Riassunto Il gruppo in teoria e in pratica di Cesare Kaneklin

Documento dall'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino su "Il gruppo in teoria e in pratica" di Cesare Kaneklin. Il Pdf, utile per studenti universitari di Psicologia, esplora le matrici e le prospettive teoriche della psicologia dei gruppi, analizzando i contributi di Elton Mayo e Kurt Lewin.

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Riassunto Il gruppo in teoria e in
pratica- Cesare Kaneklin
Psicologia dei Gruppi
Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
30 pag.
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IL GRUPPO IN TEORIA E IN PRATICA
Cesare Kaneklin
PARTE PRIMA
LE MATRICI E LE PROSPETTIVE TEORICHE
1. PREAMBOLO
Nonostante la forte spinta, evidente sia in molte teorie che nei movimenti sociali degli anni '60,
tendente all'Idealizzazione del Gruppo
, nella realtà lo stare in gruppo crea sensazioni ambivalenti nel
soggetto, in quanto se è evidente che il gruppo è utile, spesso lo stare nel gruppo può rappresentare
una grossa fatica.
Vari autori si sono occupati di gruppi, analizzando però Elementi
diversi:
Caratteristiche Strutturali e Fenomenologiche
: analizzando e studiando il gruppo come qualcosa che
esiste o che avviene. In questi approcci sono stati analizzati, da prospettive differenti, gli aspetti consci
e inconsci dello stare in gruppo;
Utilizzo Pratico
: in vari ambiti, tra cui quello clinico, formativo e organizzativo, il gruppo è stato
analizzato come strumento di intervento e modalità operativa.
Rispetto alle Matrici Teoriche nello studio dei gruppi si possono distinguere due filoni:
Filone della Psicologia Sociale
: a partire dagli esperimenti di Mayo e Lewin, ha cercato di raccordare
obiettivi sperimentali e applicativi, analizzando lo sviluppo della conoscenza nelle situazioni di gruppo
e la sua utilizzazione nel favorire il cambiamento. L'area di intervento a cui è più collegato è l'ambito
psicosociale;
Filone Psicoanalitico: a partire da Freud sono state analizzate le interferenze affettive di ordine
inconscio nella strutturazione delle relazioni sociali e l'inevitabile ambivalenza che caratterizza i
rapporti nei gruppi.
Va comunque ricordato che nella pratica spesso questi due filoni tendono ad integrarsi.
In generale comunque la Psicologia dei Gruppi ha trovato il suo avvio verso la fine del XIX secolo,
occupandosi prima, negli anni '20, di piccoli gruppi e iniziando a considerare, dopo la Seconda Guerra
Mondiale, una visione macrosociale del gruppo, elementi che, ancora oggi, sono al centro
dell'attenzione degli studi della psicologia.
2. IL FILONE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
Nell'ambito della Psicologia Sociale i primi studi sui gruppi sono quelli di Elton Mayo, i quali
considerarono l'importanza dei fattori psicologici e delle relazioni umane fra gli individui nell'ambiente
di lavoro. Nei suoi esperimenti compiuti tra gli anni '30 e '40, di chiara matrice taylorista, alla Western
Electric Company vicino a Hawthorne, Mayo notò, quasi per caso, l'esistenza dell'organizzazione non
formale di un gruppo e quanto essa può essere rilevante sul singolo, determinandone scelte e
comportamenti. Viene inoltre notato quello che prenderà il nome di Effetto Hawthorne
, rilevabile
nell'influenza di chi osserva sulla realtà osservata.
Si deve però a Kurt Lewin, negli anni '40, il vero e proprio primo studio sui gruppi, visti sia nelle loro
dinamiche fondamentali, ricordando che è stato lo stesso Lewin a coniare il termine Dinamiche di
Gruppo, che nei loro risvolti applicativi.
Kurt Lewin e gli Albori della Psicosociologia
Kurt Lewin rappresenta una tappa fondamentale per la psicologia e le scienze sociali, sia per
l’originalità dell’approccio e delle intuizioni che per la fecondità delle sue ricerche.
Nella sua raccolta di saggi "Teoria e Sperimentazione in Psicologia Sociale" (1951), Lewin evidenzia
l'importanza di utilizzare gruppi reali al fine di studiare e intervenire sulla realtà sociale. Per far questo
sono necessari due elementi:
cercare di superare la concezione della psicologia come scienza esclusivamente classificatoria dato
che il comportamento individuale e quello collettivo sono realtà dinamiche e frutto di interdipendenze
complesse, delle quali vanno analizzate le situazioni ambientali in un momento dato e il contesto;
l’analisi e l’osservazione vanno compiute con strumentazione teorica e concettuale
adeguata, che riesca a evidenziare i rapporti che si costituiscono nell’ambito di una
determinata situazione.
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Riassunto Il gruppo in teoria e in
pratica- Cesare Kaneklin
Psicologia dei Gruppi
Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
30 pag.
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Downloaded by: andrea-francesca-fasanella (andyzayn12@gmail.com)IL GRUPPO IN TEORIA E IN PRATICA
Cesare Kaneklin

