Il disagio adolescenziale: crisi, autolesionismo e condotte devianti

Documento sul disagio adolescenziale. Il Pdf esplora la crisi di equilibrio adolescenziale, le condotte autolesioniste come abuso di alcol/droghe e disturbi alimentari, e le condotte devianti, con focus sulle bande giovanili, per la materia Psicologia a livello universitario.

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Il disagio adolescenziale
1. La crisi adolescenziale
Umberto Galimberti, nelsuo Dizionario di Psicologia,spiega che in ambito psicologico
il termine crisi descrive «un momento della vita caratterizzato dalla rottura
dell’equilibrio precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi
consueti di comportamento, che sirivelano non più adeguati a farfronte alla situazione
presente».
Questa definizione si presta a descrivere anche la particolare condizione del periodo
adolescenziale che vede la persona passare con molta difficoltà dall’infanzia all’età
adulta: il nucleo della sua personalità è ancora fragile e frammentario, ma le
trasformazioni che accompagnano questa “età di passaggio” sono molte e hanno
importanti ripercussioni sia psicologiche sia sociali. Tra queste segnaliamo:
La necessità di creare una nuova immagine di che tenga conto delle
trasformazioni fisiche;
La scoperta e l’accettazione della sessualità;
Lo sviluppo del senso critico e del senso di responsabilità grazie all’aumento
delle capacità cognitive;
La necessità di ridefinire la propria posizione in seno alla famiglia e alla
società, nel passaggio da una situazione di totale dipendenza dall’adulto a una
situazione di progressiva autonomia.
Questi cambiamenti possono determinare nell’adolescente, come descritto nella
definizione di Galimberti, una perdita di equilibrio, che potrà essere ripristinato solo
attraverso la costruzione di una nuova identità.
In questo contesto, la crisi adolescenziale è “fisiologica”, cioè fa parte del normale
percorso di crescita di ogni individuo presentandosi come un momentaneo disagio.
Tuttavia, questa situazione di malessere e tale senso di inadeguatezza possono
degenerare in vere e proprie forme patologiche e in alcuni casi manifestarsi, come
vedremo di seguito, attraverso condotte autolesionistiche o vere e proprie forme di
devianza.
2. Le condotte autolesioniste
Le condotte autolesioniste consistono in un’aggressione rivolta verso se stessi con
l’assunzione di comportamenti rischiosi, attraverso i quali l’adolescente cerca di
dare un nuovo significato alla propria esistenza. Tali comportamenti possono essere di
diverso tipo: nei paragrafi seguenti analizzeremo il consumo di droghe e alcol e i
disturbi alimentari.
Il consumo di alcol e droghe
L’adolescente che vive un momento di disagio e conflittualità interiore può cercare
nell’uso di alcol o di sostanze stupefacenti una risposta al suo problema. Spesso ne fa
consumo occasionale senza che esse incidano, almeno apparentemente, sulla sua vita
sociale e sulla sua esistenza.
Ma nei casi di consumo prolungato, il soggetto rischia di diventarne dipendente e di
non riuscire a condurre una vita normale senza di esse: è a questo punto che si può

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Anteprima

La crisi adolescenziale

Umberto Galimberti, nelsuo Dizionario di Psicologia,spiega che in ambito psicologico il termine crisi descrive «un momento della vita caratterizzato dalla rottura dell'equilibrio precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti di comportamento, che sirivelano non più adeguati a farfronte alla situazione presente».

Questa definizione si presta a descrivere anche la particolare condizione del periodo adolescenziale che vede la persona passare con molta difficoltà dall'infanzia all'età adulta: il nucleo della sua personalità è ancora fragile e frammentario, ma le trasformazioni che accompagnano questa "età di passaggio" sono molte e hanno importanti ripercussioni sia psicologiche sia sociali. Tra queste segnaliamo:

  • La necessità di creare una nuova immagine di sé che tenga conto delle trasformazioni fisiche;
  • La scoperta e l'accettazione della sessualità;
  • Lo sviluppo del senso critico e del senso di responsabilità grazie all'aumento delle capacità cognitive;
  • La necessità di ridefinire la propria posizione in seno alla famiglia e alla società, nel passaggio da una situazione di totale dipendenza dall'adulto a una situazione di progressiva autonomia.

