Politica Economica: il potere di mercato e le inefficienze del monopolio

Slide dall'Università Telematica degli Studi su Politica Economica: il Potere di Mercato. Il Pdf, utile per studenti universitari di Economia, esplora l'inefficienza allocativa del monopolio e le possibili vie d'uscita, come la statalizzazione e l'intervento pubblico, inclusa la teoria dei mercati contendibili.

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Modulo 1– Politica Economica
IL POTERE DI MERCATO
Prof. Andrea TOTO
L’inefficienza allocativa del monopolio

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IL POTERE DI MERCATO

IUL UNIVERSITÀ TELEMATICA DEGLI STUDI Prof. Andrea TOTO @Tutti i diritti riservatiIUL UNIVERSITÀ TELEMATICA DEGLI STUDI

L'inefficienza allocativa del monopolio

Situazione: mercato nel quale un bene sia servito da una sola impresa (monopolista), che persegue la massimizzazione del suo profitto.

La funzione obiettivo dell'impresa monopolista, è la massimizzazione del profitto: T = Q . P(Q) -c(Q) Condizione di ottimo: RMg = c' Dimostrazione: il profitto può essere espresso come T = RIC(Q) -c(Q) Calcolando la derivata prima di tale funzione rispetto a Q e ponendola uguale a zero si ottiene: Οπ = ORIC(Q) oc(Q) = 0

La coppia (QM, PM), cioè la scelta ottimale per l'impresa monopolista, non garantisce l'efficienza allocativa, poiché la quantità prodotta non è quella che eguaglia il prezzo al costo marginale.

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Perdita netta di monopolio

p C R Pm -- S Pc - C T - O' > qm qc q Fonte: Motta, 2004 Perdita netta di monopolio (deadweight loss) Consumatori che sarebbero disposti a pagare più del costo marginale di servirli sono esclusi dall'accesso al bene per via del potere di mercato del produttore

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Equilibrio dell'impresa monopolista e perdita netta

L'equilibrio dell'impresa monopolista e la perdita netta di monopolio B + C = perdita secca di monopolio P(Q), R'(Q), c'(Q) M - 1 c'(Q) 1 A B / / SW C E - 1 1 R'(Q) Dom .: P=P(Q) Q

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Inefficienza allocativa e politiche economiche

  • La presenza di inefficienza allocativa nel punto di ottimo per l'impresa monopolista è talvolta illustrata anche facendo notare la presenza di una perdita netta di monopolio.
  • Infatti, il benessere sociale sarebbe maggiore in perfetta concorrenza rispetto al monopolio.
  • L'inefficienza allocativa associata al monopolio rappresenta la base teorica di tutte le politiche economiche che tendono a contrastare il formarsi di posizioni di monopolio.

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Monopolio Naturale

  • La presenza del monopolio non è da addebitare al comportamento dell'impresa monopolista, ma alla configurazione oggettiva del mercato (cioè alla dimensione della domanda e dei costi di produzione) che rende impossibile che più di un'impresa possa ottenere profitti positivi.
  • In modo più formale, si definisce monopolio naturale quella situazione nella quale, in corrispondenza della quantità che eguaglia il prezzo al costo marginale, il profitto d'impresa è negativo.

P B CMe c' A R' P=P(Q) 70 P C' B CMe P=P(Q) > Q (a) (b)

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Efficienza Dinamica del Monopolio

Joseph Schumpeter Teoria dello sviluppo economico, 1912 - Distruzione creativa

  • Innovazione alla base del processo di crescita Capitalismo, socialismo e democrazia, 1942 - Accumulazione creativa "Se guardiamo ai settori in cui il progresso tecnico è stato più consistente, non troviamo imprese in libera concorrenza, ma grandi società per azioni" il monopolio può garantire una crescita economica più rapida della perfetta concorrenza
  • Innovazione alla base del processo di crescita.
  • Il finanziamento degli investimenti in ricerca è costoso e gli intermediari finanziari sono restii a finanziare progetti il cui rendimento atteso è soggetto a grande rischio per cui il principale canale di finanziamento degli investimenti in ricerca è l'auto-finanziamento.
  • Le imprese in monopolio conseguono profitti più elevati rispetto al caso della perfetta concorrenza, quindi possono impiegare risorse maggiori per finanziare la ricerca generando così maggiori innovazioni e una crescita più veloce.
  • L' ambizione di poter costruire un monopolio e di godere delle rendite monopolistiche spinge le imprese a fare ricerca.
  • La presenza di monopoli appare benefica per la crescita di lungo periodo, sia perché spinge le imprese a investire in ricerca, sia perché consente alle imprese di potere contare su adeguate risorse.

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Inefficienza Dinamica del Monopolio

Kenneth Arrow (1962) «Economic Welfare and the Allocation of Resources for Invention» Individua le caratteristiche fondamentali della conoscenza come bene pubblico e il conseguente problema dell'appropriabilità dei benefici dell'innovazione la concorrenza garantisce l'efficienza statica e un tasso di crescita economica più elevato rispetto a situazioni di monopolio

  • Chi gode di rendite monopolistiche, non ha incentivo a compiere ricerca e sviluppo (e quindi non genera crescita).
  • I monopoli sono tipicamente associati a situazioni nelle quali le informazioni sulla tecnologia sono protette da brevetti e quindi circolano in modo difficoltoso, rallentando il processo di crescita che invece si basa sulla possibilità di usare, conoscere e migliorare le tecnologie delle imprese presenti.
  • L'incentivo all'innovazione è più basso in regime di monopolio perché il profitto addizionale derivante dall'innovazione "rimpiazza" in parte il profitto che già l'impresa otteneva (effetto rimpiazzo)

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Innovazione e Struttura di Mercato

La relazione empirica fra innovazione e struttura di mercato/concentrazione - Fitted exponential quadratic -A Spline 6 Citation weighted patents 4 Indice di Lerner: (P-C')/P 2 Q # brevetti 'pesati' per # citazioni Mark-up % su C' = 1 in monopolio 0 .85 9 .95 1 1 - Lerner Aghion et. al. 2005. Competition and innovation: An inverted U-shape. Quarterly Journal of Economics, May, pp. 701-728.