PARTE PRIMA

LE MATRICI E LE PROSPETTIVE TEORICHE

1. PREAMBOLO

Nonostante la forte spinta, evidente sia in molte teorie che nei movimenti sociali degli anni '60,
tendente all'Idealizzazione del Gruppo, nella realtà lo stare in gruppo crea sensazioni ambivalenti nel
soggetto, in quanto se è evidente che il gruppo è utile, spesso lo stare nel gruppo può rappresentare
una grossa fatica.
Vari autori si sono occupati di gruppi, analizzando però Elementi diversi:

  • Caratteristiche Strutturali e Fenomenologiche: analizzando e studiando il gruppo come qualcosa che
    esiste o che avviene. In questi approcci sono stati analizzati, da prospettive differenti, gli aspetti consci
    e inconsci dello stare in gruppo;
  • Utilizzo Pratico: in vari ambiti, tra cui quello clinico, formativo e organizzativo, il gruppo è stato
    analizzato come strumento di intervento e modalità operativa.

Rispetto alle Matrici Teoriche nello studio dei gruppi si possono distinguere due filoni:
. Filone della Psicologia Sociale: a partire dagli esperimenti di Mayo e Lewin, ha cercato di raccordare
obiettivi sperimentali e applicativi, analizzando lo sviluppo della conoscenza nelle situazioni di gruppo
e la sua utilizzazione nel favorire il cambiamento. L'area di intervento a cui è più collegato è l'ambito
psicosociale;

  • Filone Psicoanalitico: a partire da Freud sono state analizzate le interferenze affettive di ordine
    inconscio nella strutturazione delle relazioni sociali e l'inevitabile ambivalenza che caratterizza i
    rapporti nei gruppi.

Va comunque ricordato che nella pratica spesso questi due filoni tendono ad integrarsi.
In generale comunque la Psicologia dei Gruppi ha trovato il suo avvio verso la fine del XIX secolo,
occupandosi prima, negli anni '20, di piccoli gruppi e iniziando a considerare, dopo la Seconda Guerra
Mondiale, una visione macrosociale del gruppo, elementi che, ancora oggi, sono al centro
dell'attenzione degli studi della psicologia.

2. IL FILONE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE

Nell'ambito della Psicologia Sociale i primi studi sui gruppi sono quelli di Elton Mayo, i quali
considerarono l'importanza dei fattori psicologici e delle relazioni umane fra gli individui nell'ambiente
di lavoro. Nei suoi esperimenti compiuti tra gli anni '30 e '40, di chiara matrice taylorista, alla Western
Electric Company vicino a Hawthorne, Mayo notò, quasi per caso, l'esistenza dell'organizzazione non
formale di un gruppo e quanto essa può essere rilevante sul singolo, determinandone scelte e
comportamenti. Viene inoltre notato quello che prenderà il nome di Effetto Hawthorne, rilevabile
nell'influenza di chi osserva sulla realtà osservata.
Si deve però a Kurt Lewin, negli anni '40, il vero e proprio primo studio sui gruppi, visti sia nelle loro
dinamiche fondamentali, ricordando che è stato lo stesso Lewin a coniare il termine Dinamiche di
Gruppo, che nei loro risvolti applicativi.

Kurt Lewin e gli Albori della Psicosociologia

Kurt Lewin rappresenta una tappa fondamentale per la psicologia e le scienze sociali, sia per
l'originalità dell'approccio e delle intuizioni che per la fecondità delle sue ricerche.
Nella sua raccolta di saggi "Teoria e Sperimentazione in Psicologia Sociale" (1951), Lewin evidenzia
l'importanza di utilizzare gruppi reali al fine di studiare e intervenire sulla realtà sociale. Per far questo
sono necessari due elementi:
· cercare di superare la concezione della psicologia come scienza esclusivamente classificatoria dato
che il comportamento individuale e quello collettivo sono realtà dinamiche e frutto di interdipendenze
complesse, delle quali vanno analizzate le situazioni ambientali in un momento dato e il contesto;

