Passione Civile: evoluzione della società italiana e sistema educativo

Documento sull'evoluzione della società italiana, il rapporto tra dialetto e italiano, e il sistema educativo. Il Pdf analizza le contraddizioni della società postmoderna e la storia dell'istruzione in Italia, evidenziando la spinta popolare e le resistenze delle classi dirigenti, utile per l'Università.

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13 pagine

PASSIONE CIVILE
CAPITOLO 1:NON VA FATTO
CAPITOLO 2: LA CLASSICITÀ, RADICE E METRO DI MODERNA IDENTITÀ
(1) Giacomo Devoto, per spiegare il rapporto tra l’uso dei dialetti e dell’italiano in Italia, utilizzò
immagini chiare e incisive. Queste immagini evidenziano l’importanza di riconciliare e integrare i
diversi linguaggi, sottolineando il valore culturale e identitario dei dialetti accanto alla lingua
nazionale.
Non dobbiamo limitarsi a passare dal dialetto all’italiano, ma è necessario avere un dialogo
bilaterale tra i due idiomi. Anche se molti italiani usano prevalentemente l’italiano, una buona parte
conserva ancora l’uso del dialetto, suggerendo che questa integrazione è già stata accettata dalla
popolazione.
L’immagine di Devoto può essere applicata non solo al rapporto tra dialetto e italiano, ma anche a
quello tra italiano e latino. Questo riflette un legame profondo con il patrimonio linguistico nazionale
e con le tradizioni culturali europee.
Il rapporto tra italiano e latino è attualmente offuscato dalle politiche scolastiche che limitano
l’insegnamento del latino in nome di una modernità mal interpretata. È importante riconoscere il
valore storico e linguistico del latino come fondamento della formazione culturale. Tuttavia, questa
posizione si scontra con opinioni e tendenze contemporanee, richiedendo un’analisi sia ideologica
che oggettiva della realtà attuale.
A partire dagli anni Ottanta, diversi studiosi, tra cui John Naisbitt, Aldo Visalberghi, Michelangelo
Pira e Pelle Ehn, hanno invitato a riflettere sul crescente distacco tra le società contemporanee e
quelle del passato, riprendendo analisi avviate da Alvin Toffler negli anni Sessanta e Settanta.
Possiamo fissare tre grandi fasi nella lunga storia antropologico-culturale delle società umane
successiva all'ultima glaciazione e al passaggio,intorno a dodicimila anni fa, dal
nomadismo all'agricoltura:
1. Nelle società contadine e agropastorali, come quella della Sardegna del primo Novecento
descritta da Michelangelo Pira, gli esseri umani vivevano in stretto contatto con la natura,
traendo mantenimento da tecniche apprese attraverso l’esperienza. In queste comunità,
l’educazione era principalmente familiare, con pochi individui che accedevano a una
formazione formale per apprendere lettura, scrittura e calcolo, necessarie per documentare
e trasmettere esperienze passate. Il ceto intellettuale riconosceva l’importanza delle
esperienze passate. Un esempio significativo è rappresentato dai distici di Abelardo nel
“Carmen ad Astralabium filium,” in cui si elogia il potere della lettoscrittura, sottolineando
come le opere di filosofi come Aristotele e Platone continuino a comunicare attraverso i loro
scritti.
2. Nelle società in via di industrializzazione, la natura è stata ridotta a semplice fonte di
materie prime, con macchine sempre più complesse che hanno creato una “natura
artificiale”. In questo contesto, le esperienze passate sono diventate un interesse
specialistico, perdendo l’importanza che avevano nelle società agricole. La formazione
tradizionale familiare ha faticato a rispondere alle nuove esigenze, portando alla necessità
di istituzioni scolastiche collettive in grado di preparare adeguatamente la popolazione per i
processi produttivi e, per alcuni, di consentire il controllo e l’innovazione di questi processi.
3. Lo sviluppo delle società industriali negli ultimi decenni del Novecento ha portato alla
creazione di nuove basi produttive e sociali, ma Stati, istituzioni scolastiche e gruppi
intellettuali faticano a comprendere questa radicalità. Si utilizzano diverse etichette per
descrivere il nuovo tipo di società, come “postindustriale”, “della conoscenza” o
“postmoderna”, con quest’ultima che, emersa negli anni Sessanta, è stata diffusa in Italia
negli anni Settanta grazie a un saggio di Jean-François Lyotard. All’inizio del 2004, il
termine “postmoderno” aveva un’ampia diffusione online: 11.000 attestazioni in francese,
25.000 in italiano, 140.000 in tedesco e 555.000 in inglese. Nella cultura postmoderna, si
sostiene che conoscere il passato e le tecniche produttive non sia più sufficiente per
garantire la sopravvivenza di una società; è essenziale anche avere la capacità di
