Le Coordinate Geopolitiche, Bipolarismo e Decolonizzazione in Storia

Documento dall'Università sulle Coordinate Geopolitiche, Bipolarismo e Decolonizzazione. Il Pdf, un testo accademico di Storia per l'Università, analizza le dinamiche geopolitiche del dopoguerra, il bipolarismo Est-Ovest, la decolonizzazione, la Guerra del Vietnam e il genocidio cambogiano.

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LE COORDINATE GEOPOLITICHE, BIPOLARISMO E DECOLONIZZAZIONE
1) Est-Ovest: il sistema bipolare
Un bipolarismo conflittuale
Una prima coordinata fondamentale del mondo post-bellico corre lungo l'asse Est-Ovest. Intorno a
questi due poli si costituì un sistema di relazioni internazionali chiamato bipolarismo e
caratterizzato dalla competizione tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Le "sfere di influenza"
delineate alla conferenza di Jalta si trasformarono rapidamente in blocchi di alleanze contrapposti.
Ciascuna delle due superpotenze affermava di incarnare un modello di società di valore universale -
il capitalismo e la democrazia liberale da una parte, il socialismo dall'altra - e alternativo rispetto a
quello dell'avversario.
Il progetto americano
Gli Stati Uniti erano usciti dal conflitto con un prodotto nazionale lordo raddoppiato rispetto al
1940; vantavano enormi crediti nei confronti degli alleati; detenevano il primato tecnologico in tutti
i settori strategici e una incomparabile forza militare, rafforzata dal possesso, fino al 1949 esclusivo,
dell'arma atomica.
Il progetto degli Stati Uniti per il dopoguerra era di porsi alla testa di un nuovo ordine
internazionale fondato sulla cooperazione politica ed economica. Washington riformulo in chiave
globale il principio che aveva sempre guidato la sua politica estera: tutelare gli interessi e la
sicurezza nazionali.
Il piano Marshall
La prima preoccupazione di Washington fu di creare un solido sistema di alleanze in Occidente
sotto la direzione americana. La costruzione del blocco occidentale avvenne con strumenti sia
politici sia economici. Il piano concedeva fondi per finanziare l'acquisto di macchinari, attrezzature,
materie prime dagli USA o da altri paesi. Fra il 1948 e il 1951 i governi europei ottennero così oltre
12 miliardi di dollari. Nel complesso, fra aiuti bellici e piano Marshall, si calcola che nel periodo
1942-1952, gli Stati Uniti abbiano inviato in Europa circa 100 miliardi di dollari.
Il piano Marshall rispondeva certamente agli interessi economici degli Stati Uniti, perché la
ricostruzione dell'Europa era un requisito necessario allo sviluppo americano, e alla loro visione
strategica, in quel momento imperniata sul containment. Ciò non toglie che esso sia stato un volano
fondamentale per la ricostruzione e per il successivo sviluppo economico europeo e un efficace
strumento di integrazione economica e politica della comunità euro-atlantica.
La divisione della Germania
Un passo decisivo nella costruzione del blocco occidentale e del sistema bipolare fu compiuto in
Germania. Di fronte al sempre più evidente fallimento delle trattative per una riunificazione
concordata del paese, nella primavera del 1948 i governi americano, inglese e francese forzarono la
situazione: introdussero una moneta unica nella Germania occidentale, prefigurando in tal modo
l'unificazione delle rispettive zone d'occupazione. I sovietici reagirono tentando una prova di forza:
nel giugno 1948 bloccarono i canali di accesso via terra a Berlino (che si trovava nella parte della
Germania controllata dai sovietici), al fine di rendere impossibili i rifornimenti della parte
occidentale della città, e interruppero la fornitura di energia elettrica. La risposta statunitense fu
l'organizzazione di un gigantesco ponte aereo che per quasi un anno rifornì la parte di Berlino
rimasta isolata.
Il braccio di ferro si risolse in un successo per gli Stati Uniti, che diedero un'impressionante
dimostrazione di forza economica e di efficienza. Nel maggio 1949 il blocco venne tolto, ma la crisi
di Berlino rese irreversibile la divisione della Germania in due stati di regime diverso e ostile. Il 23
maggio 1949, nella parte occidentale del paese, nacque la Repubblica federale tedesca (Rft, in
tedesco Bundesrepublik Deutschland, Brd) e il 7 ottobre dello stesso anno, nella parte orientale, la
