Metaverso, tecnologia e psicologia: impatto sociale e digitale

Documento di Università sul metaverso, tecnologia e psicologia. Il Pdf esplora il concetto di metaverso, le sue implicazioni tecnologiche e sociali, e il ruolo della filosofia e della psicologia nell'analisi delle nuove tecnologie, con un focus sull'informatica.

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LIBRO E LEZIONI SINCRONE E ASINCRONE
metaverso è una rete interoperabile su larga scala di mondi virtuali
tridimensionali rappresentati in tempo reale. Si può fare esperienza in maniera
sincrona e persistente. Ci può essere un numero illimitato di utenti che hanno
la sensazione individuale di presenza e continuità di dati( identità, storia, diritti
d’acquisto, oggetti comunicazioni e pagamenti).
*Persitenza è la proprietà che permette al metatarso di operare senza fine,
senza possibilità di essere messo in pausa, di essere spento. Le azioni
compiute da un utente rimangono visibili indefinitamente e possono essere
viste anche dagli altri. Es. utente che distrugge oggetto (azioni irreversibili).
-
Per “architettura” si intende l’infrastruttura tecnologica che sorregge le
comunità (ad es nella lezione l’architettura sono le piattaforme di
videostreaming con le chat ecc). Si devono quindi capire le caratteristiche
distintive di queste architetture.
-
Per “strumenti” invece si intendono gli strumenti che abbiamo a disposizione
per indagare (qualitativamente e quantitativamente) e osservare le comunità
digitali.
-
Per testimonianze invece sono quelle di professionisti che lavorano in vari
settori e con vari scopi dentro ai mondi digitali.
1. Fondamenti e paradigmi
Questa prima parte riguarda l’acquisizione di modelli, framework,
interpretazioni e teorie che permettono di spiegarci al meglio la civiltà digitale
(la quale può riguardare mondi medicali, mondi dell’intrattenimento, mondi
dell’intelligenza artificiale, mondi del lavoro che si trasforma...). La civiltà
quindi non si costruisce più attraverso l’oralità o la scrittura, ma attraverso la
programmazione e il codice software; il sé che i soggetti costruiscono è sempre
di più un sé in rete (a networked self). Non si è più quindi nel mondo dei
vecchi media ma in quello dei social network, dei mondi che stanno arrivando
con il metaverso, di nuove piattaforme ed ecosistemi... i quali devono essere
mappati culturalmente e devono essere studiati con paradigmi nuovi.
2. Tecnologie e ambienti
Il secondo passo è familiarizzare con le infrastrutture, le tecnologie e le
architetture che abilitano le persone a queste forme nuove di socialità e
collettività. È importante capire come funzionano le piattaforme del web 2.0
che ci hanno consentito non solo di leggere un giornale o degli articoli online in
maniera statica (che già si poteva fare con il web 1.0) ma anche di creare dei
blog e dei forum di comunità intorno a quel determinato giornale/articolo entro
cui scambiare messaggi e partecipare con la community. Le piattaforme
possono abilitare anche dei team virtuali (come, ad esempio, la nostra classe di
digital education che viene abilitata grazie alla piattaforma di unimore che ci
permette di interagire). Possiamo poi avere anche delle blockchain: oggi molte
comunità che si stanno creando (come ad es quelle che utilizzano le cripto
monete) sono abilitate dall’architettura particolare della blockchain, la quale ha
una struttura sottostante di tipo distribuito. Infine, troviamo anche il
metaverso che sarà costituito da una serie di architetture che avranno come
elementi tecnologici chiave i mondi virtuali e la realtà aumentata/virtuale, e
che richiedono la potenza computazionale, le capacità delle reti di supportare
avatar persistenti, sistemi di pagamento (criptomonete per fare scambi o
acquisti) …
TECNOLOGIA E FILOSOFIA
La filosofia è esperienza ed esercizio dei limiti del pensiero. Poiché molte delle
tecnologie che conosciamo spingono molto in là i limiti del nostro fare e
pensare, la filosofia è una disciplina che può aiutare la società contemporanea
a lavorare sui limiti e sul loro superamento.
Una delle dimensioni tecnologiche che sta crescendo nella nostra
contemporaneità è l’automazione. L’uomo ha cercato da sempre di correggere i
propri limiti attraverso l’uso di strumenti, macchine, dispositivi, robot (…).
Abbiamo conosciuto un’automazione fisica (es: macchine all’interno delle
fabbriche), e più recentemente l’automazione riguarda le abilità cognitive. La
meccanizzazione di alcune funzioni del pensiero è una delle dimensioni rilevanti
delle automazioni contemporanee, a partire dalla rivoluzione del deep learning
e del machine learning: in questo caso si tratta di insegnare ad una macchina
ad imparare, “in autonomia”.
La filosofia può aiutare ad esplorare al meglio queste nuove dimensioni perché
è in grado di entrare molto in profondità, in questi vettori tecnologici.
La filosofia ha e avrà un grande futuro si riuscirà a mettersi al fianco di
ingegneri genetici, costruttori di rete decentralizzati (…) portando il suo
contributo ed esplorando la materia tecnologica.
DALLA CITTA’-STATO ALLA CITTA’-STACK
Filosofia e città hanno un rapporto simbiotico. La polis è il luogo in cui nasce la
filosofia e ha modo di esercitarsi, ma è anche un modo di pensare il mondo, è
essa stessa strumento filosofico con cui oggi riusciamo a guardare le molte
dimensioni della globalizzazione all’interno di cui siamo immersi, ci consente di
concettualizzare.
The stack si compone di sei strati, tutti interconnessi tra loro.
La terra È lo strato che fornisce le fondamenta geofisiche allo stack.
È importante sia perché fornisce il substrato geologico per l'hardware
computazionale, sia perché è strettamente legato alla geopolitica e alla
geoeconomia delle risorse minerarie (estrazione, consumo, rifiuti) e a
quella dei flussi e degli approvvigionamenti energetici vitali.
La nuvola È il livello che gestisce l'intera infrastruttura di enormi
server e database, cavi ottici sottomarini, tecnologie satellitari, servizi
e applicazioni distribuite, producendo l'informatica ubiqua che governa
lo stack. È il livello che, sovrapponendosi e giustapponendosi ad altre
entità giurisdizionali, interroga ulteriormente confini, domini e
sovranità geopolitiche.
La città È lo strato che comprende gli ambienti e le relazioni
emergenti delle metropoli e delle cosiddette megalopoli. Identifica lo

