Metodologie di insegnamento e tecniche per l'apprendimento attivo

Slide sulle metodologie dell'insegnamento e tecniche per l'apprendimento attivo. Il Pdf esplora diversi approcci didattici, come il metodo espositivo e investigativo, con un focus sul metodo Montessori, ed è utile per studenti universitari.

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61 pagine

METODOLOGIE
DELL’INSEGNAMENTO E
TECNICHE PER
L’APPRENDIMENTO ATTIVO
Milena Piscozzo
METODO ESPOSITIVO (LA LEZIONE)
METODO OPERATIVO (IL LABORATORIO)
METODO INVESTIGATIVO (LA RICERCA SPERIMENTALE)
METODO EURISTICO-PARTECIPATIVO (LA RICERCA-AZIONE)
METODO INDIVIDUALIZZATO (MASTERY LEARNING)
METODO MONTESSORI
METODO WALDORF-STEINER
METODO FEUERSTEIN

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Anteprima

METODOLOGIE DELL'INSEGNAMENTO E TECNICHE PER L'APPRENDIMENTO ATTIVO

Milena Piscozzo

INDICE

  • METODO ESPOSITIVO (LA LEZIONE)
  • METODO OPERATIVO (IL LABORATORIO)
  • METODO INVESTIGATIVO (LA RICERCA SPERIMENTALE)
  • METODO EURISTICO-PARTECIPATIVO (LA RICERCA-AZIONE)
  • METODO INDIVIDUALIZZATO (MASTERY LEARNING)
  • METODO MONTESSORI
  • METODO WALDORF-STEINER
  • METODO FEUERSTEIN

LA STORIA

La lezione pedagogica del Novecento segna una stagione di profondo rinnovamento e ha contribuito alla strutturazione delle fondamenta dell'attuale impianto scolastico. Accanto alle nuove tendenze metodologiche e didattiche, infatti, le scuole raccolgono (e interpretano) ancora oggi lo spirito delle innovazioni del '900.

IL CAMBIAMENTO METODOLOGICO

Rivoluzione educativa e didattica per: nuove scoperte delle neuroscienze processo di evoluzione e di trasformazione culturale Si pone la lente di ingrandimento su difficoltà di apprendimento che prima venivano classificate come svogliatezza, incapacità, scarso impegno.

METODOLOGIA DIDATTICA

È lo studio dei metodi della ricerca pedagogica ed anche lo studio delle modalità dei processi di insegnamento- apprendimento. In sintesi si tratta di azioni strategiche di insegnamento, rese flessibili dal docente in base alle concrete situazioni formative ed alle particolari caratteristiche degli alunni. In tutte le discipline (anche in quelle più teoriche) si dovrebbero attivare metodi diversi per:

  • sviluppare processi di apprendimento diversi e più autonomi (non solo quello per ricezione, ma anche per scoperta, per azione, per problemi, ecc.);
  • garantire un'offerta formativa personalizzabile (l'allievo che non impara con un metodo, può imparare con un altro);
  • promuovere e/o consolidare l'interesse e la motivazione degli studenti.

METODO ESPOSITIVO: LA LEZIONE

La definizione stessa del metodo indica già come esso si basi fondamentalmente sull'espressione verbale, quale strumento per l'acquisizione di specifiche conoscenze. Due particolari aspetti: il "contenuto" da trasmettere il "linguaggio" con il quale trasmettiamo. Il contenuto può essere suddiviso in unità pedagogiche semplici, a loro volta ordinate in una progressione logica che ne facilita l'apprendimento. Per quanto riguarda il linguaggio, esso dovrebbe possedere caratteristiche, quali: chiarezza, semplicità e precisione. In tal modo i destinatari dei messaggi saranno in grado di decifrare le espressioni trasmesse e recepire così il messaggio del formatore. La trasmissione del sapere implica un'informazione di ritorno da parte del discente su ciò che ha appreso. L'insegnante può a questo punto misurare lo scarto tra il modello trasmesso e quello che il discente gli restituisce come informazione di ritorno. Lo scopo dell'insegnante è quello di ridurre al massimo lo scarto, fino alla completa acquisizione del modello.

