Documento dall'Università della Svizzera Italiana su Storia della Letteratura Italiana Riassunto. Il Pdf, utile per lo studio universitario di Letteratura, riassume la storia della letteratura italiana, analizzando i contributi di figure come Dante, Petrarca, Boccaccio e Machiavelli, e i contesti storici che li hanno influenzati.
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studocu Storia della Letteratura Italiana Riassunto Storia della critica (Università della Svizzera Italiana) Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da veronica (veronipistoia@gmail.com)1
Storia della letteratura italiana - De Sanctis/Riassunto Biografia Francesco De Sanctis nasce nel 1817 a Morra Irpino (Avellino). Spende il suo primo periodo di formazione a Napoli, poi nel 1833 va nella scuola di Puoti, basata sul valore del dialogo; in seguito criticherà il maestro per pedanteria (anche se sarà il primo ad avvicinarlo all'idea di patriottismo). Nel 1835 inizia ad insegnare. Nel 1848 diviene segretario della commissione per il riordinamento dell'insegnamento pubblico sul territorio del regno italiano. Per via dei moti liberali, è costretto a chiudere la propria scuola e inizia a realizzare i primi scritti critici. Nel 1850 viene incarcerato per tre anni, per essere poi condannato all'esilio in America, ma riesce a sbarcare a Malta e raggiungere Torino, dove insegna in una scuola privata, realizzando alcune conferenze su Dante e partecipando alla realizzazione di riviste. Si trasferisce nel 185? a Zurigo e rientra in Italia nel 18?0 Diventa governatore di Avellino e viene nominato direttore della pubblica istruzione: renderà l'istruzione primaria obbligatoria e migliorerà le università. Muore nel 1883.
Introduzione L'opera è una storia letteraria e una storia della letteratura. La letteratura è, per l'autore, l'essenza della storia di una nazione, non solo nel suo processo storico, ma una rappresentazione simbolica dell'evoluzione dello spirito italiano dal quale deriva la coscienza italiana (consapevolezza nazione che ha come ultimo fine l'unità).
Tema principale: uomo totale, colui che riesce a sviluppare tutte le sue facoltà (affronta spesso come temi la differenza tra classi e la democrazia, facendo riferimento ad avvenimenti precisi come la situazione a Firenze, il sacco di Roma, il concilio di Trento ... ). Dante è un uomo totale perché ha fede, sincerità, forza, saggezza e fantasia, ma troppo coinvolto nella concezione medievale, quindi la Commedia diventa risultato dello scontro tra intelletto e fantasia. De Sanctis critica l'allegoria perché anti-artistica. Petrarca è diviso tra carne e spirito, uomo di transizione tra antico e nuovo, lo definisce artista ma non poeta per l'attenzione che presta al vuoto formalismo; ma è anche instancabile esploratore di se stesso, capace di raccontare una storia umana e reale. Boccaccio è l'autore del mondo umano, in cui la provvidenza è divenuta a caso; per lui l'arte era l'unica cosa seria, quindi non si parla di uomo, ma solo di scrittore. Rinascimento come periodo di decadenza, dovuto a un vuoto estetismo; ignora l'umanesimo e la nascita dell'Accademia fiorentina e parla di Lorenzo de Medici come corrotto e corruttore. Ariosto: autore di capolavoro, che però ha come mancanza l'interiorità, la religione e il patriottismo. Ha capacità di ironizzare e stare sopra al resto del mondo. Tasso: autore soggettivo e sentimentale, anche se verso di lui nutre delle riserve. Marino come cadavere di Tasso e di Petrarca. Controriforma, barocco e Arcadia: criticati come noiosi. Metastasio ammirato per la sua popolarità che segna la fine di un'epoca, dove la poesia abdica per la musica. Gli ultimi due capitoli sono per ridurre al minimo ciò che aveva ancora da dire. Machiavelli è l'unico pescatore del rinascimento, un profeta della rinascita italiana, capace di emanciparsi dalla religione per scoprire il mondo moderno. Vico: poca attenzione, non ne coglie il rifiuto verso l'illuminismo. L'ultimo capitolo trasforma la nuova scienza in letteratura e descrive il 700: romanticismo, Goldoni, Galileo (ha restituito valore alla realtà e alla parola, senza un mondo interiore però), Gozzi e Parini (uomo totale) Alfieri: ne apprezza l'ardore, l'odio per la tirannide, il patriottismo, ma non è un uomo completo come Monti. Foscolo raggiunge la perfezione solo con i Sepolcri. Con Manzoni rinasce la letteratura (parla più delle odi e degli inni piuttosto che dei Promessi sposi). Leopardi inaugura il regno dell'arido vero, del reale, dello scetticismo. This document is available free of charge on studocu Scaricato da veronica (veronipistoia@gmail.com)2 Nell'ultimo capitolo fa anche riferimento al romanticismo europeo, accensando a Hugo, Goethe e Hegel, concludendo con un elenco di ciò che manca alla letteratura italiana. Il pensiero di De Sanctis viene anche espresso durante alcune sue lezioni a Napoli -> invenzione e decadenza e ascesa dell'uomo e delle sue idee con il progresso delle conoscenze e di uno studio sempre più esatto. Realismo -> imitazione della natura, contro la retorica. De Sanctis preferisce le cose alle parole, vive e concrete, ecco perché apprezza Zola anche se ne rifiuta il fatalismo e la concezione del destino ereditario. Desiderava che l'Italia si ispirasse a Dante, Manzoni e Leopardi, coloro che avevano lasciato intatti i più importanti valori morali. Dalla letteratura di De Sanctis capiamo le lacune delle fonti che l'autore aveva a disposizione, ma sapeva anche che si trattava di una sintesi non definitiva. Nel 900 l'opera viene riscoperta da Benedetto Croce e grazie ai nuovi studi si capì che De Sanctis non credeva nell'unità delle arti, ma era solo per la letteratura. De Sanctis rifiuta il misticismo e l'intellettualismo: l'arte non è un prodotto dell'intelletto, della filosofia o della scienza. Era uno studioso di Hegel e vicino ai marxisti, per questo spesso descrive le opere sulla base di antitesi. Definiva l'opera d'arte come una forma organica e concreta, interiore e totale.
