Documento dall'Università Cattolica del Sacro Cuore sul racconto di Marco, un riassunto completo del Vangelo. Il Pdf esplora l'autorialità, la datazione e la struttura teologica del Vangelo di Marco, con un focus sulla Croce e la Gloria, ed è adatto per lo studio universitario di Religione.
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Chi è l'autore del secondo vangelo? La tradizione cristiana antica è unanime nell'attribuire il secondo vangelo a Marco; non c'è motivo serio per dubitare che si tratti di Giovanni Marco, personaggio più volte menzionato nel Nuovo Testamento. Secondo una notizia, la madre di Marco, Maria, era benestante e possedeva una casa spaziosa in cui poteva radunarsi l'intera comunità; è proprio in casa sua che Pietro trovò ospitalità dopo essere stato liberato dalla prigione. Marco ha due nomi: l'ebraico Giovanni e il soprannome greco/latino Marcos/Marcus; questo fa pensare ad una famiglia che parlava anche greco e che intratteneva rapporti anche con il mondo greco/romano. Paolo nomina Marco per primo nell'elenco dei collaboratori e ne parla anche nella lettera ai Colossesi, ponendolo fra i pochi giudei convertiti; nella prima lettera di Pietro, leggiamo che Marco è stato un carissimo collaboratore di Pietro. Oggi gli studiosi ritengono che il vangelo di Marco sia stato il primo ad essere scritto; in un certo senso, Marco è l'inventore del genere vangelo. Si discute sulla sua datazione: secondo l'opinione ancora oggi più diffusa sarebbe stato scritto intorno agli anni '70, anche se altri studiosi riportano la composizione del vangelo di Marco verso l'anno 50.
A una prima lettura il vangelo di Marco può sembrare privo di ordine, ma in realtà c'è un ordine duplice: ORDINE STORICO: modellato sulle linee della più antica predicazione apostolica: comparsa di Giovanni Battista, il battesimo al Giordano e la tentazione nel deserto, il passaggio in Giudea, la passione e risurrezione. ORDINE KERIGMATICO: sorta di itinerario che intende condurre il lettore a comprendere e ad accettare il mistero di Gesù, un ordine più profondo. È piuttosto facile dividere questo vangelo in due grandi sezioni: la prima sezione ha come tema principale la rivelazione progressiva della messianità di Gesù; mentre la seconda sezione è tutta orientata verso la Croce. In modo più analitico:
Marco non si è limitato a raccogliere i diversi ricordi e a ordinarli secondo uno schema storico; egli è convinto che i diversi aspetti della storia di Gesù non vanno semplicemente accostati bensì vanno letti e valutati a partire da un centro. Per Marco, il centro è la Croce/risurrezione. Dal capitolo 8,27 in poi, il racconto è scandito dalle tre predizioni della passione; già prima si legge che i farisei ed erodiani decisero di farlo morire; ancora più indietro, Gesù è descritto come lo sposo che ora è presente ma che sarà tolto. Marco ci invita dunque a leggere il suo racconto partendo dalla conclusione: il punto più panoramico in grado di mostrare per intero e in profondità la vicenda di Gesù è il Calvario.
Nella prima metà del suo racconto, l'evangelista Marco non ci dà la risposta alla domande che gli sta a cuore "Chi è Gesù?", ma la prepara raccontando i fatti da cui è possibile dedurla. Da una parte, parole e gesti nei quali si manifesta la potenza di Dio che libera e salva e questo suscita la meraviglia della gente; dall'altra, una sconcertante debolezza: parole e azioni di Gesù sono le potenti opere di Dio che non si sottraggono alla contraddizione, discussione e incredulità. Per dire chi è Gesù non basta dire che è il Messia, in quanto il discepolo può ricadere nella logica degli uomini e attribuire una messianità secondo la carne; è la Croce che chiarifica e togli ogni equivoco: la passione non è semplicemente un gesto compiuto da Cristo a nostra salvezza, ma come un gesto che rivela il volto più vero e profondo di Dio; la passione conduce alla risurrezione: se il dono di sé rimanesse inutile e sconfitto non sarebbe il segno di Dio; invece lo è perché nell'amore è racchiusa la vittoria di Dio. Le donne, in visita al sepolcro, sono piene d'amore e tuttavia cieche difronte al mistero della Croce e cercano un crocifisso: con sorpresa scoprono che colui che cercano è risorto: l'amore non è sconfitto, ma vittorioso. Le tre predizioni della passione non parlano soltanto di morte, ma anche di risurrezione: lungo la via verso Gerusalemme, Gesù concede la sua gloria e anticipa la pasqua. Anche il racconto della crocifissione non si conclude senza un anticipo della risurrezione.