Repubblica democratica tedesca (Deutsche Demokratische Republik, Ddr).
Il patto atlantico e la Nato
La divisione della Germania e di Berlino nel 1949 sancì la contrapposizione Est-Ovest e la
divisione dell'Europa. Ma nello stesso 1949 un altro atto cemento in modo anche formale il blocco
occidentale: la firma del trattato nord-atlantico, comunemente noto come patto atlantico (4 aprile
1949), un'alleanza politico-militare di tipo difensivo che si dotò di una forza militare integrata sotto
un unico comando, la Nato (North Atlantic Treaty Organization).
L'Unione Sovietica
L'altra superpotenza, l'Unione Sovietica, nel 1945 era in realtà un gigante semidistrutto: venti
milioni di morti e la devastazione di gran parte del territorio nazionale costituivano il prezzo pagato
per la vittoria. Il potenziale economico e militare sovietico era nettamente inferiore a quello
statunitense. Il possesso dell'arma atomica da parte degli americani creava un differenziale di
potenza che i sovietici percepivano come minaccioso.
Anche l'Unione Sovietica, tuttavia, aveva i suoi punti di forza. Il contributo decisivo dato alla
vittoria contro il nazismo ne aveva fortemente accresciuto la popolarità presso ampi ceti popolari e
intellettuali, in Occidente e in Asia.
In realtà, l'obiettivo dell'Urss, in questi anni, non era attaccare l'Occidente, quanto garantire la
propria sicurezza riducendo il divario militare con il blocco occidentale. Mosca lo affronto con
diversi strumenti: il controllo politico diretto nell'Europa orientale, dove favori l'ascesa al potere di
governi subordinati all'Urss; l'accumulo progressivo di potenza industriale e militare; l'influenza
indiretta nell'Europa occidentale, attraverso i partiti comunisti dei diversi paesi. Nel settembre del
1947 venne creato il Cominform, un organismo di "informazione e collaborazione" fra i partiti
comunisti europei.
L'Urss e le "democrazie popolari"
La formazione del blocco sovietico nell'Europa orientale attraversò diverse fasi. In un primo
periodo, tra il 1945 e il 1947, l'Urss appoggiò i comunisti all'interno di governi di coalizione
generalmente composti da comunisti, socialdemocratici, partiti dei contadini, partiti borghesi.
Questi governi realizzarono vaste riforme agrarie e nazionalizzazioni, che ottennero ampio
consenso popolare, soprattutto presso gli strati sociali più poveri.
Fino alla seconda metà del 1947, tuttavia, il controllo sovietico non era ovunque indiscusso.
Addirittura pessimi erano i rapporti con la Iugoslavia di Tito, che volle affermare la propria
autonomia da Mosca giungendo fino all'aperta rottura con Stalin, alla metà del 1948.
Man mano che la rottura con l'Occidente si profilava in modo sempre più chiaro, Stalin operò per
cementare il blocco orientale sotto il dominio sovietico. Con vari sistemi, dai brogli elettorali alle
intimidazioni, ai colpi di stato mascherati (come a Praga nel febbraio 1948, dove i comunisti
estromisero dal governo gli esponenti degli altri partiti), e comunque sotto la pressione esercitata
dalla presenza militare dell'Armata rossa, i governi di coalizione vennero liquidati e si crearono
regimi a partito unico, in genere risultante da una fusione fra partiti comunisti e socialisti. Germania
orientale, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria vennero trasformate in "stati
satelliti", cioè direttamente dipendenti da Mosca. Si iniziò a definirle "democrazie popolari", per
distinguerle da quelle capitalistiche occidentali.
La "sovietizzazione" dell'Europa orientale
Il blocco orientale fu costruito anche con strumenti economici. Nell'immediato dopoguerra l'Unione
Sovietica, in quanto potenza vincitrice, attuò ingenti confische e requisizioni: Ungheria, Romania,
Germania orientale e parte della Cecoslovacchia e della Polonia tedesca dovettero cedere all'Urss, in
seguito ai trattati di pace, impianti industriali, petrolio, cereali, bestiame. Successivamente, i sistemi
economici e politici dei paesi dell'Europa orientale vennero "sovietizzati", introducendo l'abolizione
della proprietà privata e la pianificazione dell'economia, sia pure in modo non uniforme tra i vari
paesi. Stalin rifiutò di aderire al piano Marshall (che era stato proposto anche all'Urss) e impose ai
governi dei paesi satelliti di fare altrettanto, perseguendo l'obiettivo di creare un blocco economico-

