Politica Economica: Fondamenti, Fallimenti di Mercato e Soluzioni

Documento di Università sulla Politica Economica. Il Pdf esplora i fondamenti della politica economica, definendo concetti come politica fiscale, spesa pubblica e beni pubblici, e approfondisce i beni di merito e demerito, le asimmetrie informative, inclusi selezione avversa e azzardo morale, con soluzioni di politica economica per i fallimenti del mercato.

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20 páginas

POLITICA ECONOMICA
11/03/24
Capitolo 1
La politica economica e il conflitto
Politica economica= come lo stato decide di impiegare le risorse dei vari settori (es.
l’istruzione)
Politica fiscale = interventi di politica economica che coprono la spesa pubblica
Spesa pubblica =insieme di interventi volti a coprire quei settori che da soli non potrebbero
funzionare
L’economia si basa sul concetto di razionalità il soggetto razionale cerca di ottenere
quanto più possibile dalle risorse che dispone. Noi massimizziamo la soddisfazione (l’utilità),
le imprese massimizzano il profitto. Gli operatori economici non sono solo imprese e
consumatori, ma anche lo Stato. Lo stato ha delle risorse e, secondo i principi dell’economia,
deve massimizzare il benessere collettivo, cioè la soddisfazione degli utenti. Ci sono beni e
servizi che non sono profittevoli, quindi nessuna impresa privata è disposta a offrire un bene
su cui non può guadagnare (beni pubblici). L’assistente sociale si muove proprio negli ambiti
dove non c’è profittabilità.
Beni pubblici = un es. classico sono i fuochi d’artificio, cioè sono non escludibili (?), non si
può far pagare per guardarli (l’unico ente che può offrire questo tipo di bene è un ente
pubblico, cioè lo Stato). Il panino è un bene escludibile, si compra e si paga. Le api che
impollinano è un’esternalità positiva: dove si verificano esternalità non si verificano scambi in
maniera efficiente.
Scambio efficiente = se un bene vale 100 e si paga 100 lo scambio è efficiente, cioè le
risorse non vanno sprecate. L’economia esiste perché le risorse sono limitate, quindi
abbiamo il problema della distribuzione delle risorse in maniera efficiente.
Lo stato, con la politica economica, interviene in quei settori dove non ci sono imprese che
offrono servizi a meno che non siano a pagamento. Il privato deve fare il profitto, il pubblico
no. Lo stato, con le tasse che incassa, fornisce servizi.
In un mondo ideale, lo stato ha risorse acquisite con le tasse e altri sistemi, e lo deve
distribuire: deve scegliere i settori e le somme da destinarvi deve distribuirle in modo
evolutivo.
Politica economica = politica fiscale + politica monetaria. La politica monetaria è quanta
moneta liquida immettere sul sistema.
Anni fa, la moneta era convertibile in oro, ossia lo stato aveva riserve auree pari alla moneta
che circolava. Quindi la moneta aveva un suo valore intrinseco. Ora la moneta in
circolazione è superiore alle riserve auree, quindi se si conia nuova moneta e si mette in
circolazione, aumenta l’inflazione. Lo stato non può battere moneta e metterla in circolazione
per pagare i debiti.
Capitale umano = capacità (capabilities), che prima non rientrava nella contabilità
economica. E’ nato intorno agli anni 50, quando si osservava che c’erano dei paesi che
crescevano pià di altri a parità di fattori produttivi impiegati nella produzione. Il PIL
concettualmente è la somma di tutto ciò che si produce in un paese, il modo più semplice per
calcolarlo: tutti i consumi + tutti gli investimenti + tutta la spesa pubblica + tutte le
esportazioni nette. Alcuni paesi crescevano più di altri per il progresso tecnologico, quindi il
capitale umano. Se un sistema non investe in ricerca e nelle università, esso non cresce.
Con l’aumento di capitale umano aumenta la produttività.
Non possiamo sapere esattamente il numero delle risorse, si possono fare delle previsioni.
La matematica consente di avvicinarci molto a comprendere il funzionamento del sistema
economico, anche se non esistono formule che consentono di prevedere perfettamente la
corrispondenza tra fattori produttivi e prodotto, cono comunque molto vicini alla realtà.
La politica economica distribuisce le risorse che lo stato ha per sostenere i settori che ne
hanno bisogno, cioè quelli in cui il privato non funziona.
DEFINIZIONE: La politica economica è quella parte della scienza economica che studia una
comunità
1. Riguardo all’individuazione dei fini à le finalità che la comunità persegue
2. Al modo di perseguire tali fini, e
3. All’esito dell’intervento
GLI ELEMENTI RILEVANTI NELLA DEFINIZIONE:
1. Scienza
2. Comunità
3. Fini
4. Modalità
5. Esiti
Il filo conduttore è costituito dall’ individuazione esplicita dei conflitti. à la politica economica
interviene sempre dove c’è un conflitto, cioè una questione irrisolta che necessita di un
intervento per essere risolta.
Diritto naturale à si acquisisce dalla nascita
Diritto positivo à la legge.
La coscienza dell’esistenza del conflitto è un elemento chiave per comprendere il
funzionamento dell’agire economico e il ruolo della politica economica.
1. L’economia è una Scienza?
- Concerne fatti reali
- Riguarda classi generali di fenomeni
- Assicura l’estraneità dello scienziato ai fatti (??-FORSE NO) à per risolvere un conflitto
bisogna essere emotivamente estraneo, perché altrimenti si potrebbero prendere decisioni
non razionale
- Consente la ripetibilità degli esperimenti (??—FORSE NO)
L’economia non è una scienza…
ma segue un metodo scientifico attraverso
1) Osservazione dei fatti
2) Individuazione di regolarità

