Documento dall'Università sul Rule Of Law. Il Pdf esplora il concetto di Rule of Law, la distinzione tra legal rules e legal standards, e la loro applicazione nel diritto amministrativo. Vengono analizzati anche i concetti di proprietà e contratto, la codificazione napoleonica e le tensioni sociali, per studenti universitari di Diritto.
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Il concetto di Rule of Law nell'esperienza inglese si radica nella storia e nelle tradizioni giuridiche del Paese. Iniziato con la MAGNA CARTA nel 1215, un documento che stabiliva limiti al potere del monarca e sanciva diritti come l'habeas corpus, la rule of law si è evoluta nel contesto della monarchia inglese, che veniva bilanciata dal potere del Parlamento e da un sistema giuridico che rispettava il principio di legalità.
La COMMON LAW, la tradizione giuridica inglese, affonda le radici nella giurisprudenza e si è sviluppata dal 1066 attraverso le decisioni delle corti, che erano inizialmente soggette al sovrano ma che nel tempo hanno acquisito indipendenza, creando una giurisprudenza vincolante (stare decisis). Questo sistema si è consolidato attraverso la diffusione di decisioni giuridiche tramite i writs, che trasferivano le cause alle corti centrali, accrescendo l'autorità di queste ultime.
ALBERT VENN DICEY, uno dei principali giuristi del XIX secolo, ha definito la Rule of Law inglese attraverso tre principi fondamentali: (1) nessuno può essere punito o subire danni senza una legge applicata dalle corti; (2) ogni individuo è uguale di fronte alla legge, senza distinzione tra funzionari pubblici e cittadini; (3) la costituzione inglese, che non è scritta, si sviluppa attraverso la giurisprudenza, con i giudici che costruiscono i principi costituzionali.
Il concetto di legalità secondo Dicey si contrappone a quello di discrezionalità del potere esecutivo, che è limitato in Inghilterra rispetto ad altri paesi. Tuttavia, la visione di Dicey è stata messa in discussione con l'emergere della giurisprudenza amministrativa, soprattutto con la crescente necessità di affrontare fenomeni come l'immigrazione e la regolamentazione delle grandi forze monopolistiche, che hanno richiesto decisioni amministrative più flessibili.
Inoltre, la riforma penitenziaria negli Stati Uniti ha mostrato che l'uso di criteri giuridici flessibili e di decisioni amministrative può essere giustificato, nonostante le critiche sulla discrezionalità del sistema. Le modifiche apportate alle pratiche penitenziarie, ad esempio la pena indeterminata, hanno sollevato dubbi sulla compatibilità di tale sistema con la Rule of Law, che, secondo alcuni, non dovrebbe lasciare spazio alla discrezionalità eccessiva. > RULE OF MEN
Nel periodo compreso tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, due giuristi americani, Roscoe POUND E FRANKFURTER, hanno affrontato il ruolo e le caratteristiche giuridiche che dovrebbe avere il nascente diritto amministrativo negli Stati Uniti, portando un'importante distinzione tra le legal rules (regole giuridiche) e le legal standards (standard giuridici).
Le legal rules sono leggi generali e astratte, applicabili a tutti in modo uniforme, senza distinzione di persone o condizioni. La legge, in questo caso, si presenta come un principio di universalità, il cui scopo è regolare comportamenti in modo egualitario e prevedibile. L'idea di legal rules è quella che è stata storicamente associata al modello giuridico tradizionale, in cui ogni individuo è soggetto alla stessa legge, senza eccezioni.
Gli standard giuridici, al contrario, sono criteri che consentono a determinati organi amministrativi, come i tribunali o altre autorità pubbliche, di avere una certa flessibilità nelle loro decisioni. Questi standard non stabiliscono regole rigide e universali, ma forniscono un margine di discrezionalità che aiuta a prendere decisioni in contesti complessi, come quelli amministrativi. Tali standard sono stabiliti dal legislatore, ma sono generalmente più generali e flessibili rispetto alle regole giuridiche,permettendo agli organi amministrativi di adattarsi a situazioni concrete, che potrebbero richiedere una valutazione caso per caso.
Ad esempio, quando una legge sull'immigrazione stabilisce che devono essere dichiarati non desiderabili tutti coloro che potrebbero diventare un "peso sociale", essa lascia ampi margini di discrezionalità agli ufficiali per l'immigrazione. Questi ufficiali, di fatto, devono decidere caso per caso se una persona possa essere un peso per la società, sulla base di una prescrizione ambigua che non fornisce criteri precisi e chiari. Questo tipo di ambiguità porta a un eccessivo margine di discrezionalità, che potrebbe trasformarsi in arbitrio.
