Contesti di esperienza nei servizi educativi per bambini da 0 a 6 anni

Documento da Università su Contesti di Esperienza nei Servizi Educativi con Bambine e Bambini da 0 a 6 Anni. Il Pdf di Psicologia analizza le proposte educative e la dimensione socioculturale, le relazioni tra singolo e gruppo, l'eterogeneità degli spazi e il coinvolgimento dei genitori.

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CONTESTI DI ESPERIENZA NEI SERVIZI EDUCATIVI CON BAMBINE E
BAMBINI DA 0 A 6 ANNI
CONTESTO à servizi educativi e scuole dell’infanzia sono contesti d’esperienza
Si tratta di dimensioni centrali nella riflessione e fondamento della progettualità pedagogica,
educativa e didattica dei servizi dell’infanzia
Il contesto dà forma alle intenzioni à divide il contesto di esperienza ed esperienze
PROPOSTE EDUCATIVE à vengono considerate parte ed espressione del contesto, che offre
occasioni di scelta, azione, esplorazione e gioco
Un contesto può essere considerato come un insieme delle possibilità messe a disposizione
Per i bambini un ambiente può essere letto per le funzioni che può assumere: per ciò che si
potrebbe fare.
Ogni ambiente offre opportunità à è necessario prestare attenzione che un ambiente sia il più
possibile coerente con le intenzioni di chi li progetta
Analisi dell’ambiente à invita a considerare le differenze di sguardo tra adulti e bambini nello
stesso contesto à le funzioni individuate possono modificarsi con lo sviluppo
DIMENSIONE SOCIOCULTURALE à viene evidenziato il suo ruolo nei contesti educativi e
scolastici à un primo approfondimento dei vincoli socioculturali si realizza con l’introduzione
del concetto di Affordances potenziali
Esiste:
- Un campo di azioni sostenute da un punto di vista sociale e culturale
- Un campo di azioni vincolate, limitate e condizionate da caratteristiche dell’ambiente e
regole
- Un campo di azioni libere
Diverse categorie attraverso le quali progettare alcune dimensioni contestuali dei servizi
educativi per bambini 0-3 e 3-6 anni:
1. NECESSITÀ EVOLUTIVA DEGLI AMBIENTI CHE SI EVOLVONO INSIEME AI
BAMBINI E GLI ADULTI CHE LI ABITANO à richiede di permettere una adeguata
conoscenza del contesto educativo e di considerare la necessità di adeguamenti o
cambiamenti
In questa direzione, altre due categorie risultano fondamentali:
- Contemporaneità delle esperiente e delle proposte à prevede la possibilità di usare
ambienti diversi scegliendo quali privilegiare
- Permettere ai bambini di avere i propri tempi (visione inclusiva) à sostiene l’autonomia
del bambino e la sua possibilità di scelta
Queste due categorie suggeriscono un’interpretazione di democraticità dell’educazione che
porta tutti ad avere le stesse opportunità tra cui orientarsi, scegliere e sperimentare
2. RELAZIONE TRA SINGOLO E GRUPPO à sia come possibilità sia come scelta: in
ogni contesto vi sono opportunità riguardanti il singolo individuo, il gruppo o la coppia
à i bambini possono muoversi liberamenti all’interno dei diversi contesti
3. ETEROGENEITÀ DEGLI SPAZI, PERMETTENDO DIVERSE ESPERIENZE E
RICERCHE, MEGLIO ANCORA SE LEGATI ALL’AMBIENTE FUORI à ogni servizio
educativo o scuola dell’infanzia è costituito da diversi ambienti:
- Sezioni
à
costituisce la base di ogni gruppo di adulti e bambini; organizzata con criteri
diversi (es. l’età); al suo interno vi sono proposte e materiali per rispondere a curiosità e
saperi differenti
- Spazi aperti à sia del servizio che oltre le sue mura: significa valorizzare ogni spazio
disponibile (es. quelli comuni: le piazze, che consentono di sostenere le relazioni tra
gruppi diversi e atelier aperti, che permettono di approfondire i linguaggi dell’infanzia)
4. LIVELLO DI STRUTTURAZIONE DEGLI SPAZI E DEI MATERIALI à gli spazi
esterni sono importanti anche per il loro minore livello di progettazione à utile
salvaguardare la loro selvatichezza, non riducendoli a parchi giochi.
Per quanto riguarda i materiali, sono legati tra loro da relazioni eterodeterminata e progettata
con un fine didattico che sollecita a seguire determinate azioni in un determinato modo ritenuto
corretto dall’adulto

