Riassunto Re-inventare la famiglia di Formenti, Università degli Studi di Milano-Bicocca

Documento dall'Università degli Studi di Milano-Bicocca su Riassunto "Re - inventare la famiglia" - Formenti. Il Pdf è un riassunto del libro "Re-inventare la famiglia" di Formenti, utile per lo studio della Psicologia a livello Universitario, che tratta temi come l'ermeneutica pratica e l'approccio sistemico nella famiglia.

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53 pagine

Riassunto "Re - inventare la famiglia" - Formenti
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[Mosse interconnesse che dovrebbero portare l’operatore a rinforzare]
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INTRODUZIONE

Scrivere e pensare, leggere e immaginare il lavoro educativo: istruzioni per l'uso di questa guida

Il libro si basa su una forma di "ermeneutica pratica", un pensiero operativo che nasce dall'azione e ritorna all'azione, costruendo il senso - la teoria - a partire dalla caoticità dell'esperienza. Ogni azione, infatti, contiene una teoria incorporata. Eppure, il senso non è insito nell'azione, né nell'esperienza in sé, ma nasce da un percorso dialogico, composizionale, basato sulla riflessività e sullo scontro di cornici. Senso pratico, direzione, sensibilità: il senso è il "luogo comune" che diventa luogo in comune. Tra le condizioni dell'ermeneutica pratica ci sono la scrittura, per depositare le tracce dell'esperienza, e la conversazione a più voci per interrogarle.

Per questo abbiamo adottato una forma di scrittura narrativo - riflessiva, che invita il lettore a interrogare la propria esperienza. Riconoscendosi e differenziandosi.

Questa guida vuole essere un invito concreto a riconoscere nelle famiglie la totalità, la bellezza, la ridondanza, caratteristiche proprie dei sistemi complessi, e a posizionarsi nei loro confronti in modi utili, sensati, etici. Bisogna sempre tener conto delle reti di relazioni di cura di ciascuno. Quel "qualcuno" che si occupa di loro, deve essere parte integrante dell'intervento.

Re - inventare la famiglia: dalla pedagogia alla composizione

La "pedagogia della famiglia" è una disciplina che fatica a distinguersi da altre. Oggi vi è l'urgenza di una composizione di sguardi. Vera urgenza è la multidisciplinarità intelligente, che non mescola tutte le prospettive in un unico indistinto minestrone, ma che si avvale delle distinzioni, della molteplicità di sguardi e storie, per garantire una pluralità di sapori, approcci e visioni. Vera urgenza, quindi, è superare lo sguardo pan - psicologico, che sembra riuscire a cogliere solo ciò che sta dentro le teste e i cuori, senza tener conto delle pratiche organizzative, relazionali, sociali e culturali. Superare, quindi, la teorizzazione astratta e generalista che non riesce a rendere la pluralità e la specificità delle situazioni, le loro bellezza e unicità.

Re - inventare la famiglia vuol dire re - inventarci come osservatori delle famiglie, rivedere le prospettive e le pratiche che mettiamo in atto. Spostare il focus dalla disciplina al sistema "per quello che è", per come si presenta e come funziona. Nel mondo delle famiglie reali non vi sono la sociologia e la pedagogia, ma relazioni, scambi di informazioni e comunicazioni, oggetti, corpi, case.

La nostra prospettiva è sistemica. La sistemica non richiede una semplice adesione a dei concetti, ma obbliga a un altro modo di guardare, di sentire, di concepire le relazioni. Un modo di com - porsi nella relazione con le famiglie, che richiede di essere praticato, diventando uno stile di pensiero, se non uno stile di vita.

Nel libro sosterremo più volte l'utilità di uno sguardo aperto e curioso: se la famiglia non è un dato, per poterla comprendere bisogna mettersi nella prospettiva della ricerca. Del non sapere. Del perdersi.

Il compito dell'educazione è costruire riflessività e consapevolezza rispetto ai modi in cui una famiglia è stata ed è inventata e re - inventata continuamente.

Il professionista dell'educazione è portatore di uno sguardo, ha un'idea di famiglia, ma non ne è consapevole fino a quando non si confronta / scontra con altri e altre idee.

Molti operatori pensano "questa famiglia è così". Il libro mira a smontare l'uso del verbo essere: le famiglie appaiono, si mostrano, presentano certe caratteristiche in relazione al contesto. I sistemi, infatti, si adattano alle situazioni ed elaborano strategie. Imparano.

Smontare i pregiudizi e le invenzioni è il primo passo per re - inventare la famiglia. Il secondo passo consiste nell'acquisire competenze e capacità di riconoscere quello che c'è: la cultura familiare, le sue strategie per far fronte alle crisi, i copioni di ciascuno dei membri e anche quello che non si vede a un primo sguardo. Terzo passo sarà inventare nuovi pensieri, nuove visioni e nuove possibilità.

Come si impara tutto questo?

Il libro propone un percorso di conoscenza che richiede al lettore una postura attiva, una vera e propria messa in gioco. La direzione è quella proposta dalla sistemica: un approccio espistemologicamente fondato, che coniuga azione e percezione in una cornice estetica e una propensione a stare nei contesti.

