Slide dall'Università degli Studi di Ferrara sulla Linguistica Italiana, esplorando la sintassi, la valenza verbale e le costruzioni marcate. Il Pdf, utile per lo studio universitario di Lingue, approfondisce le tipologie di frasi e predicati, analizzando dislocazione a sinistra, tema sospeso, anacoluto e passivizzazione.
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Il predicato è formato da un sintagma verbale, di solito; ma non raramente, soprattutto nella lingua contemporanea, il verbo può essere sottinteso. Per esempio, Mario mangia la mela, Giulia l'arancia. Oppure, come spesso, nei titoli di giornale, compaiono frasi nominali o participiali: grande vittoria della squadra di scherma; cambiato l'orario delle lezioni. Inoltre, il predicato può essere espresso tramite un verbo seguito da un sintagma nominale o aggettivale, e in tal caso il predicato si dice nominale. Mentre il verbo esprime la concretezza dell'azione, il nome aumenta l'abstrazione dell'enunciato. Una frase semplice è formata da un verbo solo. Una frase contenente più di un verbo è detta frase complessa o periodo. In una frase complessa ogni singola frase contenuta è chiamata proposizione. Le frasi possono essere dichiarative, imperative, esclamative e interrogative. All'interno di queste quattro categorie si identificano poi alcuni tipi.
Inoltre, le frasi possono avere una polarità positiva oppure negativa. In italiano la negazione si esprime con l'avverbio non posto davanti al verbo (in italiano antico si esprimeva a volte anche il sì per marcare la positività di certe frasi), oppure con i pronomi nessuno, niente/nulla, con l'aggettivo nessuno, con l'avverbio mai (alcune varietà di italiano regionale usano anche mica). La diatesi del verbo può essere attiva o passiva. Solo i verbi transitivi possono ammettere l'uso del passivo. In una frase semplice si identificano solitamente: il verbo; il soggetto; eventuali altre informazioni necessarie al completamento del significato del verbo (dette argomenti). Questo è il nucleo della frase. Tutto ciò che è esterno al nucleo forma i circostanti, cioè informazioni inserite in sintagmi, e espansioni, cioè sintagmi separati dal nucleo.
Come si diceva, a frase assolve a una funzione predicativa: dice qualcosa a proposito di qualcos'altro. Ma questa apparente semplicità di definizione è costruita su: struttura tematica, struttura di conoscenze, struttura logico- sintattica. Gli elementi della frase sono in rapporto gerarchico tra di loro: alcuni sono più importanti di altri. Questa stessa gerarchia dovrà poi riflettersi, più ampiamente, nella struttura del testo. Il modello di analisi logica più affidabile su basa sulla struttura argomentale del verbo. È stato elaborato da Lucien Tesnière nel 1959 e perfezionato per l'italiano da Francesco Sabatini.
In questa prospettiva il verbo è l'elemento centrale della frase e possiede una valenza. Con una metafora prestata dalla chimica, il verbo può legare a sé un numero prefissato di altri elementi della frase. Le valenze del verbo sono dunque saturate da un numero fisso di ARGOMENTI, cioè di elementi indispensabili per il significato del verbo. Il numero di argomenti varia da 0 a 4 (verbi zerovalenti, monovalenti, ecc., fino a tetravalenti). Zerovalenti sono i verbi meteorologici: piove, fa freddo, ecc .; monovalenti quelli che necessitano di un soggetto; bivalenti quelli che necessitano di soggetto e oggetto (diretto oppure indiretto), ecc. In alcuni verbi la valenza può variare. Per es .: io mangio; oppure, io mangio una mela.
Il verbo e i suoi argomenti formano il nucleo della frase. Le parti del discorso che formano sintagma con le parti del nucleo si dicono circostanti; tutto il resto è espansione, cioè informazione di livello gerarchico inferiore. Queste informazioni consentono di orientarsi nella frase e anche in un testo: esistono parti più e meno importanti. Anche un riassunto deve tenere conto della gerarchia delle informazioni. La tradizionale analisi logica, che prevede una fitta serie di complementi, è certo più precisa nella catalogazione, ma non distingue tra informazioni necessarie e superflue.
I circostanti fanno parte di un sintagma del nucleo, e possono essere aggettivi (attributi), nomi (apposizioni) oppure specificazioni: SN[ Il cane ] SV[ lecca ] SN[ la ciotola ] SN[ Il peloso cane Rocky di Mirella ] SV[ lecca ] SN[ la propria ciotola rossa di plastica ] Le espansioni sono invece modificatori dell'intera frase. Nella frase sopra, per esempio, si potrebbero aggiungere elementi come avidamente, tutte le mattine, in cucina, ecc., cioè sintagmi separati che possono essere disposti anche in punti diversi della frase.
Nelle forme del predicato nominale rientrano anche le costruzioni a verbo supporto, in cui sono uniti un verbo generico e un nome: per es., dare lettura, fare gioco, mettere mano ecc. Inoltre alcuni verbi sono copulativi, cioè uniscono predicato con nome o aggettivo proprio come accade con il verbo essere: diventare grande, sembrare strano, sentirsi timido, ecc. In italiano è di solito possibile non esprimere il soggetto (la nostra lingua è di categoria pro-drop, cioè pronoun drop, vale a dire che è possibile non esprimere il pronome soggetto). Ma il soggetto si esprime sempre:
I verbi transitivi sono costruiti con l'oggetto diretto, mentre quelli intransitivi sono costruiti con l'oggetto indiretto, cioè sono introdotti da preposizione. In realtà in italiano esistono alcune eccezioni nell'uso, che comunque sono ancora considerate scorrette dalle grammatiche. Si usa la costruzione con l'accusativo preposizionale, più tipica nelle varietà meridionali (ho chiamato a Rino). Ma in alcune forme sintattiche non sembra connotata regionalmente: A me non mi hai convinto (non si può invece accettare *Me la tua spiegazione non ha convinto). All'opposto, certi verbi che reggono preposizione sono a volte costruiti come i verbi transitivi. Per es., in certi casi si creano frasi al passivo (Il testimone non è stato creduto).
Tra gli intransitivi si distinguono i verbi che si coniugano con l'ausiliare avere (detti inergativi) e verbi che si coniugano con l'ausiliare essere (inaccusativi). I verbi inergativi possono essere usati per esprimere un oggetto interno: ha vissuto una vita serena. I verbi inaccusativi fanno assumere al soggetto quasi una funzione di oggetto quando si dispone in posizione postverbale: è venuto Marco, è partito il treno. Inoltre, il soggetto può essere ripreso con il pronome ne, che di solito sostituisce l'oggetto: quanti ne sono tornati? Inoltre, con i verbi inaccusativi si possono creare frasi participiali separate dalla reggente: finita la lezione, Luigi uscì dall'aula. Anche questa possibilità è di solito tipica dei verbi transitivi.
La sintassi segue solitamente un ordine SVO ('non marcato'), in cui O indica Oggetto diretto (complemento oggetto) o indiretto (altri complementi). Quando questo ordine non viene rispettato, si verifica una marcatura della sintassi: per es., l'oggetto può essere anticipato, oppure si verifica una inversione di soggetto e verbo. Alcuni elementi vengono cioè isolati rispetto alla normale struttura. Si distinguono, tra le costruzioni marcate, costruzioni tematizzanti e costruzioni focalizzanti. Le prime mettono in evidenza il tema della frase, le seconde il rema.
Servono, in un testo scritto o orale, a confermare la continuità del tema, mettendolo in rilievo per poi aggiungere componenti informative nuove.