Linguaggio Cinematografico: Inquadratura, Scena e Sequenza

Documento sul linguaggio cinematografico, esplorando concetti come inquadratura, scena e sequenza. Il Pdf analizza i raccordi visivi e sonori, le istruzioni per l'uso in fase di ripresa e il ruolo della fotografia e della luce nel cinema, distinguendo tra luce diretta e diffusa, adatto per l'Università.

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LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO
INTRODUZIONE GENERALE
Quello cinematografico è un linguaggio che si è sviluppato poco a poco, a partire dagli ultimi anni del 19°
secolo, dalle prime semplici inquadrature fisse della durata di pochi secondi ad arrivare a discorsi ben più
complessi, dove immagini e suoni si accompagnano, si susseguono e si incastrano per creare narrazioni
spesso molto articolate.
Ci sono elementi ben precisi, e ci sono regole grazie alle quali questi elementi, visivi e sonori, danno vita ad
un’ opera che “ci parla”, esattamente come fanno le altre arti che il cinema (come notava il regista Akira
Kurosawa) può comprendere ed amalgamare in modo armonico.
Il nostro punto di partenza per lo studio del linguaggio cinematografico sono le singole immagini, i piani, e
le l’inquadrature, cioè porzioni di spazio che ci viene mostrato in un certo intervallo di tempo all’interno di
limiti ben definiti. Il montaggio poi permette di legare le varie inquadrature secondo un criterio ben
preciso, dando vita ad altri elementi più complessi, come le scene e le sequenze, che costituiscono l’intero
film.
1.INQUADRATURA
Il discorso del film è composto da tante unità.
Le singole immagini (che possiamo chiamare “piani”) ci mostrano tutto ciò che sta di fronte alla macchina
da presa: ambienti, personaggi e oggetti hanno nei piani una ben precisa organizzazione spaziale,
esattamente come in un quadro in cui i vari elementi (alberi, case, uomini, animali…) sono disposti in modo
preciso con un intento rappresentativo e narrativo.
Le inquadrature sono costituite da varie immagini: si creano quindi uno spazio e un tempo precisi,
rappresentati in continuità; lo spazio di un’inquadratura è racchiuso da una cornice, che segna un limite
alla possibilità di vedere concessa allo spettatore: noi vediamo tutto ciò che si trova all’interno di questi
limiti (il “campo”) e in quel momento ci è preclusa la visione di ciò che si trova al di là di tali limiti (il “fuori
campo”).
Chiaramente è il regista che decide cosa farci vedere e in che modo: “inquadrare” vuol dire scegliere,
selezionare, mettendo in evidenza ciò che lo spettatore deve subito individuare: ad esempio dobbiamo
subito capire chi sono i protagonisti della storia che ci viene raccontata, come si muovono, cosa fanno,
quali sono gli oggetti che stanno usando, ecc…
L’inquadratura è definita naturalmente anche dalla sua durata, che è stabilita dalla ripresa in continuità da
stacco a stacco; attraverso la fase del montaggio (il legame della fine di un’inquadratura con l’inizio della
successiva), le singole inquadrature vengono legate tra loro nell’ordine voluto; in questo modo, si formano
le scene e le sequenze del film.
Il regista decide come raccontarci la storia, e i nostri occhi sono guidati, accompagnati verso lo spazio e il
tempo rappresentati e le figure presenti in essi.
1.2.Scena
Un'altra unità del discorso filmico è la scena. Il termine deriva dal teatro - dove indica unità di spazio,
tempo e azione - e denota una serie di inquadrature caratterizzate da una perfetta continuità dello spazio
rappresentato senza scarti temporali (senza “ellissi”) e che dà vita ad un episodio narrativo compiuto.
Ad esempio: due personaggi si incontrano e si parlano; varie inquadrature ci mostrano i volti dei due e
l’ambiente intorno a loro; nonostante ci siano varie inquadrature, il tempo