La necessità di criteri di prevedibilità diventa evidente, in quanto la mancanza di standard giuridici ben definiti potrebbe portare a decisioni incoerenti e non giustificabili, particolarmente in ambito amministrativo. La distinzione tra regole e standard diventa fondamentale per evitare che le decisioni amministrative sfocino in arbitrarietà.
Nel caso della pena indeterminata, il legislatore stabilisce una pena che può variare tra un minimo e un massimo, con la durata effettiva determinata in base al percorso riabilitativo del condannato. Questo tipo di approccio si basa su standard giuridici, in quanto la durata della pena non è predeterminata dalla legge, ma dipende dall'individuo e dalle sue azioni nel tempo. Questo sistema, tuttavia, ha suscitato critiche, poiché alcuni ritenevano che violasse il principio di rule of law per il rischio che le decisioni penitenziarie fossero eccessivamente discrezionali e quindi si trasformassero in rule of man, cioè decisioni definite secondo la volontà della persona/soggetto e non secondo il diritto/legge come richiedeva il rule of law.
La DICHIARAZIONE D'INDIPENDENZA DEGLI STATI UNITI del 1776 nasce da un lungo processo di tensioni politiche e istituzionali tra le 13 colonie inglesi in America e la madrepatria britannica. Le colonie chiedevano da tempo di essere riconosciute come parte integrante del sistema politico inglese, rivendicando il diritto ad avere rappresentanti nel Parlamento di Londra. Questo desiderio si fondava sull'idea del costituzionalismo inglese, secondo cui il Parlamento - formato dalla Camera dei Comuni e dalla Camera dei Lord - rappresentava gli interessi dei cittadini liberi nei confronti della Corona. Tuttavia, nessuna colonia aveva propri rappresentanti in Parlamento, e le loro richieste venivano sistematicamente ignorate.
La goccia che fece traboccare il vaso fu l'imposizione di una nuova tassa da parte del governo inglese, l'ultima di una serie che le colonie avevano già contestato. Questo atto fu percepito come l'ennesima violazione del principio fondamentale "no taxation without representation", ovvero "nessuna tassazione senza rappresentanza". Le colonie, quindi, decisero di rompere definitivamente con l'Inghilterra, ma non fu una scelta facile ne scontata.
Infatti, i coloni erano ancora formalmente sudditi della Corona britannica, legati ad essa da un "VINCOLO DI ALLEGIANCE" (fedeltà), che affondava le sue radici nella tradizione giuridica medievale inglese. Questo vincolo era considerato perpetuo, non disponibile (cioè non rinunciabile) e destinato a durare per tutta la vita. Pertanto, la Dichiarazione d'Indipendenza inizia proprio con una giustificazione politica e morale di questa rottura così radicale: si sostiene che la madrepatria abbia compiuto azioni tanto gravi da rendere necessario, seppur doloroso, spezzare il legame di fedeltà.
È importante sottolineare che i coloni non si opponevano alla tradizione giuridica inglese in sé, né volevano inventare un sistema politico completamente nuovo. Al contrario, si sentivano eredi della rule of law inglese e desideravano semplicemente essere riconosciuti come parte legittima di quella tradizione. La loro rivoluzione era quindi una forma di coerenza con i principi originari dell'Inghilterra, che secondo loro erano stati traditi dalla monarchia. L'indipendenza, quindi, veniva vista come l'unica via possibile per ristabilire un sistema giusto e rappresentativo.
Il nuovo Stato americano nasce quindi in continuità con la tradizione inglese, ma con l'intento di migliorarla, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei diritti individuali. L'Inghilterra, secondo i coloni, aveva fallito nel garantire queste tutele, e proprio per questo gli americani introdurranno meccanismi costituzionali rigidi, capaci di limitare il potere dello Stato ed evitare che degeneri in tirannia
A differenza della Francia rivoluzionaria - che ruppe con il passato e costruì un sistema completamente nuovo - gli Stati Uniti volevano perfezionare l'esperienza inglese, non cancellarla. La loro Costituzione rigida diventa lo strumento per garantire che i diritti individuali siano davvero rispettati, senza negare le radici storiche del diritto anglosassone.
