Slide sulla progettazione delle carene per imbarcazioni: dislocanti e plananti. Il Pdf esplora i fattori chiave che influenzano la scelta della carena, come dimensioni e velocità, con un focus sulle forme dislocanti e plananti. Include un esempio di carena a geometria variabile, utile per studenti universitari.
Mostra di più20 pagine


Visualizza gratis il Pdf completo
Registrati per accedere all’intero documento e trasformarlo con l’AI.
Per unità di dimensioni superiori solo il ricorso ad un'analisi statistica su database di barche esistenti permette di ricavare valori adeguati e ragionevoli.
561.15 Forme di carena La base dell'ingegnerizzazione del progetto di un'imbarcazione da diporto che ne è caratteristica unica e distintiva è la carena, che può essere dislocante, semidislocante, semiplanante e planante in funzione delle finalità d'impiego.
Nella scelta della carena per una qualsiasi unità navale i fattori discriminanti sono essenzialmente due parametri fondamentali: le dimensioni dell'unità e la velocità alla quale si desidera navigare. Questi, indubbiamente, sono input che il progettista riceve direttamente dall'armatore e sono le fondamenta sulle quali (in un razionale processo progettuale) sviluppare dapprima l'opera viva e poi, successivamente, i layout interni ed esterni della barca.
carena dislocente tonda carena planante tipo Hunt Camna planante a spigolo Scafo dislocante Scafo planante
57L'analisi che porta alla scelta di una determinata forma di carena, come noto, deve essere condotta valutando in un range plausibile di velocità la resistenza al moto che l'imbarcazione incontra in acqua. La resistenza al moto incontrata da un galleggiante, qualsiasi ne sia la velocità, la grandezza e il tipo, dipende soprattutto da due principali fenomeni: ·l'attrito dell'acqua contro la superficie della carena (resistenza d'attrito); ·la generazione, al passaggio dell'unità sull'acqua, di onde di superficie (resistenza d'onda).
A questi due principali fattori se ne devono aggiungere altri, meno condizionanti, ma comunque importanti: ·resistenza di forma; ·resistenza dell'aria; ·resistenza delle appendici; ·resistenza della carena sporca; ·resistenza per mare mosso.
58La resistenza d'onda e la resistenza di forma sono comunemente chiamate globalmente resistenza residua o d'onda. La resistenza della carena sporca ha molta influenza sulla resistenza della nave specie con l'andar del tempo. Al fine di prevenire la formazione di sporcizia dovuta a vegetazione marina e a microrganismi che si formano dopo lunghi periodi di mare soprattutto in acque calde, la superficie dell'opera viva è trattata con pitture antivegetative speciali, che periodicamente devono essere rinnovate.
La resistenza di attrito è sintetizzata da questa formula: RF = 1 2 CF PSV2 dove, come noto: Rn ==; VL Crè funzionedel numeri Reynols P è la densità dell'acqua; S è la superficie bagnata; V è la velocità; Lè la lunghezza al galleggiamento; V è la viscosità cinem atica.
59La resistenza residua è invece funzione del numero di Froude: Fn = V Vg L dove: V è la velocità g è l'accelerazione di gravità L è la lunghezza al galleggiamento.
La resistenza di attrito di una carena aumenta rapidamente con l'aumentare della velocità, mentre la resistenza d'onda o residua diminuisce, a parità di velocità, con l'aumentare della lunghezza al galleggiamento. In parole povere, più si accresce la velocità più aumentano le resistenze al suo avanzamento, più è lunga la barca maggiore è la sua velocità di navigazione.
Chi che deve progettare una nuova nave si trova quindi anzitutto di fronte al problema delle conseguenze che avranno sulla potenza da installare le possibili scelte della forma della carena e delle sue proporzioni. Generalmente il problema è così formulato: ricercare, per il dislocamento voluto (cioè per quanto si vuol trasportare) e per la velocità o le velocità desiderate, le forme e le proporzioni di carena che porteranno, fatte salve le indispensabili condizioni di stabilità, al minor consumo di combustibile e quindi ad una potenza più piccola.