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Metaverso: Rete Interoperabile di Mondi Virtuali

metaverso è una rete interoperabile su larga scala di mondi virtuali tridimensionali rappresentati in tempo reale. Si può fare esperienza in maniera sincrona e persistente. Ci può essere un numero illimitato di utenti che hanno la sensazione individuale di presenza e continuità di dati( identità, storia, diritti d'acquisto, oggetti comunicazioni e pagamenti).

  • Persitenza è la proprietà che permette al metatarso di operare senza fine, senza possibilità di essere messo in pausa, di essere spento. Le azioni compiute da un utente rimangono visibili indefinitamente e possono essere viste anche dagli altri. Es. utente che distrugge oggetto (azioni irreversibili).

Architettura, Strumenti e Testimonianze

  • Per "architettura" si intende l'infrastruttura tecnologica che sorregge le comunità (ad es nella lezione l'architettura sono le piattaforme di videostreaming con le chat ecc). Si devono quindi capire le caratteristiche distintive di queste architetture.
  • Per "strumenti" invece si intendono gli strumenti che abbiamo a disposizione per indagare (qualitativamente e quantitativamente) e osservare le comunità digitali.
  • Per testimonianze invece sono quelle di professionisti che lavorano in vari settori e con vari scopi dentro ai mondi digitali.

Fondamenti e Paradigmi della Civiltà Digitale

  1. Fondamenti e paradigmi Questa prima parte riguarda l'acquisizione di modelli, framework, interpretazioni e teorie che permettono di spiegarci al meglio la civiltà digitale (la quale può riguardare mondi medicali, mondi dell'intrattenimento, mondi dell'intelligenza artificiale, mondi del lavoro che si trasforma ... ). La civiltà quindi non si costruisce più attraverso l'oralità o la scrittura, ma attraverso la programmazione e il codice software; il sé che i soggetti costruiscono è sempre di più un sé in rete (a networked self). Non si è più quindi nel mondo dei vecchi media ma in quello dei social network, dei mondi che stanno arrivando con il metaverso, di nuove piattaforme ed ecosistemi ... i quali devono essere mappati culturalmente e devono essere studiati con paradigmi nuovi.

