Documento sull'evoluzione della società italiana, il rapporto tra dialetto e italiano, e il sistema educativo. Il Pdf analizza le contraddizioni della società postmoderna e la storia dell'istruzione in Italia, evidenziando la spinta popolare e le resistenze delle classi dirigenti, utile per l'Università.
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(1) Giacomo Devoto, per spiegare il rapporto tra l'uso dei dialetti e dell'italiano in Italia, utilizzò immagini chiare e incisive. Queste immagini evidenziano l'importanza di riconciliare e integrare i diversi linguaggi, sottolineando il valore culturale e identitario dei dialetti accanto alla lingua nazionale.
Non dobbiamo limitarsi a passare dal dialetto all'italiano, ma è necessario avere un dialogo bilaterale tra i due idiomi. Anche se molti italiani usano prevalentemente l'italiano, una buona parte conserva ancora l'uso del dialetto, suggerendo che questa integrazione è già stata accettata dalla popolazione.
L'immagine di Devoto può essere applicata non solo al rapporto tra dialetto e italiano, ma anche a quello tra italiano e latino. Questo riflette un legame profondo con il patrimonio linguistico nazionale e con le tradizioni culturali europee.
Il rapporto tra italiano e latino è attualmente offuscato dalle politiche scolastiche che limitano l'insegnamento del latino in nome di una modernità mal interpretata. È importante riconoscere il valore storico e linguistico del latino come fondamento della formazione culturale. Tuttavia, questa posizione si scontra con opinioni e tendenze contemporanee, richiedendo un'analisi sia ideologica che oggettiva della realtà attuale.
A partire dagli anni Ottanta, diversi studiosi, tra cui John Naisbitt, Aldo Visalberghi, Michelangelo Pira e Pelle Ehn, hanno invitato a riflettere sul crescente distacco tra le società contemporanee e quelle del passato, riprendendo analisi avviate da Alvin Toffler negli anni Sessanta e Settanta. Possiamo fissare tre grandi fasi nella lunga storia antropologico-culturale delle società umane successiva all'ultima glaciazione e al passaggio,intorno a dodicimila anni fa, dal nomadismo all'agricoltura:
Anche accettando che la tripartizione tra passato, presente e futuro sia valida, ci si chiede se sia possibile orientarsi verso il futuro senza una conoscenza profonda di se stessi. Comprendere la nostra storia biologica, culturale e individuale è essenziale per capire come il passato e le tradizioni abbiano influenzato noi e gli altri, con i quali siamo inevitabilmente interconnessi, anche in termini di dominazione e sfruttamento.
(2) La società postmoderna, se così definita, presenta contraddizioni che sono state analizzate in precedenti lavori e che qui verranno brevemente richiamate. Queste contraddizioni riguardano aspetti caratteristici di molte delle società contemporanee più ricche:
Chi percepisce le contraddizioni della società rischia di sviluppare un senso di impotenza e di ripiegarsi su un individualismo, accentuato dallo sfruttamento dei paesi più deboli e dalla cultura consumistica nei paesi ricchi. Tuttavia, chi va oltre l'analisi capisce che, al di là di catastrofi o rivolte, le società possono garantire la loro sopravvivenza solo attraverso un coordinamento stretto. Se il quadro descritto è corretto, ci troviamo di fronte a un grande bivio. Il "coordinamento" potrebbe riflettere scenari distopici come quelli descritti da Aldous Huxley in Brave New World o da George Orwell in Animal Farm e 1984, in cui la conoscenza e il controllo delle risorse sono affidati a un gruppo ristretto, consapevole della propria posizione e del sapere classico. Il gruppo degli Alfa-Plus di Huxley, il "qualcuno più eguale degli altri" e il Grande Fratello di Orwell rappresentano una forma di egemonia globale, con un vasto numero di subalterni. Tuttavia, il coordinamento potrebbe anche manifestarsi come un governo in cui tutti i cittadini sono sovrani, dotati di pari capacità di acquisizione, controllo ed elaborazione delle conoscenze, rispettosi delle scelte altrui e animati da solidarietà reciproca.
Siamo di fronte a un discrimine cruciale, dove la rivendicazione del valore della tradizione greco- latina deve essere considerata nella sua interezza e complessità, dall'epoca di Omero al latino medievale moderno. In questo contesto, il linguista può offrire un contributo specifico e significativo, difficile da contestare.
(3) Un primo contributo riguarda la parola e la nozione di "modernità". I principali dizionari delle lingue romanze considerano "modernità" un derivato interno delle lingue moderne, riconducendola alle radici lessicali "moderno" suffissate con -ità. Tuttavia, l'etimologia corretta è che "modernità" deriva da "modernitas", un termine del latino medievale del XI secolo, che indicava "tempi nuovi" in contrapposizione all'antichità. Oltre alle lingue romanze, "modernitas" ha influenzato anche l'inglese "modernity", il tedesco "Modernität" e altre lingue slave.Questa situazione evidenzia sia il contributo della latinità allo sviluppo dei lessici moderni che la negligenza nella loro registrazione nella lessicografia romanza. La questione delle omissioni riguarda gli specialisti e richiede un riconoscimento della tradizione greco-latina.
