Documento sulla crisi del 1929 e l'emergere dei totalitarismi in Europa. Il Pdf descrive le caratteristiche comuni dei regimi autoritari e le politiche razziali, analizzando le reazioni economiche alla crisi e le conseguenze sociali e politiche per la materia Storia, grado universitario.
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Gli anni '30 furono un momento estremamente difficile per le democrazie poiche l'Europa vide il fiorire dei regimi autoritari. I totalitarismi furono simili anche se differenti tra loro. Ebbero alcuni caratteri in comune:
Il ricorso alla forza, le deportazioni nei campi di concentramento, e in ultimo lo sterminio di intere popolazioni o gruppi sociali furono una consuetudine nell'Europa degli anni '30. E ciò a causa, soprattutto, dello smisurato ricorso al principio di nazionalità e all'idea della sua tutela a tutti i costi. Tale fine fu difeso anche attraverso l'eugenetica: teoria nata da Francis Galton, cugino di Darwin, nella seconda metà dell'800 che sosteneva la necessità di un perfezionamento non spontaneo della specie umana attraverso selezioni e incroci. I regimi totalitari applicarono queste teorie giungendo fino all'eliminazione di massa. Nella Germania nazista furono adottate misure di sterilizzazione forzata e poi di soppressione di individui malati per mantenere la purezza della razza eletta. Con differenti motivazioni, ma pratiche simili, la purezza della razza fu difesa anche dal regime comunista di Stalin, che, come il nazismo, voleva ottenere una comunità omogenea e compatta capace di espellere da sé ogni elemento di diversità.
Fino al 1930 il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi era un gruppo minoritario fondato sul massiccio uso della violenza: le SA, Sturm - Abteilungen, "reparti d'assalto". Il potere di queste ultime era stato solo parzialmente mitigata dalla volontà di Hitler di dare al suo partito un volto più rispettabile. Le idee principali nelle quali credeva Hitler le aveva messe nel Mein Kampf (La mia battaglia), scritto durante la detenzione in carcere, dopo la cattura del 1923.
Nel 1929 era esplosa, negli Stati Uniti, una pesante crisi finanziaria che era dilagata presto anche in Europa. Il pesante dissesto economico era giunto per due motivi principali:
L'euforia finanziaria, tuttavia, era speculativa e cresceva su due presupposti piuttosto fragili: la domanda sostenuta di beni di consumo aveva fatto sì che nel settore industriale si formasse una capacità produttiva sproporzionata alle possibilità di assorbimento del mercato interno, possibilità limitate sia dalla particolare natura dei beni di consumo durevoli, sia dalla crisi del settore agricolo, che teneva bassi i redditi dei ceti rurali, limitandone il potere di acquisto. I titoli a Wall Street raggiunsero i livelli più elevati all'inizio del settembre 1929. gli speculatori cominciarono a vendere i propri pacchetti azionari per realizzare alti guadagni. Le vendite raggiunsero il livello più elevato il 24 ottobre 1929: il "giovedì nero". Alla Borsa di New York, quel giorno, furono scambiati 13 milioni di titoli e anche nei giorni successivi le vendite continuarono senza sosta. La corsa alle vendite fece precipitare il valore dei titoli, distruggendo enormi ricchezze. A metà novembre le quotazioni si stabilizzarono su valori più o meno dimezzati, ma intanto molte fortune si erano volatilizzate. Il crollo della borsa colpì tutti gli strati sociali procurando conseguenze devastanti su tutta la popolazione:
La crisi, dopo essere partita da New York, raggiunse, in un tempo brevissimo, tutto o quasi il resto del mondo e ciò a causa delle strette relazioni economiche e finanziarie che legavano le varie aree del mondo:
Nel novembre 1932, il democratico Franklin Delano Roosevelt, governatore dello Stato di New York, vinse le elezioni battendo il repubblicano uscente: Herbert Hoover. La crisi, dopo tre anni durissimi, sembrava ormai inarrestabile. Fin dal primo discorso di propaganda elettorale Roosevelt annunciò di voler inaugurare un New Deal: un nuovo corso politico caratterizzato soprattutto da un più energico intervento dello Stato centrale nei processi economici. Il programma fu avviato nei primi «cento giorni>> di mandato. I provvedimenti messi in atto dovevano servire da terapia d'urto per arrestare il corso della crisi. In particolare:
Document shared on https://www.docsity.com/it/docs/crisi-1929-e-totalitarismi-in-europa/12625557/ Downloaded by: giacomo-rizzo-10 (giacomo.rizzo22@gmail.com)Roosevelt intervenne anche in maniera più strutturale con provvedimenti organici quali:
L'esperienza della Tva, diventata un modello di intervento organico sul territorio da parte del potere centrale, rappresentò per Roosevelt un notevole successo da ogni punto di vista. Le altre iniziative ebbero al contrario effetti più lenti e contraddittori:
Le reazioni che i paesi colpiti dalla crisi ebbero furono più o meno le stesse:
Ne conseguì una ulteriore diminuzione della domanda interna e un aggravio della recessione e della disoccupazione. Ciò fu vero soprattutto in Germania, dove la stretta integrazione che il sistema dei prestiti internazionali aveva creato fra l'economia statunitense e quella nazionale, fece collassare il paese. Come già anticipato, il paese europeo che più di tutti subì la crisi fu la Germania, e ciò a causa del legame instaurato, attraverso i prestiti, con gli Stati Uniti. La crisi portò alla caduta del governo a guida socialdemocratica. Vi fu un cambio al vertice. Il nuovo capo del governo, il cattolico Heinrich Brüning (dal marzo 1930), attuò una severissima politica di sacrifici, anche per mostrare al mondo a quali sforzi la popolazione tedesca dovesse essere sottoposta per tener fede all'obbligo delle riparazioni. La strategia di Brüning ottenne effettivamente Lo scopo fu in parte raggiunto nel 1932, quando una conferenza internazionale una sensibile riduzione dell'entità delle riparazioni e ne sospese il versamento per tre anni, trascorsi i quali, comunque, i pagamenti non furono mai ripresi. La politica di Bruning, tuttavia, produsse anche tragiche conseguenze: 6 milioni di lavoratori disoccupati e un'estrema destra in grande vantaggio.
In questo clima così teso si tennero le elezioni presidenziali. Per sbarrare la strada a Hitler, che comunque prese circa 13 milioni di voti, il 37%, i partiti democratici appoggiarono la rielezione di Hindenburg. Debole e troppo anziano per guidare il paese in un momento così difficile, il presidente fu costretto a indire per due volte le elezioni a causa della debolezza dei cancellieri: prima il cattolico Franz von Papen e poi il generale Kurt von Schleicher, consigliere personale del presidente. Nel turno elettorale del luglio 1932 i nazisti ebbero il 37% dei voti riuscendo a convincere i gruppi conservatori, l'esercito e lo stesso Hindenburg che senza di loro nessun governo sarebbe stato in grado di lavorare, tale era diventata la loro forza. Il 30 gennaio 1933 Hitler fu convocato dal presidente e accettò l'incarico di formare un governo in cui i nazisti avevano solo tre ministri su undici e in cui erano rappresentate tutte le più importanti componenti della destra.