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Anteprima

Contesti di Esperienza nei Servizi Educativi

CONTESTI DI ESPERIENZA NEI SERVIZI EDUCATIVI CON BAMBINE E BAMBINI DA 0 A 6 ANNI CONTESTO -> servizi educativi e scuole dell'infanzia sono contesti d'esperienza Si tratta di dimensioni centrali nella riflessione e fondamento della progettualità pedagogica, educativa e didattica dei servizi dell'infanzia Il contesto dà forma alle intenzioni > divide il contesto di esperienza ed esperienze PROPOSTE EDUCATIVE > vengono considerate parte ed espressione del contesto, che offre occasioni di scelta, azione, esplorazione e gioco Un contesto può essere considerato come un insieme delle possibilità messe a disposizione Per i bambini un ambiente può essere letto per le funzioni che può assumere: per ciò che si potrebbe fare. Ogni ambiente offre opportunità > è necessario prestare attenzione che un ambiente sia il più possibile coerente con le intenzioni di chi li progetta Analisi dell'ambiente > invita a considerare le differenze di sguardo tra adulti e bambini nello stesso contesto > le funzioni individuate possono modificarsi con lo sviluppo DIMENSIONE SOCIOCULTURALE > viene evidenziato il suo ruolo nei contesti educativi e scolastici > un primo approfondimento dei vincoli socioculturali si realizza con l'introduzione del concetto di Affordances potenziali

Esiste:

  • Un campo di azioni sostenute da un punto di vista sociale e culturale
  • Un campo di azioni vincolate, limitate e condizionate da caratteristiche dell'ambiente e regole
  • Un campo di azioni libere

Diverse categorie attraverso le quali progettare alcune dimensioni contestuali dei servizi educativi per bambini 0-3 e 3-6 anni:

  1. NECESSITÀ EVOLUTIVA DEGLI AMBIENTI CHE SI EVOLVONO INSIEME AI BAMBINI E GLI ADULTI CHE LI ABITANO > richiede di permettere una adeguata conoscenza del contesto educativo e di considerare la necessità di adeguamenti o cambiamenti

In questa direzione, altre due categorie risultano fondamentali:

  • Contemporaneità delle esperiente e delle proposte > prevede la possibilità di usare ambienti diversi scegliendo quali privilegiare
  • Permettere ai bambini di avere i propri tempi (visione inclusiva) > sostiene l'autonomia del bambino e la sua possibilità di scelta

Queste due categorie suggeriscono un'interpretazione di democraticità dell'educazione che porta tutti ad avere le stesse opportunità tra cui orientarsi, scegliere e sperimentare

  1. RELAZIONE TRA SINGOLO E GRUPPO > sia come possibilità sia come scelta: in ogni contesto vi sono opportunità riguardanti il singolo individuo, il gruppo o la coppia > i bambini possono muoversi liberamenti all'interno dei diversi contesti
  2. ETEROGENEITÀ DEGLI SPAZI, PERMETTENDO DIVERSE ESPERIENZE E RICERCHE, MEGLIO ANCORA SE LEGATI ALL'AMBIENTE FUORI > ogni servizio educativo o scuola dell'infanzia è costituito da diversi ambienti:
  • Sezioni > costituisce la base di ogni gruppo di adulti e bambini; organizzata con criteri diversi (es. l'età); al suo interno vi sono proposte e materiali per rispondere a curiosità e saperi differenti
  • Spazi aperti > sia del servizio che oltre le sue mura: significa valorizzare ogni spazio disponibile (es. quelli comuni: le piazze, che consentono di sostenere le relazioni tra gruppi diversi e atelier aperti, che permettono di approfondire i linguaggi dell'infanzia)
  1. LIVELLO DI STRUTTURAZIONE DEGLI SPAZI E DEI MATERIALI > gli spazi esterni sono importanti anche per il loro minore livello di progettazione > utile salvaguardare la loro selvatichezza, non riducendoli a parchi giochi.