Alla fine di ogni capitolo, vi sono delle attività per mettersi alla prova. Sono attività di quattro tipi, che si connettono in un percorso "a spirale" attraverso i movimenti propri della trasformazione, dell'apprendimento e della cura:

[Mosse interconnesse che dovrebbero portare l'operatore a rinforzare]

  • L'esperienza autentica Rinforza il contatto con il presente, con il corpo e i suoi segnali, con le proprie emozioni, vissuti, sentimenti e con l'altro

  • La rappresentazione estetica La capacità di mettersi in gioco e tradurre in simboli e messaggi sensibili i propri pensieri, l'immaginazione, il sogno per riuscire a riconoscerli nell'altro

  • La comprensione intelligente La capacità di formulare ipotesi complesse sulle situazioni sperimentate, moltiplicando gli sguardi e le voci, riconoscendo le differenze, partecipando a conversazioni che cercano composizione intelligente

  • L'azione deliberata L'attitudine a scegliere, cioè ad assumere corsi d'azione deliberata, responsabile, aperta alle conseguenze e disposta a misurarsi con un nuovo ciclo di esperienza

PARTE PRIMA

Lo sguardo dipende dall'azione

C'è un salto logico, anzi epistemologico, tra riconoscere un oggetto interagendo con esso (prendere in mano, guardare, annusare, sfogliare - tutto ciò che il nostro corpo ha per attivare una percezione) e riconoscerlo attraverso una definizione. La percezione non avviene se non c'è movimento.

Nella visione siamo convinti di guardare, da fermi, un mondo stabile. Non è così. La vista non ha nulla di fisso: il mondo che guardiamo è in movimento. Alcuni autori considerano la percezione come esempio particolare di conoscenza, arrivando a dire che noi disegniamo il mondo estraendo da esso le distinzioni che cerchiamo, grazie a un apparato percettivo organizzato e sviluppato.

Lo sguardo dipende dall'azione: se i processi di percezione e di conoscenza dipendono da quello che noi facciamo nel mondo, cioè dalle azioni specifiche che esercitiamo sugli oggetti che incontriamo, non sarà la definizione di questi oggetti a farceli conoscere. Ogni definizione sarà legate a delle azioni, che noi stessi avremo compiuto sugli oggetti o ereditato da altri.

L'idea che ci facciamo degli altri, quindi, è strettamente legata alle azioni comunicative nei contesti. Tutti contribuiscono a definire il senso di quell'azione, alla percezione di quell'azione.

La tesi di questa prima parte è che lavorare con la famiglia richiede una consapevolezza epistemologica, cioè un atteggiamento interrogante nei confronti dei nostri presupposti. Il modello di riferimento in questo libro è quello sistemico. Un modello che mette l'idea di comunicazione al centro di tutti i processi umani e non.

La metafora dello sguardo è parziale. Nella conoscenza della famiglia tutti i sensi sono coinvolti. Il gusto di lavorare con la famiglia non è qualcosa che si insegna. Eppure noi vorremo far toccare con mano a chi legge la possibilità di cogliere l'insieme, di celebrare a complessità e la bellezza delle interrelazioni familiari.

CAPITOLO 1 - Farsi l'orecchio: le invisibili partiture della famiglia (di Laura Formenti)

Il gioco del "se fosse" è una via per aiutare la famiglia a raccontarsi. E la metafora musicale ci consente di entrare ne mondo complesso delle relazioni familiari; per cominciare a farsi l'orecchio sulla famiglia come un tutto integrato, fatto di parole, silenzi, gesti, sguardi, spazi e ritmi di vita condivisi. I teorici dei sistemi considerano la comunicazione umana come un insieme organico di livelli complessi, contesti multipli e circuiti riflessivi. Sceflen paragona la comunicazione a una composizione musicale, poiché entrambe realizzano delle strutture con uno stile e delle specificità proprie, ma anche una configurazione complessiva precisa. La differenza è che la partitura della comunicazione non è formulata per iscritto ed è appresa inconsapevolmente.

Il modello polifonico orchestrale della comunicazione umana fu proposto da Winkin Come alternativa al modello telegrafico. Comunicare, infatti, non è trasmettere informazioni da A a B, ma è partecipare a un'interazione complessa. Il modello orchestrale, dunque, vede nella comunicazione la messa in comune, la partecipazione, la comunione.

Viene proposta la metafora musicale per introdurre il concetto di sistema. Siamo abituati a considerare gli individui come solisti, a prestare attenzione alla singola nota isolata. Per incontrare una famiglia nella sua totalità integrata, bisogna allenare l'orecchio, addestrandolo alla ricerca dell'ecologia, delle connessioni e delle armonie che caratterizzano ogni sistema familiare. Il pregiudizio più radicato è l'idea che tutti i comportamenti si possano o si debbano spiegare ricercandone le cause a partire dalle intenzioni e dai valori dei singoli soggetti. La lettura soggettivistica degli eventi umani è coerente e funzionale all'epoca in cui viviamo, centrata sul mito dell'individuo, per il quale il senso della vita umana sarebbe tutto legato alla capacità del soggetto di esistere, realizzarsi, aver successo, celebrare la propria identità. In un'idea lineare, infatti, il singolo viene isolato dal suo contesto, anzi il personaggio opera come immagine totalizzante e totalitaria.

L'approccio sistematico, invece, si fonda su un'ecologia delle idee e sulla curiosità per tutto quello che non appare immediatamente valido o scontato. Se le idee si sviluppano in un certo modo è perché hanno senso. In questo caso non si butta via niente, ma si adotta una postura di curiosità, per cercare le verità nascoste dietro le storie.

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