del racconto (il tempo necessario a mostrare e raccontare ciò che sta avvenendo) è uguale a quello della
storia (quanto ci mettono effettivamente i due personaggi a parlarsi nella finzione); questa è quindi una
scena, quella che potremmo definire “la scena del dialogo”. Allo stesso modo, all’interno di un film ci può
essere la scena dell’incontro, la scena della sparatoria, la scena dell’inseguimento, e così via.
1.2.Sequenza
La sequenza è costituita da una serie di inquadrature che compongono un’azione narrativa completa. Si
differenzia dalla scena perché in questo caso non c’è necessariamente unità di spazio e tempo. Ci sono
infatti ellissi che “tagliano” la continuità dell’azione, lasciando inalterato, anzi evidenziando, il senso della
storia.
Ad esempio: nella “sequenza dell’inseguimento”, ci possono essere frequenti ellissi, per evitare
un’eccessiva lunghezza e quindi un ritmo meno vivace: l’inseguimento può durare tutta una notte e può
avvenire in luoghi differenti, ma la mia sequenza deve durare solo dieci minuti! Lo spettatore percepisce
tutte le inquadrature come facenti parte di uno stesso percorso narrativo (l’inseguimento) e la
comprensione di ciò che sta avvenendo nella finzione del film non ne risentirà minimamente.
In questo senso si può dire che il film è composto da una serie di sequenze: una sequenza introduttiva di
presentazione degli ambienti e dei personaggi, la sequenza di organizzazione della rapina in banca, la
sequenza della rapina, quella dell’inseguimento e quella della cattura…
Istruzioni per l’uso
Al momento delle riprese, sappiamo già quali e quante inquadrature realizzare. Nel realizzare le nostre
scene, dovremo fare particolare attenzione all’utilizzo dei raccordi e ad evitare errori.
La scena ci racconta un’azione completa del o dei personaggi, che quindi devono essere seguiti nei loro
movimenti in modo chiaro e comprensibile, senza variare troppo il ritmo, cioè la durata e i movimenti delle
inquadrature (a meno che esigenze drammatiche non lo richiedano); naturalmente non ci devono essere
ellissi, quindi tutte le inquadrature della nostra scena si susseguono con “naturalezza” senza salti
temporali, come a teatro.
La sequenza è un’unità di racconto autonoma ma che naturalmente si concatena con altre sequenze per
costruire l’intreccio. Le sequenze sono come i capitoli di un libro, compiuti, comprensibili e ordinati a
seconda delle esigenze dello scrittore e di come la storia dovrà essere comunicata allo spettatore.
In alcuni casi, per raccontare in modo sintetico avvenimenti che si sviluppano su lunghi periodi, si può
realizzare un tipo particolare di sequenza detta “ad episodi”, cioè una sequenza in cui le ellissi sottolineano
proprio la discontinuità temporale, mostrando una serie di quadri che riassumono un intero episodio
narrativo (ad esempio, posso raccontare la carriera scolastica di uno studente mostrandoci le immagini del
nostro personaggio che si reca a scuola in diversi anni, mescolate con i primi piani delle sue pagelle di
prima, seconda, terza media: in questo modo ho raccontato tre anni di scuola in pochi minuti!)
1.4.Struttura dell’inquadratura
Ci sono vari modi per considerare e classificare un’inquadratura.
Intanto un’inquadratura opera già per il fatto di esistere e cioè di essere mostrata allo sguardo dello
spettatore: tra ciò che viene inquadrato (il campo) e ciò che si trova al di là dei suoi limiti (il fuori campo) si
instaura un rapporto. Campo e fuori campo possono interagire tra loro in diversi modi, oppure “ignorarsi”:
lo spettatore sa che il mondo non finisce fuori dalla cornice dell’inquadratura, ma esiste nella finzione una
realtà che in quel momento non viene mostrata, ma che potrà esserlo dopo, anche
nell’inquadratura successiva. Del resto se sento una musica, un suono o la voce di un personaggio che

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Introduzione al Linguaggio Cinematografico

Quello cinematografico è un linguaggio che si è sviluppato poco a poco, a partire dagli ultimi anni del 19° secolo, dalle prime semplici inquadrature fisse della durata di pochi secondi ad arrivare a discorsi ben più complessi, dove immagini e suoni si accompagnano, si susseguono e si incastrano per creare narrazioni spesso molto articolate. Ci sono elementi ben precisi, e ci sono regole grazie alle quali questi elementi, visivi e sonori, danno vita ad un' opera che "ci parla", esattamente come fanno le altre arti che il cinema (come notava il regista Akira Kurosawa) può comprendere ed amalgamare in modo armonico. Il nostro punto di partenza per lo studio del linguaggio cinematografico sono le singole immagini, i piani, e le l'inquadrature, cioè porzioni di spazio che ci viene mostrato in un certo intervallo di tempo all'interno di limiti ben definiti. Il montaggio poi permette di legare le varie inquadrature secondo un criterio ben preciso, dando vita ad altri elementi più complessi, come le scene e le sequenze, che costituiscono l'intero film.

Inquadratura

Il discorso del film è composto da tante unità. Le singole immagini (che possiamo chiamare "piani") ci mostrano tutto ciò che sta di fronte alla macchina da presa: ambienti, personaggi e oggetti hanno nei piani una ben precisa organizzazione spaziale, esattamente come in un quadro in cui i vari elementi (alberi, case, uomini, animali ... ) sono disposti in modo preciso con un intento rappresentativo e narrativo. Le inquadrature sono costituite da varie immagini: si creano quindi uno spazio e un tempo precisi, rappresentati in continuità; lo spazio di un'inquadratura è racchiuso da una cornice, che segna un limite alla possibilità di vedere concessa allo spettatore: noi vediamo tutto ciò che si trova all'interno di questi limiti (il "campo") e in quel momento ci è preclusa la visione di ciò che si trova al di là di tali limiti (il "fuori campo"). Chiaramente è il regista che decide cosa farci vedere e in che modo: "inquadrare" vuol dire scegliere, selezionare, mettendo in evidenza ciò che lo spettatore deve subito individuare: ad esempio dobbiamo subito capire chi sono i protagonisti della storia che ci viene raccontata, come si muovono, cosa fanno, quali sono gli oggetti che stanno usando, ecc ... L'inquadratura è definita naturalmente anche dalla sua durata, che è stabilita dalla ripresa in continuità da stacco a stacco; attraverso la fase del montaggio (il legame della fine di un'inquadratura con l'inizio della successiva), le singole inquadrature vengono legate tra loro nell'ordine voluto; in questo modo, si formano le scene e le sequenze del film. Il regista decide come raccontarci la storia, e i nostri occhi sono guidati, accompagnati verso lo spazio e il tempo rappresentati e le figure presenti in essi.

La Scena

Un'altra unità del discorso filmico è la scena. Il termine deriva dal teatro - dove indica unità di spazio, tempo e azione - e denota una serie di inquadrature caratterizzate da una perfetta continuità dello spazio rappresentato senza scarti temporali (senza "ellissi") e che da vita ad un episodio narrativo compiuto. Ad esempio: due personaggi si incontrano e si parlano; varie inquadrature ci mostrano i volti dei due e l'ambiente intorno a loro; nonostante ci siano varie inquadrature, il tempodel racconto (il tempo necessario a mostrare e raccontare ciò che sta avvenendo) è uguale a quello della storia (quanto ci mettono effettivamente i due personaggi a parlarsi nella finzione); questa è quindi una scena, quella che potremmo definire "la scena del dialogo". Allo stesso modo, all'interno di un film ci può essere la scena dell'incontro, la scena della sparatoria, la scena dell'inseguimento, e così via.

La Sequenza

La sequenza è costituita da una serie di inquadrature che compongono un'azione narrativa completa. Si differenzia dalla scena perché in questo caso non c'è necessariamente unità di spazio e tempo. Ci sono infatti ellissi che "tagliano" la continuità dell'azione, lasciando inalterato, anzi evidenziando, il senso della storia. Ad esempio: nella "sequenza dell'inseguimento", ci possono essere frequenti ellissi, per evitare un'eccessiva lunghezza e quindi un ritmo meno vivace: l'inseguimento può durare tutta una notte e può avvenire in luoghi differenti, ma la mia sequenza deve durare solo dieci minuti! Lo spettatore percepisce tutte le inquadrature come facenti parte di uno stesso percorso narrativo (l'inseguimento) e la comprensione di ciò che sta avvenendo nella finzione del film non ne risentirà minimamente. In questo senso si può dire che il film è composto da una serie di sequenze: una sequenza introduttiva di presentazione degli ambienti e dei personaggi, la sequenza di organizzazione della rapina in banca, la sequenza della rapina, quella dell'inseguimento e quella della cattura ...