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Est-Ovest: il sistema bipolare

Un bipolarismo conflittuale

Una prima coordinata fondamentale del mondo post-bellico corre lungo l'asse Est-Ovest. Intorno a questi due poli si costituì un sistema di relazioni internazionali chiamato bipolarismo e caratterizzato dalla competizione tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Le "sfere di influenza" delineate alla conferenza di Jalta si trasformarono rapidamente in blocchi di alleanze contrapposti. Ciascuna delle due superpotenze affermava di incarnare un modello di società di valore universale - il capitalismo e la democrazia liberale da una parte, il socialismo dall'altra - e alternativo rispetto a quello dell'avversario.

Il progetto americano

Gli Stati Uniti erano usciti dal conflitto con un prodotto nazionale lordo raddoppiato rispetto al 1940; vantavano enormi crediti nei confronti degli alleati; detenevano il primato tecnologico in tutti i settori strategici e una incomparabile forza militare, rafforzata dal possesso, fino al 1949 esclusivo, dell'arma atomica.

Il progetto degli Stati Uniti per il dopoguerra era di porsi alla testa di un nuovo ordine internazionale fondato sulla cooperazione politica ed economica. Washington riformulo in chiave globale il principio che aveva sempre guidato la sua politica estera: tutelare gli interessi e la sicurezza nazionali.

Il piano Marshall

La prima preoccupazione di Washington fu di creare un solido sistema di alleanze in Occidente sotto la direzione americana. La costruzione del blocco occidentale avvenne con strumenti sia politici sia economici. Il piano concedeva fondi per finanziare l'acquisto di macchinari, attrezzature, materie prime dagli USA o da altri paesi. Fra il 1948 e il 1951 i governi europei ottennero così oltre 12 miliardi di dollari. Nel complesso, fra aiuti bellici e piano Marshall, si calcola che nel periodo 1942-1952, gli Stati Uniti abbiano inviato in Europa circa 100 miliardi di dollari.

Il piano Marshall rispondeva certamente agli interessi economici degli Stati Uniti, perché la ricostruzione dell'Europa era un requisito necessario allo sviluppo americano, e alla loro visione strategica, in quel momento imperniata sul containment. Ciò non toglie che esso sia stato un volano fondamentale per la ricostruzione e per il successivo sviluppo economico europeo e un efficace strumento di integrazione economica e politica della comunità euro-atlantica.

La divisione della Germania

Un passo decisivo nella costruzione del blocco occidentale e del sistema bipolare fu compiuto in Germania. Di fronte al sempre più evidente fallimento delle trattative per una riunificazione concordata del paese, nella primavera del 1948 i governi americano, inglese e francese forzarono la situazione: introdussero una moneta unica nella Germania occidentale, prefigurando in tal modo l'unificazione delle rispettive zone d'occupazione. I sovietici reagirono tentando una prova di forza: nel giugno 1948 bloccarono i canali di accesso via terra a Berlino (che si trovava nella parte della Germania controllata dai sovietici), al fine di rendere impossibili i rifornimenti della parte occidentale della città, e interruppero la fornitura di energia elettrica. La risposta statunitense fu l'organizzazione di un gigantesco ponte aereo che per quasi un anno rifornì la parte di Berlino rimasta isolata.