  • l'analisi e l'osservazione vanno compiute con strumentazione teorica e concettuale
    adeguata, che riesca a evidenziare i rapporti che si costituiscono nell'ambito di una
    determinata situazione.
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    Downloaded by: andrea-francesca-fasanella (andyzayn12@gmail.com)Partendo da queste basi Lewin elabora la Teoria di Campo nella quale ogni realtà fenomenologica va
    descritta in termini matematici, rendendo così il più esatta possibile e più precisamente confrontabile la
    scomposizione nelle regioni che la sostanziano. Eliminando gli aspetti più matematici e topologici di
    questa teoria si può considerare che essa considera, tenendo conto di che esiste una molteplicità di
    fatti coesistenti e interrelati fra loro, che esiste uno spazio psicologico e sociale altrettanto reale di
    quello fisico e come tale misurabile e rappresentabile, come pure misurabili e rappresentabili sono le
    posizioni e i movimenti al suo interno.
    Evidenziando la contraddizione secondo cui i fenomeni gruppali vengono studiati tramite teorie
    unipersonali, Lewin considera quindi che il Campo Psicologico può essere descritto come un sistema
    di forze dinamico definito dall'interdipendenza tra gli elementi che lo compongono, rilevabili nel gruppo
    e nel contesto specifico.
    Nella teoria di Lewin vi sono quindi alcuni Elementi Importanti:
  • Interdipendenza: considerazione del gruppo non solo come sommatoria dei suoi membri e rilevanza
    della relazione soggetto-contesto;
  • Totalità Dinamica: gruppo visto come un'entità che possiede una sua realtà e unità specifiche, e che
    evolve secondo un processo di sviluppo non definibile a priori;
  • Importanza per lo Sviluppo e l'Esistenza del Soggetto: il gruppo, partendo dalla famiglia, è
    fondamentale per lo sviluppo dell'individuo, il quale manterrà una strutturale ambivalenza relativa a
    stare-lasciare rispetto ai contesti gruppali.

Da quanto evidenziato emerge l'importanza attribuita da Lewin al concetto di Equilibrio, da intendere
come il risultato dello scontro tra forze che premono in direzioni opposte, il quale porta a varie
conseguenze che introducono il tema del Cambiamento Sociale:

  • la tendenza all'equilibrio dei gruppi costituisce una resistenza ogni volta che si vuole operare un
    cambiamento, anche se razionalmente condiviso dai membri;
  • è più semplice modificare un atteggiamento mediante una situazione di confronto di gruppo, dato che
    le persone tendono a conformarsi nelle loro valutazioni a norme di gruppo spesso non esplicitate, le
    quali a loro volta si sommano alle resistenze individuali. Operando direttamente sul gruppo e sulle sue
    norme sarà più facile vincere le resistenze individuali. Le situazioni di interazione collettiva creano
    maggior grado di coinvolgimento, un più alto livello di confronto sociale ed un maggior consolidamento
    delle decisioni prese, e conducono la persona a una migliore esplicitazione dei motivi che la orientano
    verso una determinata convinzione, a un maggiore livello di chiarificazione e di dialogo che può
    condurre ad un mutamento del livello di equilibrio precedentemente consolidato.

