Documento dall'Università sulla creatività, definendola e analizzando le teorie di vari autori come Torrance, Sternberg e Vygotsky. Il Pdf esplora il concetto di creatività nell'educazione, con un focus specifico sull'infanzia e il ruolo dell'adulto, utile per lo studio autonomo in Psicologia.
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Educare alla creatività nelle istituzioni per l'infanzia non significa unicamente incoraggiare lo sviluppo di una capacità per la vita presente e futura ma significa anche riconoscere e assegnare valore alla soggettività di ogni bambino, dando spazio e attenzione alle sue idee. Alimentare la creatività significa progettare e proporre un luogo dove sono date ai bambini le occasioni e le opportunità di ampliare il proprio campo mentale, sperimentare e giocare con le idee.
Secondo Torrance la creatività risulta essere uno di quei concetti facili da comprendere, ma allo stesso tempo difficile da spiegare, poiché riguarda un fenomeno complesso che chiama in causa una molteplicità di abilità e competenze. Molti convergono nel riconoscere nell'originalità e appropriatezza al compito e alla situazione le due qualità che un prodotto deve avere per essere creativo. Altri studiosi fanno riferimento ad altri termini come novità e valore. Sternberg definisce il pensiero creativo come "il pensiero che è nuovo e che produce idee che sono di valore". Esso diviene un elemento cruciale quando si prendono in esame i processi creativi messi in atto dai bambini. Cardarello dice "la creatività non è quesitone di tutto o niente ma di gradazione e produzione di elementi inaspettati entro una configurazione che ha caratteri di ripetitività e il cui tasso di novità va sempre commisurato sul singolo bambino. Robinson dice: "la creatività è quel processo che utilizza l'immaginazione è il pensiero critico per creare nuove idee le quali hanno un valore". L'alternanza del pensiero logico e pensiero analogico, pensiero divergente, convergente appare ancora più evidente nella sequenza delineata da Wallis, il quale, per descrivere l'evoluzione del processo creativo, individua 4 fasi:
La creatività, come tratto dell'esperienza umana, viene a delinearsi come una meta-competenza universale e non è considerata come abilità eccezionale che appartiene a pochi e geniali individui. Diversi autori avvertono la necessità di effettuare distinzioni per individuare diverse tipologie di creatività. Gardner distingue tra la Big C, tipica di individui che hanno realizzato dei cambiamenti radicali nella storia dell'umanità e la little c intesa come capacità di tutti gli individui di inventare, innovare, creare cose nuove in ogni campo della vita. Boden distingue tra P-creative ossia quando un prodotto è creativo per uno specifico soggetto e H-creative intesa come la capacità di creare qualcosa di nuovo per l'intera umanità.Molti autori dicono di considerare tale distinzione in un continuum, riconoscendo che i processi creativi che contraddistinguono le due c sono gli stessi. Kaufman e Beghetto hanno introdotto altre 2 categorie:
Per analizzare gli studi sulla creatività è utile utilizzare un quadro di riferimento elaborato da Rhodes e ripreso da Sharp, in cui i diversi studi vengono ricondotti a 4 ampie categorie, in base al focus di analisi.
A queste "4P" tradizionali della creatività, Simonton aggiunse il concetto di:
Runco aggiunge un altro concetto:
Secondo alcuni autori nell'infanzia non si può parlare in senso stretto di creatività in quanto i bambini in età prescolare non possiedono le conoscenze e le competenze necessarie per produrre ed elaborare intenzionalmente dei prodotti creativi ma si tratterebbe di produzioni creative perché dovute alla mancanza di conoscenza di regole e vincoli e al semplice ricorso alle loro esperienze pregressi. Malaguzzi sostiene che i bambini sono i migliori valutatori e i giudici più sensibili circa il valore e l'utilità della creatività, arriva a indicare che la creatività per i bambini piccoli coinvolge dei processi cognitivi che si sviluppano attraverso le interazioni sociali, il gioco e l'immaginazione. Glaveanu per mettere in discussione la posizione secondo cui l'intenzionelità costituisce un elemento importante del processo creativo, sottolinea che questo è definito da momenti di incubazione inconscia, da incidenti e scoperte, dalla perdita e dalla ricerca della propria via.