Nota al testo L'opera gli è commissionato dall'editore Morano di Napoli nel ... L'autore la stese a Firenze e la prima edizione fu del 1870, il primo volume, e nel 1871 il secondo. La seconda edizione viene fatta a Napoli da Morano nel 1873; la terza rivista dall'autore stesso, nel 1879. La prima edizione critica è quella di Benedetto Croce nel 1912 a Bari.
Capitolo 1 I Siciliani I due più antichi documenti della letteratura italiana sono una canzone di Folcacchiero da Siena e una canzone di Ciullo D'Alcamo, nate sotto Federico II, re di Sicilia. La canzone di Ciullo tratta di un tema frequente: un dialogo tra un amante e una madonna, che prima si nega e poi si concede. La lingua è ancora rozza e incerta, non era ancora fissata, mentre lo era una scuola poetica con le sue forme. All'epica esistevano il latino, per i più colti e il volgare, di uso comune, nato dal romano rustico, sviluppato nei dialetti regionali. Il dialetto siciliano era già al di sopra degli altri, dato che la regione aveva avuto l'influenza araba che le aveva dato il mondo fantastico e quella normanna che le aveva dato la tradizione cavalleresca germanica. La capitale culturale d'Italia era Palermo. Con la caduta degli Svevi, questa cultura stagnò senza riuscire ad acquisire prima maturità e quasi ogni memoria de ne spense. Il carattere di questa poesia è la tenerezza, la vivacità e l'immaginazione, lo stile musicale che danno un'idea di dolce riposo. Finita questa scuola, la vita letteraria italiana si concentrò in Toscana.
Capitolo 2 I Toscani I centri principali erano Bologna e Firenze, dove si sviluppò uno stile strano e semplice, con un volgare più fino. La prima funge da polo scientifico, l'altra invece da centro artistico. Questo due differenti realtà cercano di incontrarsi in figure dotte, dalla coscienza scientifica ma anche interessi poetici. Il nuovo poeta che si viene a formare è un poeta che si fa lume di scienza e la poesia diventa ornamento di una verità filosofica. Il primo autore fu Ciacco dell'Anguillara, fiorentino, capace di imitare la lingua parlata in modo schietto, sincero, istintivo, come fa il popolo. Non esprime i suoi sentimenti, non li conosce, ma dice il fatto e la sua immediata impressione. La nuova lingua è vivace, formata, elegante, semplice e aggraziata. Lo spirito toscano è capace di riportare la realtà della vita, anche se il contenuto è ormai meccanizzato, ripetitivo e stazionario: i temi erano l'amore e il cor gentile, l'amante come cavaliere, come uomo ricco, con l'unico compito di contemplare la donna che costituiva il suo universo. Le tradizione monarchiche non ebbero mai efficacia, perciò i valori cavallereschi, rimasti nell'immaginazione, Scaricato da veronica (veronipistoia@gmail.com)3 divennero frivoli e convenzionali. La vera madre della letteratura, la prima ispirazione è la scienza e il padre è Guido Guinizzelli. Nel 1270 insegnava lettere a Bologna, il volgare era ormai formato e definito come lingua materna; grazie alla fisica, all'astronomia e alla natura rinasce l'immaginazione. Guinizzelli contempla l'amore come idea, con sguardo filosofico. L'artista diventa filosofo, non ancora poeta, ma è quindi la scienza che genera l'arte. Nonostante gli inspiri inizi della letteratura italiana, inaridita dai valori cavallereschi, la scienza riesce a creare una nuova poetica a partire dalle scuole, oscurando tutti i trovatori. Guittone d'Arezzo sentì l'uomo morale, credente, colto nella sua poesia, creando discorsi ingegnosi, fu più un ragionatore che un poeta. Neppure artista perché non aveva misura, melodia, grazia o gusto. Jacopone da Todi scrive come un santo, animato dal divino amore, ignora la filosofia, la teologia, parla schiettamente come il popolo. Maria è trattata con familiarità e insistenza, ma questa mescolanza di cose disparate senza armonia, genera il grottesco. Per via di questa rozza ingenuità alcuni tratti sono bellissimi, il tutto è disarmonico, vicino all'immaginazione popolare. La scienza, per quanto fosse un mondo nuovo, era come