EVOLUZIONE DELLE TECNICHE DI DIFESA
• Il passaggio da una difesa tradizionale (poco ragionata), basata su una applicazione a calendario di
prodotti fitosanitari, ad una lotta integrata, non qualcosa di netto, ma è un passaggio graduale.
Infatti, il minor apporto chimico, come anche la maggiore sicurezza per gli operatori, non è un qualcosa
che funziona a compartimenti stagni
Nel 1944, l’industria chimica inizia la produzione di insetticidi di sintesi dotati di straordinaria efficacia,
inizia così un periodo di completa fiducia nella lotta chimica.
La svolta è stata sancita dalla scoperta del DDT nel 1939. Si trattava di un prodotto ad uso bellico
mancato, data la sua elevata tossicità.
Col passare del tempo (1950), iniziarono a manifestarsi gli effetti negativi della lotta chimica.
Parliamo, infatti, della comparsa di popolazioni resistenti, di un effetto negativo verso i beneficials
(primi insetticidi troppo efficaci e non selettivi), tossicità ambientale.
A partire dagli anni ’60, inizia ad esserci una presa di coscienza.
Rachel Carson, biologa marina, inizia a studiare gli effetti del DDT sulle reti trofiche e pubblica un libro
“Primavera silenziosa”. Così l’opinione pubblica diventa consapevole dei rischi derivanti dagli
antiparassitari. In particolare, si scopre che il DDT è scarsamente solubile in acqua, è una sostanza
estremamente lipofila che tende ad accumularsi causando così grossi problemi eco-tossicologici.
LOTTA CHIMICA CIECA
• La difesa tradizionale (convenzionale), anche definita “lotta chimica cieca”, si basa sul fatto che una
coltura può essere suscettibile all’attacco di un certo antagonista in un determinato periodo, periodo
durante in quale noi effettueremo il trattamento. Proprio per questo motivo veniva definita “a
calendario”. Chiaramente, con questo criterio di difesa, non ci si preoccupava di capire l’entità della
presenza del fitofago. Non esisteva nessuna forma di assistenza tecnica, pubblica o privata, per cui i costi
non erano tanto elevati. Non si faceva nessuna considerazione ecologica e poche considerazioni
tossicologiche.
LOTTA GUIDATA
• Il passo successivo è stato quello della lotta guidata, la quale ha avuto il suo grosso impulso con
l’introduzione delle trappole a feromoni, che diventano uno strumento di monitoraggio semplice,
relativamente economico e piuttosto efficacie. Ovviamente, bisogna conoscere la biologia della specie
e sapere quanto può essere il livello di proterandria, fenomeno che si basa sul fatto che i maschi
compaiono prima delle femmine. Questa caratteristica dipende dalla specie e dalle condizioni
ambientali, le quali possono ritardare o accelerare lo sviluppo di questo processo. Quindi, è necessario
aver un’idea del livello di proterandrie al fine di definire correttamente i trattamenti insetticidi e
comprendere le curve di sfarfallamento, con le quali nasce il concetto di soglia di intervento.
Parallelamente, vi è maggiore tutela nei confronti degli antagonisti naturali, aumenta il livello di
assistenza tecnica, come anche si ha una maggiore attenzione economica, ecologica e tossicologica.
LOTTA INTEGRATA
• Questa non sostituisce la lotta guidata, ma la perfeziona.
Nella lotta integrata prendono piede mezzi biologici e mezzi biotecnici, cambiano le strategie colturali,
c’ una maggiore attenzione nel non accentuare i problemi fitosanitari, nel limitare le concimazioni in
certi momenti e in determinate fasi vegetative della pianta. Dunque, gli obiettivo dell’agricoltura
moderna non solo l’efficacia, ma anche la sicurezza dell’operatore, del consumatore e dell’ambiente.