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11/03/24

Politica Economica e Conflitto

Politica economica= come lo stato decide di impiegare le risorse dei vari settori (es. l'istruzione) Politica fiscale = interventi di politica economica che coprono la spesa pubblica Spesa pubblica =insieme di interventi volti a coprire quei settori che da soli non potrebbero funzionare

L'economia si basa sul concetto di razionalità [ il soggetto razionale cerca di ottenere quanto più possibile dalle risorse che dispone. Noi massimizziamo la soddisfazione (l'utilità), le imprese massimizzano il profitto. Gli operatori economici non sono solo imprese e consumatori, ma anche lo Stato. Lo stato ha delle risorse e, secondo i principi dell'economia, deve massimizzare il benessere collettivo, cioè la soddisfazione degli utenti. Ci sono beni e servizi che non sono profittevoli, quindi nessuna impresa privata è disposta a offrire un bene su cui non può guadagnare (beni pubblici). L'assistente sociale si muove proprio negli ambiti dove non c'è profittabilità.

Beni Pubblici ed Esternalità

Beni pubblici = un es. classico sono i fuochi d'artificio, cioè sono non escludibili (?), non si può far pagare per guardarli (l'unico ente che può offrire questo tipo di bene è un ente pubblico, cioè lo Stato). Il panino è un bene escludibile, si compra e si paga. Le api che impollinano è un'esternalità positiva: dove si verificano esternalità non si verificano scambi in maniera efficiente.

Scambio Efficiente e Risorse Limitate

Scambio efficiente = se un bene vale 100 e si paga 100 lo scambio è efficiente, cioè le risorse non vanno sprecate. L'economia esiste perché le risorse sono limitate, quindi abbiamo il problema della distribuzione delle risorse in maniera efficiente.

Lo stato, con la politica economica, interviene in quei settori dove non ci sono imprese che offrono servizi a meno che non siano a pagamento. Il privato deve fare il profitto, il pubblico no. Lo stato, con le tasse che incassa, fornisce servizi.

In un mondo ideale, lo stato ha risorse acquisite con le tasse e altri sistemi, e lo deve distribuire: deve scegliere i settori e le somme da destinarvi deve distribuirle in modo evolutivo.

Politica Fiscale e Monetaria

Politica economica = politica fiscale + politica monetaria. La politica monetaria è quanta moneta liquida immettere sul sistema.

