Documento di Università sul metaverso, tecnologia e psicologia. Il Pdf esplora il concetto di metaverso, le sue implicazioni tecnologiche e sociali, e il ruolo della filosofia e della psicologia nell'analisi delle nuove tecnologie, con un focus sull'informatica.
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metaverso è una rete interoperabile su larga scala di mondi virtuali tridimensionali rappresentati in tempo reale. Si può fare esperienza in maniera sincrona e persistente. Ci può essere un numero illimitato di utenti che hanno la sensazione individuale di presenza e continuità di dati( identità, storia, diritti d'acquisto, oggetti comunicazioni e pagamenti).
La filosofia è esperienza ed esercizio dei limiti del pensiero. Poiché molte delle tecnologie che conosciamo spingono molto in là i limiti del nostro fare e pensare, la filosofia è una disciplina che può aiutare la società contemporanea a lavorare sui limiti e sul loro superamento. Una delle dimensioni tecnologiche che sta crescendo nella nostra contemporaneità è l'automazione. L'uomo ha cercato da sempre di correggere i propri limiti attraverso l'uso di strumenti, macchine, dispositivi, robot ( ... ). Abbiamo conosciuto un'automazione fisica (es: macchine all'interno delle fabbriche), e più recentemente l'automazione riguarda le abilità cognitive. La meccanizzazione di alcune funzioni del pensiero è una delle dimensioni rilevanti delle automazioni contemporanee, a partire dalla rivoluzione del deep learning e del machine learning: in questo caso si tratta di insegnare ad una macchina ad imparare, "in autonomia". La filosofia può aiutare ad esplorare al meglio queste nuove dimensioni perché è in grado di entrare molto in profondità, in questi vettori tecnologici. La filosofia ha e avrà un grande futuro si riuscirà a mettersi al fianco di ingegneri genetici, costruttori di rete decentralizzati ( ... ) portando il suo contributo ed esplorando la materia tecnologica.
Filosofia e città hanno un rapporto simbiotico. La polis è il luogo in cui nasce la filosofia e ha modo di esercitarsi, ma è anche un modo di pensare il mondo, è essa stessa strumento filosofico con cui oggi riusciamo a guardare le molte dimensioni della globalizzazione all'interno di cui siamo immersi, ci consente di concettualizzare.
The stack si compone di sei strati, tutti interconnessi tra loro.
Ad oggi le comunità digitali possono essere studiate quantitativamente o qualitativamente ed esse possono essere studiate anche dal punto di vista dell'antropologo (etnografia della comunità digitali) allo stesso modo in cui viene studiata una tribù; gli etnografi/antropologi, attraverso la metodologia dell'osservazione (ma anche con dei questionari), entrano nelle comunità digitali come partecipanti oppure osservanti descrivendo i comportamenti che accadono in essa e tutte le dinamiche di interazione e logiche, o comunque estraendo le info necessarie per programmare poi un progetto educativo o rieducativo. Esistono anche dei sistemi chiamati "sistemi big data" per andare ad estrapolare le conversazioni sotto forma di testi scritti di una certa comunità, i quali vengono analizzati nei contenuti da sistemi di analisi statistica o di intelligenza artificiale che sono in grado di decretare quali sono gli argomenti maggiori di conservazione della comunità o le parole più utilizzate dagli utenti della comunità, così da mappare i contenuti. Comprendere i linguaggi e i contenuti di una comunità serve infatti per intervenire successivamente in modo più consapevole. Le "network analysis" sono invece uno strumento per analizzare le comunità in quanto reti sociali; in questo caso vengono estratte le informazioni sulle persone che appartengono alla rete e che sono quindi legate tra di loro, si possono capire quali sono le persone tra loro più affini all'interno del gruppo, individuare chi è la persona che ha le capacità di influenzare le altre ... si tratta di un tipo di analisi quantitativa.
Le architetture, connessioni e comunità odierne si creano e si mantengono anche grazie a tecniche nuove che rappresentano la natura dinamica e caotica propria dei mondi digitali che abitiamo. Molti ambienti che siamo soliti frequentare sono sistemi e reti distribuite, sia dal punto di vista geografico che dal punto di vista logico e architetturale, in maniera decentralizzata. Tutte queste architetture, a prescindere dal loro contenuto, hanno delle interfacce immediatamente percepibili all'utente finale, e ciò è reso possibile proprio dalle reti distribuite. Questa configurazione si porta dietro delle complessità e criticità; innanzitutto si parte dal presupposto che gli ambienti e le reti distribuite sono sistemi non lineari.
Il fallimento, all'interno di questi sistemi distribuiti e non lineari, è una condizione naturale; non siamo in grado di costruire una rete distribuita così complessa senza immaginare già che un fallimento potrebbe accadere (è proprio per questo si devono utilizzare nuovi approcci per gestire i fallimenti). Questo discorso dovrebbe renderci consapevoli (culturalmente) di quanto la società digitale abbia delle enormi vulnerabilità architetturali, le quali la rendono fallibile. Non si tratta quindi di dire SE un fallimento accadrà (perché pernatura del sistema non lineare è inevitabile), ma di QUANDO e COME il fallimento accadrà. Ad esempio una delle nuove pratiche per contrastare la complessità/caoticità dei sistemi, nata dentro Netflix, (ma che poi si è diffusa su altre società digitali)