Istruzioni per l'uso

  • Al momento delle riprese, sappiamo già quali e quante inquadrature realizzare. . Nel realizzare le nostre scene, dovremo fare particolare attenzione all'utilizzo dei raccordi e ad evitare errori.
  • La scena ci racconta un'azione completa del o dei personaggi, che quindi devono essere seguiti nei loro movimenti in modo chiaro e comprensibile, senza variare troppo il ritmo, cioè la durata e i movimenti delle inquadrature (a meno che esigenze drammatiche non lo richiedano); naturalmente non ci devono essere ellissi, quindi tutte le inquadrature della nostra scena si susseguono con "naturalezza" senza salti temporali, come a teatro.
  • La sequenza è un'unità di racconto autonoma ma che naturalmente si concatena con altre sequenze per costruire l'intreccio. Le sequenze sono come i capitoli di un libro, compiuti, comprensibili e ordinati a seconda delle esigenze dello scrittore e di come la storia dovrà essere comunicata allo spettatore.
  • In alcuni casi, per raccontare in modo sintetico avvenimenti che si sviluppano su lunghi periodi, si può realizzare un tipo particolare di sequenza detta "ad episodi", cioè una sequenza in cui le ellissi sottolineano proprio la discontinuità temporale, mostrando una serie di quadri che riassumono un intero episodio narrativo (ad esempio, posso raccontare la carriera scolastica di uno studente mostrandoci le immagini del nostro personaggio che si reca a scuola in diversi anni, mescolate con i primi piani delle sue pagelle di prima, seconda, terza media: in questo modo ho raccontato tre anni di scuola in pochi minuti!)

Struttura dell'inquadratura

Ci sono vari modi per considerare e classificare un'inquadratura. Intanto un'inquadratura opera già per il fatto di esistere e cioè di essere mostrata allo sguardo dello spettatore: tra ciò che viene inquadrato (il campo) e ciò che si trova al di là dei suoi limiti (il fuori campo) si instaura un rapporto. Campo e fuori campo possono interagire tra loro in diversi modi, oppure "ignorarsi": lo spettatore sa che il mondo non finisce fuori dalla cornice dell'inquadratura, ma esiste nella finzione una realtà che in quel momento non viene mostrata, ma che potrà esserlo dopo, anche nell'inquadratura successiva. Del resto se sento una musica, un suono o la voce di un personaggio chefanno parte della storia, ma non li vedo inquadrati, vuol dire che sono fuori campo, in questo caso un fuori campo più presente che mai! Il punto di vista e l'angolazione di un inquadratura riguardano da vicino le necessità rappresentative (criteri di continuità dell'azione nel passaggio tra inquadrature diverse) e il significato che io voglio dare a ciò che sto inquadrando (criteri di drammaticità); esistono diverse possibili angolazioni (orizzontale, dall'alto, dal basso, obliqua, "a piombo", ... ), così come posso scegliere il mio punto di vista, e in questo caso posso avere inquadrature soggettive (quando il punto di vista è preciso ed è associato ad uno dei personaggi, o anche ad un animale o ad un oggetto), oppure oggettive (quando è neutrale, cioè non c'è nessuna istanza definita che "sta guardando" in quel momento, se non quella associata alla macchina da presa e al regista). All'idea di fuori campo corrisponde l'inquadratura in controcampo, e cioè la ripresa di un soggetto dal punto di vista inverso alla precedente inquadratura; tipico caso di campo/controcampo lo abbiamo in numerose sequenze di dialoghi ove la macchina da presa prima inquadra uno dei due personaggi e, al momento della risposta, inverte il rapporto inquadrando il volto del soggetto che si accinge a parlare.

Scala dei campi e dei piani

Il modo più immediato per catalogare un'inquadratura è in base alla distanza tra la macchina da presa e ciò che è ripreso. Le inquadrature sono classificate in campi quando si fa riferimento all'ambiente, e in piani quando la figura umana è il soggetto principale inquadrato.

Campo Lunghissimo

E' un'inquadratura da molto lontano di paesaggi o panorami, dove si distinguono solo montagne, fiumi, città ecc.

