Filosofia post kantiana: critiche e sviluppi del pensiero di Kant

Documento di Filosofia sull'idealismo tedesco e la filosofia post-kantiana. Il Pdf esplora le critiche e gli sviluppi del pensiero di Kant attraverso le opere di Reinhold, Schulze, Maimon e Beck, culminando con la filosofia di Hegel, utile per studenti universitari.

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Filosofia post kantiana
Già alla fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento, inizia un processo particolare, in cui la filosofia di
Kant viene ampiamente letta e discussa da pensatori e anche letterati. Essa rappresenta un centro di
irraggiamento speculativo ed è un oggetto di discussione generale, già durante la vita di Kant, ed è stata tale
non solo per la svolta che ha rappresentato in filosofia, ma anche per le sollecitazioni che essa ha offerto e per i
problemi che ha aperto:propio dalla riflessione su questi problemi nasce e si sviluppa l’idealismo tedesco.
In particolare, c’è stato un gruppo di pensatori che possono essere considerati “post-kantiani”e precorritori
immediati del realismo:essi si soffermano a riflettere sulla Critica della ragion pura e, nello specifico, su alcuni
punti controversi dell’opera, come il problema della cosa in sé oppure la discontinuità tra sensibilità e
intelletto, proponendo concezioni e trasformazioni del criticismo kantiano, che evidentemente preludono
all’idealismo.
Karl Leonhard Reinhold
La prima grande trasformazione del criticismo è dovuta a Karl Leonard Reinhold che, nella sua Filosofia
Elementare, per mezzo della quale egli intendeva spiegare tutta l’attività della ragione a partire da un unico
principio, cioè dalla facoltà della rappresentazione, intende in questo modo dare una riorganizzazione
sistematica della filosofia di Kant. La facoltà della rappresentazione, che è una facoltà della coscienza, è per
Reinhold la radice unitaria della sensibilità e dell’intelletto, che sono le fonti del conoscere:la
rappresentazione della coscienza è distinta in rappresentante(soggetto conoscente)e in rappresentato
(oggetto conosciuto)ed è riferita ad entrambi.
Nella rappresentazione, la coscienza costituisce il principio unitario, che tiene unito il soggetto che rappresenta,
vale a dire l’elemento formale, e dall’altra l’oggetto che è rappresentato, cioè l’elemento materiale. Reinhold
chiama ciò il “principio della coscienza”:dunque, la rappresentazione è prodotta dalla sintesi della
forma e della materia nella coscienza.
La cosa in sé, causa dell’affezione(modificazione)della sensibilità, diventa, in quanto inconoscibile, il concetto
dell’indeterminato. Rispetto a Kant, che usava cosa in sé e noumeno come sinonimi, Reinhold tiene i due
termini rigorosamente distinti:la cosa in sé è qualcosa di indeterminato e inconoscibile, noumena sono le idee
della ragione, che svolgono funzioni regolative, dunque, valgono come principi regolativi.
Gottlob Ernst Schulze
La posizione di Reinhold è stata severamente attaccata da uno scritto apparso anonimo nel 1792 con il titolo
Enesidemo(nome di un filosofo scettico del I sec a.C), l’autore, in realtà, è Schulze.
L’attacco contro Reinhold e, quindi, contro Kant e tutto il criticismo è stato decisivo per la transizione
dall’idealismo trascendentale(si occupa di conoscere le condizioni di possibilità che avvengono a
priori)all’idealismo tedesco.
Come indica il titolo dell’opera, impostata come uno scambio epistolare tra Ermia(che rappresenta la posizione
kantiana) ed Enesidemo(che rappresenta la posizione scettica), l’autore assume una posizione scettica,
rifacendosi allo scetticismo antico e moderno e, in particolare, ad Hume.
Il motivo di questa attenzione allo scetticismo è il fatto che si dimostra convinto dell’eterna perfettibilità
della ragione umana e non certo quello di sostenere una completa sfiducia nella ragione:quindi, rifiuta uno
scetticismo di principio, cioè fondativo delle inutili pretese *.
Egli critica il criticismo kantiano per quella che sembra la contraddittorietà e l’incoerenza di alcune
dottrine, criticando anche l’insieme di dottrine, innanzitutto il principio della coscienza che non può essere il
principio primo e assoluto della conoscenza, come pretendeva Reinhold, poiché esso è subordinato ad altri, in
primo luogo il principio di non contraddizione. Inoltre, l’inferenza(deduzione)dall’ordine logico mentale
a quello ontologico-reale, cioè il passaggio dal pensiero all’essere, è indebita, poiché la causa come
