Documento dall'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia su Appunti Sociologia Generale - Cevolini. Il Pdf esplora l'evoluzione della memoria culturale e dei sistemi di conoscenza, dalla ripetizione alla produzione di nuove informazioni, con contributi di autori come Harrison, Drexel e Muratori.
Mostra di più41 pagine
Visualizza gratis il Pdf completo
Registrati per accedere all’intero documento e trasformarlo con l’AI.
Appunti Sociologia Generale - Cevolini Sociologia Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE) 38 pag. Prova gratis! docsity AI Genera mappe concettuali, riassunti e altro con l'AI ~ Clicca qui Downloaded by: alessia-saselle (alessiasaselle@gmail.com)Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-sociologia-generale-cevolini/5399137/ Downloaded by: alessia-saselle (alessiasaselle@gmail.com)PARTE I
Il termine sociologia è relativamente recente, è inventato nel 1839 dal francese A. Comte ("Corso di filosofia positiva", 1830- 42). La sociologia nasce dallo spirito del positivismo, con l'idea che per cambiare la società in meglio e incoraggiarne il progresso bisogna capirne le leggi. Per comprendere le leggi del progresso sociale, le scienze sociali dovranno essere sviluppate con gli stessi metodi delle scienze naturali, quindi con approccio positivista attraverso il metodo scientifico.
Comte all'inizio non parla di sociologia ma di fisica sociale, termine già coniato da Quételet in ambito però statistico: si notano delle strane ridondanze nella casualità, nella contingenza. Comte per distinguersi allora inventa un nuovo termine: sociologia. Il neologismo è abbastanza improprio, nel senso che si basa sulla parola latina 'societas' e sulla parola greca 'logos', ma è comunque una nuova disciplina, una scienza della società, divisa in statica sociale e dinamica sociale: la statica vuole comprende le regole dell'ordine sociale, la dinamica invece vuole studiare le leggi del divenire con la forma di progresso.
Come ambito di ricerca e di insegnamento, la sociologia si è poco alla volta istituzionalizzata dalla fine dell'Ottocento. Come disciplina scientifica, la sociologia è invece ancora oggi indisciplinata, in quanto non è ancora riuscita a dotarsi di una teoria condivisa da parte di tutti i sociologi. Lo si vede bene dal fatto che non esiste un linguaggio teorico comune condiviso in modo unanime e non c'è neanche una referenza empirica (una realtà a cui fare riferimento) che sia univoca, chiara, obiettiva e precisa. Questa è quella che oggi è chiamata crisi della sociologia.
Qual è l'unità elementare della realtà sociale? Si hanno due risposte distinte: azione, una delle prime risposte, e, quasi mezzo secolo dopo, comunicazione, risposta molto più recente (dalla seconda metà del 1900).
L'unità fondamentale della società è l'azione, però non tutte le azioni sono azioni sociali.
Gli individui hanno una coscienza capace di elaborare senso, quindi sono soggetti, i quali possono possono comportarsi o agire. Nella distinzione tra fare e tralasciare, W. identifica il comportamento. Prima però introduce un'altra distinzione: fra interno (pensare di fare o tralasciare qualcosa) e esterno (fare o tralasciare qualcosa, azione osservabile), ed è su quest'ultima che bisogna concentrarsi. Per quanto riguarda il fare, il soggetto lo può imputare a se stesso o può essere eteroimputato, e ha una ragione; il tralasciare invece non è motivato o intenzionato.
Il comportamento diventa azione quando viene collegato al proprio fare o tralasciare un senso inteso soggettivamente.
Perché un'azione sia sociale, non è sufficiente collegare al proprio fare o tralasciare un senso soggettivo, ma è necessario che il soggetto che agisce si orienti e tenga conto contemporaneamente anche del comportamento degli altri. Si parla perciò di co-orientamento. W. identifica due forme di agire non sociale: l'agire collettivo (es. piove e tutti aprono l'ombrello), a cui viene connesso un senso soggettivo ma non tiene conto del co-orientamento, e l'agire determinato dalla massa (es. uno stadio si svuota perché è diventato pericoloso), quando è quasi determinato dal comportamento della massa e anche in questo caso viene a mancare il co-orientamento.
1 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-sociologia-generale-cevolini/5399137/ Downloaded by: alessia-saselle (alessiasaselle@gmail.com)Attraverso queste due grandi discriminazioni, W. identifica l'unità elementare della società: l'agire sociale.