comprendere e prevedere le innovazioni, sia interne che esterne. Alcuni semplificano
ulteriormente la questione, proponendo una formazione focalizzata esclusivamente sulle
applicazioni delle scienze dure nella gestione finanziaria, immaginando un futuro
monolingue. Già nel 1970, Abraham Moles parlava di una “società orientata al futuro”. Si
sostiene che, mentre le società agricole dovevano guardare al passato e quelle industriali
al presente, le società postmoderne dovrebbero ignorare il passato e il presente per
orientarsi verso la complessità e prevedere scenari futuri globali, utilizzando queste
previsioni come guida.
Anche accettando che la tripartizione tra passato, presente e futuro sia valida, ci si chiede se sia
possibile orientarsi verso il futuro senza una conoscenza profonda di se stessi. Comprendere la
nostra storia biologica, culturale e individuale è essenziale per capire come il passato e le
tradizioni abbiano influenzato noi e gli altri, con i quali siamo inevitabilmente interconnessi, anche
in termini di dominazione e sfruttamento.
(2) La società postmoderna, se così definita, presenta contraddizioni che sono state analizzate in
precedenti lavori e che qui verranno brevemente richiamate. Queste contraddizioni riguardano
aspetti caratteristici di molte delle società contemporanee più ricche:
1. Grazie alle scienze biomediche e alle tecnologie per l’organizzazione e l’assistenza sociale,
oggi è possibile una compresenza di più generazioni, ognuna con strati culturali diversificati
nel tempo, come mai accaduto in passato.
2. C’è una coesistenza di lingue e culture diverse, che non sono disposte a scomparire e si
mescolano non solo a livello intellettuale, ma anche a livello di massa. Alvin Toffler
osservava che eventi storici come la guerra del Peloponneso, pur essendo una
scaramuccia locale nel V secolo a.C., continuano a influenzare situazioni contemporanee in
luoghi come Messico o Thailandia.
3. Le società umane mostrano una crescente interdipendenza produttiva, economica e
socioculturale, che si traduce in un processo di mondializzazione o globalizzazione.
4. C’è una dilatazione senza precedenti della cultura alfabetica e dell’istruzione di base.
5. C’è una compresenza, concentrazione e mescolanza di stili di vita eterogenei in luoghi e
prodotti comuni.
6. C’è una dilatazione dei saperi in tutte le loro forme, che influisce costantemente sulla vita
quotidiana. Talete, simbolo della conoscenza antica, è presente nelle tecnologie moderne
come i cellulari e i frigoriferi, rendendo necessaria la sua comprensione per evitare
problemi nella vita quotidiana.
Chi percepisce le contraddizioni della società rischia di sviluppare un senso di impotenza e di
ripiegarsi su un individualismo, accentuato dallo sfruttamento dei paesi più deboli e dalla cultura
consumistica nei paesi ricchi. Tuttavia, chi va oltre l’analisi capisce che, al di là di catastrofi o
rivolte, le società possono garantire la loro sopravvivenza solo attraverso un coordinamento
stretto. Se il quadro descritto è corretto, ci troviamo di fronte a un grande bivio. Il “coordinamento”
potrebbe riflettere scenari distopici come quelli descritti da Aldous Huxley in Brave New World o da
George Orwell in Animal Farm e 1984, in cui la conoscenza e il controllo delle risorse sono affidati
a un gruppo ristretto, consapevole della propria posizione e del sapere classico. Il gruppo degli
Alfa-Plus di Huxley, il “qualcuno più eguale degli altri” e il Grande Fratello di Orwell rappresentano
una forma di egemonia globale, con un vasto numero di subalterni. Tuttavia, il coordinamento
potrebbe anche manifestarsi come un governo in cui tutti i cittadini sono sovrani, dotati di pari
capacità di acquisizione, controllo ed elaborazione delle conoscenze, rispettosi delle scelte altrui e
animati da solidarietà reciproca.
Siamo di fronte a un discrimine cruciale, dove la rivendicazione del valore della tradizione greco-
latina deve essere considerata nella sua interezza e complessità, dall’epoca di Omero al latino
medievale moderno. In questo contesto, il linguista può offrire un contributo specifico e
significativo, difficile da contestare.
(3) Un primo contributo riguarda la parola e la nozione di “modernità”. I principali dizionari delle
lingue romanze considerano “modernità” un derivato interno delle lingue moderne, riconducendola
alle radici lessicali “moderno” suffissate con -ità. Tuttavia, l’etimologia corretta è che “modernità”
deriva da “modernitas”, un termine del latino medievale del XI secolo, che indicava “tempi nuovi” in
contrapposizione all’antichità. Oltre alle lingue romanze, “modernitas” ha influenzato anche
l’inglese “modernity”, il tedesco “Modernität” e altre lingue slave.

