Roland Barthes: vita, pensiero e semiotica post-bellica

Documento di Università su Roland Barthes: vita, pensiero e semiotica post-bellica. Il Pdf esplora i contributi di Barthes alla critica letteraria e teatrale, applicando la semiotica all'analisi dei fenomeni sociali e culturali, utile per lo studio della Filosofia.

Mostra di più

13 pagine

1. Cenni biografici (1915-1980)
Roland Barthes, figura fondamentale nel panorama culturale occidentale del dopoguerra,
nasce a Cherbourg in Bassa Normandia (Francia) nel 1915. E' stato soprattutto un critico letterario e
teatrale. Le sue teorie sul linguaggio e la significazione non solo sono un costante punto di
riferimento per lo sviluppo della semiotica, ma hanno rappresentato un importante contributo per
l'affermarsi della nuova critica, che, in contrapposizione alla tradizione accademica, vedeva nel
testo produttore di segni - e non nell'autore - il luogo privilegiato dell'analisi letteraria.
Nel 1924 Barthes si trasferisce con la madre a Parigi, nel 1935 si iscrive alla Sorbona alla
facoltà di Lettere Classiche, dal 1952 al 1954 svolgerà attività di ricercatore al CNRS (lessicologia)
come borsista e sarà poi ricercatore di sociologia. Dal 1962 e dal 1976 insegna critica letteraria
all'École pratique des hautes études al Collège de France di Parigi e poi semiotica dal 1976 al 1980.
Sono gli anni in cui Edgar Morin, Claude Bremond, Tzvetan Todorov, Christian Metz, Jacques Lacan,
Claude Lévi-Strauss, Michel Foucault producono i loro studi migliori e c'è grande fermento e
scambio di vedute. Barthes parteciperà ai numeri delle riviste Communications e Tel Quel.
Nel 1966 compie il primo dei tre viaggi in Giappone che lo porteranno a scrivere L'Impero
dei segni (1970). Si occupa anche di retorica antica. Nel frattempo a Parigi, André Martinet, Émile
Benveniste, Roman Jakobson, Algirdas Julien Greimas stanno cercando di allargare i confini della
linguistica e nasce la semiologia e quel che verrà chiamato lo Strutturalismo, a cui Barthes aderirà,
ma con una posizione originalissima. Nel 1974 fa parte di una delegazione di Tel Quel che visita la
Cina e nel 1977 raccoglie le riflessioni sull'amore che ha tenuto durante un corso in Frammenti di un
discorso amoroso (1977b), altro sconfinamento dalla critica tradizionalmente intesa e successo
presso un pubblico vasto. Nel 1978, alla morte della madre, una sua fotografia lo colpisce che darà
luogo a una riflessione divenuta un classico di teoria fotografica, La camera chiara (1980). Il 25
febbraio 1980, uscendo dal Collège de France, è investito da un furgoncino e morirà un mese
dopo.
2. La produzione di Barthes
Barthes si impone all'attenzione fin dal primo libro, Il grado zero della scrittura (1953), in cui,
distinguendo "scrittura", "lingua" e "stile", studia l'incidenza del "parlato" nella narrativa
contemporanea. Fin dall'inizio auspica una scrittura al "grado zero", funzione di sguardo fra due
costrizioni: la lingua, codice sociale, e lo stile, umore individuale. La letteratura è una pratica della
scrittura con cui "gabbare" la lingua non innocente della chiacchiera; una rivoluzione permanente
del linguaggio. I viaggi in Giappone, che sfociano nella pubblicazione de L'Impero dei segni (1970),
gli insegnano a chiamare "scritture", benché diverse, grafismi, fotografie, haiku, e ad accomunarle
tutte in quanto tracciati del corpo. Emerge poi la scrittura come eccesso, nei saggi su Sade, Fourier,
Loyola (1971): voluttà di classificazione, furia di ritagliare, ossessione enumerativa, pratica
dell’immagine. Infine, riconoscendo la continuità fra segno grafico e segno alfabetico, Barthes
tenta una sistematica della scrittura – forme e combinazioni di forme (Variazioni sulla scrittura, 1999).
Le riflessioni su alcuni miti della vita quotidiana francese consegnate in Miti d'oggi (1957)
nascono dall’attenzione all’uso dei segni. Barthes intende il "mito" alla maniera dell'antropologo
Claude Lévi-Strauss: narrazioni rispecchianti il sistema di rapporti umani che una società cerca per
se stessa. Chi consuma miti - ieri come oggi - considera naturale ciò che invece è costruito e
motivato. Ma qual è la loro simbologia? E soprattutto: chi crea i "miti d'oggi" e a che fine? Barthes
invita a togliere il velo alle cose, a ritrovare la "forma bianca" che c'è dietro le rappresentazioni che
la società borghese propaga attraverso i mass media - i giocattoli (tecniche della vita adulta in
piccolo, si fa giocare il bambino con i soldatini, la bambina a fare la mamma, ecc...), le patatine
fritte, il Tour de France come epopea, la nuova Citroën... Per la prima volta un critico si sposta
realmente dalla parte di chi riceve l'informazione e indica come difendersi da insidie e inganni o
comunque come leggerla.
In questo senso vanno pensati gli Elementi di semiologia (1964). Concepiti inizialmente come
un manuale per studenti, un’agile sintesi delle categorie d’analisi della semiotica
strutturalista, gli Elementi costituiscono oggi un manifesto teorico di primo piano per le scienze
umane e sociali e per il pensiero militante, che lo considera un modello di teoria critica della cultura
e della società. Qui Barthes fa il punto sui rapporti tra linguistica e semiologia e ritiene la lingua il
sistema supremo con cui interrogarne altri. Nella moda, per esempio, si distinguono la tendenza
(langue), l'abbigliamento (parole), la forma (il tipo di manica o di tessuto, il colore, la lunghezza
della gonna) e la funzione (la giovanilità, il lutto, il lusso…). Il Sistema della moda (1967) è una delle