Il braccio di ferro si risolse in un successo per gli Stati Uniti, che diedero un'impressionante dimostrazione di forza economica e di efficienza. Nel maggio 1949 il blocco venne tolto, ma la crisi di Berlino rese irreversibile la divisione della Germania in due stati di regime diverso e ostile. Il 23 maggio 1949, nella parte occidentale del paese, nacque la Repubblica federale tedesca (Rft, in tedesco Bundesrepublik Deutschland, Brd) e il 7 ottobre dello stesso anno, nella parte orientale, la Repubblica democratica tedesca (Deutsche Demokratische Republik, Ddr).

Il patto atlantico e la Nato

La divisione della Germania e di Berlino nel 1949 sancì la contrapposizione Est-Ovest e la divisione dell'Europa. Ma nello stesso 1949 un altro atto cemento in modo anche formale il blocco occidentale: la firma del trattato nord-atlantico, comunemente noto come patto atlantico (4 aprile 1949), un'alleanza politico-militare di tipo difensivo che si dotò di una forza militare integrata sotto un unico comando, la Nato (North Atlantic Treaty Organization).

L'Unione Sovietica

L'altra superpotenza, l'Unione Sovietica, nel 1945 era in realtà un gigante semidistrutto: venti milioni di morti e la devastazione di gran parte del territorio nazionale costituivano il prezzo pagato per la vittoria. Il potenziale economico e militare sovietico era nettamente inferiore a quello statunitense. Il possesso dell'arma atomica da parte degli americani creava un differenziale di potenza che i sovietici percepivano come minaccioso.

Anche l'Unione Sovietica, tuttavia, aveva i suoi punti di forza. Il contributo decisivo dato alla vittoria contro il nazismo ne aveva fortemente accresciuto la popolarità presso ampi ceti popolari e intellettuali, in Occidente e in Asia.

In realtà, l'obiettivo dell'Urss, in questi anni, non era attaccare l'Occidente, quanto garantire la propria sicurezza riducendo il divario militare con il blocco occidentale. Mosca lo affronto con diversi strumenti: il controllo politico diretto nell'Europa orientale, dove favori l'ascesa al potere di governi subordinati all'Urss; l'accumulo progressivo di potenza industriale e militare; l'influenza indiretta nell'Europa occidentale, attraverso i partiti comunisti dei diversi paesi. Nel settembre del 1947 venne creato il Cominform, un organismo di "informazione e collaborazione" fra i partiti comunisti europei.

L'Urss e le "democrazie popolari"

La formazione del blocco sovietico nell'Europa orientale attraversò diverse fasi. In un primo periodo, tra il 1945 e il 1947, l'Urss appoggiò i comunisti all'interno di governi di coalizione generalmente composti da comunisti, socialdemocratici, partiti dei contadini, partiti borghesi.

Questi governi realizzarono vaste riforme agrarie e nazionalizzazioni, che ottennero ampio consenso popolare, soprattutto presso gli strati sociali più poveri.

Fino alla seconda metà del 1947, tuttavia, il controllo sovietico non era ovunque indiscusso. Addirittura pessimi erano i rapporti con la Iugoslavia di Tito, che volle affermare la propria autonomia da Mosca giungendo fino all'aperta rottura con Stalin, alla metà del 1948.

Man mano che la rottura con l'Occidente si profilava in modo sempre più chiaro, Stalin operò per cementare il blocco orientale sotto il dominio sovietico. Con vari sistemi, dai brogli elettorali alle intimidazioni, ai colpi di stato mascherati (come a Praga nel febbraio 1948, dove i comunisti estromisero dal governo gli esponenti degli altri partiti), e comunque sotto la pressione esercitata dalla presenza militare dell'Armata rossa, i governi di coalizione vennero liquidati e si crearono regimi a partito unico, in genere risultante da una fusione fra partiti comunisti e socialisti. Germania orientale, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria vennero trasformate in "stati satelliti", cioè direttamente dipendenti da Mosca. Si iniziò a definirle "democrazie popolari", per distinguerle da quelle capitalistiche occidentali.

