Le strategie didattiche di Giovanni Bonaiuti e la progettazione educativa

Documento dall'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia sulle strategie didattiche di Giovanni Bonaiuti. Il Pdf esplora le strategie didattiche, i metodi di formazione e la progettazione educativa, con un focus sul supporto al comportamento positivo e l'architettura simulativa, utile per studenti universitari.

Mostra di più

32 pagine

StuDocu is not sponsored or endorsed by any college or university
LE Strategie Didattiche Bonaiuti Giovanni
Teorie e metodi della formazione +Progettazione nei contesti educativi e formativi
(Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
StuDocu is not sponsored or endorsed by any college or university
LE Strategie Didattiche Bonaiuti Giovanni
Teorie e metodi della formazione +Progettazione nei contesti educativi e formativi
(Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
Downloaded by Carlotta Veronesi (carlottaveronesi1919@gmail.com)
lOMoARcPSD|10138726
1
LE STRATEGIE DIDATTICHE
PREFAZIONE
Possiamo considerare una strategia didattica come una particolare tipologia di piano d’azione, un progetto attuativo di durata
relativamente breve, riconoscibile attraverso una sua univoca denominazione, identificabile in rapporto a un frame o a una cornice
di riferimento generale, che mantiene un suo grado di flessibilità decisionale interno ma che si avvale anche di un set definito di
routine procedurali specifiche e riproducibili e che sulla base di una chiara documentazione e di evidenze acquisite si candida
come la soluzione più efficace, efficiente e attraente, per il conseguimento di taluni obiettivi didattici all’interno di una
determinata tipologia di contesto di apprendimento. Mentre teoricamente le strategie didattiche sono infinite, la ricerca ha il
compito si segnalare quelle meglio identificabili. La teoria didattica non dovrebbe dimenticare che la materia di cui si nutre deriva
dalla pratica stessa, mentre la pratica dovrebbe acquisire dalla teoria una maggior consapevolezza critica e capacità di distacco da
quanto di rigido e autoreferenziale rimane implicito nell’esperienza personale.
CHE COSA SONO LE STRATEGIE DIDATTICHE
La parola “strategia” viene usata in vari ambiti, dalla politica all’economia, per indicare la scelta dei modi e dei mezzi ritenuti più
opportuni al raggiungimento di un risultato. Mosse efficaci da selezionare a partire da un repertorio di attività collaudate
dall’esperienza personale.
Allo stesso modo, una strategia didattica è l’applicazione di un insieme di azioni intenzionali e coerenti, volte al raggiungimento di
un obiettivo educativo; si basa su alcuni riferimenti regolativi applicati in maniera flessibile con una forte attenzione allo
svolgimento dell’azione e continui adattamenti sul campo.
Una strategia, per dirsi tale, dovrebbe possedere alcune caratteristiche:
- Avere una denominazione e una fisionomia tali da renderla riconoscibile tra altre;
- Offrire elementi di trasferibilità e adattabilità a contesti diversi;
- Mostrare un’evidente utilità pratica;
- Aver avuto un numero ragionevole di riconoscimenti positivi per poter confermarne l’efficacia.
Una strategia didattica, infatti, non ha solo l’obiettivo di raggiungere lo scopo, ma anche di farlo bene.
Identificare quali siano le strategie didattiche disponibili non è facile perché il concetto, pur essendo molto popolare, è utilizzato
in modi e con accezioni molto diverse tra loro (c’è chi sostiene che una strategia sia un modello teorico da seguire, oppure delle
tecniche da utilizzare per migliorare l’apprendimento o le varianti di un determinato approccio ecc.). Ma determinare un numero
convincente di strategie non basta, bisogna stabilire anche quali sono quelle più idonee ed efficaci, ma questo è molto difficile a
causa dell’influenza che può essere esercitata sull’oggetto, dagli ideali e dai valori degli insegnanti che possono condizionare il
giudizio finale ecc.; la conseguenza è che ogni azione e ogni risultato possono essere interpretati secondo traiettorie e visioni del
tutto opposte. L’assenza di punti fermi e condivisi porta a legittimare un certo relativismo per cui tutto è “buona pratica”, purchè
questa venga presentata come tale, e allo stesso tempo a suggerire che non valga la pena di preoccuparsi di indicare “modelli
“migliori” di altri. Tuttavia, seppure a fatica, si sta facendo spazio l’esigenza di giungere a identificare criteri standard e condivisi
per la valutazione dei risultati per gli interventi educativi. Questa istanza ha consentito, ad alcun centri specializzati,
l’individuazione delle buone pratiche a partire dalle evidenze, si parla di Evidence Based Education (EBE).
L’impegno dell’EBE è quello di riuscire a indicare, attraverso l’impiego di protocolli di validazione delle esperienze di ricerca, quali
interventi educativi possano risultare efficaci nelle diverse situazioni. Dunque, un obiettivo dell’EBE è quello di mostrare a
insegnanti e educatori, all’interno della grande vastità di pratiche didattiche esistenti, quelle che sono maggiormente efficaci, in
modo da rendere i docenti consapevoli delle loro scelte. Gli strumenti utilizzati sono maggiormente:
la META-ANALISI cioè una tecnica statistica che permette di aggregare e combinare i dati provenienti da ricerche di carattere
sperimentale, generando un indicatore standardizzato, l’effect size (ES), che misura la forza di un fenomeno, tipicamente la
variazione di un risultato dopo un intervento sperimentale. In campo educativo, indica la forza della variabile dipendente,
tipicamente il livello di apprendimento, attraverso il confronto di un gruppo sperimentale e quelli di un gruppo di controllo
o, se in uno stesso gruppo, fra una condizione iniziale e una finale. I più diffusi test statistici per il calcolo dell’effect size in
campo psicologico ed educativo sono ‘r’ di Pearson e d’ di Cohen. Uno dei metodi più semplici per il calcolo dell’ES è il calcolo
della differenza fra le medie dei due gruppi divisa per la media delle deviazioni standard. Se ES <0, l’effetto è negativo, se 0
<ES<0,1 effetto ridotto, se 0,1<ES<0,3, effetto medio, se ES>0,5 effetto ampio. In genere si considera degno di nota se almeno
ES=0,3, anche se gli effetti sono visibili da ES=0,4. E
la SYSTEMATIC REVIEWS (estratto della letteratura su un determinato argomento a partire dalla selezione dei lavori più
significativi).
Dunque, una strategia didattica è un modello riconoscibile, formalizzato e trasferibile, capace cioè di mostrare in maniera chiara
una direzione operativa rivolta al raggiungimento di un obiettivo, che abbia funzionato nel passato e che, con ragionevoli margini
di dubbio, possa funzionare anche in situazioni simili (prima di selezionare un approccio occorre soffermarsi sulla tipologia del
contesto, analizzare i vincoli presenti e stabilire se vi siano i tempi, le condizioni e le capacità siano idonee per poterla applicare).
Anche in ambito educativo si possono rilevare controindicazioni ed effetti collaterali, quindi una volta scelta la strategia va adattata
al contesto e per ottenere il risultato auspicato deve essere integrata o alternata a strategie diverse
Downloaded by Carlotta Veronesi (carlottaveronesi1919@gmail.com)
lOMoARcPSD|10138726