Per quanto riguarda i materiali, sono legati tra loro da relazioni eterodeterminata e progettata con un fine didattico che sollecita a seguire determinate azioni in un determinato modo ritenuto corretto dall'adulto> CONTESTI D'ESPERIENZA -> Contesto in relazione all'esperienza Contesto > ciò che accoglie, in cui si è immersi e di cui si fa parte > servizi educativi e scuole dell'infanzia come contesti > soggetti e oggetti tra loro in dialogo: reciproca influenza Contesto > insieme di aspetti oggettivi e soggettivi che lo rendono accogliente e inclusivo quando è capace di accogliere gli imprevisti quotidiani Centralità del soggetto e del suo processo di crescita: favorito dal contesto educativo Nella scuola dell'infanzia > non si tratta di insegnare contenuti e abilità ma di interpretare i campi di esperienza in contesti pratici Il contesto non è dato solo da servizi educativi e scuole dell'infanzia, ma queste a loro volta stanno in un sistema complesso dato da tutte le culture educative che ci stanno intorno

  • Dimensioni da leggere da soli e insieme
  • Effetto domino o inutilità dei cambiamenti
  • Elementi di natura immateriale e materiale (con effetti di natura materiale e immateriale)
  • Coerenza e incoerenza (a volte abbiamo materiali che sembrano dichiarare qualcosa ma le regole d'uso lo smentiscono)

Capire un contesto > pensare che è uno spazio di possibilità che metto a disposizioni di bambini e adulti e guardo cosa succede (quale parte di questo spazio sceglieranno di abitare di più?) > contesto d'esperienza Si propongono contesti di esperienze > organizzazione di attività nelle linee pedagogiche 0-6 Orientamenti sui servizi per l'infanzia > centrati su una capitalizzazione dei nidi d'infanzia Orientamenti 2022: considerati come elemento che ha portato un valore aggiunto Progettazione, osservazione, valutazione e documentazione degli strumenti progettuali che sostengono il lavoro degli educatori > delineare una prospettiva valutativa e di osservazione Immagini d'infanzia > elementi che sostengono la progettazione: si traduce in strumenti valutativi e di osservazione > dipende da che tipo di educazione voglio effettuare Modello progettuale: definito in una prospettiva reticolare e di grande flessibilità dell'educatore/insegnante Cambiamento di linguaggio > da finalità e mete si definiscono traiettorie (termine presente nelle linee pedagogiche in riferimento alla progettazione) Equipe di lavoro > professionisti che attorno all'educazione intervengono (insegnanti delle sezioni) > partecipazione condivisa

La Famiglia nella Struttura Educativa

LA FAMIGLIA NELLA STRUTTURA EDUCATIVA Appare evidente che il servizio educativo e la famiglia costituiscono due sistemi che applicano norme, pratiche e metodi propri. Si rivelano dunque necessarie tutte le competenze dell'educatore nell'incontro tra questi due sistemi. Di conseguenza, il servizio rappresenta uno spazio di transizione, un ponte tra la famiglia e la società. La cura dei bambini si colloca proprio al centro di tale passaggio e costituisce perciò il punto fondamentale del dilemma: i bambini hanno bisogno della stabilità e del senso di sicurezza che derivano dalla famiglia ma, allo stesso tempo, sono obbligati a lasciare questo ambiente così pieno di calore per entrare nella società. strutture educative per la prima infanzia svolgono uno specifico ruolo di transizione e costituiscono per i bambini il primo luogo di contatto con la diversità della società. Storms (1995) si è occupato di studiare le cause della crescente esclusione dei bambini dalle strutture :

  • tariffe applicate, che rappresentano una spesa considerevole per le famiglie più modeste.
  • ostacoli alle famiglie appartenenti ai gruppi socio-economici più deboli e alle minoranze etniche