condizione di conoscibilità(cioè le categorie)non implica necessariamente un essere causa nella realtà; ma
soprattutto, ciò che secondo lui nel criticismo è contraddittorio è il dire che la categoria di causa può essere
applicata solo ai fenomeni e, contrariamente, affermare che la cosa in sé, che non rientra tra i fenomeni, è
causa delle affezioni della sensibilità. Per essere coerente, dice Schulze, il criticismo avrebbe dovuto
negare rigorosamente l’esistenza della cosa in sé ed è questo il passo che viene compiuto dagli idealisti e
che, in fondo, è già compiuto da Salomon Maimon.
Schulze riprende in modo rigorosamente sistematico il tentativo di demolizione del criticismo kantiano in
un’opera di due volumi, cioè la Critica della filosofia teoretica(del 1801), che è stata stroncata da Hegel in una
lunga recensione del 1802 in un giornale molto in voga, cioè nel «Giornale critico della filosofia», con il
titolo di Rapporto dello scetticismo con la filosofia. Questa lunga recensione altro non fa che rappresentare uno tra gli
scritti critici giovanili di Hegel, in cui egli inizia a delineare la sua filosofia, che verrà poi ripresa nella fase
più matura, e non si occupa solo di criticare Schulze.
Salomon Maimon
Maimon è un filosofo vissuto nella seconda metà del Settecento ed è ebreo-lituano e appassionato della filosofia
Maimonide. Egli è stato il primo ad affermare l’insostenibilità del concetto di cosa in sé:esso, se è
pensato come “fondamento dei fenomeni” e come loro causa esistente fuori dalla coscienza, è per
Maimon una “non-cosa”, cioè una “mostruosità”, poiché applicare la categoria di causa alla cosa in sé
significa trasformare indebitamente quest’ultima in oggetto di possibile esperienza.
Maimon avanza la proposta, poi lasciata cadere da lui stesso, di concepire la cosa in sé come una sorta di
concetto limite”, per cui sarebbe quello specifico concetto che sta ad indicare quell’aspetto non
chiaribile dell’esperienza, che è, anche ai suoi occhi, la provenienza dell’elemento materiale nella
coscienza. Anche per quanto riguarda il rapporto tra sensibilità e intelletto, Maimon si discosta
nettamente da Kant, affermando che tra i due vi è solamente una differenza di gradi e che l’intelletto
proviene dalla sensibilità, che è affinata dalle categorie.
Maimon ammette pure l’idea di un intelletto infinito, che si distingue da quello finito, perché produce
tutti i concetti e tutte le relazioni(non solo quelli del soggetto conoscente)e questa può conoscerli in
modo analitico:questo intelletto viene concepito in modo ben diverso da Kant, cioè come anima del
mondo e come finalità interna dell’universo.
Jacob Beck
Allo stesso modo, Jacob Beck, pur animato da ingenti di fedeltà scolastica a Kant, finisce per allontanarsi dal
suo pensiero, per cui la cosa in sé produrrebbe il materiale delle rappresentazioni, senza avere però
un’esigenza nello spazio e nel tempo e deduce che, quando Kant parla di cosa in sé, fa una concessione al
lettore dogmatico, cioè metafisico, ma è una concessione solo provvisoria e viene a cadere il punto di vista
dell’ “io penso”, quale unità sintetica della percezione(materia e forma—categorie), che è l’unico punto
di vista dal quale ci si deve porre per comprendere il criticismo kantiano.
L’Idealismo tedesco
Con gli sviluppo del Kantismo, attuati nelle opere di Reinhold, Schulze, Maimon e Beck sono state poste le
premesse per l’eliminazione definitiva della cosa in sé, come entità indeterminata e inconoscibile,
esterna al pensiero e per l’assegnazione al pensiero della capacità di produrre, non soltanto la conoscenza, ma
anche la realtà conosciuta:questa è l’idea fondamentale dell’Idealismo, diversamente interpretata e
sviluppata nel pensiero dei suoi maggiori rappresentanti, cioè Fichte, Schelling ed Hegel.
E proprio Hegel, definendo la propria posizione rispetto ai primi due, ha fornito uno schema interpretativo
divenuto canonico, secondo il quale:il pensiero di Fichte sarebbe una forma di idealismo soggettivo, quello
di Schelling un idealismo oggettivo e il proprio un idealismo assoluto.
È uno schema che ha un suo fondamento di verità, se si tiene conto delle prime fasi del pensiero di Fichte e
Schelling, che sono quelle che Hegel ha avuto presenti e con le quali si è confrontato; ma se si tiene conto degli
sviluppi successivi, il giudizio di Hegel va ridimensionato e caratterizzato, per quanto possa essere mantenuto
per la sua efficacia classificatoria.

