Pdf dall'Università degli Studi di Catania su Disabilità Intellettiva e Comportamenti Problema. Il Materiale di Psicologia, utile per l'Università, esplora definizioni, classificazioni e approcci educativi, analizzando il comportamentismo e la gestione dei comportamenti problematici.
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Il tema della disabilità intellettiva richiede una sensibilità e una comprensione della diversità delle persone coinvolte, così come delle complesse dinamiche che influenzano le loro vite. La disabilità intellettiva è caratterizzata da una varietà di sfide e limitazioni cognitive che possono variare notevolmente da persona a persona. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la disabilità intellettiva non definisce interamente un individuo; piuttosto, è solo una parte della sua identità complessiva. Questo tipo di disabilità non può essere ridotto semplicemente a una serie di deficit individuali, ma deve essere compreso all'interno del contesto più ampio delle relazioni sociali, culturali ed ambientali. Inoltre, la comprensione della disabilità intellettiva va al di là delle sfide cognitive e abbraccia anche il concetto di funzionamento adattivo, che riguarda la capacità di un individuo di gestire in modo efficace le sfide quotidiane e di partecipare pienamente alla società.
L'approccio alla disabilità intellettiva è cambiato nel corso del tempo, passando da una prospettiva focalizzata sulle limitazioni individuali a un paradigma che considera le barriere ambientali e sociali che limitano la piena partecipazione delle persone con disabilità intellettiva nella società. Questa evoluzione ha portato a una maggiore consapevolezza dell'importanza di creare ambienti inclusivi e accessibili che rispettino la dignità e l'autonomia di tutte le persone.
Nell'introdurre il tema della disabilità intellettiva, è fondamentale adottare un approccio rispettoso, inclusivo e centrato sull'individuo che riconosca l'unicità di ogni persona e promuova la piena partecipazione di tutti nella società. Nel mondo del lavoro, ci si trova spesso ad affrontare situazioni complesse e sfidanti che coinvolgono comportamenti umani variegati e talvolta problematici. È proprio da queste esperienze che nasce la necessità di esplorare e comprendere a fondo il fenomeno dei comportamenti problematici e di identificare strategie efficaci per affrontarli in modo appropriato e professionale.
Nei due capitoli si esplora e approfondisce in maniera esaustiva la tematica della disabilità intellettiva attraverso le definizioni, le classificazioni e gli approcci educativi, nonché un'analisi dettagliata dei principali comportamentisti e delle metodologie di gestione e analisi funzionale dei comportamenti problema.
Nella prima parte del lavoro, viene approfondita la disabilità intellettiva, esaminandone le definizioni e le diverse classificazioni proposte da importanti sistemi diagnostici e organizzazioni internazionali come l'ICD-11, il DSM 5, l'AAMR e l'AAIDD, oltre al modello ICF e ICF-CY. Inoltre, viene evidenziata la connessione tra educazione razionale emotiva e disabilità intellettiva, 4analizzando come approcci educativi mirati possano influenzare positivamente lo sviluppo e il benessere degli individui con questa condizione.
Nella seconda parte, si esplora il mondo del comportamentismo e della gestione dei comportamenti problema. Si inizia partendo delle radici del comportamentismo e delle sue principali teorie, con particolare attenzione alle origini del concetto di comportamento problema e al suo rapporto con l'ambiente circostante. Successivamente, vengono approfonditi i disturbi del comportamento più comuni, tra cui l'ADHD, il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) e il Disturbo della condotta, esaminando le caratteristiche distintive di ciascuno e le implicazioni per la gestione educativa.
Viene sottolineata l'importanza della valutazione comportamentale, degli obiettivi comportamentali e dell'analisi funzionale nella progettazione e nell'implementazione di interventi mirati, utilizzando il modello ABC per comprendere le antecedenti, i comportamenti e le conseguenze associati ai comportamenti problema e per sviluppare strategie efficaci di gestione e intervento.
Attraverso i due capitoli si ha una visione completa delle sfide e delle opportunità legate alla disabilità intellettiva e alla gestione di comportamenti problema, concentrandosi sulle manifestazioni, le cause sottostanti e le possibili modalità di intervento, con l'obiettivo di promuovere una pratica educativa inclusiva, efficace e centrata sull'individuo. Si tratta di un percorso volto a esplorare il comportamento umano sotto una luce diversa, al fine di acquisire conoscenze e competenze utili per affrontare situazioni simili in futuro.
L'intento è quello di fornire una visione esaustiva del fenomeno dei comportamenti problematici, attraverso un'analisi approfondita e critica, mirando a identificare le migliori pratiche e strategie di intervento per gestire efficacemente tali comportamenti nei contesti professionali e nelle complesse dinamiche umane, affrontando con competenza e sensibilità le sfide che possono emergere.