Marco è un vangelo breve che si concentra su pochi interrogativi: chi è Gesù? è il primo interrogativo; la domanda non riguarda solo la persona di Gesù di Nazareth, ma anche la presenza del Regno oggi nel mondo e nella comunità. Accanto al primo, un secondo interrogativo: chi è il discepolo? I due interrogativi sono il mistero che l'uomo deve comprendere e vengono sviluppati parallelamente. Si comprende come il vangelo di Marco sia interessante non solo per il tema che tratta, ma anche per il modo con cui lo tratta: un racconto essenziale, condotto secondo la tecnica del dibattito e con una logica di progressività che conduce il lettore sempre più dentro al mistero di Gesù.
Sbagliato è considerare il vangelo come cronaca; altrettanto sbagliato è considerare il vangelo come un libro dottrinale; non è un testo filosofico e teologico e non va letto come tale. Inoltre, non è un'antologia. Il vangelo è un racconto narrativo, opera unitaria e compiuta; nella lettura di un vangelo sono due le tentazioni a cui è necessario sottrarsi: di fronte a difficoltà di coerenza risolvere tutto sbrigativamente ricorrendo alla molteplicità delle fonti, alla loro discontinuità e frammentarietà; leggere, inconsapevolmente, il vangelo come se fosse un'antologia. La nostra lettura considera il vangelo come un racconto e lo legge seguendo le regole del genere letterario racconto, attenta alle coordinate temporali e spaziali, ai personaggi, alla composizione delle scene, alle tensioni; si tratta di una lettura ricca di suggestioni, fatta nella sua attuale stesura che comprende sia il materiale preesistente, sia il quadro e i ritocchi dell'evangelista. Un racconto è una vicenda che ha un inizio, uno sviluppo e una conclusione; è un intreccio di elementi diversi: coordinate spazio- temporali, personaggi e le loro relazioni, narrazione e descrizione, vicenda e discorso, gesti e parole, narrazione e commento, sviluppo globale e scene.
Il racconto è un intreccio di fili che formano un sistema: ogni frase e ogni scena va letta nell'insieme; nella lettura, l'attenzione deve concentrarsi sulle singole scene e sui particolari ma anche sull'intreccio delle scene e sul movimento dall'una all'altra. Questa lettura comporta di camminare continuamente avanti e indietro, ripercorrendo più volte l'intero cammino; certi passi e certi temi sono come dei nodi centrali per i quali passano tutte le strade. L'inconveniente della ripetitività è abbondantemente ricompensato: il racconto viene sviscerato nei suoi vari aspetti e prende vita sotto i nostri occhi. In ogni racconto esiste la tendenza alla ripetizione che è una delle tecniche principali per porre in evidenza qualcosa che interessa al narratore; il racconto parla narrando: non solo parla attraverso i discorsi, ma raccontando azioni e descrivendo situazioni. Il racconto non è soltanto da sentire, ma da vedere: bisogna leggerlo visualizzandolo. Nel racconto è importante mettere in luce le coordinate spaziali e temporali: nel racconto sono lineari e una delle cose peggiori è quella di leggere un racconto confrontandolo continuamente con la realtà. Il racconto ha le sue leggi: seleziona i particolari e li ordina diversamente; un conto è il tempo reale e un conto è il tempo narrativo; intreccia scene e sequenze: di queste esistono due tecniche, la concatenazione (una scena dopo l'altra) e l'incastro (una storia all'interno di un'altra). Se si vuole capire un racconto è importante studiare i personaggi, le loro azioni, trasformazioni e relazioni; la rete di relazioni fra personaggi è sempre di fondamentale importanza nella struttura di un racconto. Nessuna narrazione ha un'esistenza indipendente dall'ambiente in cui nasce: ogni opera compare sempre in un universo culturale e quindi nessuna lettura narrativa prescinde da un'ambientazione storica. Come ultima cosa, nelle mani di un abile narratore, l'episodio storico, datato, singolo, viene fatto "esplodere": rimangono i tratti datati ma vengono stilizzati per essere sempre validi; l'episodio viene tipicizzato e universalizzato, i personaggi diventano tipi.
