Documento dall'Università degli Studi di Parma su Educare all'infanzia. Il Pdf esplora il sistema educativo integrato 0-6 anni, analizzando il decreto legislativo 13 aprile 2017 n.65 e le sue implicazioni, con focus su psicologia e sviluppo infantile.
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Scienze dell'educazione e dei processi formativi (Università degli Studi di Parma) Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da Rosanna D'Accardi (rosannadaccardi@icloud.com)Riassunto Educare l'infanzia Verso un sistema integrato 0-6 anni
Il decreto legislativo 13 aprile 2017 n.65 a norma dell'art.1, cmm 180° e 181° e la L. 13 luglio 2015 n.107 stabilisce l'Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni d'età. Impone di guardare ai servizi educativi ( nidi, sezioni Primavera, servizi integrativi e scuole d'infanzia).
Per la prima volta, a livello di ordinamento nazionale si sancisce la necessità di costruire una coerenza educativa tra i servizi 0-6 anni, intendendo con ciò la definizione di una prospettiva pedagogica che si fondi su valori, idee, finalità comuni, da declinare in pratiche educative differenti a seconda dell'età dei bambini.
L'urgenza di affrontare a livello nazionale il tema del sistema educativo 0-6 anni è determinato sicuramente dal fatto che tali sistemi sono nati sottoforma di split system.
Un sistema diviso in 0-3 anni e 3-6 anni, dove troviamo nel primo caso nidi e un'organizzazione comunale, provinciale e regionale. Nel secondo caso invece il gestore è lo Stato o il privato.
Altre divisioni tra i due servizi riguardano le indicazioni del MIUR che non sono così differenti ma prediligono lo studio dei servizi 3-6 anni.
La conseguenza di questo split system è una conoscenza superficiale tra i due sistemi.
Questo termine sembra troppo distante dal contesto educativo.
La pedagogia dell'infanzia si fonda sull'idea della formazione dei bambini come un sostegno alla crescita di tipo olistico, che integra gli aspetti emotivi, cognitivi e sociali dello sviluppo attraverso esperienze significative, guidate e promosse dagli adulti capaci di tenere conto delle peculiarità dell'età infantile.
Divenendo in sostanza dei facilitatori dei processi di crescita.
Secondo Scurati, ad esempio, il curricolo è sia il complesso integrato dell'esperienza scolastica compiuta dallo studente in quanto This document is available free of charge on studocu Scaricato da Rosanna D'Accardi (rosannadaccardi@icloud.com)intenzionalmente rivolta a conseguire il fine della sua formazione sia l'organizzazione delle possibilità offerte dalla situazione scolastica in quanto ordinata allo sviluppo evolutivo del bambino.
Questa riflessione mostra la relazione dell'insegnante, dello studente e di entrambi le parti insieme.
Lo stadio 0-6 anni è un periodo della vita di un individuo in cui vengono messe in campo enormi potenzialità evolutive. Ciò è possibile solo se sorretto da un ambiente relazionale supportante il bambino conquista la capacità di esprimersi e di comunicare. Si fa membro attivo e consapevole.
Sostenere la crescita è dunque un compito ineludibile per chi si occupa di questa fascia di età, poiché lo sviluppo affettivo, sociale, cognitivo non è frutto di sola maturazione ma ha luogo tramite ambienti favorevoli.
L'educazione infantile, è orientata da idee e valori che dipendono dai contesti culturali in cui essa ha luogo: atteggiamenti, le conoscenze.
Non significa neppure che si promuove una crescita che si dipana per tappe standard e sequenziali.
Definisce il curricolo come l'insieme dei saperi propri della nostra cultura, che si presentano suddivisi in discipline specifiche e si caratterizzano per la loro lontananza dalla realtà.
Secondo l'autore è controproducente suddividere ogni argomento in discipline, lezioni e formule.
Il bambino apprende seguendo le cose che gli interessano, quindi solo un'esperienza personale può rendere un apprendimento autentico.
Il filosofo poi propone una dicotomia tra due scuole di pensiero, quella che vede il primato dei saperi disciplinari e quella che considera il bambino come il punto d'inizio, il centro e la meta finale.
Nel primo pensiero il bambino viene inteso come un essere immaturo e le discipline a lui insegnate sono l'unico fine, accettando. Scaricato da Rosanna D'Accardi (rosannadaccardi@icloud.com)Nel secondo invece, tutte le discipline sono sottomesse alla crescita del bambino; sono strumenti che hanno valore in relazione ai bisogni di crescita.
Il punto di partenza è l'esperienza, che però viene sistematizzata dagli occhi degli adulti, e ciò che pone il problema dei fini, degli obiettivi.