Campo Lungo

E' un'inquadratura simile alla precedente, dove però si distinguono un maggior numero di particolari come strade, ponti, paesi e gruppi di case. Si distinguono in lontananza anche le persone (molto piccole ... )

Campo Totale

E' l'inquadratura di un gruppo di case, di una piazza, di un monumento o di un palazzo ecc. Le persone sono visibili distintamente. E' spesso riferito agli interni: ad esempio in un'inquadratura descrittiva posso mostrare il "totale" di una stanza con i personaggi presenti in essa.

Campo Medio

E' l'inquadratura di un gruppo di persone, di un vicolo, di una parte di una piazza ecc. Le persone sono perfettamente riconoscibili per la loro fisionomia

Figura Intera

E' l'inquadratura a figura intera di una persona, dalla testa fino quasi ai piedi

Piano Americano

Inquadratura della persona tagliata poco sopra le ginocchia

Mezza Figura

Inquadratura della persona tagliata all'altezza della vita

Primo Piano

Inquadratura decisamente ravvicinata, con taglio all'altezza delle spalle

Primissimo Piano

Inquadratura dell'intero volto, taglio a metà collo circa

Dettaglio o Particolare

Inquadrature di una parte del corpo (mano, bocca, mento ... ) o di un oggetto o una parte di esso (una pistola, una sigaretta ... )

Istruzioni per l'uso della Scala dei Campi

Cosa scegliere? Inquadrare un personaggio a figura intera o in piano americano? Inquadrarlo dall'alto o dal basso o ad altezza occhi? Pensiamo a chi guarda il nostro film: cosa vogliamo fargli vedere e in che modo? Su cosa vogliamo porre l'attenzione? Quanta importanza vogliamo dare all'ambiente intorno al personaggio? Le domande che dobbiamo farci non sono mai abbastanza: il nostro punto di partenza è stato considerare il cinema un linguaggio a tutti gli effetti, un linguaggio con delle regole e delle convenzioni. Lo spettatore si aspetta di comprendere appieno ciò che gli voglio mostrare.

  • Prima di tutto è importante "pensare" un' inquadratura, darle un soggetto ben preciso, un centro di interesse, vedere se i vari elementi nell'inquadratura soddisfano i requisiti con i quali vogliamo impostare il nostro lavoro. Non ci si deve accontentare di guardare solo il soggetto che ci interessa, ma occorre osservare anche tutti gli altri elementi che entrano nell'inquadratura. Naturalmente il punto dal quale decidiamo di riprendere un soggetto ha una importanza decisiva per il risultato che otterremo. E' quindi essenziale cercare il punto di vista migliore, spostandosi lateralmente, in avanti e all'indietro, abbassandosi o salendo su qualche punto sopraelevato: non bisogna mai stancarsi di cercare l'inquadratura più equilibrata, più significativa.
  • Genericamente si può dire che: la ripresa effettuata all'altezza dell'occhio fornisce una prospettiva normale, quella che si è abituati a vedere; la ripresa dal basso tende ad accentuare gli effetti prospettici, a slanciare la figura umana, facendola sembrare più alta, nei paesaggi aperti crea un'impressione di vastità e mette in evidenza il cielo; la ripresa dall'alto va eseguita con cautela: schiaccia a terra l'immagine, rende "piccole" e impotenti le persone, può creare effetti inconsueti ed efficaci, ma richiede molta accuratezza.

I Movimenti di Macchina

Il movimento della macchina da presa consente allo spettatore di assumere un punto di vista privilegiato all'interno delle azioni del film e movimenta l'inquadratura allargando enormemente le possibilità di racconto. Si tratta di una serie di strumenti ormai codificati ma che contemporaneamente si prestano a una continua e inarrestabile sperimentazione. La padronanza dei movimenti di macchina consente al regista una straordinaria libertà di azione e un ampio spettro di possibilità espressive.

Carrellata

La carrellata si effettua con la macchina da presa montata su un supporto mobile. Le grandi produzioni cinematografiche utilizzano appositi carrelli su binari o con ruote pneumatiche, ma è possibile ottenere lo stesso effetto con qualsiasi mezzo su ruote: il carrello della spesa, una carrozzina per disabili, uno skateboard, una bicicletta ... La carrellata può essere eseguita in tutte le direzioni:

  • avanti
  • indietro
  • laterale

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