Fare Radio: tra Flusso e Programmi, una Radio Ibrida

Documento universitario su Fare Radio: 1 tra Flusso e Programmi, una Radio Ibrida. Il Pdf esplora l'evoluzione della programmazione radiofonica, distinguendo tra modelli europei e americani, definendo concetti chiave come palinsesto, formato, rotation e playlist, e analizzando i principali formati musicali e il loro target di riferimento.

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FARE RADIO:
1 TRA FLUSSO E PROGRAMMI, UNA RADIO IBRIDA
Tra gli anni ’30 e gli anni ’50 del secolo scorso in Europa prevaleva il monopolio, mentre negli
Stati Uniti il sistema era concorrenziale e finanziato dalla pubblicità. La scarsità delle
frequenze e la recente introduzione dell’emittenza privata hanno poi permesso uno sviluppo
completo del sistema di broadcasting pubblico/privato.
IL MODELLO DI PROGRAMMAZIONE EUROPEA
L’impostazione europea circa la ripartizione dei contenuti trasmessi dalla radio nasce dai
principi ispiratori del servizio pubblico inglese (BBC: educare, informare, intrattenere). Tali
principi sono a loro volta indicativi di 3 macro categorie di programmi/generi:
Radiocronache, notiziari e bollettini
Musica, drammi e programmi comici
Quiz, rubriche divulgative e dibattiti
Con l’avvento del telefono in onda si giunge a programmi più interattivi.
- Il palinsesto
I programmi non sono entità isolate e la loro successione è quasi più importante dei singoli
segmenti. La successione dei programmi è il frutto delle strategie elaborate delle persone che
fanno radio. Tali strategie sono studiate pensando a ciò che il pubblico vorrebbe ascoltare,
vantando una certa dose di controllo tipica di un monopolio.
L’idea di base è che il palinsesto sia un oggetto fluido pronto ad accogliere continue
riscritture, uno schema operativo essenziale per ordinare i tasselli della programmazione in
successione lineare, uno strumento che registra dentro di sé le sue precedenti versioni e
permette variazioni continue.
La dimensione temporale è fondamentale: il palinsesto, oltre che elenco della successione dei
programmi ora dopo ora ogni giorno per tutta la settimana, diventa anche uno specchio dei
tempi sociali con tutte le possibilità di interazione dinamica con quello che gli eventi della
realtà possono offrire. Ad esempio, se c’è un terremoto il palinsesto cambia.
- I programmi e i generi
L’identità di un emittente è costituita dai punti fermi del palinsesto: un certo numero di
programmi uguali ogni giorno, altri con cadenza settimanale, altri trasmessi una volta ogni
tanto. I programmi sono le sotto unità del palinsesto, frammenti del flusso radiofonico che
hanno un inizio e una fine.
Agli arbori della radiofonia c’era una struttura più rigida, in cui le trasmissioni iniziavano la
mattina presto e finivano a tarda notte. Si trasmettevano programmi che erano una
rimediazione” di testi fatti per altre piattaforme mediali.
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Ogni programma è riconducibile ad almeno un genere. Ci sono poi formule native di
programmi originarie del contesto mediale della radio, per questo particolarmente
interessanti: la radiocronaca, il quiz, i programmi di telefonate e dediche, …
Il concetto di genere applicato alla radio è inefficace. Il genere è un’etichetta che serve a far
dialogare chi produce e chi consuma. Il genere non è una categoria fissa, ma una funzione
attivata da tutti coloro che la usano in situazioni concrete di fruizione.
IL MODELLO DI PROGRAMMAZIONE DELLA RADIO AMERICANA
Negli anni ’50 in America è nato il rock. La radio ha iniziato a trasmetterlo facendolo così
conoscere. Senza la radio il futuro del rock non sarebbe stato così importante.
Le prime emittenti a trasmettere musica rock si accorsero presto del successo di ascolti e di
vendite di questa rivoluzione sonora. Il consumo musicale giovanile fuori casa, specie quello
nei locali pubblici attraverso i juke-box, suggerì a un imprenditore del Nebraska l’idea di
programmare di seguito i primi 40 successi in classifica in uno spazio chiamato “Top 40
Show” e di concentrare su questo principio tutta la programmazione.
- Il formato
Il formato diventa una sorta di carta d’identità dell’emittente radiofonica: contiene i caratteri
dell’offerta di una radio e viene studiato e definito per arrivare a un pubblico specifico.
In ambito televisivo un format garantisce a un’emittente tv un minor rischio nella
programmazione dal momento che può essere comprato e venduto, importato ed esportato e
che si può quindi avere un feedback da qualche altro paese in cui quella trasmissione ha
avuto successo.
Il formato radiofonico modella invece la programmazione di un’emittente nella sua totalità e
non è oggetto di compravendita sul mercato. In generale un formato radiofonico deve stabilire
con precisione a chi è rivolta la radio, che tipo di programmazione vuole proporre, quali stili
musicali vuole trasmettere, … La loro scelta è dettata più da ragione di business che dal
gusto estetico.
- La rotation, il clock e la playlist
La continua richiesta di musica al juke-box fu il principio ispiratore di una programmazione
musicale con tempi di ripetizione calcolati in base al successo delle canzoni e l’elaborazione
di schemi di rotazione ben precisi.
La rotation stravolge quindi l’idea del palinsesto, introducendo nella radio il principio della
ripetizione ciclica e ravvicinata dei programmi e degli elementi che li compongono. In questo
modo la radio si ritaglia il ruolo di mezzo che fidelizza attraverso la riproposizione quasi
ossessiva dei contenuti e delle forme. La radio diventa un flusso a cui l’ascoltatore può
accedere con libertà e che non richiede più lo sforzo di un’attenzione eccessiva.
Il clock è lo schema orario che scandisce i tempi dedicati a ogni porzione di programma: il
brano, lo spot, il notiziario, … Esso serve per assegnare ad ogni elemento la posizione
stabilita per renderla stabile nel susseguirsi delle ore. Se ci sono particolari esigenze rispetto
alla normale programmazione viene chiamato hot clock.
La playlist è la lista dei brani da suonare in un determinato intervallo di tempo. Come nelle
classifiche i brani salgono e scendono progressivamente, anche nella playlist di una radio il