il vangelo: si imparava anziché discuterla e chi più ne sapeva, più era ammirato. Per esempio Brunetto Latini cacciava fuori tutto quello che sapeva, senza ragionarci; fu maestro di Cavalcanti e Dante. Intanto l'allegoria diviene una forma fissa che unisce il ragionamento alla poesia. I poeti erano dotti, logici e scienziati prima di essere poeti, grazie alla retorica. Finisce il tempo dei poeti spontanei popolari: ora il pubblico chiede cose e il poeta risponde con intenzione, con la verità, con i fenomeni, attraverso la filosofia e la scienza. L'artista è anche scienziato e in Toscana, soprattutto a Firenze, si forma quest'arte. Cino da Pistoia fu maestro di Petrarca, non uomo, l'amore per Selvaggia lo rese poeta ma sua mente rimase uguale, la sua conoscenza artistica si vede nella forma. Guido Cavalcanti inventa un nuovo stile, a partire dalla filosofia, arricchendo la poesia d finezze retoriche dicendo cose importanti. Fu dotto più che scienziato, artefice più che artista, ma anche il primo poeta italiano degno di questo nome, con il senso e l'affetto del reale: scrive per se stesso, sfogando ed espandendosi nella via che Dante Proseguirà. Così abbiamo il Dolce Stil Novo: con Guinizzelli come precursore, Cino come fabbro e Cavalcanti come poeta; il suo amico Dante Alighieri che con la poesia riusciva a divulgare scienza in modo da renderla fruibile all'intelligenza comune. Amore e opera nei cuori gentili mossi da virtù, intelligenza, il dolce pomo, la bellezza interiore. La donna perciò è nobile intelletto, conoscenza che sveglia l'intelligenza dell'uomo ed è saggia prima di essere bella. L'amante diviene perciò saggio.
Capitolo 3 La Lirica di Dante Dante, nella Vita Nova, si mostra come un autore con la serietà e la sincerità dell'ispirazione. Sotto lo studente, troviamo un cuore puro e nuovo, caratterizzato dall'immaginazione. Di solito è caratterizzato da attenzione formale, ma quando il suo animo è commosso, le sue regole retoriche cadono in favore dell'ispirazione e dell'amore. Beatrice è più vicina al sogno, in quanto di concreto c'è solo uno sguardo, un saluto. Dante non è quindi un amante, ma un poeta. L'amore di Dante si rivela ancora di più nella morte della donna: non è più un concetto o allegoria, ma diventa fantasia, sentimento, verità e sapienza. Non resta sentimento individuale, ma diventa filosofia, principio di vita comune a tutti gli uomini e a tutti gli aspetti della vita, unendo la bellezza alla virtù. La vita è filosofia, la poesia dà voce alla faccia della verità, perciò Dante è sia filosofo che poeta, capace di parlare come un profeta. La poesia va oltre la terra, luogo di passaggio e di prova, quindi anche Beatrice comincia a vivere quando muore. L'obiettivo dell'autore era rendere poetica la filosofia, attraverso una bella forma: questo costituisce un progresso, ma è ancora lontano dall'immaginazione e insieme ai suoi predecessori (Guinizzelli, Cino e Cavalcanti) non si merita la nostra attenzione per quanto riguarda la retorica. Dante non fu un santo, né un filosofo, ma un poeta credente. La fantasia differisce dall'immaginazione: la prima è facoltà creatrice, intuitiva, spontanea, è una vera musa che possiede il segreto della vita. Lavora dentro, è sintesi, crea fantasmi, è organica. La seconda è solo ornamento e coloro, è plastica, analisi, forma immagini opache ed è meccanica. Dante resiste agli sforzi dell'immaginazione e diviene così il promo e il solo poeta, la fantasia del mondo moderno. La donna diviene una pura idea platonica, esemplare di ogni bellezza e virtù, spiritual bellezza grande, luce d'amore, filosofia. La terra è infatti il regno delle ombre, dell'ignoranza e del vizio rappresentato dalla selva, la vera divina commedia è nell'altro mondo: la morte è il principio della vita. Spesso, questo fantasma, è più vicino ad una allegoria che alla realtà, perché la realtà è pura scienza e dove questa inizia, la fantasia, il This document is available free of charge on studocu Scaricato da veronica (veronipistoia@gmail.com)