La "sovietizzazione" dell'Europa orientale

Il blocco orientale fu costruito anche con strumenti economici. Nell'immediato dopoguerra l'Unione Sovietica, in quanto potenza vincitrice, attuò ingenti confische e requisizioni: Ungheria, Romania, Germania orientale e parte della Cecoslovacchia e della Polonia tedesca dovettero cedere all'Urss, in seguito ai trattati di pace, impianti industriali, petrolio, cereali, bestiame. Successivamente, i sistemi economici e politici dei paesi dell'Europa orientale vennero "sovietizzati", introducendo l'abolizione della proprietà privata e la pianificazione dell'economia, sia pure in modo non uniforme tra i vari paesi. Stalin rifiutò di aderire al piano Marshall (che era stato proposto anche all'Urss) e impose ai governi dei paesi satelliti di fare altrettanto, perseguendo l'obiettivo di creare un blocco economico-politico sotto la direzione dell'Unione Sovietica. Nel 1949 nacque il Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica), con il compito di coordinare le economie dei paesi del blocco sovietico, specularmente opposto al piano Marshall e all'integrazione economica fra Europa occidentale e Stati Uniti.

La guerra di Corea

Con la rivoluzione cinese e l'alleanza sovietica lo scontro Est-Ovest si estese anche all'Asia. Dopo oltre un trentennio di dura dominazione giapponese, durante la guerra la Corea era stata occupata da truppe sovietiche e statunitensi. Ritiratesi le truppe di occupazione, il paese venne diviso in due parti, lungo la linea artificiale del 38° parallelo: il Nord, sotto il regime comunista filosovietico di Kim Il-sung, e il Sud, retto dal governo filostatunitense di Syngman Rhee.

Nel giugno 1950 truppe nordcoreane iniziarono l'invasione della parte meridionale del paese, conquistandone un'ampia area. La reazione statunitense non si fece attendere. La Corea non era considerata da Washington rilevante in sé ma, nella logica della guerra fredda, divenne un simbolo della capacità degli americani di arginare l'espansione del comunismo.

"Purghe" e processi politici a Est

La guerra fredda ebbe pesanti riflessi anche nella vita politica interna delle due superpotenze. In Unione Sovietica si tornò a una situazione simile agli anni più bui dello stalinismo d'anteguerra. Sfruttando l'immensa popolarità che gli veniva dalla lotta vittoriosa contro il nazismo e agitando lo spettro di una nuova guerra, questa volta con l'Occidente capitalistico, Stalin condusse una politica repressiva analoga a quella degli anni trenta; nuove ondate di processi si conclusero con condanne alla pena capitale o con deportazioni nei gulag, che nel 1950 raggiunsero la vetta di 2,8 milioni di detenuti.

Nell'Europa orientale, tra il 1949 e il 1952, processi con accuse pretestuose, basati su confessioni estorte a forza, condannarono al carcere - e di frequente alla pena capitale - migliaia di oppositori, o presunti tali, e di comunisti, spesso ex combattenti della guerra civile spagnola e della Resistenza antinazista. Stalin volle in questo modo stroncare sul nascere ogni tentativo di realizzare "vie nazionali" al comunismo, che avrebbero potuto mettere in discussione il controllo dell'Urss sui paesi satelliti.

Gli Stati Uniti della "caccia alle streghe"

Negli Stati Uniti, dove il democratico Truman perse le elezioni del 1952 a vantaggio del repubblicano ed eroe di guerra Dwight Eisenhower, si scatenò una vera e propria ondata di isteria anticomunista. Si infittirono i controlli di "lealtà" sui funzionari pubblici e le indagini su privati cittadini, e aumentarono potere e fondi di organizzazioni come l'ente investigativo FBI e l'agenzia di spionaggio CIA, istituita nel 1947. Agitando lo spauracchio di una fantomatica "cospirazione comunista internazionale", il senatore Joseph Mccarthy iniziò nel 1950 un'opera di sistematica denuncia di "spie comuniste", che si sarebbero infiltrate in tutti i settori della pubblica amministrazione e nel mondo dello spettacolo, della cultura e dell'insegnamento. Si apri la cosiddetta caccia alle streghe, che sconvolse per alcuni anni la vita politica e culturale statunitense.

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