Documento da Semplicemente Yoga Academy su Pratyahara. Il Pdf esplora il ritiro dei sensi nello yoga, distinguendo tra nuda consapevolezza e consapevolezza che discerne, e analizza come la mente elabora gli stimoli sensoriali e il ruolo della volontà, utile per studenti universitari.
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Pratyhara Il ritiro dei sensi Formazione insegnanti yoga 1 di 19 SempliceMente Yoga AcademySOMMARIO
Introduzione 3
Samadhi - Dhyana . Yama 6
Indriya e Prathiyara 9
L'esperienza sensoriale e la nuda attenzione 12
La Nuda Consapevolezza e la Consapevolezza che Discerne. 14
Estratto dal testo: Āsana, Prāņāyāma e Pratyāhāra nel Rājayoga: 15 Formazione insegnanti yoga 2 di 19 SempliceMente Yoga AcademyIntroduzione. Ogni giorno siamo bombardati da imput sensoriali attraverso la TV, la radio, i Social network, i cartelloni pubblicitari, le vetrine, le persone che incontriamo ecc. I nostri cinque sensi (vista, udito, gusto, olfatto, tatto) ricevono continuamente sollecitazioni esterne che ci condizionano, creano desideri, emozioni, distrazioni che vengono registrate nella nostra mente come impressioni. Se continuiamo ad accumulare impressioni negative, che danno vita cioè a pensieri e sensazioni spiacevoli (paura, tristezza, senso di inadeguatezza, inferiorità, ecc.) e desideri inutili, a lungo andare ci allontaniamo sempre più dal nostro vero lo, dal nostro Sé, che non può essere percepito con i sensi ordinari. Per questo è molto importante imparare a gestire e controllare i nostri sensi. In termini yogici i sensi si chiamano Jnanendriyas (Jnana significa conoscere, Indriyas sta per mezzi o sensi) e sono considerati come bambini, che hanno una loro propria volontà, spesso incontrollata e puramente istintiva. I sensi dicono alla mente cosa fare e se non li educhiamo e li discipliniamo, ci domineranno con le loro infinite richieste di ciò che è attraente per i sensi, dimenticando gli scopi più alti e le gioie vere della vita. Il controllo dei sensi non significa sopprimerli, ma esserne padroni, dirigerli dove vogliamo, distaccarsi da essi e dalle impressioni che i sensi generano. In questo modo possiamo ridurre le impressioni negative, smettendo di essere vittime inconsapevoli di influenze esterne e quindi riscoprire il nostro vero Sé e i suoi reali bisogni. L'acquisizione della padronanza sui sensi nello Yoga è chiamato Pratyahara, il quinto degli otto passi descritti negli YOGA SUTRA di Patanjali (parte seconda, sutra 54 e 55).
2.54. स्व-विसयासाम्प्रयोगे सत्ता-स्वरूपानुकरा इवेन्द्रियनम प्रत्याहरह Sva-visayasamprayoge citta-svarupanukara ivendriyanam pratyaharah Pratyahara, il ritiro dei sensi, consiste nell'abilità di rinunciare alle percezioni esteriori.
2.55. ततः परमा वसयतेन्द्रियनम Tatah parama vasyatendriyanam Quindi si ha la completa padronanza su tutti i sensi esterni. Formazione insegnanti yoga 3 di 19 SempliceMente Yoga AcademyPratyahara è il meno noto degli otto Ashtanga, eppure si può affermare che sia proprio il più importante, come disse Swami Sivananda. Sappiamo molto poco sul Pratyahara, soprattutto in Occidente: non esistono molti testi né lezioni specifiche che trattano questa pratica. Il motivo è molto semplice: spesso il Pratyahara è una conseguenza naturale del percorso e della pratica dello Yoga. Quando, praticando Asana e Pranayama, si perde la concezione dello spazio circostante e ci si addentra nei meandri della propria interiorità, allora giungiamo al Pratyahara. Pratyahara rappresenta la transizione dagli aspetti esterni (attitudini, comportamenti, posture fisiche) agli aspetti interni (concentrazione, meditazione) dello Yoga. Con il Pratyahara si passa allo Yoga interiore detto Antara Anga (Dharana, Dhyana e Samadhi), mentre i precedenti Ashtanga (Yama, Niyama, Asana e Pranayama) fanno parte dell'aspetto esteriore dello Yoga, detto Bahiranga. In sintesi, possiamo considerare il Pratyahara come l'intersezione tra queste due fasi dello Yoga, poiché la sua funzione è sia di connessione che di transizione. Pratyahara è collegato a tutti gli stadi dello Yoga, poiché tutti gli altri Ashtanga (dalle Asana al Samadhi) contengono aspetti di Pratyahara. Una volta sviluppato Pratyahara si può accedere a Dharana, che è la concentrazione, passando quindi al Dhyana, che è la meditazione e, infine, al Samadhi, che è l'unione col Divino. Non è possibile passare direttamente dalla pratica delle Asana alla meditazione, poiché comporterebbe un salto dal corpo alla mente, tralasciando tutto ciò che si trova nel mezzo. Per effettuare correttamente questa transizione è necessario sviluppare un adeguato controllo su ciò che collega il corpo alla mente: il respiro e i sensi. Tramite le tecniche di Pranayama impariamo ad accumulare e guidare le energie vitali, mentre attraverso la pratica di Pratyahara sperimentiamo la padronanza dei sensi. Pratyahara rappresenta una sorta di transizione della nostra coscienza e