Una delle difficoltà consiste nel fatto che le informazioni diffuse dalla struttura educativa arrivano (in modo del tutto inconsapevole) più ad alcuni gruppi che ad altri. Tra il primo incontro dei genitori con la struttura educativa e il primo giorno di frequenza del bambino, si apre un periodo fondamentale, di contatto, di esplorazione e di incontro reciproco. Si tratta anche di un momento cruciale per i bambini, perché in nessun altro momento il rapporto con la famiglia è così forte come quando si profila una "separazione". La struttura deve impegnarsi a creare le condizioni ideali per un'accoglienza di qualità che garantisca il benessere del bambino. La prima, nonché la più grande separazione tra genitore e figlio, che avviene nel momento in cui il bambino lascia l'ambiente familiare per recarsi per la prima volta presso la struttura educativa. Nonostante la sofferenza che tale separazione può procurare, talvolta i genitori si rendono conto di riuscire ad apprezzare l'assenza del bambino e di avere diritto a una vita propria che esuli dal figlio. Molto spesso, il professionista deve trovare le parole per esprimere ciò che il bambino e il genitore provano. I bambini che trovano gravi difficoltà di ambientamento nelle strutture educative per la prima infanzia tradizionali (aggressività, estrema stanchezza, disturbi del comportamento alimentare ... ) si integrano molto più facilmente dopo un periodo di visite regolari Il ruolo svolto dalla struttura educativa nella socializzazione esige rispetto e tolleranza, poiché rappresenta in qualche modo il primo contatto con la società che il bambino userà come modello di riferimento.

Tolleranza e Permissività nelle Strutture Educative

Molto spesso, tolleranza e permissività sono oggetto di confusione. La permissività esiste nelle strutture educative che considerano il bambino esclusivamente come soggetto e adottano norme personalizzate. L'intolleranza, al contrario, esiste nell'ambito delle strutture educative che tengono conto solo delle norme e dei valori della classe sociale dominante (Bourdieu, 1993). Di conseguenza, la tolleranza non implica una mancanza di etica ma, al contrario, trasforma il conflitto di valori in una questione etica. La politica di ambientamento ideale si basa sul principio "uno più uno uguale tre": si tratta di un processo di reciprocità in almeno tre fasi. La prima coincide con la scoperta, da parte di ciascuno, degli usi e delle aspettative dell'altro; la seconda fase consiste nell'individuare le eventuali differenze e la terza nel negoziare un approccio.

La Prima Fase: Esame della Situazione

3.1. La prima fase: l'esame della situazione La prima tappa dell'incontro tra gli educatori e i genitori è rappresentata dall'osservazione attenta degli usi e delle aspettative reciproche. Il servizio educativo ha innanzitutto il dovere di presentare le proprie finalità, i propri metodi e le condizioni in cui lavora. Ciò si rivela più semplice quando la struttura educativa, L'educatore ha un progetto educativo e sociale chiaramente definito. È importante, inoltre, che i genitori possano esprimere i propri desideri e le proprie preoccupazioni nei confronti della struttura educativa. Al fine di raggiungere l'obiettivo "uno più uno uguale tre", il servizio deve acquisire una conoscenza approfondita delle abitudini educative relative all'alimentazione, al modo di far addormentare il piccolo, al maternage e così via. Tuttavia, si rivela estremamente complicato raccogliere sufficienti informazioni sulle pratiche educative genitoriali, soprattutto delle madri appartenenti a culture e sottoculture molto diverse dalle loro. Tuttavia, si rivela estremamente complicato raccogliere sufficienti informazioni sulle pratiche educative genitoriali, soprattutto delle madri appartenenti a culture e sottoculture molto diverse dalle loro. La struttura educativa deve tuttavia definire con precisione ciò che si aspetta dai genitori, cioè apprendere le loro pratiche pratiche in materia di alimentazione, sonno e maternage. pratiche in materia di alimentazione, sonno e maternage. Ciò permette di ridurre notevolmente le differenze tra il nido e l'ambiente domestico, così i genitori non sono obbligati ad adoperare gli "strani" oggetti del centro. Per quanto concerne le "agenzie" dei nidi gestiti da educatrici domiciliari, la politica di ambientamento reciproco esige una strettissima collaborazione tra il nido e le educatrici. "L'agenzia", infatti, si trova a essere l'intermediario nei primi contatti tra i genitori e l'educatrice domiciliare e ha una duplice funzione: quella di definire la politica di ambientamento adottata dall'educatrice e quella di tenere in considerazione le aspettative dei genitori. L'agenzia ha, dunque, il dovere di guidare e consigliare l'educatrice sulla migliore pratica di ambientamento da mettere in atto. Durante questa prima fase, è indispensabile che l'educatore spieghi chiaramente e senza alcuna ambiguità, in forma verbale e non verbale, di essere aperto/a a tutte le diverse pratiche

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