L'educatore imperfetto: figura professionale e crisi educative

Documento dall'Università degli Studi di Trieste (UNITS) su L'educatore imperfetto. Il Pdf esplora la figura professionale dell'educatore, le sue incertezze e l'evoluzione storica, analizzando le crisi educative e i diversi tipi di intervento, utile per il ripasso universitario.

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L'educatore imperfetto riassunto
Pedagogia
Università degli studi di Trieste (UNITS)
17 pag.
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RIASSUNTO “L’EDUCATORE IMPERFETTO”
1.“La figura professionale, ovvero: dell’incertezza e della salutare debolezza”
“Una figura liquida”
La gura dell’educatore professionale è una gura costitutivamente incerta, alle volte quasi
sfuggente, costantemente in via di denizione. Per usare, un termine di Bauman è una gura
liquida, malgrado i tentativi di descriverla come solida.
Quella dell’educatore è una “debolezza” strutturale, non eliminabile da qualsivoglia riessione. Ma
è una debolezza essenziale, che rappresenta anche la sua intrinseca forza, se interpretata come una
costante apertura di possibilità, una ricerca ininterrotta sul senso dell’agire educativo, una costante
messa in discussione del proprio orizzonte di nalità, delle esperienze di vita, degli obiettivi,
dell’universo dei soggetti ritenuti destinatari e/o costruttori dell’azione educativa.
L’educatore è incerto perché l’educare è sempre incerto, ma anche perché, oggi, la gura
professionale è il risultato di molte assunzioni di responsabilità e questo sia per il ventaglio di
compiti progressivamente attribuiti alla gura (riabilitazione, prevenzione e promozione educativa),
sia per i soggetti (individuali, collettivo, comunitari) di riferimento.
La condizione di incertezza attuale non è né recente né casuale: è l’instabile risultante di una lunga
storia, l’inizio della quale potrebbe essere collocato negli anni sessanta-settanta. Fino agli inizi degli
anni sessanta, infatti, gli educatori professionali potevano essere, in gran parte, individuati nel
“personale che lavorava in istituzioni chiuse per l’educazione o la rieducazione dei minori”.
Negli anni sessanta l’educatore contenitivo e correttivo entra in crisi perché quelle convinzioni
pedagogiche e pratiche professionali ormai non erano più adeguate a rispondere ai problemi e alle
domande educative generate dalla nuova realtà sociale e culturale. La ricostruzione degli anni
immediatamente seguenti la Seconda guerra mondiale prima, e lo sviluppo economico poi, sono
stati processi che hanno profondamente modicato lo scenario economico-sociale e i contesti di vita
delle persone. In quegli anni inizia a manifestarsi il passaggio da un’assistenza particolaristica,
nalizzata a garantire livelli minimi di sopravvivenza ad aree disagiate di popolazione, a servizi
rivolti alla generalità dei cittadini, che progressivamente ampliano il proprio campo di attenzione e
di azione oltre i bisogni vitali delle persone.
La crescita e l’accentuarsi della differenziazione nelle società industrializzate avanzate hanno
determinato la nascita di diverse specializzazioni educative, che si sono progressivamente
affiancate alle funzioni tradizionali dell’insegnante e degli educatori per i ragazzi difficili.
La situazione attuale vede il parziale compimento del processo iniziato negli anni sessanta-settanta.
L’educatore professionale interviene verso individui che non dispongono, o non dispongono
adeguatamente, di un sistema di appartenenza familiare, lavorativa, scolastica, altresì quando gli
interventi di genitori e insegnanti risultino insufficienti o fallimentari.
Anche normativamente, a partire dalla legge di riforma sanitaria degli anni settanta, diventa sempre
più presente una gura di operatore che si occupa a tempo pieno dei problemi di evoluzione e
sviluppo individuale e sociale incontrati da soggetti in condizione di grave sofferenza sica o
psichica, di isolamento, di emarginazione, di handicap o di svantaggio socio-culturale.
L’educatore professionale è stato sicuramente interessato da un processo di individuazione, ma
l’insieme delle abilità e delle competenze sviluppate non è ancora in grado di denire con certezza
la sua identità e la specicità del suo ruolo rispetto a quella degli altri operatori.
I tratti essenziali
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L'educatore imperfetto riassunto Pedagogia Università degli studi di Trieste (UNITS) 17 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/l-educatore-imperfetto-riassunto/4148253/ Downloaded by: laura-gaeta-5 (l.gaeta@studenti.unibg.it)RIASSUNTO "L'EDUCATORE IMPERFETTO"

La figura professionale: incertezza e salutare debolezza

Una figura liquida

La figura dell'educatore professionale è una figura costitutivamente incerta, alle volte quasi sfuggente, costantemente in via di definizione. Per usare, un termine di Bauman è una figura liquida, malgrado i tentativi di descriverla come solida.

Quella dell'educatore è una "debolezza" strutturale, non eliminabile da qualsivoglia riflessione. Ma è una debolezza essenziale, che rappresenta anche la sua intrinseca forza, se interpretata come una costante apertura di possibilità, una ricerca ininterrotta sul senso dell'agire educativo, una costante messa in discussione del proprio orizzonte di finalità, delle esperienze di vita, degli obiettivi, dell'universo dei soggetti ritenuti destinatari e/o costruttori dell'azione educativa.

L'educatore è incerto perché l'educare è sempre incerto, ma anche perché, oggi, la figura professionale è il risultato di molte assunzioni di responsabilità e questo sia per il ventaglio di compiti progressivamente attribuiti alla figura (riabilitazione, prevenzione e promozione educativa), sia per i soggetti (individuali, collettivo, comunitari) di riferimento.

La condizione di incertezza attuale non è né recente né casuale: è l'instabile risultante di una lunga storia, l'inizio della quale potrebbe essere collocato negli anni sessanta-settanta. Fino agli inizi degli anni sessanta, infatti, gli educatori professionali potevano essere, in gran parte, individuati nel "personale che lavorava in istituzioni chiuse per l'educazione o la rieducazione dei minori".

Negli anni sessanta l'educatore contenitivo e correttivo entra in crisi perché quelle convinzioni pedagogiche e pratiche professionali ormai non erano più adeguate a rispondere ai problemi e alle domande educative generate dalla nuova realtà sociale e culturale. La ricostruzione degli anni immediatamente seguenti la Seconda guerra mondiale prima, e lo sviluppo economico poi, sono stati processi che hanno profondamente modificato lo scenario economico-sociale e i contesti di vita delle persone. In quegli anni inizia a manifestarsi il passaggio da un'assistenza particolaristica, finalizzata a garantire livelli minimi di sopravvivenza ad aree disagiate di popolazione, a servizi rivolti alla generalità dei cittadini, che progressivamente ampliano il proprio campo di attenzione e di azione oltre i bisogni vitali delle persone.

La crescita e l'accentuarsi della differenziazione nelle società industrializzate avanzate hanno determinato la nascita di diverse specializzazioni educative, che si sono progressivamente affiancate alle funzioni tradizionali dell'insegnante e degli educatori per i ragazzi difficili.

La situazione attuale vede il parziale compimento del processo iniziato negli anni sessanta-settanta. L'educatore professionale interviene verso individui che non dispongono, o non dispongono adeguatamente, di un sistema di appartenenza familiare, lavorativa, scolastica, altresì quando gli interventi di genitori e insegnanti risultino insufficienti o fallimentari.

Anche normativamente, a partire dalla legge di riforma sanitaria degli anni settanta, diventa sempre più presente una figura di operatore che si occupa a tempo pieno dei problemi di evoluzione e sviluppo individuale e sociale incontrati da soggetti in condizione di grave sofferenza fisica o psichica, di isolamento, di emarginazione, di handicap o di svantaggio socio-culturale.

L'educatore professionale è stato sicuramente interessato da un processo di individuazione, ma l'insieme delle abilità e delle competenze sviluppate non è ancora in grado di definire con certezza la sua identità e la specificità del suo ruolo rispetto a quella degli altri operatori.

I tratti essenziali

Document shared on https://www.docsity.com/it/l-educatore-imperfetto-riassunto/4148253/ Downloaded by: laura-gaeta-5 (l.gaeta@studenti.unibg.it)A tutt'oggi il processo di individuazione professionale dell'educatore è da ritenersi ancora in corso. Attualmente, l'educatore professionale è ritenuto un operatore che ha come compito generale individuare/promuovere/sviluppare le cosiddette potenzialità (cognitive, affettive, relazionali) dei soggetti individuali e collettivi. L'operatività educativa si esplica in ambiti organizzati (i servizi) connotati da riconoscibilità e intenzionalità.

Per raggiungere gli obiettivi, l'educatore deve instaurare con gli utenti una relazione educativa. La centralità attribuita alle potenzialità dei soggetti, l'esistenza di differenti piani di azione educativa, il vincolo e la rielaborazione del mandato sociale, la dimensione del servizio, la relazione e la formazione costituiscono i tratti essenziali di un disegno minimo e, per quanto possibile, "neutro" dell'educatore.

L'educazione professionale e non professionale

L'educazione è sottoposta a variegate dinamiche di affidamenti, deleghe o realizzazioni in proprio. Per esempio, l'affidamento e la delega educativa sono ampiamente previsti e legittimati quando la quantità e la complessità delle intenzioni educative rendono necessario l'intervento di operatori specializzati, in particolare gli insegnanti, i quali sono teoricamente ritenuti in possesso dei saperi e delle competenze indispensabili per raggiungere gli scopi voluti.

Nello stesso tempo, vi sono alcune dimensioni dell'educazione, in particolare di quella familiare, che non sono, in linea di massima, ritenute delegabili e affidabili ad altri, in quanto attività considerate "naturali".