W. fa un'ulteriore distinzione fra orientamento al comportamento degli altri (noti o anonimi), intesi come soggetti agenti ai quali ci si sta co-orientando, dunque è sociale, e orientamento al comportamento degli oggetti, che, poiché si tratta di oggetti, non ha niente a che fare con l'azione sociale. Nel sistema sociale, ci si dovrà co-orientare non solo al comportamento degli altri, ma anche al co-orientamento degli altri al proprio comportamento. Per questo si parla di circolarità di reciproco co- orientamento. Nel co-orientamento al comportamento degli altri, il comportamento può essere passato, presente o atteso in futuro.
W. parla ora di relazione sociale per indicare il comportarsi di più soggetti agenti che si orienta al comportamento degli altri e si regola di conseguenza (quindi reciprocamente) secondo quello che è il contenuto di senso dell'agire di ciascuno. La circolarità del co-orientamento è la caratteristica determinante, per questo si parla di relazione e non più di azione. Questo concetto è fondamentale poiché la nozione di relazione sociale si avvicina molto al concetto di sistema sociale, anche se egli non usa mai la parola sistema.
Luhmann dice - "un sistema sociale è una connessione di senso tra azioni sociali che si riferiscono le une alle altre e si lasciano delimitare da un ambiente di azioni che non appartengono al sistema". Questo marca un confine di senso e di co- orientamento tra sistema e ambiente.
2 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-sociologia-generale-cevolini/5399137/ Downloaded by: alessia-saselle (alessiasaselle@gmail.com)
Nell'opera "La struttura dell'azione sociale", P. esprime con estrema chiarezza le sue conclusioni teoriche, prima nell'introduzione del libro e poi alla fine.
La prima distinzione che si incontra è tipica della fisica classica: teoria vs. fatto empirico. Ritenerle come separate è un fraintendimento poiché non c'è fatto empirico che non sia descritto attraverso una teoria di riferimento e non c'è teoria che non si riferisca a fatti empirici.
Una teoria è un corpo di concetti generali che si riferiscono a dati empirici e che sono in relazione logica tra di loro. È un po' improprio usare il termine 'corpo', correggibile con 'sistema' (questa correzione la farà P. stesso) costituito da concetti generali, universali e quindi astratti (nella fisica classica vanno sotto il nome di variabili).
Questi concetti generali si riferiscono a dati empirici e si parla quindi di eteroreferenza (referenza alla realtà esterna). Questi concetti sono in relazione logica fra di loro e non ci può essere neanche un concetto di una teoria che sia slegato logicamente dagli altri della medesima teoria. La relazione logica, che deve essere reciproca, fa di questi concetti non solo un insieme ma una teoria. Per questo formano un sistema (dal greco 'ciò che è collegato assieme da una relazione') e non un corpo. Questa relazione logica corrisponde al lato autoreferenziale della teoria.
La conseguenza è che se si fanno osservazioni empiriche che contraddicono i concetti della teoria, o si correggono i concetti o si fa una teoria nuova. Poiché se un concetto cambia, allora cambia anche tutta la teoria, non si può correggerla, bisogna farne una nuova più adeguata ai dati empirici.
I concetti generali si riferiscono sempre a fatti empirici. Un fatto empirico è un'affermazione empiricamente verificabile relativa a un fenomeno concreto, formulata entro un dato schema concettuale. Da notare che utilizza il termine 'affermazione' (e non 'evento'), come descrizione di un fenomeno concreto. Il fatto è sì riferito alla realtà esterna, ma è un fattore interno allo schema concettuale.
Viene prima il fatto empirico o la teoria? Né l'uno né l'altro. La teoria deve essere sempre verificata dai dati empirici e tiene finché ha capacità di previsione dei fatti; allo stesso tempo però nessuno può osservare fatti empirici senza avere uno schema concettuale di riferimento. Quello dell'evoluzione teorica è una forma di autosostituzione di una teoria con un'altra, e questo è implicito dal fatto che tra teoria e dato empirico vi è un rapporto reciproco.
La teoria è un sistema di concetti logicamente chiuso, appunto perché i concetti devono sempre stare in una determinata relazione logica tra di loro. Il sistema teorico è aperto sul piano empirico se è chiuso sul piano logico.
La teoria non dà mai le risposte alle domande ma ci dice piuttosto a quali domande si dovrebbe cercare una risposta.
3 Document shared on https://www.docsity.com/it/appunti-sociologia-generale-cevolini/5399137/ Downloaded by: alessia-saselle (alessiasaselle@gmail.com)