Nelle lingue romanze, l'apporto latino può essere mascherato, rendendosi evidente solo agli esperti. Il lessico di ogni lingua si compone di tre elementi: (a) il lessico patrimoniale, ereditato dalle origini; (b) il lessico esogeno, costituito da prestiti; (c) il lessico di neoformazioni endogene, creato con materiali sia patrimoniali che esogeni. Esempi di lessico patrimoniale includono "video" in latino e "vedo" in italiano, mentre "sport" è un esotismo. Le neoformazioni endogene possono derivare da radici patrimoniali o esogene, evidenziando la complessità e l'evoluzione del lessico nelle lingue moderne.
Una sottocategoria delle formazioni endogene sono i calchi semantico-lessicali, che sono lessemi costruiti con materiali endogeni e traducenti di elementi di altre lingue. Esempi in latino includono "conscientia" derivato dal greco "synéidesis" e "qualitas" da "poiótes".
Nei dialetti romanzi derivati dal latino, la latinità nativa rende meno evidente l'apporto latino in età moderna. Per comprendere questa influenza, è necessario consultare esperti, poiché in italiano ci sono circa 16.000 vocaboli di origine latina, di cui solo 3.700 appartengono al lessico "patrimoniale"; gli altri 12.500 sono "inserzioni acquisite" avvenute nel Medioevo da parte di intellettuali che si rifacevano alla scrittura latina. Inoltre, la latinità classica rappresenta solo una parte delle fonti latine nell'italiano, poiché la maggioranza delle parole deriva dal latino tardo, medievale e dai linguaggi scientifico, filosofico e giuridico moderni.
Lo Pseudo-Robert Kilwardby, nel XII secolo, notava che le prime imposizioni nel latino erano influenzate dagli idiomi vulgari, ma differivano in scrittura e flessione. Inoltre, l'apporto latino alle lingue moderne non si limita al latino stesso, ma include anche un numero significativo di grecismi assimilati attraverso il latino. In italiano, ci sono circa 8.300 grecismi, di cui meno della metà è stata presa direttamente dal greco, mentre la maggior parte è passata attraverso il latino classico, tardo o medievale. Paradossalmente, l'apporto del latino alle lingue in età moderna, incluso quello dei grecismi tramite il latino, è meno problematico da riconoscere in lingue che storicamente e fonologicamente distano dalla tradizione latino-romanza.
Ad esempio, nel dizionario sloveno si trovano numerosi latinismi e latino-grecismi, come "ambiciósen", "ambrósia", "argument", "bomba", "element", "rosa" e molti altri, per un totale di migliaia di parole.
Anche in una lingua non indoeuropea come il finnico si possono osservare molteplici prestiti latini, tra cui "aari" (ara), "demokratti", "radio", "teoria", e altri, dimostrando l'ampia influenza latina e greca in contesti linguistici molto diversi.
Si potrebbe approfondire ulteriormente l'argomento. In tedesco, una resistenza ai latinismi e latinogrecismi ha portato alla creazione di "Verdeutschungen" o tedeschizzazioni, ossia calchi semantici che affiancano o sostituiscono le parole latine, come "Zusammenfluss" in luogo di "Konfluenz". Tuttavia, in altre lingue germaniche, come l'inglese, la situazione è diversa.
Giulio Lepschy ha osservato che in Italia non ha senso attribuire "colpe" all'inglese; piuttosto, sono coloro che lo usano in modo inappropriato a essere responsabili. Infatti, in inglese i latinismi, sia diretti che mediati da altre lingue, rivestono un ruolo predominante. Il vocabolario inglese ha solo il 10% di origine germanica, mentre il 25% è rappresentato da neoformazioni angloromanze, con circa due terzi di parole di origine latina.
Inoltre, è stata compilata una "Academic Word List" (AWL) per le università di lingua inglese, che include parole fondamentali utilizzate nei corsi di Arts, Commerce, Law e Science. In questa lista, meno del 5% delle parole è di origine germanica, mentre la maggior parte è costituita da latinismi e latino-grecismi, dimostrando l'enorme influenza del latino nel linguaggio accademico. L'università della California ha creato un "Dictionary of Postmodern Terms", accessibile online, che include 170 parole chiave della postmodernità. Di queste, solo 21 non sono latinismi o greco-latinismi, suggerendo che il linguaggio del postmoderno è fortemente influenzato dal latino.
Questi dati non sono applicabili a tutte le 6.800 lingue parlate nel mondo, ma risultano particolarmente significativi per le 2.400 lingue scritte e, in particolare, per le decine di lingue scritte di società complesse con una tradizione consolidata. Tra queste, l'italiano si distingue per la sua ricca eredità lessicale greco-latina, seguito sorprendentemente dall'inglese britannico e americano, nonostante non sia una lingua romanza.