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FARE RADIO:

TRA FLUSSO E PROGRAMMI, UNA RADIO IBRIDA

Tra gli anni '30 e gli anni '50 del secolo scorso in Europa prevaleva il monopolio, mentre negli Stati Uniti il sistema era concorrenziale e finanziato dalla pubblicità. La scarsità delle frequenze e la recente introduzione dell'emittenza privata hanno poi permesso uno sviluppo completo del sistema di broadcasting pubblico/privato.

IL MODELLO DI PROGRAMMAZIONE EUROPEA

L'impostazione europea circa la ripartizione dei contenuti trasmessi dalla radio nasce dai principi ispiratori del servizio pubblico inglese (BBC: educare, informare, intrattenere). Tali principi sono a loro volta indicativi di 3 macro categorie di programmi/generi:

  • Radiocronache, notiziari e bollettini
  • Musica, drammi e programmi comici
  • Quiz, rubriche divulgative e dibattiti

Con l'avvento del telefono in onda si giunge a programmi più interattivi.

Il palinsesto

I programmi non sono entità isolate e la loro successione è quasi più importante dei singoli segmenti. La successione dei programmi è il frutto delle strategie elaborate delle persone che fanno radio. Tali strategie sono studiate pensando a ciò che il pubblico vorrebbe ascoltare, vantando una certa dose di controllo tipica di un monopolio.

L'idea di base è che il palinsesto sia un oggetto fluido pronto ad accogliere continue riscritture, uno schema operativo essenziale per ordinare i tasselli della programmazione in successione lineare, uno strumento che registra dentro di sé le sue precedenti versioni e permette variazioni continue.

La dimensione temporale è fondamentale: il palinsesto, oltre che elenco della successione dei programmi ora dopo ora ogni giorno per tutta la settimana, diventa anche uno specchio dei tempi sociali con tutte le possibilità di interazione dinamica con quello che gli eventi della realtà possono offrire. Ad esempio, se c'è un terremoto il palinsesto cambia.

I programmi e i generi

L'identità di un emittente è costituita dai punti fermi del palinsesto: un certo numero di programmi uguali ogni giorno, altri con cadenza settimanale, altri trasmessi una volta ogni tanto. I programmi sono le sotto unità del palinsesto, frammenti del flusso radiofonico che hanno un inizio e una fine.

Agli arbori della radiofonia c'era una struttura più rigida, in cui le trasmissioni iniziavano la mattina presto e finivano a tarda notte. Si trasmettevano programmi che erano una "rimediazione" di testi fatti per altre piattaforme mediali.

1Ogni programma è riconducibile ad almeno un genere. Ci sono poi formule native di programmi originarie del contesto mediale della radio, per questo particolarmente interessanti: la radiocronaca, il quiz, i programmi di telefonate e dediche, ... Il concetto di genere applicato alla radio è inefficace. Il genere è un'etichetta che serve a far dialogare chi produce e chi consuma. Il genere non è una categoria fissa, ma una funzione attivata da tutti coloro che la usano in situazioni concrete di fruizione.

IL MODELLO DI PROGRAMMAZIONE DELLA RADIO AMERICANA

Negli anni '50 in America è nato il rock. La radio ha iniziato a trasmetterlo facendolo così conoscere. Senza la radio il futuro del rock non sarebbe stato così importante.

Le prime emittenti a trasmettere musica rock si accorsero presto del successo di ascolti e di vendite di questa rivoluzione sonora. Il consumo musicale giovanile fuori casa, specie quello nei locali pubblici attraverso i juke-box, suggerì a un imprenditore del Nebraska l'idea di programmare di seguito i primi 40 successi in classifica in uno spazio chiamato "Top 40 Show" e di concentrare su questo principio tutta la programmazione.

Il formato

Il formato diventa una sorta di carta d'identità dell'emittente radiofonica: contiene i caratteri dell'offerta di una radio e viene studiato e definito per arrivare a un pubblico specifico.

In ambito televisivo un format garantisce a un'emittente tv un minor rischio nella programmazione dal momento che può essere comprato e venduto, importato ed esportato e che si può quindi avere un feedback da qualche altro paese in cui quella trasmissione ha avuto successo.

Il formato radiofonico modella invece la programmazione di un'emittente nella sua totalità e non è oggetto di compravendita sul mercato. In generale un formato radiofonico deve stabilire con precisione a chi è rivolta la radio, che tipo di programmazione vuole proporre, quali stili musicali vuole trasmettere, ... La loro scelta è dettata più da ragione di business che dal gusto estetico.

La rotation, il clock e la playlist

La continua richiesta di musica al juke-box fu il principio ispiratore di una programmazione musicale con tempi di ripetizione calcolati in base al successo delle canzoni e l'elaborazione di schemi di rotazione ben precisi.

La rotation stravolge quindi l'idea del palinsesto, introducendo nella radio il principio della ripetizione ciclica e ravvicinata dei programmi e degli elementi che li compongono. In questo modo la radio si ritaglia il ruolo di mezzo che fidelizza attraverso la riproposizione quasi ossessiva dei contenuti e delle forme. La radio diventa un flusso a cui l'ascoltatore può accedere con libertà e che non richiede più lo sforzo di un'attenzione eccessiva.

Il clock è lo schema orario che scandisce i tempi dedicati a ogni porzione di programma: il brano, lo spot, il notiziario, ... Esso serve per assegnare ad ogni elemento la posizione stabilita per renderla stabile nel susseguirsi delle ore. Se ci sono particolari esigenze rispetto alla normale programmazione viene chiamato hot clock.

La playlist è la lista dei brani da suonare in un determinato intervallo di tempo. Come nelle classifiche i brani salgono e scendono progressivamente, anche nella playlist di una radio il 2movimento dei brani è piuttosto graduale. È raro che cambi completamente da una settimana all'altra, anzi il numero delle nuove proposte è solitamente limitato.

Alla ricerca dei target

Il "Top 40 Show" è stato il primo e l'ultimo grande formato musicale di massa. Dagli anni '60 in poi si sviluppano i gusti e le culture e si raffinano dunque gli strumenti di ricerca sul pubblico. Le radio si scavano nicchie di mercato provando a differenziarsi rivolgendosi a pubblici diversi.

Questa varietà diventa presto una totale diversità di prodotti. Ogni emittente si specializza così su una porzione di audience nel proprio contesto di riferimento. Questa tendenza moltiplica la possibilità di programmazione e consente di andare incontro a gusti diversi e a target diversi.

Gli elementi su cui si fondano le differenze di formato sono il genere musicale trasmesso, l'età e la popolarità dei brani scelti, la presenza di programmi parlati, ... Quando due emittenti scelgono entrambe di trasmettere grandi successi degli anni '60 con anche qualche canzone in comune, tutto si gioca sulle caratteristiche di ciò che viene trasmesso tra un disco e l'altro.

