Documento sulle Strutture Economiche Territoriali: Attività Primarie. Il Pdf, di livello universitario e incentrato sulla Geografia, esplora la classificazione delle attività economiche e dei sistemi, con un focus sull'agricoltura, la pesca, la selvicoltura e le attività minerarie.
Mostra di più13 pagine
Visualizza gratis il Pdf completo
Registrati per accedere all’intero documento e trasformarlo con l’AI.
Nell'ambito del generale approccio geografico, la geografia economica affronta, con particolare attenzione alla dimensione spaziale, il problema di come una popolazione si guadagna da vivere, di come tale modalità variano a seconda delle aree e dei diversi gruppi e ceti, e infine, di come tali attività economiche risultano territorialmente intercorrelate e connesse.
Inizialmente, lo studio dei modelli economici territoriali delle popolazioni mondiali era basato principalmente sull'ambiente fisico e biologico. Alla fine del XIX secolo, la geografia francese introdusse il concetto di genere di vita (genre de vie), che legava i modi di vita delle popolazioni alle condizioni ambientali locali.
Con l'evolversi delle economie verso forme più complesse, emerse l'esigenza di nuovi strumenti interpretativi. Fu così introdotto nella geografia umana, a partire dalla metà del XX secolo, il concetto di struttura socio-economica, mutuato dalle scienze sociali. Questo concetto consente di includere variabili culturali, storiche e sociali, mantenendo il legame con l'ambiente fisico, ma superandone i limiti interpretativi.
I vantaggi principali sono due:
La struttura socio-economica permette di interpretare con maggiore profondità e flessibilità le attività economiche, considerando sia le radici culturali che l'organizzazione sociale delle popolazioni.
L'utilità di adottare una classificazione del lavoro produttivo mondiale che consideri l'attività economica anche come distribuita in una scala nella quale vadano aumentando sia la complessità del prodotto o del servizio sia lo svincolarsi di esso dall'ambiente naturale. In questa prospettiva, è possibile distinguere un numero ristretto di stadi produttivi e attività e di servizio. Si distinguono cinque categorie principali:
Queste categorie di attività o industrie produttive e di servizio aiutano a individuare la struttura soggiacente alla varietà pressoché infinita di lavori cui le persone si dedicano per guadagnarsi da vivere, Ma, prese in sé stesse, non rivelano molto sull'organizzazione della più vasta economia di cui fa parte il singolo lavoratore o la singola impresa Per comprendere questa più ampia ed eterogenea organizzazione, bisogna considerare le già ricordate strutture socio- economiche, e, al di sopra di esse, i sistemi economici ai quali appartengono.
All'inizio del XXI secolo, le economie nazionali si riconducono a tre principali tipi di sistema economico: di sussistenza, di mercato e pianificato. Nessuno di questi esiste in forma pura, ma ognuno ha caratteristiche distintive basate sulla gestione delle risorse e sul controllo dell'economia.
Oggi, anche nelle economie di mercato, esistono elementi di pianificazione o regolazione: possono derivare da eccessivo potere di monopoli, protezionismo, corruzione o, in senso positivo, da misure di tutela sociale. La realtà economica è quindi complessa e spesso mista.
Scopo basilare dell'economie umana è produrre cibo sufficiente a far fronte alle richieste giornaliere di energia individuale e abbastanza bilanciato da soddisfare i fabbisogno nutrizionale medio.Le attività economiche primarie come la caccia, la raccolta, la coltivazione e la pesca permettono il sostentamento diretto o indiretto delle persone. Un tempo, la caccia e la raccolta erano pratiche universali, ma oggi sono limitate a piccole comunità isolate in regioni remote come la Nuova Guinea, l'Artico e alcune aree tropicali, e sono in forte declino.
Con il tempo, l'agricoltura - intesa come coltivazione e allevamento - ha sostituito queste pratiche diventando l'attività primaria più importante. Essa è diffusa in tutto il mondo dove le condizioni ambientali lo permettono. Secondo le Nazioni Unite, circa un terzo delle terre emerse è agricoltamente utilizzabile, ma il settore affronta sfide crescenti, in particolare quelle poste dal cambiamento climatico. Le coltivazioni vere e proprie coprono da sole circa 15 milioni di chilometri quadrati in tutto il mondo, più o meno il 10% dell'intera superficie utile. Il dato è tuttavia in evoluzione anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto, che costituiscono forse la sfida più grande che dovrà affrontare l'agricoltura, tanto a livello mondiale quanto a livello locale, per esempio italiano.
Nei Paesi preindustriali, l'agricoltura coinvolge ancora la maggior parte della forza lavoro (oltre il 70% in nazioni come Niger o Madagascar), anche se è in calo. Nelle economie di mercato avanzate, invece, solo una piccola parte della popolazione lavora direttamente in agricoltura, anche se questa rimane fondamentale per l'economia e l'export dei Paesi in via di sviluppo.
L'agricoltura può essere classificata lungo un continuum che va:
L'analisi di questi due estremi del continuum - sussistenza e agricoltura avanzata - aiuta a comprendere la varietà delle forme agricole esistenti oggi.
L'agricoltura di sussistenza è un sistema economico basato sull'autosufficienza, dove ogni famiglia produce il necessario per soddisfare i propri bisogni, con scambi minimi. È tuttora molto diffusa in vaste aree di Africa, Asia e America Latina.
Si distinguono due forme principali:
L'agricoltura itinerante è uno dei sistemi agricoli più antichi, adatto a contesti con bassa densità di popolazione e terra abbondante, ma diventa insostenibile con l'aumento demografico e la riduzione delle terre disponibili, portando alla deforestazione e al declino del sistema. Questo genere di agricoltura Itinerante ha diverse denominazioni nelle varie lingue. Il termine italiano più usato per designare una pratica da noi ormai del tutto scomparsa è "debbio" (che propriamente designa la coltivazione dopo incendio); molto pia numerosi, ovviamente, l termini tradizionali locali.
A differenza che in italiano, gli analoghi in francese e In Inglese non sono caduti in disuso, In virtù della tradizione coloniale delle rispettive madrepatrie e dunque della necessità di denotare il fenomeno del quale nelle colonie si aveva continuamente esperienza diretta. Oggi queste espressioni permangono anche perché le relative lingue fungono tuttora da idiomi veicolari in molte ex colonie. L'agricoltura itinerante è uno dei sistemi agricoli più antichi e più ampiamente diffusi al mondo. La si pratica nel Borneo, In Nuova Guinea e a Suma, Filippine, vive altresì in quasi tutta l'Africa centrale e occidentale (almeno nelle regioni lontane dalla costa), nel bacino amazzonico del Brasile e in larghe porzioni dell'America centrale, aree dove un tempo era quasi universalmente diffusa.
In sintesi, questi sistemi tradizionali rappresentano adattamenti efficaci in contesti ambientali e culturali specifici, ma oggi affrontano sfide legate al cambiamento climatico, alla pressione demografica e alla trasformazione economica globale.
Circa il 45% della popolazione mondiale pratica l'agricoltura di sussistenza intensiva, specialmente in Asia monsonica (India, Cina, Bangladesh, Indonesia, ecc.), dove le famiglie