Vygotsky sosteneva che uno dei problemi più importanti della psicologia infantile e della pedagogia è quello della creatività nel bambino, dello sviluppo di tale creatività e del valore che il lavoro creativo ha per lo sviluppo complessivo del fanciullo. Vygotsky descrive la creatività come una peculiarità dell'uomo, una caratteristica che non è esclusiva di alcuni. Dato il bisogno che ciascuno ha di adattarsi all'ambiente circostante e l'esigenza di risolvere i problemi che incontra nella vita quotidiana, ogni giorno si verificano delle condizioni comuni, ma essenziali affinché si immagini e si crei qualcosa di nuovo e diverso. Secondo Vygotsky nell'attività umana si possono individuare 2 tipologie fondamentali:
Riconoscendo lo stretto legame che sussiste tra esperienza e immaginazione, Vygotsky sostiene che ogni creazione dell'immaginazione si compine di elementi presi dalla realtà e già inseriti nell'esperienza passata dell'individuo. L'immaginazione combina e crea sempre a partire da elementi forniti dalla realtà, raggiungendo livelli di astrazione sempre più complessi. Vygotsky sottolinea la necessità di allargare l'esperienza del bambino. La capacità di creare connessioni inedite tra elementi preesistenti non si limita a materiali della realtà esperiti direttamente dall'individuo, ma si estende anche a immagini e rappresentazioni che il soggetto può conoscere indirettamente. L'attività combinatrice dell'immaginazione è fortemente condizionata dalle emozioni che ciascun individuo sperimenta in un dato momento. Anche l'immaginazione influisce sullo stato emotivo del soggetto: ciò accade quando le creazioni immaginative sono in grado di suscitare nell'individuo dei sentimenti realmente vissuti. All'origine dell'attività creativa di ciascun individuo vi sono dunque sempre delle percezioni esterne e interne della realtà circostante. Se l'immaginazione che costituisce una funzione nevralgica per l'attività creativa dell'uomo, risulta influenzata da una serie di fattori, in primis l'esperienza, secondo Vygotsky appare chiaro che sussistono evidenti differenze tra creatività infantile e quella adulta.
Concepire la creatività come un'attività tipicamente umana consente di comprendere e riconoscere i processi creativi che si manifestano in tutta la loro forza fin dalla prima infanzia. Le prime manifestazioni dell'attività creativa nell'infanzia compaiono quando il bambino inizia a immaginare altri mondi e ad attribuire nuovi significati alla realtà circostante all'interno del gioco di finzione. Negli scenari ludici creati dai bambini si trovano tracce ed elementi che appartengono alle reali esperienze da loro vissute; secondo Vygotsky il gioco non è un semplice ricordo, ma un'elaborazione, un processo attraverso il quale il bambino combina queste esperienze e costruisce una nuova realtà. Per poter cogliere la capacità del bambino di attribuire inediti significati agli elementi della realtà che lo circonda, occorre prestare attenzione non al risultato finale ma al processo stesso.
Riconoscere la natura sociale e culturale dei processi creativi significa divenire consapevoli che qualsiasi inventore è sempre una creatura del suo tempo e del suo ambiente. La sua capacità creatrice muove da quei bisogni che si sono formati prima di lui. Ogni processo creativo è caratterizzato sempre da un importante coefficiente sociale e culturale insito, in quanto esso è continuo con il passato e con ciò che un contesto culturale ha da offrire. L'attività creativa viene quindi a delinearsi come un processo sociale e dialogico all'interno dello stesso creatore e, a tal proposito, Dewey, sosteneva che: l'oggetto esterno, il prodotto artistico, è ciò che connette l'artista e il pubblico. Anche quando l'artista lavora in solitudine questi elementi sono presenti. Pertanto, Vygotsky sottolinea l'importanza non solo di arricchire il repertorio esperienziale di ciascun bambino, ma anche di progettare contesti educativi multidimensionali nei quali ciascuno possa coinvolgersi liberamente in relazioni intersoggettive significative.
L'idea che la creatività non possa essere compresa analizzandola unicamente come un processo intrapsichico o evento soggettivo è alla base di una concezione sistemica della creatività, cioè allarga la prospettiva di studio dall'io al noi. Csikszentmihalyi mette in rilievo il ruolo decisivo svolto da una qualche forma di riconoscimento pubblico dell'espressione creativa. In questo senso ciò che chiamiamo creatività è un fenomeno che è costruito attraverso un'interazione tra produttore e pubblico. La creatività non è il prodotto dei singoli individui. Data l'importanza del riconoscimento sociale la persuasione non può essere separata dal processo creativo intendendola come qualcosa che avviene successivamente. La persuasione è un elemento costitutivo dell'evento creativo. La creatività è quindi un fatto sociale.