Anni fa, la moneta era convertibile in oro, ossia lo stato aveva riserve auree pari alla moneta che circolava. Quindi la moneta aveva un suo valore intrinseco. Ora la moneta in circolazione è superiore alle riserve auree, quindi se si conia nuova moneta e si mette in circolazione, aumenta l'inflazione. Lo stato non può battere moneta e metterla in circolazione per pagare i debiti.

Capitale Umano e Crescita Economica

Capitale umano = capacità (capabilities), che prima non rientrava nella contabilità economica. E' nato intorno agli anni 50, quando si osservava che c'erano dei paesi checrescevano pià di altri a parità di fattori produttivi impiegati nella produzione. Il PIL concettualmente è la somma di tutto ciò che si produce in un paese, il modo più semplice per calcolarlo: tutti i consumi + tutti gli investimenti + tutta la spesa pubblica + tutte le esportazioni nette. Alcuni paesi crescevano più di altri per il progresso tecnologico, quindi il capitale umano. Se un sistema non investe in ricerca e nelle università, esso non cresce. Con l'aumento di capitale umano aumenta la produttività.

Non possiamo sapere esattamente il numero delle risorse, si possono fare delle previsioni. La matematica consente di avvicinarci molto a comprendere il funzionamento del sistema economico, anche se non esistono formule che consentono di prevedere perfettamente la corrispondenza tra fattori produttivi e prodotto, cono comunque molto vicini alla realtà.

La politica economica distribuisce le risorse che lo stato ha per sostenere i settori che ne hanno bisogno, cioè quelli in cui il privato non funziona.

Definizione di Politica Economica

DEFINIZIONE: La politica economica è quella parte della scienza economica che studia una comunità

  1. Riguardo all'individuazione dei fini à le finalità che la comunità persegue
  2. Al modo di perseguire tali fini, e
  3. All'esito dell'intervento

Elementi Rilevanti nella Definizione

GLI ELEMENTI RILEVANTI NELLA DEFINIZIONE:

  1. Scienza
  2. Comunità
  3. Fini
  4. Modalità
  5. Esiti

Il filo conduttore è costituito dall' individuazione esplicita dei conflitti. à la politica economica interviene sempre dove c'è un conflitto, cioè una questione irrisolta che necessita di un intervento per essere risolta.

Diritto naturale à si acquisisce dalla nascita Diritto positivo à la legge.

La coscienza dell'esistenza del conflitto è un elemento chiave per comprendere il funzionamento dell'agire economico e il ruolo della politica economica.

L'Economia è una Scienza?

1. L'economia è una Scienza?

  • Concerne fatti reali
  • Riguarda classi generali di fenomeni
  • Assicura l'estraneità dello scienziato ai fatti ( ??- FORSE NO) à per risolvere un conflitto bisogna essere emotivamente estraneo, perché altrimenti si potrebbero prendere decisioni non razionale
  • Consente la ripetibilità degli esperimenti ( ??- FORSE NO)

L'economia non è una scienza ...

... ma segue un metodo scientifico attraverso

  1. Osservazione dei fatti
  2. Individuazione di regolarità
  3. Individuazione di FATTI STILIZZATI
  4. Elaborazione di un MODELLO
  5. Valutare del modello per
    • Fini descrittivi
    • Fini previsivi
    • Fini normativi (o prescrittivi) à leggi o consuetudini

(simile al processo di aiuto dell'assistente sociale).

Modelli Economici

Modello Il modello fornisce la descrizione semplificata della realtà I pregi di un modello sono:

  • Semplicità
  • Generalizzabilità
  • Robustezza

Il modello ci permette di individuare una regola. Non rappresenta esattamente la realtà ma ci si avvicinano molto. Ci possono essere degli shock (es. il covid). Nei modelli si possono introdurre degli shock e vedere che succede. Dei modelli statistici consentono di vedere come cambiano i modelli in casi di shock.

Nella scienza economica vi è conflitto tra modelli alternativi à es. monetaristi (mettere in circolazione nuova moneta) vs keynesiani (aumentare la spesa pubblica)

(l'economia non è una scienza governata dalla selezione darwiniana!)