Visualizza gratis il Pdf completo

Registrati per accedere all’intero documento e trasformarlo con l’AI.

Anteprima

Cenni biografici di Roland Barthes (1915-1980)

Roland Barthes, figura fondamentale nel panorama culturale occidentale del dopoguerra, nasce a Cherbourg in Bassa Normandia (Francia) nel 1915. E' stato soprattutto un critico letterario e teatrale. Le sue teorie sul linguaggio e la significazione non solo sono un costante punto di riferimento per lo sviluppo della semiotica, ma hanno rappresentato un importante contributo per l'affermarsi della nuova critica, che, in contrapposizione alla tradizione accademica, vedeva nel testo produttore di segni - e non nell'autore - il luogo privilegiato dell'analisi letteraria.

Nel 1924 Barthes si trasferisce con la madre a Parigi, nel 1935 si iscrive alla Sorbona alla facoltà di Lettere Classiche, dal 1952 al 1954 svolgerà attività di ricercatore al CNRS (lessicologia) come borsista e sarà poi ricercatore di sociologia. Dal 1962 e dal 1976 insegna critica letteraria all'École pratique des hautes études al Collège de France di Parigi e poi semiotica dal 1976 al 1980. Sono gli anni in cui Edgar Morin, Claude Bremond, Tzvetan Todorov, Christian Metz, Jacques Lacan, Claude Lévi-Strauss, Michel Foucault producono i loro studi migliori e c'è grande fermento e scambio di vedute. Barthes parteciperà ai numeri delle riviste Communications e Tel Quel.

Nel 1966 compie il primo dei tre viaggi in Giappone che lo porteranno a scrivere L'Impero dei segni (1970). Si occupa anche di retorica antica. Nel frattempo a Parigi, André Martinet, Émile Benveniste, Roman Jakobson, Algirdas Julien Greimas stanno cercando di allargare i confini della linguistica e nasce la semiologia e quel che verrà chiamato lo Strutturalismo, a cui Barthes aderirà, ma con una posizione originalissima. Nel 1974 fa parte di una delegazione di Tel Quel che visita la Cina e nel 1977 raccoglie le riflessioni sull'amore che ha tenuto durante un corso in Frammenti di un discorso amoroso (1977b), altro sconfinamento dalla critica tradizionalmente intesa e successo presso un pubblico vasto. Nel 1978, alla morte della madre, una sua fotografia lo colpisce che darà luogo a una riflessione divenuta un classico di teoria fotografica, La camera chiara (1980). Il 25 febbraio 1980, uscendo dal Collège de France, è investito da un furgoncino e morirà un mese dopo.

