Documento di Università sul Diritto Internazionale, analizzando la gerarchia delle fonti, lo ius cogens e l'autodeterminazione dei popoli. Il Pdf, utile per lo studio universitario di Diritto, esplora concetti chiave come la legittima difesa e i crimini internazionali individuali, fornendo una spiegazione dettagliata delle norme.
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Si introduce un sistema di graduazione o priorità tra le fonti del diritto internazionale. Tuttavia, questa sistemazione non implica che un trattato (diritto convenzionale) sia automaticamente invalido se contrasta con una norma consuetudinaria.
Le norme consuetudinarie non sono rigide; possono essere derogate attraverso accordi specifici tra gli Stati coinvolti. Questo riflette la flessibilità del diritto internazionale, che si adatta alle esigenze degli Stati.
I trattati vincolano solo gli Stati che li sottoscrivono, quindi rappresentano una lex specialis ratione personarum (una norma speciale per i soggetti coinvolti), mentre le norme consuetudinarie valgono per tutti gli Stati come regole generali.
Di norma, le disposizioni dei trattati prevalgono sulle norme consuetudinarie per i loro firmatari, dato che si tratta di accordi specifici con obblighi chiaramente accettati.
Le norme consuetudinarie di ius cogens (es. divieto di tortura, schiavitù) sono inderogabili e hanno priorità su qualsiasi trattato incompatibile. Questo perché proteggono valori fondamentali della comunità internazionale.
L'articolo 38 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia riconosce l'esistenza e il ruolo sia della consuetudine sia dei trattati, senza però stabilire una gerarchia rigida. Questo passaggio suggerisce che ci si occuperà inizialmente della consuetudine e del diritto internazionale generale, adottando un approccio basato sui gradi.
In sintesi, il testo spiega che, sebbene le norme consuetudinarie siano derogabili dai trattati, queste ultime mantengono un ruolo cruciale, specialmente quando si tratta di norme di ius cogens.
La "graduazione" nel diritto internazionale fa riferimento a una gerarchia tra le fonti del diritto internazionale, basata sulla loro forza normativa e sul campo di applicazione. Nel contesto che hai riportato, la graduazione si basa sui seguenti principi:
Ius cogens (diritto cogente) – Inderogabile e superiore a tutte le altre norme
Diritto consuetudinario – Norme generali applicabili a tutti gli Stati
– Norme specifiche tra gli Stati contraenti
– Di rango inferiore
Questo passaggio riguarda la dottrina del Persistent Objector (obiettore persistente) nel diritto internazionale, che è un'importante eccezione al principio generale per cui le norme consuetudinarie vincolano tutti gli Stati. Ecco una spiegazione dettagliata:
Prassi costante degli Stati: Comportamenti ripetuti e uniformi nel tempo.
Opinio iuris: Convinzione degli Stati che quel comportamento sia giuridicamente obbligatorio.
Contesto: Il Regno Unito contestava la delimitazione delle acque territoriali della Norvegia.
Decisione della Corte: La Norvegia non era vincolata da una norma consuetudinaria generale sul calcolo delle linee di base delle acque territoriali, perché aveva opposto un'obiezione chiara e persistente durante il processo di formazione della norma.
L'idea è che la consuetudine rappresenti un accordo tacito tra gli Stati.
Se uno Stato non consente, nemmeno tacitamente, non può essere vincolato dalla norma risultante.
La dottrina dell'obiettore persistente consente a uno Stato di sottrarsi a una norma consuetudinaria internazionale, purché:
L'obiter dictum è un termine latino che significa "detto di passaggio". Nel contesto giuridico, si riferisce a un'osservazione o commento fatto da un giudice in una sentenza che non è essenziale per la decisione del caso.
Gli obiter dicta non hanno forza vincolante (non costituiscono precedente obbligatorio), ma possono essere considerati autorevoli o persuasivi, specialmente se provengono da tribunali superiori o internazionali.
Ratio decidendi: È il principio giuridico fondamentale su cui si basa la decisione e ha forza vincolante.
Obiter dictum: Sono commenti aggiuntivi, non necessari per risolvere la controversia.
Gli obiter dicta possono servire a:
Esempio pratico: Supponiamo che una corte stia decidendo un caso di diritto contrattuale. Nel fornire la sentenza, il giudice potrebbe aggiungere un'osservazione sulla validità di una clausola contrattuale che però non è direttamente rilevante per il caso concreto. Questo commento sarebbe un obiter dictum.
Applicazione nel diritto internazionale: Nel contesto internazionale, gli obiter dicta possono apparire nelle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia (CIJ) o di altri tribunali internazionali. Anche se non vincolanti, possono essere influenti e usati come guida interpretativa in casi successivi.
Vuoi approfondire un esempio specifico o chiarire qualche aspetto?
Questo passaggio analizza l'elemento soggettivo della consuetudine internazionale, noto come opinio iuris, che è uno dei due elementi fondamentali per la formazione di una norma consuetudinaria. Ecco una spiegazione punto per punto:
Inizialmente, una linea di condotta potrebbe essere adottata per ragioni sociali (es. collaborazione, mutuo beneficio) e non necessariamente giuridiche.
Con il tempo, questa condotta può evolversi in un obbligo giuridico grazie alla formazione della consuetudine.
Esempio pratico:
L'opinio iuris è dedotta dalla costanza e uniformità del comportamento degli Stati.
Più uno Stato segue una prassi uniforme, più è probabile che lo faccia ritenendola obbligatoria.
In sintesi: Non possiamo osservare direttamente l'opinio iuris, ma la deduciamo dall'accumularsi di comportamenti coerenti.
In breve, l'elemento soggettivo (opinio iuris) si realizza quando gli Stati, seguendo una prassi costante, ritengono che essa sia doverosa non solo socialmente ma anche giuridicamente. Questo elemento, deducibile dall'osservazione della prassi, è fondamentale per confermare l'esistenza di una norma consuetudinaria.
Vuoi un esempio concreto per chiarire?
Questo passaggio approfondisce il tema della difficoltà nell'accertare l'elemento soggettivo (opinio iuris) sia nel diritto internazionale sia negli ordinamenti interni, sottolineando l'importanza della prassi come fonte di deduzione dell'opinio. Ecco la spiegazione punto per punto:
La Commissione del Diritto Internazionale (CDI) ha elaborato una serie di conclusioni per chiarire il processo di formazione della consuetudine.
Conclusione numero 6, paragrafo 2: Si occupa delle forme di prassi statale che possono integrare l'elemento oggettivo (comportamenti costanti e uniformi degli Stati).