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L'Inefficienza Statica del Monopolio

Monopolio A. Non tollero monopoli

  • Politiche di liberalizzazione B. Tollero monopoli B1 Tollero monopoli solo se pubblici
  • Politiche di statalizzazione B2 Tollero monopoli privati B2a Contendibilità dei mercati
  • Politiche per la contendibiltà B2b Concorrenza per il monopolio
  • Aste per l'assegnazione di monopoli B2c Regolamentazione Le possibili vie d'uscita dall'inefficienza statica di monopolio B2c(i) Regolamentazione della quantità
  • Politiche di fissazione delle quantità B2c(ii) Regolamentazione della qualità
  • Politiche di fissazione di standard qualitativi B2c(iii) Regolamentazione dei prezzi B2c(iii)' Regolamentazione del prezzo dell'output
  • Politiche di price-cap B2c(iii)" Regolamentazione del rendimento di input
  • Politiche con tetti al rendimento del capitale

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Statalizzare l'impresa

Se l'impresa monopolista guadagna profitti positivi, si può ritenere più giusto che questi vadano alla collettività, cioè ad un'impresa pubblica che poi li verserà al suo "azionista", lo Stato, che li utilizzerà con finalità "sociali".

Si può ritenere che la proprietà pubblica consenta all'impresa monopolista di non comportarsi in modo da rendere massimo il profitto, bensì in modo da rendere massimo il benessere sociale; se il mercato è in condizioni di monopolio naturale ciò implicherà profitti d'impresa negativi, ma la proprietà pubblica renderà possibile coprire con entrate dalla fiscalità generale le perdite operative dell'impresa monopolista che punta al massimo benessere sociale.

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L'intervento pubblico sul privato

Si può regolamentare la quantità. Si può regolamentare il prezzo:

  • regola del price-cap o price-cap dinamico: Api = AP - X , AP = tasso di inflazione
  • limite superiore al tasso di rendimento del capitale Si può generare una concorrenza per il monopolio (Demsetz) Teoria dei mercati contendibili (contestable markets) Se l'entrata e l'uscita delle imprese, su un certo mercato, sono senza costi - cioè tutte le imprese possono entrare e uscire senza sostenere costi irrecuperabili (sunk-costs) - allora anche dove vi fosse un monopolio, il monopolista non potrebbe praticare un prezzo maggiore del costo medio, perché se lo facesse, allora esisterebbero possibilità di profitto per potenziali entranti, cioè sarebbe sempre possibile per qualche impresa entrare nel mercato e vendere ad un prezzo più basso di quello praticato dal monopolista e quindi uscire dal mercato avendo avuto un profitto positivo; questo è un meccanismo di "mordi e fuggi" ("hit and run").

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Oligopolio alla Cournot

Situazione di interazione strategica: la scelta delle quantità da produrre da parte di un'impresa influenza il profitto ottenibile dalle altre imprese La regola di comportamento ottimale dell'oligopolista, in equilibrio, prevede che risulti soddisfatta la relazione p - c' d = SilEdp dove si è la quota di mercato dell'impresa i e Edp indica l'elasticità della domanda al prezzo). L'oligopolio alla Cournot genera un'inefficienza statica, perché il prezzo ottimo per l'impresa è diverso dal costo marginale di produzione. L'inefficienza statica è tanto minore quanto maggiore è il numero delle imprese sul mercato 7 Si )

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Oligopolio alla Bertrand

La variabile di scelta delle imprese è il prezzo da praticare, anziché la quantità da produrre. Paradosso di Bertrand: se le imprese concorrono nei prezzi (e inoltre sono identiche e producono un bene omogeneo), allora è sufficiente che sul mercato siano presenti anche solo due sole imprese, per replicare l'allocazione di perfetta concorrenza. Questo risultato vale sotto condizioni molto restrittive (beni omogenei, stessa struttura dei costi delle imprese) e non è quindi una buona guida per comprendere la realtà dei mercati oligopolistici

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La Concorrenza Monopolistica

Altre forme di mercato con potere di mercato/perdita di efficienza: Concorrenza monopolistica

  • Ogni impresa produce beni differenziati rispetto ai concorrenti e fronteggia una curva di domanda inclinata negativamente
  • La quantità scelta corrisponde a RMg=CMg, quindi P>CMg
  • Nel breve periodo, il potere di mercato è mitigato 0 Dal grado di sostituibilità esistente fra prodotti di diverse «nicchie» 0 Dall'entrata di nuove imprese, che sposta la domanda dell'impresa già presente verso sinistra e la rende più piatta . Nel lungo periodo O il prezzo tende al costo medio (profitti nulli) o ma non coincide con CMg (l'impresa non opera in corrispondenza del punto di minimo della curva del costo medio) o Permane l'inefficienza allocativa

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