Questi cambiamenti possono determinare nell'adolescente, come descritto nella definizione di Galimberti, una perdita di equilibrio, che potrà essere ripristinato solo attraverso la costruzione di una nuova identità.In questo contesto, la crisi adolescenziale è "fisiologica", cioè fa parte del normale percorso di crescita di ogni individuo presentandosi come un momentaneo disagio. Tuttavia, questa situazione di malessere e tale senso di inadeguatezza possono degenerare in vere e proprie forme patologiche e in alcuni casi manifestarsi, come vedremo di seguito, attraverso condotte autolesionistiche o vere e proprie forme di devianza.

Le condotte autolesioniste

Le condotte autolesioniste consistono in un'aggressione rivolta verso se stessi con l'assunzione di comportamenti rischiosi, attraverso i quali l'adolescente cerca di dare un nuovo significato alla propria esistenza. Tali comportamenti possono essere di diverso tipo: nei paragrafi seguenti analizzeremo il consumo di droghe e alcol e i disturbi alimentari.

Il consumo di alcol e droghe

L'adolescente che vive un momento di disagio e conflittualità interiore può cercare nell'uso di alcol o di sostanze stupefacenti una risposta al suo problema. Spesso ne fa consumo occasionale senza che esse incidano, almeno apparentemente, sulla sua vita sociale e sulla sua esistenza. Ma nei casi di consumo prolungato, il soggetto rischia di diventarne dipendente e di non riuscire a condurre una vita normale senza di esse: è a questo punto che si puòcominciare a parlare di alcol-dipendenza e di tossicodipendenza. La patologia legata all'alcol e alla droga è di tipo compulsivo: significa che vi è la tendenza a un consumo reiterato e incontrollabile. Per riconoscere se l'uso di una sostanza è diventato patologico occorre che siano presenti alcune condizioni indicate nel DSM-IV-TR, Diagnostical and Statistical Manual of Mental Disorders, il "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali", uno strumento prezioso per psichiatri, medici e psicologi che dal 1952 ricorrono alle sue descrizioni analitiche dei sintomi di numerose patologie per la propria attività clinica e di ricerca.

Il DSM-IV, che è la quarta edizione del manuale realizzata nel 1994, segnala le seguenti condizioni:

  • La tolleranza che l'individuo sviluppa nei confronti della sostanza, dopo che l'uso abituale ha provocato assuefazione ai suoi effetti;
  • La comparsa dei sintomi dell'astinenza in caso di mancata o ridotta assunzione della sostanza;
  • La grande quantità di tempo dedicata a procurarsi la sostanza, ad assumerla o a riprendersi dei suoi effetti;
  • La necessità di assumere la sostanza in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto il soggetto aveva programmato;
  • L'interruzione o a riduzione delle attività sociali, lavorative e ricreative a causa dell'uso della sostanza;
  • L'assunzione della sostanza nonostante la consapevolezza di esserne diventati dipendenti.

Per ridurre il rischio di assunzione di alcol e droghe in età adolescenziale èopportuno intervenire con la prevenzione, attraverso campagne informative nelle scuole, organizzando interventi di sostegno alla genitorialità, interventi all'interno dei servizi per la prima infanzia con le famiglie e tavole rotonde in cui i ragazzi possano confrontarsi su queste tematiche.

I disturbi alimentari

Tra i disturbi alimentari che si possono manifestare in adolescenza indichiamo la bulimia e l'anoressia. Il termine bulimia deriva dal greco Boõç, "bue", e Após, "fame", letteralmente, quindi, "fame da bue". Si tratta di un impulso irresistibile al cibo a cui il soggetto risponde in modo vorace assumendone una grande quantità in tempi brevi. Dopo l'abbuffata spesso si presentano sensi di colpa, episodi depressivi e sentimenti di autosvalutazione che inducono il soggetto a sottoporsi ad eccessivo esercizio fisico, ricorrere all'uso inappropriato di lassativi, diuretici, o a vomito autoindotto per liberarsi del cibo ingerito. Spesso, tra un episodio di abbuffata e l'altro, l'individuo ricorre, con forte vergogna o imbarazzo, a un periodo di restrizione alimentare. Ciò che rende difficile individuare tale disturbo è il fatto che le persone bulimiche mantengono un peso corporeo più o meno stabile, a causa dell'alternarsi di episodi di orgia alimentare e di restrizione di cibo. La bulimia è una malattia complessa, determinata da condizioni di disagio psicologico ed emotivo e, nella maggior parte dei casi, trae la sua origine in famiglia: il peso delle aspettative dei genitori, l'ansia per la pressione eccessiva, o al contrariola continua trascuratezza, sono solo alcune ragioni che portano allo sviluppo di comportamenti bulimici. L'anoressia, dal greco a-, "senza" (con valore privativo) e őpağıç, "appetito", al contrario della bulimia, è la mancanza o riduzione dell'appetito e si manifesta con:

  • Un ostinato rifiuto del cibo;
  • Un vero e proprio terrore all'idea di prendere peso;
  • La percezione distorta della propria condizione fisica (per cui il soggetto continua a sentirsi "grasso" anche se è drasticamente sottopeso);
  • L'amenorrea, nelle femmine, ossia l'assenza del ciclo mestruale.