Questa sezione svolge la funzione di prologo, il cui scopo non è tanto di narrarci i primi episodi di Gesù, quanto piuttosto di indicarci le coordinate entro le quali leggere tutta la sua storia. Alcuni termini ricorrenti e significativi ci rivelano già l'unità letteraria della sezione e le sue principali accentuazioni teologiche: vangelo, predicare, conversione, deserto, Spirito; inoltre due personaggi sono alternativamente protagonisti: Giovanni, nella prima parte, e Gesù nella seconda. Ciascuno è protagonista di un annuncio attorno al quale si forma un assembramento: la folla che accorre al Battista e i discepoli che seguono Gesù; questi due personaggi non sono semplicemente accostati, ma intrecciati: ciascuno compare nella scena in cui è protagonista l'altro e sono soprattutto confrontati e dal confronto emerge la superiorità di Gesù. L'intera sezione si articola su tre piani, rappresentati ciascuno da uno dei tre personaggi; i tre momenti non sono alla pari: al centro è Gesù, a cui il Battista indirizza e da cui la comunità scaturisce.
Possiamo considerare questa frase come il titolo dell'intero racconto; con poche parole, l'evangelista annuncia già la tesi che svilupperà nel suo intero racconto. Marco si dichiara convinto che il suo racconto sia un vangelo; ma che cosa intende di preciso con il termine vangelo? Nella grecità significava la ricompensa per una buona notizia; nel culto imperiale, vangelo era la nascita del futuro imperatore, la sua ascesa al trono e le sue vittorie. Per Marco, vangelo è ciò che riguarda Gesù di Nazareth; per Marco la lieta notizia è che il Signore sia Gesù di Nazareth, un Messia e Signore con tratti inattesi, differenti e persino capovolti. Paolo chiamò vangelo l'evento della morte e della risurrezione di Gesù: anche per Paolo, vangelo non è semplicemente un messaggio, ma la notizia di un evento che Paolo coglie esclusivamente nella morte e risurrezione di Gesù. Anche per Marco il centro è la Croce e la risurrezione, ma è esplicitamente sottolineato che l'intera storia di Gesù è lieta notizia. Anche la parola inizio merita attenzione: al passato, inizio dice che comincia qualcosa di nuovo: Marco sa che inizia qualcosa di nuovo rispetto all'Antico Testamento e rispetto alla storia degli uomini e alle loro speranze; la lieta notizia di Gesù è una notizia attesa, desiderata ma anche inaspettata e sorprendente; al futuro, inizio dice il primo germe di uno sviluppo, l'evento iniziale di un processo o di una storia. Il vangelo non è apparso come qualcosa di grandioso e di già perfettamente costituito, ma ebbe un inizio, un inizio umile e uno sviluppo. Inizio può anche significare origine, i primi rudimenti, fondamento, sommario; Marco si concentra sull'essenziale, sulla radice che tutto sorregge. Con una semplice parola, inizio, Marco è riuscito a dichiarare lo scopo della sua impresa: raccontare come la lieta notizia ebbe inizio; è convinto che, per far capire a fondo il vangelo, sia bene ricondurlo alla sua origine, coglierlo nel suo momento iniziale. Il genitivo di va inteso in senso forte: Gesù non è solo il portatore e l'annunciatore della lieta notizia, ma è Lui stesso la lieta notizia; Gesù è l'annunciatore e il contenuto del vangelo. Marco non riporta soltanto ciò che Gesù ha insegnato o annunciato: racconta la sua presenza, la sua attività e la sua persona. Gesù di Nazareth che è vissuto in quel modo, ha fatto quelle scelte, è stato condannato, è morto in Croce ed è proprio Lui il Messia e Figlio di Dio; la lieta notizia non è semplicemente la venuta del Messia ma è la venuta del Messia con quelle modalità concrete.
"Come scritto in Isaia il profeta": Marco si premura di precisare che, al tempo stesso, il vangelo è in continuità con le antiche Scritture: novità e continuità non si contraddicono. La continuità evangelica non è ripetizione e la sua novità non è rottura. La storia di Gesù avviene nella continuità, anche se nel contempo può giustamente ritenersi una novità.