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Filosofia post kantiana

Già alla fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento, inizia un processo particolare, in cui la filosofia di Kant viene ampiamente letta e discussa da pensatori e anche letterati. Essa rappresenta un centro di irraggiamento speculativo ed è un oggetto di discussione generale, già durante la vita di Kant, ed è stata tale non solo per la svolta che ha rappresentato in filosofia, ma anche per le sollecitazioni che essa ha offerto e per i problemi che ha aperto:propio dalla riflessione su questi problemi nasce e si sviluppa l'idealismo tedesco.

In particolare, c'è stato un gruppo di pensatori che possono essere considerati "post-kantiani"e precorritori immediati del realismo:essi si soffermano a riflettere sulla Critica della ragion pura e, nello specifico, su alcuni punti controversi dell'opera, come il problema della cosa in sé oppure la discontinuità tra sensibilità e intelletto, proponendo concezioni e trasformazioni del criticismo kantiano, che evidentemente preludono all'idealismo.

Karl Leonhard Reinhold

La prima grande trasformazione del criticismo è dovuta a Karl Leonard Reinhold che, nella sua Filosofia Elementare, per mezzo della quale egli intendeva spiegare tutta l'attività della ragione a partire da un unico principio, cioè dalla facoltà della rappresentazione, intende in questo modo dare una riorganizzazione sistematica della filosofia di Kant. La facoltà della rappresentazione, che è una facoltà della coscienza, è per Reinhold la radice unitaria della sensibilità e dell'intelletto, che sono le fonti del conoscere:la rappresentazione della coscienza è distinta in rappresentante(soggetto conoscente)e in rappresentato (oggetto conosciuto)ed è riferita ad entrambi.

Nella rappresentazione, la coscienza costituisce il principio unitario, che tiene unito il soggetto che rappresenta, vale a dire l'elemento formale, e dall'altra l'oggetto che è rappresentato, cioè l'elemento materiale. Reinhold chiama ciò il "principio della coscienza":dunque, la rappresentazione è prodotta dalla sintesi della forma e della materia nella coscienza.

La cosa in sé, causa dell'affezione(modificazione)della sensibilità, diventa, in quanto inconoscibile, il concetto dell'indeterminato. Rispetto a Kant, che usava cosa in sé e noumeno come sinonimi, Reinhold tiene i due termini rigorosamente distinti:la cosa in sé è qualcosa di indeterminato e inconoscibile, noumena sono le idee della ragione, che svolgono funzioni regolative, dunque, valgono come principi regolativi.

Gottlob Sonst Schulze

La posizione di Reinhold è stata severamente attaccata da uno scritto apparso anonimo nel 1792 con il titolo Enesidemo(nome di un filosofo scettico del I sec a.C), l'autore, in realtà, è Schulze.

L'attacco contro Reinhold e, quindi, contro Kant e tutto il criticismo è stato decisivo per la transizione dall'idealismo trascendentale(si occupa di conoscere le condizioni di possibilità che avvengono a priori)all'idealismo tedesco.

Come indica il titolo dell'opera, impostata come uno scambio epistolare tra Ermia(che rappresenta la posizione kantiana) ed Enesidemo(che rappresenta la posizione scettica), l'autore assume una posizione scettica, rifacendosi allo scetticismo antico e moderno e, in particolare, ad Hume.

Il motivo di questa attenzione allo scetticismo è il fatto che si dimostra convinto dell'eterna perfettibilità della ragione umana e non certo quello di sostenere una completa sfiducia nella ragione:quindi, rifiuta uno scetticismo di principio, cioè fondativo delle inutili pretese *.

Egli critica il criticismo kantiano per quella che sembra la contraddittorietà e l'incoerenza di alcune dottrine, criticando anche l'insieme di dottrine, innanzitutto il principio della coscienza che non può essere il principio primo e assoluto della conoscenza, come pretendeva Reinhold, poiché esso è subordinato ad altri, in primo luogo il principio di non contraddizione. Inoltre, l'inferenza(deduzione)dall'ordine logico mentale a quello ontologico-reale, cioè il passaggio dal pensiero all'essere, è indebita, poiché la causa come condizione di conoscibilità(cioè le categorie)non implica necessariamente un essere causa nella realtà; ma soprattutto, ciò che secondo lui nel criticismo è contraddittorio è il dire che la categoria di causa può essereapplicata solo ai fenomeni e, contrariamente, affermare che la cosa in sé, che non rientra tra i fenomeni, è causa delle affezioni della sensibilità. Per essere coerente, dice Schulze, il criticismo avrebbe dovuto negare rigorosamente l'esistenza della cosa in sé ed è questo il passo che viene compiuto dagli idealisti e che, in fondo, è già compiuto da Salomon Maimon.