La produzione di Barthes

Barthes si impone all'attenzione fin dal primo libro, Il grado zero della scrittura (1953), in cui, distinguendo "scrittura", "lingua" e "stile", studia l'incidenza del "parlato" nella narrativa contemporanea. Fin dall'inizio auspica una scrittura al "grado zero", funzione di sguardo fra due costrizioni: la lingua, codice sociale, e lo stile, umore individuale. La letteratura è una pratica della scrittura con cui "gabbare" la lingua non innocente della chiacchiera; una rivoluzione permanente del linguaggio. I viaggi in Giappone, che sfociano nella pubblicazione de L'Impero dei segni (1970), gli insegnano a chiamare "scritture", benché diverse, grafismi, fotografie, haiku, e ad accomunarle tutte in quanto tracciati del corpo. Emerge poi la scrittura come eccesso, nei saggi su Sade, Fourier, Loyola (1971): voluttà di classificazione, furia di ritagliare, ossessione enumerativa, pratica dell'immagine. Infine, riconoscendo la continuità fra segno grafico e segno alfabetico, Barthes tenta una sistematica della scrittura - forme e combinazioni di forme (Variazioni sulla scrittura, 1999).

Le riflessioni su alcuni miti della vita quotidiana francese consegnate in Miti d'oggi (1957) nascono dall'attenzione all'uso dei segni. Barthes intende il "mito" alla maniera dell'antropologo Claude Lévi-Strauss: narrazioni rispecchianti il sistema di rapporti umani che una società cerca per se stessa. Chi consuma miti - ieri come oggi - considera naturale ciò che invece è costruito e motivato. Ma qual è la loro simbologia? E soprattutto: chi crea i "miti d'oggi" e a che fine? Barthes invita a togliere il velo alle cose, a ritrovare la "forma bianca" che c'è dietro le rappresentazioni che la società borghese propaga attraverso i mass media - i giocattoli (tecniche della vita adulta in piccolo, si fa giocare il bambino con i soldatini, la bambina a fare la mamma, ecc ... ), le patatine fritte, il Tour de France come epopea, la nuova Citroën ... Per la prima volta un critico si sposta realmente dalla parte di chi riceve l'informazione e indica come difendersi da insidie e inganni o comunque come leggerla.

In questo senso vanno pensati gli Elementi di semiologia (1964). Concepiti inizialmente come un manuale per studenti, un'agile sintesi delle categorie d'analisi della semiotica strutturalista, gli Elementi costituiscono oggi un manifesto teorico di primo piano per le scienze umane e sociali e per il pensiero militante, che lo considera un modello di teoria critica della cultura e della società. Qui Barthes fa il punto sui rapporti tra linguistica e semiologia e ritiene la lingua il sistema supremo con cui interrogarne altri. Nella moda, per esempio, si distinguono la tendenza (langue), l'abbigliamento (parole), la forma (il tipo di manica o di tessuto, il colore, la lunghezza della gonna) e la funzione (la giovanilità, il lutto, il lusso ... ). Il Sistema della moda (1967) è una dellepiù raffinate applicazioni dei risultati teorici raggiunti, ma non bisogna dimenticare le precise indicazioni di metodo sul discorso storico e i suoi "effetti di realtà" (Barthes 1967). Non esistono fatti che parlano da sé - afferma Barthes; anche la storia è un problema di organizzazione di significati. Barthes invoglia a un'analisi critica, a essere traduttori del senso, desideranti e al contempo distanti. Al crocevia di ogni sua opera c'è il teatro, con le maschere, lo straniamento e la catarsi, dato che lo spettacolo è "la categoria universale sotto le cui spoglie viene visto il mondo" (Barthes 1975).

Semiotica come strumento di decostruzione

Il semiologo francese ha avuto il merito, studiando soprattutto la letteratura e il teatro come critico, di capire che gli spettatori e i lettori hanno bisogno di intercessori, che li guidino a comprendere. Di qui discendono le sue osservazioni sul valore della chiarezza nella comunicazione, sulla responsabilità della forma e sulla coscienza della parola. In una nota intervista rilasciata al quotidiano francese Le Nouvel Observateur nel 1977, alla domanda del giornalista "a che cosa serve l'intellettuale?", Barthes risponde che l'intellettuale aiuta a "costruirsi un'interiorità" nel mondo esterno (1977a). Lettore e scrittore si scambiano le parti: il lettore di oggi sarà colui che apprenderà a scrivere con responsabilità un domani.