Il bambino deve invece, avere la possibilità di fare esperienza e il processo di apprendimento prende origine dalla curiosità e interessi sorti dal rapporto con l'esterno.
Le proposte devono sempre costituire degli arricchimenti di quanto già svolto dai bambini, ma l'adulto ha anche il compito di sostenere i loro sforzi per raggiungere le finalità verso cui intende orientare il processo educativo.
Si può parlare di curricoli per l'infanzia solo se non li si fa coincidere con le discipline, contenuti e nozioni.
Dewey poi propone una riflessione sulla ricerca intesa come processo ipotetico-deduttivo. La ricerca non procede "per prove ed errori", ma è un processo intenzionale finalizzato alla soluzione di problemi: a partire da situazione di disagio e incertezza, attraverso l'osservazione dei fatti, la difficoltà viene precisata e localizzata in modo da giungere alla definizione del problema. Le stesse idee di soluzione vengono vagliate e si giunge alla formulazione di ipotesi, cioè di proposizioni "se-allora" che evidenziano il nesso tra i mezzi che si intendono utilizzare e le azioni che si intendono intraprendere.
L'ipotesi va messa alla prova nella fase di verifica.
Seguendo questa prospettiva è possibile immaginare l'educazione come un processo di soluzione dei problemi e l'insegnante è come un ricercatore che progetta e realizza contesti educativi.
Il progetto che l'educatore va a creare si baserà sulla specificità dell'ambiente, dei bambini e dei contesti.
Non è possibile individuare standard evolutivi validi universalmente, in quanto le direzioni della crescita variano da cultura a cultura e sono in relazione con le finalità e valori. This document is available free of charge on studocu Scaricato da Rosanna D'Accardi (rosannadaccardi@icloud.com)I bambini della prima infanzia richiedono specifici contesti di esperienza essendo possessori di specifiche peculiarità.
È riconosciuto che verso i sei/sette anni avviene una svolta evolutiva, con il passaggio a quella fase dello sviluppo che Freud chiamò "periodo di latenza"
Una fase di tranquillità emotiva che consente al bambino di impegnarsi in compiti intellettuali e dedicarsi all'apprendimento formale.
L'esperienze vissute dal bambino si basano sulla concretezza, che però si va a perdere con il gioco simbolico, nel quale il bambino comincia ad esplorare i significati delle cose.
Il gioco è la modalità espressiva tipica del bambino, un gioco che nei contesti educativi dell'infanzia, condivide con i coetanei, avviandosi al superamento dell'egocentrismo.
Nel nostro paese esiste una lacuna relativa ai servizi 0-6 anni, esistono solo le indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e primaria.
I documenti della rete della commissione europea definiscono obiettivi e standard , il cosiddetto Quality Framework.
Tali documenti concepiscono come unitario il percorso 0-6 anni e i servizi educativi in cui si realizza, in ragione della peculiarità dell'età infantile connessa a un'idea di bambino capace, dotato di risorse e soggetto di diritti.
"Ogni bambino è unico e come tale va sostenuto nel suo percorso di crescita. Percorsi educativi omologanti vanno banditi.
L'infanzia non è solo preparazione al futuro, ma è un tempo da vivere con pienezza.
I servizi educativi dovrebbero essere luoghi di vita, caratterizzati da una prospettiva olistica orientata ad assicurare il benessere e la crescita dei bambini in senso globale tenendo insieme le dimensioni affettive, sociali e cognitive dell'apprendimento.
Il Quality Framework si dichiara favorevole a un'impostazione curricolare dei servizi d'infanzia, che non si propone come vincolo rigido, ma supporto.
La cura costituisce un presupposto fondamentale per favorire la motivazione e il coinvolgimento nei procedi di apprendimento, contribuendo Scaricato da Rosanna D'Accardi (rosannadaccardi@icloud.com)a creare un contesto emotivo rassicurante entro cui i bambini acquisiscono fiducia nelle loro capacità.
L'educazione nei servizi per l'infanzia deve assumere una connotazione più ampia rispetto a quella istruttiva della scuola dell'obbligo.
L'approccio olistico citato, respinge sia l'idea del curricolo come avvicinamento alle discipline, intese come campi del sapere, sia quella di progressione lineare verso il raggiungimento di obiettivi predefiniti; esclude anche l'idea di preparare al grado d'istruzione successivo.
Le pratiche educative efficaci sono quelle che prevedono un coinvolgimento reciproco nella relazione da parte dei bambini e dell'adulto.
Curricolo aperto non significa dispersivo, poiché guidato dalle finalità di ampio respiro e ricalibrato in modo continuo seguendo i progressi dei bambini e delle loro iniziative.
Si predispone allo stesso tempo di competenze professionali, e sono