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La disabilità intellettiva è una condizione caratterizzata da limitazioni significative nelle abilità cognitive e nel funzionamento adattivo. Queste limitazioni possono manifestarsi durante lo sviluppo, influenzando la capacità di comprendere nuove informazioni, di apprendere e applicare nuove conoscenze, di risolvere problemi e di adattarsi all'ambiente circostante in modo efficace.
Le persone con disabilità intellettiva possono avere difficoltà nella comunicazione, nell'autonomia personale e nelle relazioni sociali. Le cause possono essere diverse e includere fattori genetici, lesioni cerebrali, complicazioni durante la gravidanza o il parto, nonché esposizione a sostanze tossiche.
È importante sottolineare che la disabilità intellettiva è una condizione che varia notevolmente da persona a persona e può essere influenzata da una serie di fattori individuali, ambientali e sociali. Un'adeguata valutazione e supporto possono aiutare le persone con disabilità intellettiva a massimizzare il loro potenziale e a partecipare pienamente alla vita quotidiana e alla società.
E' opportuno parlare di persone con ritardo mentale o con disabilità intellettiva? Per molto tempo, la terminologia prevalente nei documenti internazionali, nella ricerca scientifica e nelle classificazioni cliniche è stata quella del "ritardo mentale". Tuttavia, negli ultimi dieci anni, si è assistito a un cambiamento significativo, con il termine "disabilità intellettiva" che ha gradualmente preso il sopravvento diventando il più accettato, condiviso e utilizzato nei documenti ufficiali.
Questo cambiamento non è semplicemente una questione di preferenze linguistiche, ma ha profonde implicazioni sulla comprensione e sulla percezione delle persone con disabilità intellettiva. Utilizzare il termine "disabilità intellettiva" enfatizza l'idea che si tratta di una differenza nelle abilità cognitive piuttosto che di un semplice ritardo rispetto a uno standard di sviluppo. Inoltre, si evidenzia l'importanza di considerare l'individuo nel contesto delle sue abilità uniche e del suo potenziale.
La transizione verso l'uso del termine "disabilità intellettiva" non è solo una questione di sensibilità e rispetto nei confronti delle persone con disabilità, ma ha anche implicazioni pratiche. Questo cambiamento influenza la definizione delle caratteristiche delle persone con disabilità intellettiva e può guidare le procedure diagnostiche e di valutazione verso approcci più inclusivi e centrati sulla persona. Pertanto, la scelta del linguaggio non è solo una questione di terminologia, ma 6ha un impatto significativo sul modo in cui le persone con disabilità intellettiva sono comprese, trattate e supportate nella società.
C'è stata una transizione significativa nell'approccio all'identificazione delle sfide cognitive, passando da una focalizzazione esclusiva sulle caratteristiche individuali e sulle prestazioni intellettive misurate attraverso test standardizzati (conosciuta come ritardo mentale) a una prospettiva più ampia e multidimensionale. Questa nuova prospettiva incorpora un approccio bio-psico-sociale che considera sia i fattori individuali che quelli culturali e sociali.
Nel vecchio modello di identificazione del ritardo mentale, l'attenzione era principalmente rivolta alle capacità cognitive dell'individuo e alle sue prestazioni rispetto a uno standard di intelligenza. Tuttavia, questo approccio limitato non considerava adeguatamente il contesto più ampio in cui l'individuo vive e si sviluppa.
Il nuovo paradigma adotta un approccio multidimensionale che riconosce l'interazione complessa tra fattori biologici, psicologici, culturali e sociali nel determinare le sfide cognitive di un individuo. Questo significa che non si tratta solo di valutare le abilità cognitive di una persona, ma anche di esaminare il ruolo che fattori come l'ambiente sociale, culturale, familiare e le esperienze di vita hanno nel plasmare le loro capacità e il loro sviluppo (Zambotti F.(a cura di) 2014, p.21).
Secondo il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali - quinta edizione, 2013), il termine ritardo mentale viene ufficialmente sostituito in maniera definitiva da disabilità intellettiva. Questa espressione è particolarmente diffusa nella letteratura scientifica dedicata alle disabilità evolutive. Si tratta di "una condizione clinica eterogenea, caratterizzata da un deficit del funzionamento intellettivo, da una ridotta capacità a far fronte alle richieste adattive del contesto ambientale e sociale [ ... ] e da un esordio in età evolutiva. La disabilità intellettiva ha avuto, nel corso della storia, diverse definizioni che rispecchiano i cambi di prospettiva che si sono avuti nel dibattito scientifico e sociale sull'argomento" (Viola D., 2019, p. 20). Il termine disabilità intellettiva è ampiamente utilizzato dai professionisti della salute mentale, dagli educatori, dagli individui non esperti e dai gruppi di difesa dei diritti dei malati. Questa espressione viene impiegata per descrivere condizioni in cui le capacità cognitive di un individuo sono significativamente limitate, influenzando il suo funzionamento quotidiano e le sue interazioni sociali. La sua diffusione è testimoniata dalla sua presenza nei contesti professionali, nell'educazione, nell'uso comune e nell'attivismo per i diritti delle persone con disabilità.
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