Visualizza gratis il Pdf completo

Registrati per accedere all’intero documento e trasformarlo con l’AI.

Anteprima

Strategie Didattiche di Bonaiuti Giovanni

StuDocu.com LE Strategie Didattiche Bonaiuti Giovanni Teorie e metodi della formazione +Progettazione nei contesti educativi e formativi (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) StuDocu is not sponsored or endorsed by any college or university Downloaded by Carlotta Veronesi (carlottaveronesi1919@gmail.com)LE STRATEGIE DIDATTICHE

Prefazione sulle Strategie Didattiche

Possiamo considerare una strategia didattica come una particolare tipologia di piano d'azione, un progetto attuativo di durata relativamente breve, riconoscibile attraverso una sua univoca denominazione, identificabile in rapporto a un frame o a una cornice di riferimento generale, che mantiene un suo grado di flessibilità decisionale interno ma che si avvale anche di un set definito di routine procedurali specifiche e riproducibili e che sulla base di una chiara documentazione e di evidenze acquisite si candida come la soluzione più efficace, efficiente e attraente, per il conseguimento di taluni obiettivi didattici all'interno di una determinata tipologia di contesto di apprendimento. Mentre teoricamente le strategie didattiche sono infinite, la ricerca ha il compito si segnalare quelle meglio identificabili. La teoria didattica non dovrebbe dimenticare che la materia di cui si nutre deriva dalla pratica stessa, mentre la pratica dovrebbe acquisire dalla teoria una maggior consapevolezza critica e capacità di distacco da quanto di rigido e autoreferenziale rimane implicito nell'esperienza personale.

