Slide sulle crisi e difficoltà tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. La presentazione, utile per lo studio universitario di Storia, esamina le conseguenze economiche e sociali della Grande Guerra, l'ascesa degli Stati Uniti e le politiche di Roosevelt per affrontare la crisi del 1929.
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La Grande guerra si era conclusa lasciando dietro di se enormi danni e milioni vittime. Inoltre, alla fine del conflitto, in tutto il mondo si diffuse la cosiddetta Febbre spagnola, un virus che in due anni provocò la morte di 50 milioni di persone.
Seguirono problemi di natura economica:
Nessuno degli Stati europei, nemmeno tra i vincitori, era uscito rafforzato dalla guerra:
Alla fine della guerra, infatti, il centro finanziario mondiale si era spostato da Londra a New York
La nuova sistemazione politica non aveva eliminato le problematiche etniche perché all'interno dei nuovi Stati nazione, quindi, continuarono a convivere persone di nazionalità diverse. In Cecoslovacchia, per esempio, non abitavano solo popoli slavi - Cechi e Slovacchi - ma anche tre milioni di Tedeschi, residenti nella regione dei Sudeti. Regioni intere della Romania (come la Transilvania) furono abitate da Ungheresi. > Entro i nuovi confini dell'Italia vivevano minoranze tedesche (in Alto Adige) e slave (Sloveni nella Venezia Giulia, Croati in Istria). Nei Balcani la lugoslavia era in realtà uno Stato serbo, in cui Croati, Sloveni, Bosniaci, Macedoni, Albanesi, non erano altro che minoranze nazionali. Così la sistemazione dell'Europa stabilita dai trattati non impedì che negli anni successivi scoppiassero conflitti etnici, né che vi fossero scontri sanguinosi.
Dopo lo scoppio della Grande guerra, le insurrezioni degli irlandesi cattolici(storicamente in costante contrasto con l'Inghilterra fin dal Seicento) si erano intensificate. il giorno di Pasqua del 1916 i nazionalisti irlandesi sollevarono la popolazione di Dublino contro gli Inglesi, che reagirono con una durezza tale da far definire questo evento Pasqua di sangue. Il fallimento della rivolta fu tuttavia seguito, in Irlanda e nella stessa Inghilterra, da due anni di guerriglia e attentati compiuti dall'IRA (Esercito repubblicano irlandese), l'ala militare del Partito nazionalista irlandese . Infine, nel 1922, il Parlamento di Londra riconobbe il nuovo Stato libero d'Irlanda, comprendente l'intera isola tranne le sette contee nordoccidentali (l'Ulster), che ancora oggi appartengono al Regno Unito. L'indipendenza irlandese non era però completa. Il Paese restava infatti un dominio nell'ambito del Commonwealth e pertanto soggetto alla monarchia britannica. Ciò provocò ancora molti anni di sanguinosa guerriglia, finché nel 1937 il primo ministro Eamon de Valera fece approvare dal Parlamento irlandese la costituzione della Repubblica d'Irlanda: il nuovo Stato, che prese il nome di Eire. Divenne tuttavia una Repubblica indipendente e sovrana a tutti gli effetti solo nel 1949, dopo la Seconda guerra mondiale, con l'uscita dal Commonwealth Il Commonwealth britannico, è un'associazione di stati fedeli che nasce nel primo dopoguerra (Irlanda, Canada, Terranova, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda), per rinnovare in ottica benevola i rapporti tra le colonie e la madrepatria inglese, rinunciando a parte del controllo politico e mantenendo quello economico.( essi diventano protettorati) Le colonie che ne entrarono a far parte ottennero larghe autonomie e uguaglianza di diritti con la madrepatria, a cui erano unite dalla comune fedeltà alla corona britannica. A questi Paesi si aggiunsero, nel secondo dopoguerra, l'India e il Pakistan, poi via via tutte le altre colonie al momento dell'indipendenza.
Durante la grande guerra l'America Latina passa sotto il controllo degli Stati Uniti. Poiché nei paesi europei, provati dalla guerra, ridussero i loro investimenti in queste zone. Gli Stati Uniti ebbero quindi la strada libera per promuovere finanziamenti ai governi e alle banche , investimenti diretti in imprese industriali minerarie e petrolifere, scambi commerciali. I forti interessi economici finirono per creare un rapporto di dipendenza dell' America Latina con gli Stati Uniti che condizionò anche di sistemi politici. Quando nel '29 ci fu la grande crisi degli USA, l'area latino americana ne risentì in maniera enorme e le difficoltà economiche conseguenti crearono tensioni sociali e instabilità politica che portarono all'affermazione di regimi autoritari simili al fascismi europei (Argentina Brasile e Cile videro instaurarsi governi dittatoriali retti dall'esercito e appoggiati dalle oligarchie locali). Nel 1910 In Messico scoppiò una rivoluzione, guidata da Villa e Zapata, che pose fine al governo dittatoriale di Porfirio Diaz. Ma la rivoluzione fu seguita da una guerra civile molto turbolenta segnata da enormi rivalità tra i leader politici che si concluse nel 1917 con l'elezione del presidente della Repubblica Venustiano Carranza che promulgò una costituzione democratica. Ma nel 1920 Carranza venne ucciso il governo del Messico passò ai militari che consolidarono il modello populista del partito unico che resterà al potere fino al 1934.
Con la Grande guerra anche l'impero ottomano, con il Trattato di Sèvres (1920), fu smembrato. La sovranità del sultano fu limitata alla sola città di Istanbul e a una parte della penisola anatolica, dove gli alleati vincitori (Francesi, Inglesi, Greci e Italiani) stabilirono guarnigioni militari. I nazionalisti turchi però si rifiutarono di subire le umilianti condizioni di pace e si ribellarono. Alla loro testa si pose un valente capo militare, Mustafa Kemal Pascià, chiamato in seguito ATATURK, cioè "padre dei Turchi" . Kemal convinse gran parte dell'esercito a lottare per l'indipendenza della Turchia, minacciata di smembramento, mobilitando anche molte personalità politiche. turca contro il governo di Istanbul e contro i suoi alleati greci Guidò egli stesso la guerra d'indipendenza, che sconfisse nel 1922. Conseguita la vittoria, fece votare dall' Assemblea nazionale la soppressione del sultanato (1922) e la proclamazione della REPUBBLICA TURCA. La comunità internazionale riconobbe, con il Trattato di Losanna (1923), il nuovo Stato, i cui confini erano quelli dell'odierna Turchia. Mala costituzione della Repubblica turca determinò un vasto spostamento di popolazioni: circa due milioni di Greci che vivevano in Turchia furono costretti a rientrare in Grecia ma si tratto più di una deportazione che di un ritorno in patria. Lo stesso accadde per circa mezzo milione di Turchi di religione musulmana residenti in Grecia, che furono obbligati al rientro in Turchia. Ben peggiore fu il destino della minoranza etnica dei Curdi, che in Turchia vennero perseguitati e costretti a migrazioni di massa. Ogni tentativo di ribellione fu sempre duramente represso: ebbe inizio così la QUESTIONE CURDA, cioè il dramma di una popolazione senza Stato, che ancora oggi è lontano dall'essere risolto. Già in precedenzara il 1915 e il 1919, l' Impero ottomano aveva tragicamente deportato e massacrato la minoranza etnica degli ARMENI, che portò al genocidio di circa 1,5 milioni di morti.
In Turchia, la maggioranza dei musulmani aspirava a una società e a uno Stato fondate esclusivamente sulla legge islamica e, per difendere queste idee, anche con le armi, nacquero i primi movimenti islamisti, gruppi militanti politico-religiosi, fra i quali il più importante fu quello dei Fratelli Musulmani, formatosi in Egitto nel 1928. Per questi movimenti «ritornare all'islam delle origini» significava purificare la fede islamica dalle contaminazioni con le altre religioni e soprattutto rifiutare qualsiasi innovazione moderna, sociale e politica, portata dagli stranieri occidentali. Contro il predominio economico e culturale esercitato dagli occidentali, tutti i musulmani dovevano dichiarare la "guerra santa", la jihad, con l'obiettivo di riunire politicamente tutti i popoli islamici in un unico Stato, il califfato. Ma in Palestina le aspirazioni dei nazionalisti arabi si scontrarono con quelle degli immigrati ebrei che, minacciati in Europa da ricorrenti ondate di antisemitismo, si insediarono in quel territorio con la speranza di creare lì un nuovo Stato ebraico, , dopo l'antico regno di Israele, secondo i principi del sionismo(ideologia politica il cui fine è l'affermazione del diritto alla autodeterminazione del popolo ebraico e il supporto ad uno Stato ebraico in quella che è definita Terra di Israele) Presto però la convivenza tra Ebrei, che continuavano ad affluire dall'Europa, e Arabi palestinesi divenne sempre più difficile. Sulla Palestina puntavano le aspirazioni di entrambi i popoli: essa era per gli uni e per gli altri la patria, il territorio sul quale speravano di fondare la loro nazione. Fra le due comunità si manifestarono dunque le prime tensioni e si ebbero i primi scontri, che si accentuarono con l'inizio delle persecuzioni razziste in Europa negli anni Trenta quando il flusso migratorio ebraico aumentò di nuovo. Da queste ostilità si generarono conflitti tra i più dolorosi e violenti del nostro tempo, che sarebbero esplosi nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e avrebbe a lungo insanguinato la regione, prolungandosi fino ai giorni nostri.
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