60Il progetto, a seconda delle richieste operative, potrà essere sviluppato seguendo tre direttive basilari:
Moto alla velocità V Spruzzi di prora 0 TAP OPQ-q={v2 PQ q"My A Distribuzione longitudi- nale della pressione sul fondo +AP -AP B Punto di ristagno Q Luogo dei punti di ristagno sulla larghezza del fondo Distribuzione schematica della pressione Vista di sotto C Figura 3: Distribuzione logitudinale della pressione sul fondo piatto di una carena planante (Saunders) Spruzzi di prora Luogo dei punti di ristagno Chiglia -AP Distribuzione della pressione lungo la linea A-A +Ap 1 A AL ___ Vista di sotto Spruzzi di prora Spigolo Chiglia Figura 8: Flusso dell'acqua e degli spruzzi sotto il fondo di una carena planante a V (Saunders)
61Il criterio ponderale viene seguito quando il dislocamento dell'unità viene imposto dai carichi di elevato peso specifico, più il peso dello scafo e dell'apparato motore. In questo caso (che solo eccezionalmente può interessare la nautica), la carena dovrà avere tanto volume da contenere il peso complessivo sopra elencato. Ne scaturirà una nave con una immersione pronunciata e quindi con un elevato volume di carena.
Il criterio volumetrico viene seguito quando la nave deve trasportare carichi ingombranti, ma di peso specifico non elevato. In questo caso, assicurata la necessaria stabilità metacentrica, sarà possibile trasportare buona parte di questo carico voluminoso in spazi al disopra della linea di galleggiamento; quindi, gran parte del volume utile della nave sarà sopra al galleggiamento e alla carena sarà assegnato quel volume sufficiente a sopportare il peso totale.
Il terzo caso, interessa l'armatore che deve far viaggiare la nave in bassi fondali o passaggi in zone che vincolano la larghezza, o vincoli particolari che condizionano la lunghezza. Quest'ultimo caso, delle volte, diventa il caso peggiore per l'architetto navale, poiché il compromesso nella scelta dei coefficienti idrodinamici non sarà ottimale.
62Il caso più frequente nella nautica è quello della priorità della velocità rispetto al resto. Le forme che una carena può assumere sono essenzialmente due: tonda o a spigolo. La carena tonda, con l'aumentare della velocità, ha una resistenza d'onda superiore a quella d'attrito, perciò si adatta meglio alle basse e medie velocità. Viceversa, la carena a spigolo, raggiunte determinate velocità, ha una resistenza d'attrito che supera in modo sensibile quella d'onda. Quest'ultimo tipo di carena risulta quindi adatto alle alte velocità.
Per i mezzi che per peso, lunghezza e velocità hanno caratteristiche intermedie tra una carena tonda ed una a spigolo, si adotta la carena semi-planante o semi-dislocante. Quest'ultimo compromesso, usato nei mezzi di piccolo tonnellaggio, comincia ad essere preso in considerazione anche per le navi di grande tonnellaggio e la carena è definita DEEP-V.
7.5 M DEEP V HULL
63Se i dati del problema progetto (volume, peso, velocità) sono tali da indicare, da un punto di vista idrodinamico, la scelta di una carena dislocante, il progettista di una nave deve avere i seguenti fondamentali obiettivi:
Lo scopo che si deve perseguire nel determinare le caratteristiche geometriche della carena di una nave è quella di soddisfare le richieste del tema del progetto con il minore dislocamento possibile.
64La scelta della carena per la nave in progetto può essere eseguita con diversi metodi:
INSEAN 20° 19 18 17 16 15 14 13 ' 12 11 10 9 8 7' 6 . 1 5.0. 10 18 11 10 12 11 .13. 15
65Le carene dislocanti, come già indicato, hanno notevoli difficoltà a superare certe velocità, perciò per avere delle velocità relative elevate, è necessario adottare le carene plananti. Uno scafo planante è uno scafo che, in moto, trova il suo principale sostegno nella reazione dinamica dell'acqua. Essenzialmente, esso scivola o sfiora la superficie del mare e ciò lo distingue da un normale scafo, che, viceversa, galleggia solamente e si apre la rotta nell'acqua.
66Uno scafo planante è uno scafo che, in moto, trova il suo principale sostegno nella reazione dinamica dell'acqua. Essenzialmente, esso scivola o sfiora la superficie del mare e ciò lo distingue da un normale scafo, che, viceversa, galleggia solamente e si apre la rotta nell'acqua.
Da quanto premesso è possibile sommariamente dire che i fattori in gioco sono: peso, velocità, spinta dinamica e statica, angolo di assetto longitudinale, superficie bagnata e resistenza al moto. Tutti questi fattori sono estremamente interdipendenti tra loro, e l'angolo d'assetto a sua volta dipende dalla posizione relativa, in senso longitudinale, del centro di gravità e del centro di pressione dinamica.
Da quanto detto, si desume che il progetto di una unità planante richiede uno studio più accurato e difficoltoso di quello necessario per il progetto di una nave a dislocamento. Il cambiamento d'assetto in corsa assume la veste di uno dei parametri più importanti del progetto, e la necessità di prevedere esattamente il peso dell'imbarcazione e la posizione del suo baricentro costituiscono una delle maggiori difficoltà.
67