Crisi del 1929 e l'emergere dei totalitarismi in Europa

Documento sulla crisi del 1929 e l'emergere dei totalitarismi in Europa. Il Pdf descrive le caratteristiche comuni dei regimi autoritari e le politiche razziali, analizzando le reazioni economiche alla crisi e le conseguenze sociali e politiche per la materia Storia, grado universitario.

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crisi 1929 e totalitarismi in europa
Storia
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LA GRANDE CRISI ECONOMICA NEGLI ANNI ’30 E L’EUROPA DEGLI ANNI ’30: TOTALITARISMI E DEMOCRAZIE
L’ECLISSI DELLA DEMOCRAZIA
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TOTALITARISMO E POLITICHE RAZZIALI
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L’ASCESA DEL NAZISMO
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Anteprima

LA GRANDE CRISI ECONOMICA NEGLI ANNI '30 E L'EUROPA DEGLI ANNI '30: TOTALITARISMI E DEMOCRAZIE

L'ECLISSI DELLA DEMOCRAZIA

Gli anni '30 furono un momento estremamente difficile per le democrazie poiche l'Europa vide il fiorire dei regimi autoritari. I totalitarismi furono simili anche se differenti tra loro. Ebbero alcuni caratteri in comune:

  1. Si proponevano come artefici di una propria rivoluzione grazie alla quale avrebbero dato vita a un nuovo ordine politico e sociale, diverso da quelli conosciuti fino ad allora.
  2. Interpretavano il potere mettendo al suo vertice un unico capo che concentrava nelle sue mani tutto il potere.
  3. La società era organizzata in modo molto strutturato all'interno di una gerarchia rigida, mentre la popolazione era inquadrata in organizzazioni di massa che ne formavano il pensiero e ne controllavano occupazione lavorativa e tempo libero.
  4. Ovunque la cultura e l'informazione erano controllate.
  5. Sul piano economico le dittature si vantarono di avere inventato un "terza via" tra capitalismo e comunismo;
  6. Tutti i fascismi e le dittature in generale, poi, seppero capire e sfruttare a pieno le capacità della società di massa, soprattutto per ciò che riguardava le tecniche e gli strumenti di comunicazione: radio e cinema in particolare;
  7. Caratteristica comune ai regimi totalitari, anche in tempo di pace, fu, poi, la scarsa o nulla considerazione del valore della vita umana e della dignità dell'individuo.

TOTALITARISMO E POLITICHE RAZZIALI

Il ricorso alla forza, le deportazioni nei campi di concentramento, e in ultimo lo sterminio di intere popolazioni o gruppi sociali furono una consuetudine nell'Europa degli anni '30. E ciò a causa, soprattutto, dello smisurato ricorso al principio di nazionalità e all'idea della sua tutela a tutti i costi. Tale fine fu difeso anche attraverso l'eugenetica: teoria nata da Francis Galton, cugino di Darwin, nella seconda metà dell'800 che sosteneva la necessità di un perfezionamento non spontaneo della specie umana attraverso selezioni e incroci. I regimi totalitari applicarono queste teorie giungendo fino all'eliminazione di massa. Nella Germania nazista furono adottate misure di sterilizzazione forzata e poi di soppressione di individui malati per mantenere la purezza della razza eletta. Con differenti motivazioni, ma pratiche simili, la purezza della razza fu difesa anche dal regime comunista di Stalin, che, come il nazismo, voleva ottenere una comunità omogenea e compatta capace di espellere da sé ogni elemento di diversità.

L'ASCESA DEL NAZISMO

Fino al 1930 il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi era un gruppo minoritario fondato sul massiccio uso della violenza: le SA, Sturm - Abteilungen, "reparti d'assalto". Il potere di queste ultime era stato solo parzialmente mitigata dalla volontà di Hitler di dare al suo partito un volto più rispettabile. Le idee principali nelle quali credeva Hitler le aveva messe nel Mein Kampf (La mia battaglia), scritto durante la detenzione in carcere, dopo la cattura del 1923.