avviene facilmente durante la pratica delle Asana e del Pranayama. Se questo stadio nel percorso dello Yoga non viene compreso a fondo, l'intera pratica rimarrà un mero insieme di prescrizioni, astinenze, posture ed esercizi respiratori. Formazione insegnanti yoga 4 di 19 SempliceMente Yoga AcademyCercare di meditare senza praticare un certo grado di Pratyahara, è come cercare di raccogliere l'acqua in un recipiente che perde: non importa quanta acqua introduciamo, essa andrà via. Secondo questa visione, i sensi sono come buchi nel vaso della mente: a meno che non siano sigillati, la mente non potrà contenere il nettare della verità. Per questo Pratyahara è cosi fondamentale, in quanto consiste proprio nel ritirare i sensi e la mente dagli oggetti esteriori, e focalizzare la propria attenzione sulla propria interiorità. Formazione insegnanti yoga 5 di 19 SempliceMente Yoga AcademySamadhi - Dhyana - Yama. Durante la pratica delle Asana, ad esempio, vengono controllati sia gli organi di percezione che quelli di azione negli esercizi di ; Yama e Niyama, invece, contengono vari principi e pratiche, come la non-violenza (ahimsa) e la contentezza (santosha), che ci aiutano a controllare i sensi. Mediante il Pranayama ritraiamo la nostra attenzione verso l'interno, focalizzandoci sul respiro e sull'immissione di prana nel corpo. Pratyahara segue il Pranayama collegando il prana alla mente, così è possibile portare la coscienza fuori dalla sfera del corpo mediante Dharana, la concentrazione della mente. Mentre in Pratyahara ritiriamo la nostra attenzione dalle distrazioni ordinarie, in Dharana dirigiamo consapevolmente l'attenzione che abbiamo ritirato su un particolare oggetto esterno a noi, come ad esempio la fiamma di una candela o la recitazione ripetuta di un mantra. Pratyahara è quindi l'aspetto femminile (Yin) mentre Dharana è l'aspetto maschile (Yang) della stessa funzione della mente: l'attenzione. In sanscrito "praty" significa "contrario" o "via da", mentre "hara" deriva dalla radice HRI che significa "tirare". Dunque, il termine Pratyahara può essere tradotto come "tirare via da", in riferimento all'idea di "tirare via i sensi dai loro oggetti del desiderio", ritirandosi verso l'interno di sé e sviluppando un forte senso di introiezione. In questo modo si interrompe la continua sollecitazione data da suoni, immagini, odori, gusti e sensazioni che provengono dal mondo esterno. La vista, l'udito, l'olfatto, il tatto, durante la pratica di Pratyahara, non sono più rivolti verso il mondo esteriore, verso la manifestazione, ma verso l'interno, verso quel vasto mondo che è dentro di noi. Pratyahara consiste dunque in una rivoluzione dei sensi, una radicale trasformazione della direzione verso cui sono rivolti. Essi non capteranno le informazioni dal mondo esterno portandole dentro di noi ma, al contrario, capteranno le informazioni che sono in noi, a cui solitamente non prestiamo attenzione, e le porteranno a livello di coscienza ed espressione. Di conseguenza, la mente sarà più calma, l'energia utilizzata dai sensi per la ricerca del piacere sarà indirizzata verso un benessere interiore, che nessuno potrà portarci via. Si diventa più stabili, fisicamente, emotivamente e mentalmente. In sostanza, si può affermare che la pratica del Pratyahara sia fondamentale per la nostra Libertà. Formazione insegnanti yoga 6 di 19 SempliceMenteYoga AcademyIndriya e Pratyhara Nell'induismo il nostro apparato sensoriale che ci pone in relazione con il mondo esterno è composto dai cinque organi di senso più la mente, e da cinque organi d'azione più il cuore.
Karmendriya: i cinque modi dell'azione (karma = agire) che occorrono all'Anima per agire nel mondo esterno: escrezione, riproduzione, moto (piedi), abilità manuale (mani), parole. Queste azioni sono la manifestazione di Chitta, il cuore, e costituiscono un corpo energetico chiamato forza vitale o prana.
Attraverso l'auto-osservazione dei dieci Tammarata e dei loro oggetti, si giunge alla piena consapevolezza dei sensi e di come si collocano lungo il canale spinale, cioè nei sette Chakra. Questo consente di orientare il processo del meditare. Fatta questa breve premessa, è possibile distinguere quattro forme di Pratyahara.
Sono i cinque sensi con l'aggiunta della mente. Gli Indriya sono una sorta di tentacoli che la mente proietta verso gli oggetti, quindi Pratyahara è la ritrazione di questi tentacoli dal mondo materiale. Questa immagine dei "tentacoli" è proprio compresa nella parola "indriya", ed offre una profonda comprensione di come lavorano la mente e i sensi, nonché di come governarli. Successivamente, gli Indriya devono essere volontariamente indirizzati verso l'Assoluto. Ciò avviene quando, dopo aver concentrato l'attenzione sul "suono interiore", si espande la coscienza il più possibile, per poi richiamarla e riportarla al nostro interno. Formazione insegnanti yoga 7 di 19 SempliceMente Yoga Academy