L'anoressia colpisce soprattutto soggetti di sesso femminile, in età compresa tra i 15 e i 25 anni, e in molti casi comincia a manifestarsi a seguito dell'inizio di una dieta dimagrante. Il raggiungimento dei primi risultati, dopo periodi di drastiche riduzioni di cibo o addirittura di digiuno, induce il soggetto a credere di poter controllare la situazione. La perdita di peso, in una società in cui la magrezza è proposta ed imposta come valore, assume i connotati di trionfo personale e diventa l'occasione per porsi al centro dell'attenzione dei propri familiari. Il forte senso di autodisciplina, che spesso coincide con un aumento di autostima, induce l'adolescente a rifiutare ostinatamente il cibo fino a raggiungere la condizione patologica. Se non trattata in tempo e con le modalità adeguate, l'anoressia può portare alla morte.

Le condotte devianti

Quando il disagio giovanile si manifesta attraverso forme di ribellione, trasgressione eviolenza molto gravi nei confronti della propria famiglia o della società, si può parlare di comportamenti devianti. Con il termine devianza si vuole intendere un comportamento che "devia" da ciò che in una determinata società è considerato normale e lecito. Nel caso degli adolescenti, le condotte devianti trovano una loro espressione privilegiata nella dimensione collettiva, come vedremo in seguito analizzando i fenomeni delle bande giovanili e del bullismo.

Le bande giovanili

Le bande giovanili rappresentano una sorta di "aggregazione sociale" in cui gli individui trovano una dimensione comune (l'identità etnica, culturale, religiosa ... ) che li aiuta a superare una particolare forma di disagio (emarginazione, razzismo, povertà ... ). Molte di esse scelgono comportamenti delinquenziali per esprimere il rifiuto dei valori sociali normalmente accettati. È possibile individuare alcune caratteristiche comuni delle bande giovanili:

  • Una struttura fortemente gerarchizzata, per cui vi è sempre un leader e ciascun membro ricopre il ruolo che gli è stato assegnato;
  • Un forte senso di appartenenza e di coesione, al punto che è molto sentito il "noi" e ben percepita la distinzione fra "chi sta dentro" e "chi sta fuori";
  • La presenza di regole e comportamenti ben definiti.

Dietro alla violenza delle bande giovanili si può leggere il bisogno degli adolescenti di essere contenuti e regolamentati: gli atti di violenza nascondono spesso lanecessità di capire fino a che punto ci si può spingere prima di essere puniti e costituiscono una sfida, nei confronti degli adulti, che spesso nasconde una richiesta di aiuto.

Origini e caratteristiche delle baby gang

Con l'espressione anglosassone "baby gang" si indica un'aggregazione di giovani (perlopiù maschi di età compresa tra i 12 e i 24 anni) dedita a diverse forme di molestie, angherie e atti devianti, soprattutto ai danni dei propri coetanei. Il fenomeno delle baby gang nasce negli Stati Uniti tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento, nei quartieri più poveri e degradati delle grandi città. Il forte senso di disagio sociale e urbano che all'epoca caratterizzava queste zone, unito alla presenza di modelli familiari instabili, ha condotto molti giovani a riunirsi in gruppo per far fronte alle difficoltà quotidiane, anche commettendo reati. Se all'inizio le baby gang negli Stati Uniti avevano una connotazione etnica ed erano per lo più formate da ragazzi di origine afro-americana, oggi sono composte da individui di origine afro-americana, oggi sono composte da individui appartenenti a tutte le etnie e il raggio d'azione non è limitato al quartiere o al rione di qualche metropoli, ma si allarga a zone molto ampie e colpisce anche le cittadine di provincia. Il fenomeno, inoltre, al giorno d'oggi si manifesta attraverso forme ancora più violente rispetto al passato (sovente i ragazzi dispongono di armi) ed è aggravato dall'inserimento delle gang in attività criminali (come il traffico di droga). Le baby gang si caratterizzano per:

  • La presenza di un leader che indirizza le azioni dei componenti del gruppo;

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