Miti da smontare

L'impiego della semiotica come mezzo di critica della società, delle mode piccolo-borghesi create dalle comunicazioni di massa, porta Barthes a interessarsi a qualsiasi universo di discorso capace di significazione e quindi a rompere fra arti di serie A e arti di serie B. Televisione, pubblicità, canzonette, fumetti, giornalismo, moda, avanguardie artistiche, cibo sono potenziali oggetti di indagine tanto quanto la poesia. Infatti segni dinamici circolano dappertutto in una società vivace ed è allora necessaria una scienza che si occupi di spiegarne il funzionamento, comprendendone le ragioni. La semiotica risponde a questa domanda, in quanto ricerca della maniera in cui il senso emerge nell'universo sociale e antropologico.

In particolare il compito della semiotica strutturale, al di là dell'utilità delle sue procedure di scoperta e di descrizione, è, secondo Barthes, quello di mettere in evidenza il carattere significante degli oggetti culturali, sottolineando la valenza sistematica che a prima vista non appare. Esibendola sistematicità naturalizzata di questi oggetti, specie quando si tratta di "miti" della cultura contemporanea - Barthes (1957) cita anche il viso di Greta Garbo, lo strip-tease e l'astrologia, noi oggi potremmo aggiungere la nave da crociera e il salutismo - la semiotica ne indica il carattere costruito e fortemente connotato, l'ideologia che vi sta dietro e che mira a esercitare un potere di controllo, ipnotico sulla gente.

Le operazioni strutturaliste

Tre, per Barthes, le operazioni da compiere nel corso di ogni attività strutturalista. La prima è il ritaglio, la scomposizione dell'oggetto nelle sue parti costitutive. Per farlo, è necessario individuare i criteri pertinenti. Il modo più semplice, secondo Barthes, che qui riprende il linguista Louis Hjelmslev, è la prova di commutazione cara ai linguisti: se, cambiando qualche elemento sul piano dell'espressione, cambia parallelamente qualcosa sul piano del significato, allora quell'elemento significante è pertinente, cioè significativo; se invece non cambia nulla, non è pertinente. La seconda operazione, detta di coordinamento, procede in senso contrario: si tratta di trovare le regole mediante cui le unità si associano fra loro a formare il sintagma, cioè l'oggetto che era stato scomposto. In terza battuta la ricomposizione dell'oggetto finale lo renderà molto diverso da quello iniziale, sarà l'oggetto più la sua struttura (dapprima invisibile), come a dire: l'oggetto più il suo senso. Si prende il reale, lo si scompone, poi lo si ricompone; è ben poco, in apparenza. Eppure questo poco è decisivo; perché, tra i due oggetti, o i due tempi dell'attività strutturalista, si produce del nuovo, e questo nuovo è niente meno che l'intelligibile generale: produce del senso che prima non c'era; o meglio svela lo scheletro che permette a quel senso di esserci.

Denotazione, connotazione e metalinguaggio

Oltre alle operazioni indicate Barthes, per decostruire abitudini acquisite e che ci sembrano del tutto naturali, ma non lo sono, riprende la categoria di Louis Hjelmslev (1943) denotazione/connotazione/metalinguaggio. Vediamola in azione a proposito della moda. Ci sono 3 livelli: 1] il vestito come oggetto concreto (denotazione, il "codice reale"); 2] il sistema linguistico che prende in carico questo primo sistema reale e lo lessicalizza nella lingua (metalinguaggio, "sistema terminologico"); 3] il sistema connotativo, in cui il segno linguistico diventa espressione di un contenuto ideologico (connotazione, sistema retorico): Il primo segno (E| C) diventa un Contenuto veicolato da un'Espressione linguistica. E a sua volta questo segno diventa tutto intero una nuova Espressione per un nuovo Contenuto. Ogni mito d'oggi è un "sistema semiologico secondo" che, con le forze della retorica, deforma i sistemi di primo e secondo livello, li strumentalizza. Così, per esempio, la pubblicità di moda riveste gli indumenti di una rete di sensi, crea simulacri degli oggetti reali. È questo senso paventato,

Non hai trovato quello che cercavi?

Esplora altri argomenti nella Algor library o crea direttamente i tuoi materiali con l’AI.