Documento sulla progettazione della giornata educativa nello 0-6. Il Pdf esplora le routine, le transizioni e le esperienze di apprendimento per la prima infanzia, con un focus sui momenti strutturati e non strutturati, l'importanza del riposo e i laboratori esperienziali, utile per la formazione professionale in Psicologia.
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La giornata educativa è la dimensione spazio- temporale nella quale il bambino vive l'esperienza di crescita e formazione. Essa è un insieme di processi relazionali, simbolici, cognitivi, sociali e culturali, attorno alle esperienze del Corpo Mente, dei ritmi biologici, della discontinuità e degli imprevisti. L'impatto pedagogico del quotidiano e la sua importanza nel mondo del bambino sono dati dall'influenza che il tempo ha sui vari processi di formazione e crescita. La giornata educativa è una processualità di eventi che pone in una dialettica costante l'esperienza della stabilità, della regolarità e del cambiamento. Stabilità e cambiamento sono i due nuclei attorno cui si sviluppa il quotidiano: da un lato le irregolarità che determinano le abitudini, che ruotano attorno all'esperienza Corpo Mente e che formano la sicurezza e la stabilità essenziale per la formazione dell'identità individuale, dall'altro le discontinuità, le novità e le variazioni che determinano la spinta al cambiamento e alla crescita. Lo studio della giornata educativa nei servizi per la prima infanzia osserva da un lato, le esperienze quotidiane come insieme dei processi e fenomeni che avvengono nel tempo formativo, dall'altro l'esperienze di cura, educazione e apprendimento (CEA) nel tempo coordinato e diretto dall'adulto e quelle di lucidità-progettualità del bambino (L) nel tempo autogestito. Nella progettazione educativa della giornata si intrecciano tutte le esperienze legate alla cura. La giornata educativa diviene il punto di partenza della progettazione educativa nella consapevolezza della molteplicità dei processi educativi, relazionali, sociali e culturali che comprende e che incidono sulla qualità educativa sia come processo sociale sia come esperienza primaria dell'essere e del divenire del bambino. Nella giornata sono presenti alcuni eventi estemporanei e casuali che attivano processi di discontinuità esperienziale: sono le situazioni che modificano l'andamento della giornata con imprevisti che determinano irregolarità che il bambino, di volta in volta, impara a gestire. Sulla base di queste differenziazioni, il tempo del bambino nella quotidianità educativa può essere osservato all'interno di quattro tipologie di eventi:
Ogni esperienza nella giornata educativa che si presenta in modo regolare costituisce una routine che garantisce al bambino la prevedibilità del quotidiano fornendogli sicurezza e stabilità. In questo senso rappresenta una cornice che dà significato alla realtà attraverso il ripetersi di azioni, comportamenti e gesti che formano, nel tempo il processo di abitualizzazione e che delineano una traccia che il bambino riconosce come struttura per le sue azioni e quelle del gruppo. È possibile definire le finalità quadro delle routine in relazione alla regolazione dei bisogni di sviluppo del bambino e del gruppo a cui sono collegati gli obiettivi generali ad esse connesse:
Questi obiettivi possono essere riferiti a tutte le esperienze CEAL e non solo all'area dell'accudimento. Le routine sono quindi, da un lato, la struttura portante nella giornata educativa che garantisce le organizzazioni del tempo attorno ad una finalità CEAL e, dall'altro, sono un contenitore di esperienze progettuali nell'ambito delle unità esperienziali in funzione dei bisogni del bambino. Nella giornata educativa il bambino sperimenta anche la casualità del tempo e le sue conseguenze. Questo incontro è un'importante palestra dI vita che stimola il bambino a comprendere e affrontare non solo le regolarità, ma anche gli imprevisti che modificano il percorso predefinito della giornata. I momenti casuali nei servizi educativi per la prima infanzia possono essere di tre tipologie diverse:
La gestione dei momenti casuali è un fattore che sviluppa la competenza di gestione del tempo e permette l'adattamento, la capacità di cogliere novità e di realizzare un'esperienza innovativa. La gestione del tempo è un fattore del benessere della persona, di successo nello studio e nelle attività professionali. Esso rappresenta un elemento centrale del lavoro educativo che non riguarda solo la comprensione cognitiva del tempo, ma anche la tenuta emotiva e comportamentale nei diversi eventi temporali come la durata e le casualità nell'attesa. Nella gestione del tempo un'importante distinzione è quella tra tempo vissuto e tempo strutturato: il primo rappresenta l'insieme delle rappresentazioni ed emozioni legate ad uno specifico momento in termini di malessere e benessere, il secondo, invece, descrive la dimensione cronologica e si distinguono nella spazializzazione e nella durata. La spazializzazione definisce il tempo in una logica lineare come sequenza di minuti, ore, giorni ... , mentre, la seconda, definisce l'organizzazione del tempo in una logica temporale definita che ha un inizio e una fine. La giornata educativa pone in relazione diverse unità esperienziali in modo da permettere al bambino di fare esperienza di sé, dell'altro e del gruppo nel fluire del tempo. un modello che rende visibile la molteplicità dei processi educativi, figura di apprendimento presenti nella giornata essenziali per il benessere del bambino e che comprende:
La giornata educativa osserva una sequenza di strutture spazio-temporali, rappresentata da:
Il bambino nella prima infanzia, nella giornata educativa impara a riconoscere i suoi bisogni, a regolarli, a individuare i processi, le pratiche e gesti per soddisfarli. L'analisi di questi bisogni di sviluppo nelle diverse dimensioni psico-socio-educative permette di individuare per:
Il modello multidimensionale dei bisogni di sviluppo permette di osservare il comportamento del bambino e di riconoscere i bisogni che si sviluppano nelle diverse dimensioni psico-educative. La regolazione dei bisogni è un processo complesso psico-fisico-educativo attraverso cui il bambino impara a regolare gli stati fisiologici, emozionali e cognitivi. Il bambino vive tre diversi processi di regolazione dei bisogni durante la giornata educativa:
Nella giornata educativa il bambino vive esperienze e proposte che gli richiedono di cambiare contesti, relazioni e ambienti: dalla famiglia alla scuola, dai genitori alle educatrici. Risulta un'esperienza complessa poiché il bambino, a differenza dell'adulto, non ha ancora sviluppato le competenze di transizione che rappresentano l'insieme delle capacità che gli consentono di spostarsi da un luogo o da una relazione ad un'altra. Ciò implica che, ad ogni cambiamento, il bambino avverte un senso di disorientamento determinato dalla sensazione di separazione e perdita delle figure affettive. Questo processo è stato studiato nell'ambito della teoria dell'attaccamento elaborata da John Bowlby che ha permesso di evidenziare come il bambino, sin dalla nascita, crea legami affettivi e rappresentazioni mentali di sé e dell'altro attraverso la relazione dialogica con il caregiver principale. La soddisfazione dei bisogni di sviluppo gli permette di desiderare di esplorare il suo mondo di riferimento. Tutto questo avviene nella quotidianità grazie alla costanza delle cure e alla possibilità di interiorizzare i ritmi della vita. La giornata del bambino è quindi un processo continuo di momenti di stabilità, di sicurezza e di cambiamenti. Da queste riflessioni si trae l'importanza del concetto di transizione nello sviluppo psico-sociale-relazionale che consente al bambino di interiorizzare i processi cognitivi ed emotivi che supportano e facilitano gli spostamenti e i cambiamenti di contesto e relazione. Le transizioni educative sono strutture spazio-temporali che contengono processi psico-socio-relazionali complessi che hanno la funzione di accompagnare il bambino nel passaggio da un contesto ad un altro. Sul piano pedagogico si traducono nell'insieme delle pratiche, azioni e gesti che permettono al bambino di riconoscere il cambiamento di una situazione. Il concetto di transizione educativa si affianca a quello di transizione ecologica offerto dal modello bio-psico-sociale di sviluppo del bambino di Bronfenbrenner che indica il cambiamento di posizione da un sistema sociale-relazionale come la modificazione di un ruolo di una situazione nel mondo scolastico osservato nella continuità educativa verticale. Il nostro interesse è sulle transizioni educative quotidiane che permettono al bambino di vivere in modo autonomo e da protagonista tutti i passaggi da un'esperienza ad un'altra. La finalità pedagogica della transizione è di consentire al bambino di interiorizzare i ritualI che gli consentono di vivere con sicurezza, in modo volontario e come protagonista attivo le diverse transizioni nella giornata. A questo punto possiamo entrare nel merito delle caratteristiche delle transizioni educative che comprendono:
Le transizioni educative, se progettate e condotte con cura, permettono al bambino di sentirsi protagonista nei cambiamenti e di partecipare attivamente ai molteplici passaggi. In questo senso, esse facilitano anche i processi di engagement del bambino nei diversi momenti ed esperienze della giornata educativa. Si manifestano quindi sul piano della progettazione nello studio delle modalità, rituali e tempi che permettono al bambino di attraversare i sistemi, luoghi ... I servizi 0-6 sono il primo contesto educativo che sostiene il bambino nelle transizioni quotidiane tra il sistema famiglia e la scuola, nell'accoglienza mattutina e nel ricongiungimento. Questi processi sono determinanti per imparare la gestione delle emozioni di separazione e incontro, ma anche per sperimentare autonomia e indipendenza. La proposta pedagogica delle transizioni educative nell'accoglienza e nel ricongiungimento supera il modello del momento dell'entrata-uscita intesa come consegna del bambino in una logica di custodia. Il momento dell'accoglienza mattutina è una pratica educativa che si compone di gesti, posture e azioni volte da un lato ad aiutare il bambino a compiere una transizione di contesto da una figura familiare a uno sociale, dall'altro a sostenere i genitori durante il distacco dal bambino. Il ruolo dell'educatrice è determinante, può assumere la funzione di ancora nei confronti del bambino e di rassicurazione nei confronti dei genitori. In entrambi i casi vengono utilizzate le strategie di aggancio emotivo e relazionale così da far orientare il bambino verso il contesto-scuola, verso gli spazi, gli oggetti e i materiali preferiti e permette al genitore, di sperimentare la fiducia di lasciare il bambino in un luogo sicuro. La possibilità di vivere serenamente la transizione dall'ambiente-famiglia al contesto-scuola dipende dalla capacità relazionale dell'educatore di accogliere il bambino e di produrre dei rituali ponte che rafforzano il piacere della transizione lavorando sulla motivazione ad entrare nel nido e nella scuola d'infanzia. Le transizioni di contesto sono rafforzate dalla presenza dei rituali che il bambino può svolgere in autonomia o con l'invito dell'educatrice e dei genitori. I rituali ponte rappresentano per i bambini uno schema di azioni che facilitano il passaggio poiché lo coinvolgono in pratiche e comportamenti che ama fare o imitare. Alcuni esempi sono: