith

Le idee dell'economia civile si contrappongono nettamente al pensiero economico classico di Adam Smith, esposto nella sua opera Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776). Per Smith:

  • Il benessere sociale deriva dalla somma degli interessi individuali.
  • Il mercato, lasciato libero di autoregolarsi, porta automaticamente al progresso economico.
  • Lo Stato ha un ruolo minimo e non deve intervenire nei meccanismi di mercato.

Al contrario, gli economisti civili ritengono che:

  • Lo sviluppo economico e sociale derivi dall'impegno civico e dalla solidarietà.
  • Il libero mercato da solo non è sufficiente a garantire la felicità pubblica.
  • Lo Stato deve avere un ruolo attivo nella promozione del senso civico e della fiducia.

L'Economia Civile Oggi

L'economia civile continua a essere un modello attuale per interpretare le dinamiche economiche contemporanee. Essa si basa sul concetto di capitale sociale, ovvero un insieme di relazioni di fiducia e cooperazione che favoriscono il benessere collettivo.

Tra le realtà economiche che incarnano i principi dell'economia civile ci sono:

  • Imprese sociali e non profit: aziende che operano con finalità sociali anziché per il solo profitto.
  • Cooperative di mutuo soccorso: organizzazioni basate sulla solidarietà tra i membri.
  • Finanza etica: istituti bancari e strumenti finanziari che promuovono investimenti responsabili.
  • Microcredito: prestiti a persone o imprese escluse dai circuiti bancari tradizionali.
  • Commercio equo e solidale: modelli di produzione e distribuzione che garantiscono equità nei rapporti tra produttori e consumatori.

L'obiettivo dell'economia civile è evitare che il progresso economico porti a un impoverimento sociale, cercando di bilanciare efficienza, equità e benessere collettivo.

Introduzione all'Economia Civile

L'intervista a Stefano Zamagni, economista e docente universitario, esplora il concetto di economia civile come alternativa al paradigma economico dominante. Zamagni sottolinea come questa visione sia in forte ripresa in Italia e nel mondo, rappresentando una risposta efficace alla crisi economica e sociale attuale. Egli individua tre livelli d'intervento fondamentali:

  1. La riforma della finanza.
  2. L'educazione e la formazione culturale.
  3. La costituzionalizzazione dell'economia civile.

Cos'è l'Economia Civile?

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