INFLUENZE (NON) RECIPROCHE

Dal nostro lato dell'oceano la cultura produttiva del broadcasting pubblico passa attraverso la rivoluzione delle "radio pirata". Si tratta di emittenti attive negli anni '60 su navi posizionate in acqua internazionali nei mari del nord Europa che mettono in crisi il modello di programmazione generalista del palinsesto della radio pubblica europea basato su un'offerta di contenuti diversificata, programmando tutto il giorno il rock americano. Non solo queste radio illegali proponevano generi musicali lontani dalle rotazioni della radio pubblica, ma introdussero un modello di radio fortemente orientato al consumo. La più famosa fu Radio Caroline.

Una volta rese illegali le radio pirata, alla BBC fu chiesto di fornire una programmazione che in qualche modo le rimpiazzasse. Da qui questo fermento culturale si diffuse in tutta l'Europa continentale.

TRA SPECIALIZZAZIONE E STANDARDIZZAZIONE

Se la diversità dei formati è un valore per chi ascolta e offre un ventaglio ampio di possibilità tra cui scegliere, non sempre essa si rivela vantaggiosa per chi investe, spende e impiega le proprie risorse.

Da un lato emerge quindi il fenomeno della proliferazione di formati con nomi diversi ma caratteristiche simili. Dall'altro la tendenza della maggior parte delle emittenti a raccogliersi attorno a pochi formati che garantiscono risultati economici sicuri.

La nascita delle radio libere dagli anni '70 ha costituito un tassello fondamentale nello sviluppo del sistema misto. Contemporaneamente, il modello della radio di palinsesto è stato stravolto dalle radio private, influenzate dalle esperienze internazionali libere da vincoli e orientate alla programmazione continua di successi.

3La radio pubblica italiana inizia a porsi il problema di modernizzare il suo stile. L'adozione dei formati americani che penetrano in Italia tra gli anni '80 e '90 è però assai graduale.

La radio inizialmente serve a colmare il deficit nella conoscenza diffusa della musica rock e pop, e lo fa in modi diversi: con la ripetizione ossessiva dei successi musicali, con una programmazione meno meccanica e più argomentata, ...

Le radio in Italia ammortizzano dunque l'avvento dei modelli di programmazione ispirati alle formule americane, che in qualche caso si lanciano nella sperimentazione, ma nella maggior parte dei casi adottano una programmazione che diluisce la propria identità in un palinsesto variegato.

2017: UN'ISTANTANEA DELLA RADIO NAZIONALE OGGI

La situazione editoriale della radiofonia nazionale ha subito recentemente una seria ristrutturazione:

  • Da un lato il servizio pubblico con i suoi 5 canali FM (Rai Radio 1, Rai Radio 2, Rai Radio 3, Isoradio, GR Parlamento) oltre a una ricca offerta di canali DAB+ e web
  • Dall'altro lato il servizio privato con radio appartenenti a gruppi editoriali storici (Radio Deejay, Radio Capital, M2O, Radio 24) e editori di recente ingresso (Radio Mediaset = R101, Virgin Radio, Radio 105, Subasio)

Accanto a queste ultime ci sono emittenti private che fanno capo ad imprenditori radiofonici di lunghissimo corso (RDS, Radio KissKiss, Radio Italia, RTL 102.5). Nel 2016 sono nate due nuove realtà legate a RTL: Radio Freccia e Radio Zeta.

Alcune radio sono dette "di programmi" e forniscono contenuti informativi. Altre radio sono dette "di flusso" e trattano la musica come il contenuto per eccellenza.

Ma perché si dovrebbe scegliere una determinata radio rispetto ad un'altra?

  • Concentrandosi sull'offerta privata si può dividere la radio in music e news, ovvero radio musicali e radio di informazione
  • Concentrandosi sull'offerta pubblica troviamo solo il formato All News

Mentre all'epoca delle radio il parlato aveva un valore prevalentemente politico, oggi è funzionale alla definizione del formato della radio e fa parte di quel processo per cui le radio danno sempre più importanza ai loro conduttori e scelgono di sviluppare una vera e propria programmazione di intrattenimento e di informazione assieme alla programmazione musicale.

L'identità in radio: stile, coerenza, riconoscibilità

La definizione dello stile dell'emittente è un momento delicato in cui si studia l'offerta esistente e si sceglie da che parte posizionarsi. Quanto più un radio sarà gradevole dal punto di vista sonoro, interessante per gli argomenti proposti e divertente nella conduzione, tanto più contenti saranno i suoi ascoltatori.

La coerenza garantisce l'affezione del pubblico. Ci sono alcune caratteristiche proprie della radio che spiegano perché la coerenza è un elemento fondamentale:

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