La comunità non è una famiglia, l'educatore non è un amico dell'educando

Il lavoro educativo, in quanto attività professionale, è strutturalmente altro rispetto a qualsiasi pratica educativa non professionale, da quella familiare a quella associazionistica.

Un educatore non potrà mai essere amico di un educando (il che non significa che non debba avere, quando opportuno, un atteggiamento relazionale amichevole), poiché è la struttura relazionale stessa, e il sistema nel quale la relazione è inserita, che impedirebbe tale posizione.

La relazione educativa professionale si colloca all'interno di un contratto pubblico che vincola o influenza i soggetti che vi partecipano, che prevede anche un compenso economico.

Formare gli educatori: la prassi e la teoria

Se l'educatore professionale deve essere professionalizzato si pone il problema di quali istituzioni debbano formare gli educatori professionali, quali siano gli obiettivi formativi, come debba essere impostata la formazione. Ormai è un dato di fatto che siano le università a formare gli educatori professionali, non più corsi post diploma o scuole di formazione professionale.

Uno degli aspetti di maggiore sofferenza nel dibattito attorno alla formazione degli educatori riguarda il rapporto tra la teoria e la pratica.

Talvolta registriamo il primato del piano pratico rispetto a quello teorico. Altre volte il primato del piano teorico rispetto a quello pratico. In realtà, non esiste alcuna gerarchia tra teoria e pratica professionale, così come non esiste tra formazione teorica e formazione pratica, ammesso che si riesca effettivamente a separare l'una dall'altra. Gli elementi formativi teorici e quelli pratici debbono essere integrati poiché l'operatività dell'educatore è la sintesi tra i due.

L'irriducibile pluralità delle esperienze educative

Le categorie dell'educazione

Document shared on https://www.docsity.com/it/l-educatore-imperfetto-riassunto/4148253/ Downloaded by: laura-gaeta-5 (l.gaeta@studenti.unibg.it)I soggetti individuali e collettivi, nel corso di tutta la loro esistenza, sono esposti a una molteplicità di esperienze educative nelle quali acquisiscono valori, competenze, saperi, comportamenti e atteggiamenti.

Alcune interagiscono sinergicamente in quanto comprendono obiettivi considerabili tra loro come coerenti, altri presentano obiettivi diversi ma tra loro compatibile, altri presentano intenzioni e obiettivi tra loro conflittuali che determinano nei soggetti coinvolti una difficile ricerca di convivenza ed equilibrio o, alle volte, provocano ferite non facilmente sanabili.

Le esperienze educative hanno peso diverso e contribuiscono in misura differente alla formazione dei soggetti, questo a prescindere dall'importanza attribuita e dichiarata all'esperienza stessa.

Le esperienze educative formali

Le esperienze educative formali possono essere fatte coincidere con l'esperienza scolastica. Si caratterizzano per essere azioni fortemente intenzionali e organizzate e vengono recepite dai diversi soggetti coinvolti (Stato, Regioni, scuole, genitori, studenti, imprese, servizi, insegnanti) i quali interagiscono tra loro attraversi progetti e contratti espliciti.

Sono luoghi e tempi regolati da leggi e da norme nazionali e locali imponendo un quadro di riferimento che vincola gli obiettivi, l'organizzazione delle esperienze, i rapporti tra i soggetti concretamente impegnati nella relazione educativa.

In parte, le esperienze educative formali sono obbligatorie, nel senso che alcuni dei soggetti che vi sono coinvolti iniziano l'esperienza senza porre direttamente alcuna domanda formativa, cioè sono coinvolti in seguito a domande e decisioni altrui (in particolare la famiglia).

Le esperienze educative formali sono quelle il cui esito ricercato è ufficialmente certificato dal rilascio/conseguimento di un titolo di studio che abilita a proseguire nell'iter scolastico e/o permette di accedere all'attività professionale con l'aspettativa di determinati livelli gerarchici, mansioni, riconoscimenti economici, prestigio sociale.

Le esperienze educative non formali

Le esperienze educative non formali sono esterne all'istituzione scolastica, non rilasciano titoli di studio pur potendo le competenze acquisite essere spendibili anche sul piano professionale.

Sono esperienze dotate anch'esse di intenzionalità, progetto e contratto come nel caso delle esperienze formali e anche in questo caso, la distinzione e la diversa posizione tra formatore e formando sono chiare ed esplicitate.

Rientrano nell'area delle esperienze non formali, per esempio, le università della terza età, i corsi di lingua, le attività di educazione motoria ecc.

Le esperienze educative informali

Le esperienze informali non sono riconducibili a tempi e a luoghi caratterizzati da progetto, intenzionalità e chiara differenziazione di posizione relazionale tra educatore ed educando.

In gran parte, non si "dichiarano" educative e tali non sono percepite dai soggetti coinvolti.

I risultati educativi delle esperienze informali non sono preventivabili e dichiarabili, pur potendo risultare molto influenti nella vita delle persone interessate.

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