CONDIZIONI DEL METODO ESPOSITIVO

  • motivazione sufficiente all'apprendimento;
  • capacità di suscitare tali motivazioni mediante la competizione, ricompense e sanzioni.

PRINCIPI DEL METODO ESPOSITIVO

  1. SEMPLICITÀ - ANALISI - PROGRESSIONE: il contenuto dell'azione pedagogica può essere scomposto in unità pedagogiche semplici. Tale suddivisione rende, infatti, più facile l'acquisizione degli elementi.
  2. MEMORIZZAZIONE: la scomposizione in unità pedagogiche facilita la memorizzazione da parte dell'allievo.
  3. AUTORITÀ: il gruppo d'apprendimento è un'entità organizzata che poggia da un lato sull'autorità dell'insegnante, e dall'altro sulle sue conoscenze e esperienze.
  4. EMULAZIONE: tale principio integra e rafforza quello dell'autorità: l'emulazione comporta a livello individuale un istinto d'imitazione ed un bisogno di approvazione.
  5. INTUIZIONE: si tratta di facilitare l'acquisizione di unità pedagogiche astratte, cercando, nella realtà circostante aspetti, oggetti e situazioni che possano, con la loro evidenza concreta, integrare il simbolismo verbale (linguaggio) sul quale si fonda il metodo espositivo.

CONCLUSIONI CRITICHE SUL METODO ESPOSITIVO

  1. Il metodo espositivo richiede all'allievo un modesto utilizzo dell'"attività di pensiero" propriamente detta (ragionamento, logica, critica, analisi, sintesi, inventiva, etc.).
  2. Il potere autoritario e formale della figura del formatore, centrata soprattutto su elementi formali, determina il pericolo che il gruppo d'apprendimento attui comportamenti di dipendenza, provocando, nel lungo periodo, una diminuzione di creatività, obiettività e realismo.
  3. La suddivisione dei contenuti in unità pedagogiche, se da un lato facilita un'acquisizione più rapida, dall'altro può determinare una difficoltà nel vedere il "senso d'insieme", ossia il rapporto della parte al tutto.

MA All'interno di questo metodo si annovera, come principale tecnica didattica, la lezione. Dobbiamo sottolineare che alcuni autori evidenziano anche delle tecniche di lezione attiva che diventa quindi un "contenitore" di metodi e di tecniche diverse.

METODI ATTIVI

I metodi didattici (ossia delle azioni strategiche di insegnamento) attivi sono collegati ad attività che coinvolgono attivamente lo studente nel processo di apprendimento. Sono: Il metodo operativo IL LABORATORIO Il metodo investigativo LA RICERCA SPERIMENTALE Il metodo euristico-partecipativo LA RICERCA-AZIONE Il metodo individualizzato MASTERY LEARNING Sono rappresentativi di intere famiglie metodologiche e ciascuno di essi attiva specifici processi formativi (l'operatività, l'investigazione, la partecipazione nella ricerca, l'individualizzazione dei percorsi).

METODI NOMINALI

I metodi nominali si riferiscono a specifici studiosi che li hanno proposti. Metodo Montessori Metodo Waldorf-Steiner Metodo Feuerstein, in particolare per il superamento delle difficoltà cognitive I metodi nominali, che richiedono un lungo training formativo, si caratterizzano per la loro compiutezza teorico-pratica.

IL METODO OPERATIVO: IL LABORATORIO

Dal punto di vista logistico il laboratorio della scuola viene spesso individuato in un locale a se stante, appositamente costruito e corredato per produrre apprendimenti specialistici. Prima di essere "ambiente", il laboratorio è uno "spazio mentale attrezzato", una forma mentis, un modo di interagire con la realtà per comprenderla e/o per cambiarla. Dal punto di vista formativo, invece, il laboratorio si caratterizza per l'oggetto della sua azione, vale a dire per l'attività che vi si svolge, che investe il soggetto operante. Il termine LABORATORIO va inteso in senso estensivo, come qualsiasi spazio, fisico, operativo e concettuale, opportunamente adattato ed equipaggiato per lo svolgimento di una specifica attività formativa. Con il lavoro laboratoriale lo studente domina il senso del suo apprendimento, perché produce, perché opera concretamente, perché "facendo" sa dove vuole arrivare e perché.