Definizione di Strategie Didattiche

La parola "strategia" viene usata in vari ambiti, dalla politica all'economia, per indicare la scelta dei modi e dei mezzi ritenuti più opportuni al raggiungimento di un risultato. Mosse efficaci da selezionare a partire da un repertorio di attività collaudate dall'esperienza personale. Allo stesso modo, una strategia didattica è l'applicazione di un insieme di azioni intenzionali e coerenti, volte al raggiungimento di un obiettivo educativo; si basa su alcuni riferimenti regolativi applicati in maniera flessibile con una forte attenzione allo svolgimento dell'azione e continui adattamenti sul campo. Una strategia, per dirsi tale, dovrebbe possedere alcune caratteristiche:

  • Avere una denominazione e una fisionomia tali da renderla riconoscibile tra altre;
  • Offrire elementi di trasferibilità e adattabilità a contesti diversi;
  • Mostrare un'evidente utilità pratica;
  • Aver avuto un numero ragionevole di riconoscimenti positivi per poter confermarne l'efficacia.

Una strategia didattica, infatti, non ha solo l'obiettivo di raggiungere lo scopo, ma anche di farlo bene. Identificare quali siano le strategie didattiche disponibili non è facile perché il concetto, pur essendo molto popolare, è utilizzato in modi e con accezioni molto diverse tra loro (c'è chi sostiene che una strategia sia un modello teorico da seguire, oppure delle tecniche da utilizzare per migliorare l'apprendimento o le varianti di un determinato approccio ecc.). Ma determinare un numero convincente di strategie non basta, bisogna stabilire anche quali sono quelle più idonee ed efficaci, ma questo è molto difficile a causa dell'influenza che può essere esercitata sull'oggetto, dagli ideali e dai valori degli insegnanti che possono condizionare il giudizio finale ecc .; la conseguenza è che ogni azione e ogni risultato possono essere interpretati secondo traiettorie e visioni del tutto opposte. L'assenza di punti fermi e condivisi porta a legittimare un certo relativismo per cui tutto è "buona pratica", purchè questa venga presentata come tale, e allo stesso tempo a suggerire che non valga la pena di preoccuparsi di indicare "modelli "migliori" di altri. Tuttavia, seppure a fatica, si sta facendo spazio l'esigenza di giungere a identificare criteri standard e condivisi per la valutazione dei risultati per gli interventi educativi. Questa istanza ha consentito, ad alcun centri specializzati, l'individuazione delle buone pratiche a partire dalle evidenze, si parla di Evidence Based Education (EBE). L'impegno dell'EBE è quello di riuscire a indicare, attraverso l'impiego di protocolli di validazione delle esperienze di ricerca, quali interventi educativi possano risultare efficaci nelle diverse situazioni. Dunque, un obiettivo dell'EBE è quello di mostrare a insegnanti e educatori, all'interno della grande vastità di pratiche didattiche esistenti, quelle che sono maggiormente efficaci, in modo da rendere i docenti consapevoli delle loro scelte. Gli strumenti utilizzati sono maggiormente:

  • la META-ANALISI cioè una tecnica statistica che permette di aggregare e combinare i dati provenienti da ricerche di carattere sperimentale, generando un indicatore standardizzato, l'effect size (ES), che misura la forza di un fenomeno, tipicamente la variazione di un risultato dopo un intervento sperimentale. In campo educativo, indica la forza della variabile dipendente, tipicamente il livello di apprendimento, attraverso il confronto di un gruppo sperimentale e quelli di un gruppo di controllo o, se in uno stesso gruppo, fra una condizione iniziale e una finale. I più diffusi test statistici per il calcolo dell'effect size in campo psicologico ed educativo sono 'r' di Pearson e 'd' di Cohen. Uno dei metodi più semplici per il calcolo dell'ES è il calcolo della differenza fra le medie dei due gruppi divisa per la media delle deviazioni standard. Se ES <0, l'effetto è negativo, se 0 <ES<0,1 effetto ridotto, se 0,1<ES<0,3, effetto medio, se ES>0,5 effetto ampio. In genere si considera degno di nota se almeno ES=0,3, anche se gli effetti sono visibili da ES=0,4. E
  • la SYSTEMATIC REVIEWS (estratto della letteratura su un determinato argomento a partire dalla selezione dei lavori più significativi).

Dunque, una strategia didattica è un modello riconoscibile, formalizzato e trasferibile, capace cioè di mostrare in maniera chiara una direzione operativa rivolta al raggiungimento di un obiettivo, che abbia funzionato nel passato e che, con ragionevoli margini di dubbio, possa funzionare anche in situazioni simili (prima di selezionare un approccio occorre soffermarsi sulla tipologia del contesto, analizzare i vincoli presenti e stabilire se vi siano i tempi, le condizioni e le capacità siano idonee per poterla applicare). Anche in ambito educativo si possono rilevare controindicazioni ed effetti collaterali, quindi una volta scelta la strategia va adattata al contesto e per ottenere il risultato auspicato deve essere integrata o alternata a strategie diverse 1 This document is available free of charge on StuDocu.com Downloaded by Carlotta Veronesi (carlottaveronesi1919@gmail.com)

Architetture e Strategie Didattiche

Fra le tante strategie conosciute, ne esistono alcune che hanno delle affinità particolari che ne autorizzano la collocazione all'interno di alcune grandi famiglie. Una di queste è quella proposta da Ruth Clark, le "ARCHITETTURE DELL'ISTRUZIONE": cioè delle macrostrutture che si differenziano tra loro in base ad alcuni parametri:

  • Modalità di gestione del processo formativo
  • Strutturazione e autoconsistenza del materiale didattico
  • Livelli di autonomia assegnati agli studenti
  • Tipi di interazioni insegnante-alunno.

Nella formulazione iniziale di Clark sono presenti 4 architetture: RECETTIVA, COMPORTAMENTALE, A SCOPERTA GUIDATA ed ESPLORATIVA. CALVANI (2012): rielabora e integra le dimensioni originali per arrivare a un modello più complesso composto dalle seguenti principali architetture istruttive: RECETTIVA (TRASMISSIVA), COMPORTAMENTALE (DIRETTIVO-INTERATTIVA), SIMULATIVA, COLLABORATIVA, ESPLORATIVA E METACOGNITIVOAUTOREGOLATIVA (STRATEGIE PER APPRENDERE) (queste architetture sono collocabili lungo un continuum che va da un minore coinvolgimento dell'allievo, recettiva, a una sua massima responsabilizzazione, metacognitivo-autoregolativa.

Architetture dell'Istruzione: Fattori e Strategie

Architettura Fattori caratterizzanti Strategia didattica Recettiva (trasmissiva) . Controllo da parte del docente Pre-strutturazione dell'informazione Esposizione classica Esposizione multimodale Comportamental e (direttivo- interattiva) . Controllo da parte del docente . Istruzione sequenziale interattiva . Alta pre-strutturazione dell'informazione . Modellamento (apprendistato) · Interazione continua docente/discente · Importanza dei feedback · Supporto al comportamento positivo Simulativa · Controllo da parte dell'allievo . Studio del caso Simulazione simbolica · Pre-strutturazione dell'informazione all'interno di modelli . Game Based Learning . Forte interazione tra allievo e modello/sistema . Role playing/ drammatizzazione Collaborativa . Controllo da parte dell'allievo · Mutuo insegnamento · Minore/maggiore pre- strutturazione degli obiettivi · Apprendimento cooperativo . Forte interazione fra pari . Discussione Esplorativa . Controllo da parte dell'allievo · Problema Based Learning . Pre-strutturazione dell'informazione scarsa o assente . Metodo dei progetti . Scarsa interazione Metacognitivo- autoregolativa (strategie per auto apprendere) . Trasferimento del controllo da parte del docente allievo . Meta-cognizione e autoregolazione . Crescente capacità del discente di organizzare le informazioni . Controllo completo da parte dell'allievo in seconda istanza Le architetture dell'istruzione sono collocabili lungo un continuum che va da un minore coinvolgimento dell'allievo ad una sua massima responsabilizzazione. Nonostante l'apprendimento richieda sempre l'impegno dell'allievo ci sono delle modalità didattiche che implicano maggiore attività pratica e una crescente autonomia nel reperimento e nell'organizzazione delle informazioni. In questo senso l'architettura recettiva si colloca al livello più basso di questa ipotetica linea dell'impegno attivo del discente, mentre quella metacognitivo-autoregolativa rappresenta il punto più elevato della sua responsabilizzazione.

Caratteristiche delle Architetture Didattiche

Le caratteristiche principali:

  • RECETTIVA (o trasmissiva): è la lezione tradizionale che considera l'allievo come un "vaso da riempire" (l'apprendimento avviene per assorbimento) e l'insegnante come un trasmettitore di nozioni. Interazione tra docente e allievo è minima .; 2 Downloaded by Carlotta Veronesi (carlottaveronesi1919@gmail.com)
  • Interazione assente o scarsa

Non hai trovato quello che cercavi?

Esplora altri argomenti nella Algor library o crea direttamente i tuoi materiali con l’AI.