La quantità domandata di un bene dipende dal prezzo del bene, (dagli altri beni) e dal reddito. Funzione q = q (p r) L'utilità dipende dalla quantità di bene di cui disponiamo: U(q) à i beni di cui dispongono mi rendono soddisfatta, più ne ho e più ne voglio.

La quantità domandata si basa sulla massima soddisfazione sotto il vincolo del mio reddito dati i prezzi di mercato.

La domanda è la quantità di beni che i consumatori acquistano. L'economista si chiede perché la persona ha comprato proprio quel bene se ce n'erano diversi allo stesso prezzo, cioè perché hanno delle preferenze.

L'imprenditore massimizza il profitto giocando molto sulla nostra psicologia.

Reddito Reale e Nominale

Differenza tra reddito reale e nominale: il reddito nominale (es guadagno 2000 euro) non esprime reale capacità di acquisto; i redditi devono essere rapportati ai prezzi. Con la conversione di lira in euro il governo non ha imposto un calmiere sui prezzi, quindi i prezzi sono raddoppiati (1000 lire à 1 euro), ma le persone guadagnavano ancora lo stesso stipendio, quindi si è impoverita perché con lo stesso stipendio comprava metà delle cose.

Calmiere : lo stato introduce un limite massimo al di là del quale un prezzo non può aumentare.

La Comunità e i Policy Maker

2. Comunità La comunità è un aggregato di soggetti. In ogni modello utilizzabile a fini della politica economica è necessario che figurino almeno due categorie di soggetti

  1. I privati, ossia gli individui che perseguono i propri obiettivi individuali (ad es. i consumatori, ma anche le imprese); talvolta ci si riferisce ai privati anche come ai cittadini (pur essendo evidente che è difficile connotare un'impresa come un cittadino!)

NB: Vi può essere conflitto tra fini perseguiti dai privati

  1. Le Autorità di politica economica (o policy maker)

La concezione dell'autorità di politica economia differisce fortemente a seconda delle impostazioni teoriche seguite da diverse scuole

  1. Secondo la teoria tradizionale della politica economica -derivante anche dall'economia del benessere- l'Autorità di politica economica -o policy maker- è un'entità che non ha una propria personalità, ma è semplicemente un aggregatore delle preferenze individuali
  2. Secondo la scuola delle public choice, i policy maker non sono entità stratte, ma uomini in carne ed ossa, che perseguono quindi obiettivi propri, che possono avere poco a che fare con gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità. Secondo questa linea di pensiero è fisiologico che vi siano conflitti tra gli obiettivi perseguiti dai policy maker e gli obiettivi degli individui che costituiscono la comunità.

Nella visione tradizionale, il policy maker può essere visto:

  • Come un unicum
  • Oppure come un insieme di entità

Secondo questa ultima concezione, il policy maker può essere articolato A) A seconda delle competenze sui fini (es. il modello dei tre bureau di Musgrave, 1959)

  1. Allocation bureau, ufficio che persegue obiettivi di efficienza microeconomica (riguardano i singoli) dei mercati
  2. Stabilization bureau, ufficio che persegue obiettivi di natura macroeconomica
  3. Redistribution bureau, ufficio che si occupa degli interventi volti a realizzare la redistribuzione del reddito

Crescita e Sviluppo Economico

Differenza tra crescita e sviluppo economico: la crescita economica è espressa dal PIL, e rappresenta un concetto di breve periodo; lo sviluppo economico è un concetto di medio-lungo periodo che comprende ad es. la condizione della donna. Il PIL non ci dice se un paese sta bene, perché potrebbe essere concentrato nelle mani di poche persone. Un paese potrebbe stare meglio se ha un PIL più basso ma equamente distribuito.

B) Articolazioni territoriali: ci sono policy maker a liv. nazionale e liv territoriale più limitato (regionale, comunale, ecc)

C) Articolazioni funzionali, in particolare si deve distinguere tra politici (che debbono individuare i fini e le eventuali azioni da intraprendere per raggiungerli) e i burocrati (che debbono operativamente mettere in atto le misure individuate dai politici)

(possono esistere conflitti tra aggregazioni operati ai diversi livelli)

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