Nelle prime righe della Dichiarazione si afferma la necessità di rompere il legame politico che univa le colonie alla madrepatria, giustificando questa decisione davanti alla comunità internazionale. La parte più famosa è forse il capoverso che inizia con le parole: "Noi riteniamo che queste verità siano di per sé evidenti ... ", in cui si afferma che tutti gli uomini sono creati uguali, dotati di diritti inalienabili come la vita, la libertà e la ricerca della felicità.
Queste affermazioni si fondano sulle TEORIE DEL GIUSNATURALISMO moderno del Seicento, in particolare su autori come John Locke e Thomas Hobbes. Entrambi teorizzavano uno "stato di natura" in cui gli uomini, considerati astrattamente come uguali e liberi, vivevano in una condizione priva di leggie sicurezza. Per Hobbes, da questa situazione di insicurezza nasceva la necessità di stipulare un contratto sociale, affidando a un sovrano il potere di garantire ordine e protezione, anche a costo di sacrificare parte della libertà individuale. Per Locke, invece, i diritti naturali (come la proprietà e la libertà) esistono già nello stato di natura, e il contratto sociale serve solo a proteggerli: da qui nasce l'idea che lo Stato debba essere limitato nei suoi poteri.
La Dichiarazione SI ISPIRA CHIARAMENTE AL PENSIERO DI LOCKE, affermando che i governi sono legittimi solo se fondati sul consenso dei governati e che, se essi tradiscono questo mandato, il popolo ha il diritto di abolirli. Questo è ciò che gli americani ritenevano fosse accaduto con l'Inghilterra: una monarchia che non aveva più agito nell'interesse dei cittadini, e che dunque non meritava più la loro fedeltà.
Nonostante l'enfasi sull'uguaglianza, è impossibile ignorare le contraddizioni presenti già nelle origini degli Stati Uniti. Thomas Jefferson, autore della Dichiarazione, affermava che "tutti gli uomini sono creati uguali" mentre possedeva schiavi afroamericani, come molti altri coloni britannici. Questa profonda incoerenza tra principi enunciati e realtà sociale mostra fin da subito le tensioni e le ipocrisie che segneranno la storia americana, come dimostrato dal lungo percorso che porterà, solo secoli dopo, alla fine della segregazione razziale.
Dopo undici anni dalla Dichiarazione di indipendenza del 1776, le ex colonie americane decidono di dotarsi di una COSTITUZIONE FEDERALE che possa sostituire l'assetto frammentario derivante dagli Articoli della Confederazione. Durante questo periodo, ogni Stato si era dotato di una propria Costituzione, in alcuni casi più democratica e radicale, in altri più moderata e ispirata al principio della separazione e bilanciamento dei poteri. Nel momento in cui si deve scegliere quale modello adottare a livello federale, prevale la linea moderata: si vuole evitare la concentrazione del potere che aveva caratterizzato la dominazione inglese. È necessario dunque creare meccanismi che limitino e bilancino le funzioni statali.
Una delle principali novità della Costituzione americana rispetto al modello inglese è che si tratta di una COSTITUZIONE SCRITTA E RIGIDA, a differenza del diritto costituzionale britannico che si basa su consuetudini e fonti legislative flessibili. Nell'articolo 6, secondo capoverso, viene affermato il principio della supremazia costituzionale, cioè che la Costituzione è la legge suprema dell'Unione, superiore a tutte le altre norme.
La rigidità costituzionale è garantita dall'articolo 5, che prevede un procedimento complesso per la modifica della Carta. Questa rigidità serve a garantire stabilità e durata nel tempo, e si collega direttamente al concetto di potere costituente: gli americani, influenzati dalle idee del giusnaturalismo (in particolare Locke), considerano il potere costituente come l'espressione della sovranità popolare. Tuttavia, a differenza della Francia rivoluzionaria, dove il potere costituente è visto come un'entità sempre attiva e in continuo rinnovamento, negli USA questo potere si esercita una sola volta, con la redazione della Costituzione. Dopo di che, la sovranità popolare si manifesta tramite il voto e la rappresentanza all'interno delle istituzioni previste dalla stessa Costituzione: il potere costituente si esaurisce e lascia spazio al potere costituito.
La Costituzione americana definisce chiaramente i tre poteri fondamentali dello Stato - legislativo, esecutivo e giudiziario - e prevede che essi siano autonomi, indipendenti ma anche reciprocamente controllati, in modo da evitare derive autoritarie.