Schulze riprende in modo rigorosamente sistematico il tentativo di demolizione del criticismo kantiano in un'opera di due volumi, cioè la Critica della filosofia teoretica(del 1801), che è stata stroncata da Hegel in una lunga recensione del 1802 in un giornale molto in voga, cioè nel «Giornale critico della filosofia», con il titolo di Rapporto dello scetticismo con la filosofia. Questa lunga recensione altro non fa che rappresentare uno tra gli scritti critici giovanili di Hegel, in cui egli inizia a delineare la sua filosofia, che verrà poi ripresa nella fase più matura, e non si occupa solo di criticare Schulze.

Salomon Maimon

Maimon è un filosofo vissuto nella seconda metà del Settecento ed è ebreo-lituano e appassionato della filosofia Maimonide. Egli è stato il primo ad affermare l'insostenibilità del concetto di cosa in sé:esso, se è pensato come "fondamento dei fenomeni" e come loro causa esistente fuori dalla coscienza, è per Maimon una "non-cosa", cioè una "mostruosità", poiché applicare la categoria di causa alla cosa in sé significa trasformare indebitamente quest'ultima in oggetto di possibile esperienza.

Maimon avanza la proposta, poi lasciata cadere da lui stesso, di concepire la cosa in sé come una sorta di "concetto limite", per cui sarebbe quello specifico concetto che sta ad indicare quell'aspetto non chiaribile dell'esperienza, che è, anche ai suoi occhi, la provenienza dell'elemento materiale nella coscienza. Anche per quanto riguarda il rapporto tra sensibilità e intelletto, Maimon si discosta nettamente da Kant, affermando che tra i due vi è solamente una differenza di gradi e che l'intelletto proviene dalla sensibilità, che è affinata dalle categorie.

Maimon ammette pure l'idea di un intelletto infinito, che si distingue da quello finito, perché produce tutti i concetti e tutte le relazioni(non solo quelli del soggetto conoscente)e questa può conoscerli in modo analitico:questo intelletto viene concepito in modo ben diverso da Kant, cioè come anima del mondo e come finalità interna dell'universo.

Jacob Beck

Allo stesso modo, Jacob Beck, pur animato da ingenti di fedeltà scolastica a Kant, finisce per allontanarsi dal suo pensiero, per cui la cosa in sé produrrebbe il materiale delle rappresentazioni, senza avere però un'esigenza nello spazio e nel tempo e deduce che, quando Kant parla di cosa in sé, fa una concessione al lettore dogmatico, cioè metafisico, ma è una concessione solo provvisoria e viene a cadere il punto di vista dell' "io penso", quale unità sintetica della percezione(materia e forma-categorie), che è l'unico punto di vista dal quale ci si deve porre per comprendere il criticismo kantiano.

L'Idealismo tedesco

Con gli sviluppo del Kantismo, attuati nelle opere di Reinhold, Schulze, Maimon e Beck sono state poste le premesse per l'eliminazione definitiva della cosa in sé, come entità indeterminata e inconoscibile, esterna al pensiero e per l'assegnazione al pensiero della capacità di produrre, non soltanto la conoscenza, ma anche la realtà conosciuta:questa è l'idea fondamentale dell'Idealismo, diversamente interpretata e sviluppata nel pensiero dei suoi maggiori rappresentanti, cioè Fichte, Schelling ed Hegel.

E proprio Hegel, definendo la propria posizione rispetto ai primi due, ha fornito uno schema interpretativo divenuto canonico, secondo il quale:il pensiero di Fichte sarebbe una forma di idealismo soggettivo, quello di Schelling un idealismo oggettivo e il proprio un idealismo assoluto.