  • Hitler credeva nell'esistenza di una razza superiore e conquistatrice, quella ariana, progressivamente inquinata dalla mescolanza con altre razze "inferiori". I caratteri dell'arianesimo si erano, secondo il suo pensiero, conservati solamente nei popoli nordici, in particolare in quello tedesco, che avrebbe dunque dovuto dominare sull'Europa e sul mondo.
  • Per realizzare questo sogno era necessario innanzitutto schiacciare i nemici interni: primi fra tutti gli ebrei, «popolo senza patria» responsabile del disfacimento morale, e dei problemi economici che la Germania stava patendo da molti anni, ma anche di avere radicato il comunismo in Russia.
  • Una volta ricostruita la propria unità in un nuovo Stato, i tedeschi avrebbero dovuto respingere le imposizioni del trattato di Versailles ed espandersi verso est a danno dei popoli slavi, inferiori.
  • La ricerca dello "spazio vitale" a Oriente sarebbe coinciso con la crociata ideologica contro il comunismo. Questo programma ebbe poca fortuna inizialmente. La popolazione tedesca, infatti, diede al partito di Hitler, alle elezioni del 1928, solamente il 2,5% dei voti. Due anni dopo, tuttavia, complice il dilagare della crisi del 1929 anche in Germania, i nazisti ottennero, alle elezioni indette dal cancelliere Heinrich Brüning, esponente del Centro cattolico, il 18% dei voti. Non più sorretto da una vera maggioranza, il cancelliere continuò a governare grazie al sostegno del presidente della Repubblica Hindenburg, ma ciò indeboli le istituzioni repubblicane, mentre la crisi Document shared on https://www.docsity.com/it/docs/crisi-1929-e-totalitarismi-in-europa/12625557/ Downloaded by: giacomo-rizzo-10 (giacomo.rizzo22@gmail.com)economica devastava il paese: nel 1932 la produzione industriale calò del 50% rispetto al 1928 e i disoccupati raggiunsero i 6 milioni.

GLI STATI UNITI DAL BOOM ECONOMICO ALLA CRISI DI WALL STREET

Nel 1929 era esplosa, negli Stati Uniti, una pesante crisi finanziaria che era dilagata presto anche in Europa. Il pesante dissesto economico era giunto per due motivi principali:

  • la sovrapproduzione che aveva dominato gli anni Venti
  • la frenetica attività della borsa di New York - Wall Street -correlata proprio all'elevato ritmo di espansione dell'economia americana.

L'euforia finanziaria, tuttavia, era speculativa e cresceva su due presupposti piuttosto fragili: la domanda sostenuta di beni di consumo aveva fatto sì che nel settore industriale si formasse una capacità produttiva sproporzionata alle possibilità di assorbimento del mercato interno, possibilità limitate sia dalla particolare natura dei beni di consumo durevoli, sia dalla crisi del settore agricolo, che teneva bassi i redditi dei ceti rurali, limitandone il potere di acquisto. I titoli a Wall Street raggiunsero i livelli più elevati all'inizio del settembre 1929. gli speculatori cominciarono a vendere i propri pacchetti azionari per realizzare alti guadagni. Le vendite raggiunsero il livello più elevato il 24 ottobre 1929: il "giovedì nero". Alla Borsa di New York, quel giorno, furono scambiati 13 milioni di titoli e anche nei giorni successivi le vendite continuarono senza sosta. La corsa alle vendite fece precipitare il valore dei titoli, distruggendo enormi ricchezze. A metà novembre le quotazioni si stabilizzarono su valori più o meno dimezzati, ma intanto molte fortune si erano volatilizzate. Il crollo della borsa colpì tutti gli strati sociali procurando conseguenze devastanti su tutta la popolazione:

  • Le industrie chiudevano i battenti perché prive di ordini, licenziando i dipendenti;
  • i lavoratori disoccupati erano costretti a ridurre i loro consumi il mercato diventava così sempre più asfittico provocando:
  • il crollo di altre imprese, portando alla rovina gli esercizi commerciali,
  • aggravando la crisi dell'agricoltura che non trovava più sbocchi per i suoi prodotti.

IL DILAGARE DELLA CRISI

La crisi, dopo essere partita da New York, raggiunse, in un tempo brevissimo, tutto o quasi il resto del mondo e ciò a causa delle strette relazioni economiche e finanziarie che legavano le varie aree del mondo:

  • fra il 1929 e il 1932 la produzione mondiale di manufatti diminuì del 30% e quella di materie prime del 26%;
  • i prezzi caddero bruscamente sia nel settore industriale sia, soprattutto, in quello agricolo, dove il calo fu di oltre il 50%;
  • i disoccupati raggiunsero il numero di 14 milioni negli Stati Uniti e di 6 milioni in Germania, ma non si conosce la cifra dei sottoccupati.
  • La prima risposta che gli stati diedero fu, perciò, la chiusura e l'imposizione di alte barriere doganali che indussero a una enorme contrazione del mercato internazionale. Nel 1932 il valore del commercio si era ridotto del 60% rispetto al periodo precedente.

IL NEW DEAL DI ROOSEVELT

Nel novembre 1932, il democratico Franklin Delano Roosevelt, governatore dello Stato di New York, vinse le elezioni battendo il repubblicano uscente: Herbert Hoover. La crisi, dopo tre anni durissimi, sembrava ormai inarrestabile. Fin dal primo discorso di propaganda elettorale Roosevelt annunciò di voler inaugurare un New Deal: un nuovo corso politico caratterizzato soprattutto da un più energico intervento dello Stato centrale nei processi economici. Il programma fu avviato nei primi «cento giorni>> di mandato. I provvedimenti messi in atto dovevano servire da terapia d'urto per arrestare il corso della crisi. In particolare:

  • furono dati ingenti aiuti pubblici al sistema creditizio, sconvolto da cinquemila fallimenti bancari;
  • furono facilitati i prestiti per consentire ai cittadini indebitati di estinguere le ipoteche sulle case;
  • furono aumentati i sussidi di disoccupazione e fu svalutato il dollaro per rendere più competitive le esportazioni.