Nel saggio "Frontiere nella Dinamica di Gruppo" (1951) Lewin apre allora la strada che consente di
ricercare gli elementi che fondano il legame sociale, e che trova nella comunicazione lo strumento di
promozione di un ordine sociale instabile, ma durevole. I luoghi di intervento sono quindi le situazioni
microsociali, rilevabili in gruppi temporanei o duraturi, che funzionano da mediatrici tra dimensione
individuale e dimensione collettiva.
Vi è quindi un Cambio di Prospettiva, con il passaggio da un'osservazione valutativa, basata sulla
classificazione, alla sperimentazione, fondata sui rapporti e sull'interdipendenza dei fenomeni. Per fare
questo, lo scienziato sociale deve riuscire a superare l'osservazione superficiale fondata su proprietà
comuni e su obiettivi di generalizzazione pervenendo a una corretta valutazione di quello che il
fenomeno esprime in profondità, attraverso la considerazione dei rapporti strutturali tra le parti che lo
compongono.
Teorizzando l'esistenza di una Professionalità sui Gruppi, la quale si fonda sulla complessità di
fenomeni capaci di influenzare la storia di un gruppo e i comportamenti dei suoi membri in direzioni
anche indipendenti dai motivi razionali e dal compito che giustifica la relazione, Lewin considera che la
Funzione di Produzione, identificabile in ciò che accade e si realizza nel gruppo rispetto al suo
obiettivo, dipenda fortemente dalla Funzione di Manutenzione, che è invece rappresentata dalla
regolazione degli stati emotivi, degli accordi organizzativi e delle facilitazioni razionali, e inoltre da
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Con questo orientamento viene definito il concetto di Ricerca-Azione (Action-Research), intesa come
un'attività di ricerca svolta nei contesti di vita reali e collegata al tentativo di sviluppare soluzioni ai
problemi reali degli individui, superando quella dicotomia tra scienze teoriche e applicative che ancora
oggi domina all'interno delle discipline psicologiche e sociologiche.
A Lewin si deve anche la creazione dei primi T-Group (Training Group) i quali si propongono
un'educazione alla democrazia, migliorando la sensibilità dell'individuo verso gli altri, approfondendo
la consapevolezza dei sentimenti e delle relazioni, nonché comprendendo l'influenza esercitata dalle
relazioni e dal gruppo sugli individui. Tali aspetti, una volta appresi, sarebbero esportabili in altri ambiti
della vita quotidiana, creando quindi un cambiamento esteso e duraturo.
Con le sue concezioni Lewin, oltre a porre le basi per la creazione del Center for Group Dynamics e
del Tavistock Institute for Human Relation, influenzerà inoltre lo sviluppo della Psicosociologia.

Dinamiche di Gruppo

Le ricerche sviluppate negli anni '50 e '60 a partire dalle concettualizzazioni di Lewin hanno permesso
di evidenziare come nei gruppi sia necessario considerare sia i Contenuti che il Funzionamento.
Tra gli Aspetti più Indagati si trovano:

  • Partecipazione (dei singoli membri del gruppo);
  • Influenza;
  • Leadership;
  • Metodi di Presa di Decisione;
  • Funzioni di Produzione;
  • Funzioni di Sostegno o di Manutenzione;
  • Clima di Gruppo;
  • Appartenenza;
  • Sentimenti;
  • Norme (esplicite o implicite).

Gli studi successivi hanno cercato inoltre di trovare un equilibrio tra appartenenza al gruppo e
individualità, in modo che il soggetto non sia costretto a scegliere tra un sacrificio della propria
interiorità e un individualismo solitario e artificiale.

Nascita di una Pedagogia Organizzativa Funzionalistica: l'Organizational Development (OD)

La Scuola dello Sviluppo Organizzativo (OD) è un approccio teorico e pratico alla vita delle
organizzazioni che si sviluppa negli Stati Uniti tra gli anni '50 e '60, connotandosi per il forte
atteggiamento pragmatico ed efficientista. Essa riassume in sé l'influsso lewiniano e un certo tipo di
analisi delle organizzazioni, dei rapporti tra gruppi al loro interno e degli individui che ne fanno parte
che prende spunto dalla Scuola delle Relazioni Umane.
Essa ha origine fin dal termine della prima guerra mondiale con gli studi sperimentali di Elton Mayo,
come reazione alla psicologia industriale che si andava sviluppando totalmente insensibile alla
personalità e alle aspettative del lavoratore e all'influenza delle relazioni sociali lavorative, al quale
deve un primo vago riconoscimento dell'esistenza nelle strutture lavorative di gruppi informali, dotati di
coerenza interna e obiettivi spesso in contrasto con gli obiettivi economici formali, primo fra tutti il
soddisfacimento di bisogni individuali che cercano espressione nell'attività lavorativa.
L'obiettivo culturale ereditato da questa scuola è quello di riuscire a conciliare, integrandole, le
esigenze produttive con quelle di realizzazione delle potenzialità individuali in una visione ottimistica
dei rapporti tra individuo gruppo e organizzazione deprivati della loro drammaticità strutturale. È
necessario quindi mutare la cultura esistente all'interno dell'istituzione considerata, intesa come
sistema di valori che determinano i ruoli e le norme condivise, attuando un cambiamento anche nel
rapporto individuo-struttura. Alla base di questo indirizzo vi è una visione interpretativa del mondo del
lavoro che esita in una filosofia sociale di intervento nelle organizzazioni.
Si cerca allora di favorire un processo di identificazione all'organizzazione attraverso un lavoro
educativo nei confronti dei lavoratori che consenta loro di comprendere la razionalità dei problemi e le
logiche dell'organizzazione.
Solo tramite il contatto collaborativo con gli altri è possibile fronteggiare gli improvvisi e inevitabili
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