Tecnologie e Ambienti per la Socialità Digitale

  1. Tecnologie e ambienti Il secondo passo è familiarizzare con le infrastrutture, le tecnologie e le architetture che abilitano le persone a queste forme nuove di socialità e collettività. È importante capire come funzionano le piattaforme del web 2.0 che ci hanno consentito non solo di leggere un giornale o degli articoli online in maniera statica (che già si poteva fare con il web 1.0) ma anche di creare dei blog e dei forum di comunità intorno a quel determinato giornale/articolo entro cui scambiare messaggi e partecipare con la community. Le piattaforme possono abilitare anche dei team virtuali (come, ad esempio, la nostra classe di digital education che viene abilitata grazie alla piattaforma di unimore che ci permette di interagire). Possiamo poi avere anche delle blockchain: oggi molte comunità che si stanno creando (come ad es quelle che utilizzano le cripto monete) sono abilitate dall'architettura particolare della blockchain, la quale ha una struttura sottostante di tipo distribuito. Infine, troviamo anche il metaverso che sarà costituito da una serie di architetture che avranno comeelementi tecnologici chiave i mondi virtuali e la realtà aumentata/virtuale, e che richiedono la potenza computazionale, le capacità delle reti di supportare avatar persistenti, sistemi di pagamento (criptomonete per fare scambi o acquisti) ...

Tecnologia e Filosofia: Limiti del Pensiero

La filosofia è esperienza ed esercizio dei limiti del pensiero. Poiché molte delle tecnologie che conosciamo spingono molto in là i limiti del nostro fare e pensare, la filosofia è una disciplina che può aiutare la società contemporanea a lavorare sui limiti e sul loro superamento. Una delle dimensioni tecnologiche che sta crescendo nella nostra contemporaneità è l'automazione. L'uomo ha cercato da sempre di correggere i propri limiti attraverso l'uso di strumenti, macchine, dispositivi, robot ( ... ). Abbiamo conosciuto un'automazione fisica (es: macchine all'interno delle fabbriche), e più recentemente l'automazione riguarda le abilità cognitive. La meccanizzazione di alcune funzioni del pensiero è una delle dimensioni rilevanti delle automazioni contemporanee, a partire dalla rivoluzione del deep learning e del machine learning: in questo caso si tratta di insegnare ad una macchina ad imparare, "in autonomia". La filosofia può aiutare ad esplorare al meglio queste nuove dimensioni perché è in grado di entrare molto in profondità, in questi vettori tecnologici. La filosofia ha e avrà un grande futuro si riuscirà a mettersi al fianco di ingegneri genetici, costruttori di rete decentralizzati ( ... ) portando il suo contributo ed esplorando la materia tecnologica.

Dalla Città-Stato alla Città-Stack

Filosofia e città hanno un rapporto simbiotico. La polis è il luogo in cui nasce la filosofia e ha modo di esercitarsi, ma è anche un modo di pensare il mondo, è essa stessa strumento filosofico con cui oggi riusciamo a guardare le molte dimensioni della globalizzazione all'interno di cui siamo immersi, ci consente di concettualizzare.

Componenti dello Stack

The stack si compone di sei strati, tutti interconnessi tra loro.

  • La terra È lo strato che fornisce le fondamenta geofisiche allo stack. È importante sia perché fornisce il substrato geologico per l'hardware computazionale, sia perché è strettamente legato alla geopolitica e alla geoeconomia delle risorse minerarie (estrazione, consumo, rifiuti) e a quella dei flussi e degli approvvigionamento energetici vitali.
  • La nuvola È il livello che gestisce l'intera infrastruttura di enormi server e database, cavi ottici sottomarini, tecnologie satellitari, servizi e applicazioni distribuite, producendo l'informatica ubiqua che governa lo stack. È il livello che, sovrapponendosi e giustapponendosi ad altre entità giurisdizionali, interroga ulteriormente confini, domini e sovranità geopolitiche.
  • La città È lo strato che comprende gli ambienti e le relazioni emergenti delle metropoli e delle cosiddette megalopoli. Identifica lo spazio urbano come un territorio sociale e spaziale costruito algoritmicamente per consentire la dotazione umana, ma anche la sua mobilità attraverso una mega-rete di infrastrutture logistiche.
  • L'indirizzo È lo strato che identifica oggetti, interazioni e transazioni in maniera univoca attraverso sistemi di indirizzamento universali, massivi e granulari come il protocollo IPV6 (6). Questo livello fa in modo che ogni oggetto o evento appaia sullo stack come un'entità con cui comunicare e, quindi, potenzialmente interagire con un'interfaccia calcolabile e logistica. A diverse scale spaziali e temporali, oggetti, luoghi e soggetti sono anche in possesso di un indirizzo di rete statico o dinamico.
  • L'interfaccia È il livello che include le modalità e i dispositivi con cui gli utenti mediano e sono mediati all'interno dello stack. Tali interfacce possono essere di diversa natura (cinetica, tattile, gestuale, semiotica, con realtà aumentata o virtuale), al punto che anche l'interfaccia può non essere visibile all'utente in quanto tale. Il contenuto delle interfacce può essere considerato un momento di accesso all'infrastruttura informativa dello stack e alla sua intelligenza artificiale e collettiva.
  • L'utente Questo è lo strato che rappresenta i soggetti che agiscono all'interno grazie alla pila. Rilevante qui è come lo stack vede gli utenti (umani e non, individuali e collettivi, individuali e multi-agente), attraverso i quali si individuano processi di quantificazione (sempre più attraverso tecnologie digitali e artificiali), di qualificazione (piattaforme, protocolli), comportamenti e soggetti.

