
Temuto e rispettato ma fondamentalmente isolato nella Roma di primo Settecento per il
difficile obiettivo di ripensare le ragioni della poesia in termini filosofico-conoscitivi,
Gravina sarà riscoperto in una zona avanzata del secolo.
2. GLI STUDI GIURIDICI E STORICO-FILOSOFICI
-Nella NAPOLI di fine Sei e inizio Settecento, riconoscibile specialmente negli appartenenti
a una cultura forense schierata a difesa del potere regale contro le resistenze feudali dei
baroni e le ingerenze curialiste della Chiesa, capace di assumere ruoli decisivi nelle cariche
di governo, della magistratura, dell’università. Negli anni a venire l’ambiente napoletano
rimarrà un sicuro punto di riferimento per letterati e viaggiatori, che non mancarono di
rilevarne l’incisività culturale, il grado di aggiornamento con la circolazione europea delle
idee, la generosa accoglienza riservata agli stranieri. La specificità dell’esperienza
partenopea impedisce un trapasso lineare verso le nuove prospettive del secolo, come
accadrà invece sul versante tipicamente arcadico-razionalistico, che si svilupperà lungo
altre direttrici. Si è di fronte a una qualità assolutamente particolare del far cultura, dotata
di alta propensione speculativa e di energica volontà propositiva. Non a caso la storia
della civiltà meridionale di primo Settecento poggia su rilevanti personalità.
Ricordiamo:
. GREGORIO CALOPRESE: aveva operato a Napoli, animandone i circoli intellettuali, per poi
tornare nella sua città natale (Scalea), fondarvi e dirigere la scuola fino alla morte. La
lezione cartesiana era servita a Caloprese per impostare il metodo analitico del suo
insegnamento, interessato a prendere le distanze sia dalle incertezze di un sapere
probabilistico sia dalla non provata perentorietà delle leggi metafisiche. Ma nel momento
in cui si discute di poesia amorosa, la trattatistica sulle passioni consente al
commentatore di passare dalle osservazioni stilistiche e dal regesto dei <<concetti> e delle
<<sentenze>> su cui si basa la costruzione poetica all’analisi della dinamica delle
situazioni affettive e delle immagini che le <<esprimono al di fuori>>. Ai molti discepoli, il
pensiero calopresiano si offrì come snodo ineludibile, tra ricezione della modernità e
ripensamento della tradizione. Egli lavorava sulle intersezioni di <<ragion>> filosofica e
<<ragion>> poetica.
. PIETRO GIANNONE: intrinseco alla generazione sei-settecentesca del ceto forense per
diretta esperienza nella professione e più radicalmente esposto nel dibattito storico-
politico. Furono la cacciata degli spagnoli da Napoli e l’avvento degli austriaci a
suggerirgli l’ideazione dell’”Historia civile del regno di Napoli”. Nel mutamento dinastico
egli intravede l’occasione per riformare alla base il sistema istituzionale, economico e
amministrativo dello Stato e per chiedere l’abolizione di poteri e privilegi della Chiesa,
causa prima della mancanza di autonomia statuale. L’opera inserisce il nucleo polemico
all’interno di un’ampia riflessione sui rapporti tra conoscenza storica e cultura giuridica, e
si sviluppa lungo una traiettoria che si dipana dalla tarda età romana ai tempi recenti.
. GIAMBATTISTA VICO: importante la sua “De nostri temporis studiorum ratione”. Il dato
rilevante di questa dissertazione consiste nella confutazione del metodo analitico
cartesiano, quello accettato, ma non a caso corretto, da Caloprese. Non si trattava di
negare l’importanza dello studio della natura e del peso della scienza, il problema era
quello di ricondurli all’interno di un sapere più unitario e armonico. IN questa prospettiva
trova uno spazio rilevante il recupero ciceroniano della topica, la raccolta completa dei
luoghi dell’argomentazione, idonea a inventariare e memorizzare i dati possibili di ogni
singola materia al fine di calarli nei casi singoli. L’impiego specifico e sostanziale della
retorica, di cui la topica era parte, apriva gli ambiti della conoscenza verso la pienezza
delle facoltà umane. La sua concezione pedagogico-filosofica si sarebbe dotata di
profondità diacronica con la sua “De antiquissima Italorum sapientia”. Molti studiosi di