Document shared on https://www.docsity.com/it/docs/crisi-1929-e-totalitarismi-in-europa/12625557/ Downloaded by: giacomo-rizzo-10 (giacomo.rizzo22@gmail.com)Roosevelt intervenne anche in maniera più strutturale con provvedimenti organici quali:

  • L'Agricultural Adjustment Act (Aaa) si proponeva di limitare la sovrapproduzione nel settore agricolo, assicurando premi in denaro a coloro che avessero ridotto coltivazioni e allevamenti.
  • Il National Industrial Recovery Act (Nira) imponeva alle imprese operanti nei vari settori dei «codici di comportamento» volti a evitare, mediante accordi sulla produzione e sui prezzi, le conseguenze di una concorrenza troppo accanita, ma anche a tutelare i diritti e i salari dei lavoratori.
  • L'istituzione della Tennessee Valley Authority (Tva), un ente che aveva il compito di sfruttare le risorse idroelettriche del bacino del Tennessee, producendo energia a buon mercato a vantaggio degli agricoltori, ed era anche impegnato in opere di sistemazione del territorio.

L'esperienza della Tva, diventata un modello di intervento organico sul territorio da parte del potere centrale, rappresentò per Roosevelt un notevole successo da ogni punto di vista. Le altre iniziative ebbero al contrario effetti più lenti e contraddittori:

  • Il New Deal smenti certamente i principi cardine del liberismo secondo cui lo Stato deve lasciare libero corso alle leggi del mercato e all'iniziativa imprenditoriale, dimostrando al contrario che l'intervento statale era indispensabile per arrestare il corso della crisi. Il nuovo corso non riuscì completamente nel proprio intento: ridare slancio all'economia, che si sarebbe ripresa completamente solo durante la Seconda guerra mondiale.
  • Il calo della produzione agricola previsto dall'Aaa causò l'espulsione dalle campagne di vaste masse di lavoratori

LA CRISI IN EUROPA

Le reazioni che i paesi colpiti dalla crisi ebbero furono più o meno le stesse:

  • taglio drastico della spesa pubblica, per sanare i deficit di bilancio;
  • riduzione degli stipendi ai pubblici dipendenti;
  • diminuzione delle prestazioni sociali fornite dallo Stato;
  • imposizione di nuove tasse.

Ne conseguì una ulteriore diminuzione della domanda interna e un aggravio della recessione e della disoccupazione. Ciò fu vero soprattutto in Germania, dove la stretta integrazione che il sistema dei prestiti internazionali aveva creato fra l'economia statunitense e quella nazionale, fece collassare il paese. Come già anticipato, il paese europeo che più di tutti subì la crisi fu la Germania, e ciò a causa del legame instaurato, attraverso i prestiti, con gli Stati Uniti. La crisi portò alla caduta del governo a guida socialdemocratica. Vi fu un cambio al vertice. Il nuovo capo del governo, il cattolico Heinrich Brüning (dal marzo 1930), attuò una severissima politica di sacrifici, anche per mostrare al mondo a quali sforzi la popolazione tedesca dovesse essere sottoposta per tener fede all'obbligo delle riparazioni. La strategia di Brüning ottenne effettivamente Lo scopo fu in parte raggiunto nel 1932, quando una conferenza internazionale una sensibile riduzione dell'entità delle riparazioni e ne sospese il versamento per tre anni, trascorsi i quali, comunque, i pagamenti non furono mai ripresi. La politica di Bruning, tuttavia, produsse anche tragiche conseguenze: 6 milioni di lavoratori disoccupati e un'estrema destra in grande vantaggio.

L'ASCESA DEL NAZISMO

In questo clima così teso si tennero le elezioni presidenziali. Per sbarrare la strada a Hitler, che comunque prese circa 13 milioni di voti, il 37%, i partiti democratici appoggiarono la rielezione di Hindenburg. Debole e troppo anziano per guidare il paese in un momento così difficile, il presidente fu costretto a indire per due volte le elezioni a causa della debolezza dei cancellieri: prima il cattolico Franz von Papen e poi il generale Kurt von Schleicher, consigliere personale del presidente. Nel turno elettorale del luglio 1932 i nazisti ebbero il 37% dei voti riuscendo a convincere i gruppi conservatori, l'esercito e lo stesso Hindenburg che senza di loro nessun governo sarebbe stato in grado di lavorare, tale era diventata la loro forza. Il 30 gennaio 1933 Hitler fu convocato dal presidente e accettò l'incarico di formare un governo in cui i nazisti avevano solo tre ministri su undici e in cui erano rappresentate tutte le più importanti componenti della destra.

LA COSTRUZIONE DEL REGIME

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