Strumenti e Testimonianze per le Comunità Digitali

Ad oggi le comunità digitali possono essere studiate quantitativamente o qualitativamente ed esse possono essere studiate anche dal punto di vista dell'antropologo (etnografia della comunità digitali) allo stesso modo in cui viene studiata una tribù; gli etnografi/antropologi, attraverso la metodologia dell'osservazione (ma anche con dei questionari), entrano nelle comunità digitali come partecipanti oppure osservanti descrivendo i comportamenti che accadono in essa e tutte le dinamiche di interazione e logiche, o comunque estraendo le info necessarie per programmare poi un progetto educativo o rieducativo. Esistono anche dei sistemi chiamati "sistemi big data" per andare ad estrapolare le conversazioni sotto forma di testi scritti di una certa comunità, i quali vengono analizzati nei contenuti da sistemi di analisi statistica o di intelligenza artificiale che sono in grado di decretare quali sono gli argomenti maggiori di conservazione della comunità o le parole più utilizzate dagli utenti della comunità, così da mappare i contenuti. Comprendere i linguaggi e i contenuti di una comunità serve infatti per intervenire successivamente in modo più consapevole. Le "network analysis" sono invece uno strumento per analizzare le comunità in quanto reti sociali; in questo caso vengono estratte le informazioni sulle persone che appartengono alla rete e che sono quindi legate tra di loro, si possono capire quali sono le persone tra loro più affini all'interno del gruppo, individuare chi è la persona che ha le capacità di influenzare le altre ... si tratta di un tipo di analisi quantitativa.

Cloud, Reti, Sistemi Distribuiti e Chaos Engineering

Le architetture, connessioni e comunità odierne si creano e si mantengono anche grazie a tecniche nuove che rappresentano la natura dinamica e caotica propria dei mondi digitali che abitiamo. Molti ambienti che siamo soliti frequentare sono sistemi e reti distribuite, sia dal punto di vista geografico che dal punto di vista logico e architetturale, in maniera decentralizzata. Tutte queste architetture, a prescindere dal loro contenuto, hanno delle interfacce immediatamente percepibili all'utente finale, e ciò è reso possibile proprio dalle reti distribuite. Questa configurazione si porta dietro delle complessità e criticità; innanzitutto si parte dal presupposto che gli ambienti e le reti distribuite sono sistemi non lineari.

  • Un sistema lineare è un sistema con composizione semplice: è comprensibile il rapporto tra le sue parti, sappiamo come esse interagiscono tra di loro e si riescono a comprendere le dinamiche causali per cui da A si arriva B in maniera lineare (questa linearità permette anche una migliore analisi e previsione del sistema).
  • Un sistema non lineare invece è un sistema in cui le logiche interattive non sono chiare, le parti interagiscono in modo non predicibile ed hanno geografie diverse per cui risultano essere oscure, e non riusciamo ad avere un modello mentale del suo funzionamento complessivo. Da ciò si deduce come il sistema debba essere conosciuto utilizzando degli strumenti nuovi.

Il fallimento, all'interno di questi sistemi distribuiti e non lineari, è una condizione naturale; non siamo in grado di costruire una rete distribuita così complessa senza immaginare già che un fallimento potrebbe accadere (è proprio per questo si devono utilizzare nuovi approcci per gestire i fallimenti). Questo discorso dovrebbe renderci consapevoli (culturalmente) di quanto la società digitale abbia delle enormi vulnerabilità architetturali, le quali la rendono fallibile. Non si tratta quindi di dire SE un fallimento accadrà (perché pernatura del sistema non lineare è inevitabile), ma di QUANDO e COME il fallimento accadrà. Ad esempio una delle nuove pratiche per contrastare la complessità/caoticità dei sistemi, nata dentro Netflix, (ma che poi si è diffusa su altre società digitali)

  • Chaos engineering cioè una pratica per distruggere le cose, in ambienti controllati e attraverso esperimenti pianificati, in modo tale da costruire confidenza in un'applicazione nel momento in cui viene messa in condizioni turbolente. In sintesi, vengono fatti esperimenti informatici che sollecitano continuamente l'architettura informatica mentre essa è in produzione, in modo che possano emergere vulnerabilità e criticità che prima, all'origine, non si erano individualizzate e successivamente intervenire. Quindi queste

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