ELEMENTI FONDAMENTALI DEL METODO LABORATORIALE

L'attività proposta:

  • si deve prestare ad una manipolazione concreta (non bastano i codici linguistici verbale o simbolico);
  • deve implicare le operazioni cruciali (devono essere presenti i passi principali di una procedura);
  • non deve avere una soluzione unica (deve dare la possibilità di scegliere e di decidere; il laboratorio che prospetta un'unica soluzione si riduce ad algoritmo applicativo);
  • deve provocare uno "spiazzamento" cognitivo (deve far scoprire qualcosa di nuovo, mettendo in crisi le vecchie conoscenze);
  • si deve situare ad una giusta distanza (il nuovo non deve essere né troppo vicino al conosciuto né troppo distante);
  • deve comportare diversi livelli di interpretazione (pluralità dei punti di vista);
  • deve possedere valenze metaforiche (deve richiamare esperienze lontane ed eterogenee);
  • deve coinvolgere il rapporto dello studente con il sapere (nel laboratorio il sapere è conoscenza in azione).

IL METODO INVESTIGATIVO: LA RICERCA SPERIMENTALE

L'apprendimento per ricerca può attivarsi solo attraverso l'insegnamento mediante la ricerca. Oggi la ricerca di base opera lungo due direttrici: la ricerca sperimentale classica, connessa al metodo ipotetico-deduttivo la ricerca-azione espressione del metodo euristico partecipativo. È opportuno che gli studenti approfondiscano entrambe le tipologie (anche contaminandole), benché la prima sia tendenzialmente indirizzata alle scienze della natura e la seconda alle scienze dell'uomo. Nella sua forma classica, il metodo investigativo (o ipotetico- deduttivo) segue il percorso della ricerca sperimentale (ampiamente conosciuto) con le seguenti fasi:

  • individuazione e definizione del problema
  • analisi e selezione delle ipotesi
  • delimitazione del campo della ricerca (dei fattori che interagiscono con il problema)
  • campionatura (selezione degli elementi rappresentativi)
  • selezione delle fonti (da cui rilevare dati e informazioni)
  • registrazione ed elaborazione dei dati raccolti
  • confronto e verifica delle ipotesi
  • definizione del principio generale.

IL METODO EURISTICO-PARTECIPATIVO: LA RICERCA-AZIONE IN CLASSE

Si fa ricerca-azione soprattutto in ambito sociale dove la ricerca non può prescindere dall'azione; in essa non c'è distinzione tra chi fa ricerca e chi è l'oggetto della ricerca, tra il ricercatore (esterno) e colui che compie l'azione (interno). Nella ricerca-azione non è tanto l'obiettività che preoccupa (elemento metodologico imprescindibile nella ricerca sperimentale classica) quanto la ricostruzione documentata e ordinata del processo d'azione nel suo farsi.

FASI DELLA RICERCA-AZIONE

Metodologicamente il ciclo della ricerca-azione comprende una serie di fasi:

  1. identificazione dei problemi da risolvere, delle cause di quei problemi, dei contesti e degli ambienti in cui i problemi si collocano, delle risorse a disposizione e dei vincoli che costringono a fare determinate scelte;
  2. formulazione delle ipotesi di cambiamento e dei piani di implementazione;
  3. applicazione delle ipotesi nei contesti-obiettivo dei piani formulati, (non si parla più, ma si agisce);
  4. valutazione dei cambiamenti intervenuti e revisione dei progetti e dei piani adottati;
  5. approfondimento, istituzionalizzazione e diffusione capillare delle applicazioni con valutazione positiva.

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