È uno schema che ha un suo fondamento di verità, se si tiene conto delle prime fasi del pensiero di Fichte e Schelling, che sono quelle che Hegel ha avuto presenti e con le quali si è confrontato; ma se si tiene conto degli sviluppi successivi, il giudizio di Hegel va ridimensionato e caratterizzato, per quanto possa essere mantenuto per la sua efficacia classificatoria.È una complessa filosofia, che si è sviluppata in stretto rapporto con il Romanticismo, anche se non si identifica con esso. I suoi aspetti più caratteristici sono i seguenti:

  • la ricerca di un Principio, di un Fondamento assoluto:da un lato, questa ricerca ricorda gli obiettivi del pensiero kantiano, dall'altro si differenzia per:
  1. mentre Kant certa le condizioni di possibilità, cioè i limiti della riflessione razionale, l'idealismo cerca un fondamento assoluto e incondizionato;
  2. mentre Kant concepiva i suoi principi in senso strettamente formale e gnoseologico, l'idealismo li concepisce anche in senso sostanziale e genetico, cioè il Fondamento è un principio ontologico in grado di produrre la realtà;
  • l'interpretazione della realtà alla luce di questo Principio assoluto:questo significa che la realtà viene organizzata e letta dall'idealismo secondo un unico principio(l'Io, l'Universale e l'Idea)ed è concepito non soltanto come fondante a priori del mondo, bensì come immanente nel mondo, cioè lo fa essere ciò che è. I fenomeni e i processi particolari acquistano il loro senso specifico, in quanto sono espressioni o produzioni del principio stesso;
  • la valorizzazione, da parte degli idealisti, del carattere dinamico e soggettivo della realtà:il mondo è animato dal Principio e si configura come avente una dimensione dinamica, spesso di carattere processuale e storico. L'universo diviene secondo regole, norme e fini prefissati e con limiti da parte dell'uomo in alcune concezioni idealisti che questa processualità implicano una graduale presa di coscienza, cioè una graduale soggettivazione del reale(soggetto non è sinonimo di individuo, infatti quella dell'Idealismo è una soggettività universale).

Mentre in Fichte è assai forte la dimensione soggettiva(non a caso il fondamento assoluto è l'Io); in Schelling è in grado di andare oltre l'opposizione tra soggetto e oggetto e in Hegel, da un lato, l'accento torna a cadere sul motivo della processualità e della presa di coscienza, dall'altro si sottolinea anche che il processo riguarda tutta la realtà, senza alcun privilegiamento nei confronti del lato soggettivo, e si precisa che tale processo si configura come storia, cosicché nell'hegelismo, l'idealismo si risolve in uno storicismo.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel

È uno dei massimi filosofi della filosofia occidentale e dell'Idealismo tedesco:nasce a Stoccarda nel 1770 e muore a Berlino nel 1831, a seguito dell'epidemia di colera che si era diffusa nella zona. Il percorso filosofico di Hegel è molto elaborato e lento:infatti, mentre i suoi amici, come Schelling, scrivono già da molto giovani, egli scrive ma non pubblica, per poi giungere a un sistema filosofico che è il più importante ad oggi.

La fase giovanile: gli scritti teologici

Egli inizia a costruire il suo sistema filosofico già tra i primi scritti, detti teologici, e spicca, in particolare, La positività della Religione Cristiana, un testo del 1793, che appartiene al periodo bernese, il periodo in cui visse tra il 1793 e il 1797, dove si era recato in qualità di precettore presso una nobile famiglia, dopo gli studi teologici che aveva fatto e ultimato allo Stift di Tübinger(una sorta di collegio), luogo in cui conosce sia Friedrich Hölderlin, grande poeta tragico tedesco, sia Schelling.

In questo scritto, Hegel precisa/connota quella nozione di positività, che avrà un ruolo decisivo nel corso della riflessione successiva:"positivo" è in generale il dato, ciò che è dato alla percezione sensoriale, che pretende di imporsi come tale, cioè senza alcuna relazione con altro e, dunque, di sottrarsi alla mediazione della ragione, perché la ragione cerca relazioni tra i dati(come diceva già Kant). Il dato non deve rimanere irrelato, ma deve essere individuato nelle sue relazioni ed è la ragione a compiere ciò.

Quindi, una religione è positiva quando è un insieme di dati di questo genere e fa di ciò che è puramente accidentale, l'essenziale, fa di ciò che è puramente contingente, l'eterno.

Questa religione non pretenderà un riconoscimento in termini di valore, ma pretenderà un'accettazione in linea di fatto, con i suoi dogmi, senza porsi troppe domande:dunque, non cercherà il consenso ma l'obbedienza.

Hegel si mostra convinto che questa sia stata e sia destinata a restare, malgrado la riforma luterana, la maniera d'essere del Cristianesimo. Ma il Cristianesimo non è soltanto un'esperienza da giudicare in astratto, ma è

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