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CAPITOLO 1: NON VA FATTO

  • CAPITOLO 1:NON VA FATTO
  • CAPITOLO 2: LA CLASSICITÀ, RADICE E METRO DI MODERNA IDENTITÀ

(1) Giacomo Devoto, per spiegare il rapporto tra l'uso dei dialetti e dell'italiano in Italia, utilizzò immagini chiare e incisive. Queste immagini evidenziano l'importanza di riconciliare e integrare i diversi linguaggi, sottolineando il valore culturale e identitario dei dialetti accanto alla lingua nazionale.

Non dobbiamo limitarsi a passare dal dialetto all'italiano, ma è necessario avere un dialogo bilaterale tra i due idiomi. Anche se molti italiani usano prevalentemente l'italiano, una buona parte conserva ancora l'uso del dialetto, suggerendo che questa integrazione è già stata accettata dalla popolazione.

L'immagine di Devoto può essere applicata non solo al rapporto tra dialetto e italiano, ma anche a quello tra italiano e latino. Questo riflette un legame profondo con il patrimonio linguistico nazionale e con le tradizioni culturali europee.

Il rapporto tra italiano e latino è attualmente offuscato dalle politiche scolastiche che limitano l'insegnamento del latino in nome di una modernità mal interpretata. È importante riconoscere il valore storico e linguistico del latino come fondamento della formazione culturale. Tuttavia, questa posizione si scontra con opinioni e tendenze contemporanee, richiedendo un'analisi sia ideologica che oggettiva della realtà attuale.

A partire dagli anni Ottanta, diversi studiosi, tra cui John Naisbitt, Aldo Visalberghi, Michelangelo Pira e Pelle Ehn, hanno invitato a riflettere sul crescente distacco tra le società contemporanee e quelle del passato, riprendendo analisi avviate da Alvin Toffler negli anni Sessanta e Settanta. Possiamo fissare tre grandi fasi nella lunga storia antropologico-culturale delle società umane successiva all'ultima glaciazione e al passaggio,intorno a dodicimila anni fa, dal nomadismo all'agricoltura:

  1. Nelle società contadine e agropastorali, come quella della Sardegna del primo Novecento descritta da Michelangelo Pira, gli esseri umani vivevano in stretto contatto con la natura, traendo mantenimento da tecniche apprese attraverso l'esperienza. In queste comunità, l'educazione era principalmente familiare, con pochi individui che accedevano a una formazione formale per apprendere lettura, scrittura e calcolo, necessarie per documentare e trasmettere esperienze passate. Il ceto intellettuale riconosceva l'importanza delle esperienze passate. Un esempio significativo è rappresentato dai distici di Abelardo nel "Carmen ad Astralabium filium," in cui si elogia il potere della lettoscrittura, sottolineando come le opere di filosofi come Aristotele e Platone continuino a comunicare attraverso i loro scritti.
  2. Nelle società in via di industrializzazione, la natura è stata ridotta a semplice fonte di materie prime, con macchine sempre più complesse che hanno creato una "natura artificiale". In questo contesto, le esperienze passate sono diventate un interesse specialistico, perdendo l'importanza che avevano nelle società agricole. La formazione tradizionale familiare ha faticato a rispondere alle nuove esigenze, portando alla necessità di istituzioni scolastiche collettive in grado di preparare adeguatamente la popolazione per i processi produttivi e, per alcuni, di consentire il controllo e l'innovazione di questi processi.
  3. Lo sviluppo delle società industriali negli ultimi decenni del Novecento ha portato alla creazione di nuove basi produttive e sociali, ma Stati, istituzioni scolastiche e gruppi intellettuali faticano a comprendere questa radicalità. Si utilizzano diverse etichette per descrivere il nuovo tipo di società, come "postindustriale", "della conoscenza" o "postmoderna", con quest'ultima che, emersa negli anni Sessanta, è stata diffusa in Italia negli anni Settanta grazie a un saggio di Jean-François Lyotard. All'inizio del 2004, il termine "postmoderno" aveva un'ampia diffusione online: 11.000 attestazioni in francese, 25.000 in italiano, 140.000 in tedesco e 555.000 in inglese. Nella cultura postmoderna, si sostiene che conoscere il passato e le tecniche produttive non sia più sufficiente per garantire la sopravvivenza di una società; è essenziale anche avere la capacità di comprendere e prevedere le innovazioni, sia interne che esterne. Alcuni semplificanoulteriormente la questione, proponendo una formazione focalizzata esclusivamente sulle applicazioni delle scienze dure nella gestione finanziaria, immaginando un futuro monolingue. Già nel 1970, Abraham Moles parlava di una "società orientata al futuro". Si sostiene che, mentre le società agricole dovevano guardare al passato e quelle industriali al presente, le società postmoderne dovrebbero ignorare il passato e il presente per orientarsi verso la complessità e prevedere scenari futuri globali, utilizzando queste previsioni come guida.

Anche accettando che la tripartizione tra passato, presente e futuro sia valida, ci si chiede se sia possibile orientarsi verso il futuro senza una conoscenza profonda di se stessi. Comprendere la nostra storia biologica, culturale e individuale è essenziale per capire come il passato e le tradizioni abbiano influenzato noi e gli altri, con i quali siamo inevitabilmente interconnessi, anche in termini di dominazione e sfruttamento.

Contraddizioni della Società Postmoderna

(2) La società postmoderna, se così definita, presenta contraddizioni che sono state analizzate in precedenti lavori e che qui verranno brevemente richiamate. Queste contraddizioni riguardano aspetti caratteristici di molte delle società contemporanee più ricche:

  1. Grazie alle scienze biomediche e alle tecnologie per l'organizzazione e l'assistenza sociale, oggi è possibile una compresenza di più generazioni, ognuna con strati culturali diversificati nel tempo, come mai accaduto in passato.
  2. C'è una coesistenza di lingue e culture diverse, che non sono disposte a scomparire e si mescolano non solo a livello intellettuale, ma anche a livello di massa. Alvin Toffler osservava che eventi storici come la guerra del Peloponneso, pur essendo una scaramuccia locale nel V secolo a.C., continuano a influenzare situazioni contemporanee in luoghi come Messico o Thailandia.
  3. Le società umane mostrano una crescente interdipendenza produttiva, economica e socioculturale, che si traduce in un processo di mondializzazione o globalizzazione.
  4. C'è una dilatazione senza precedenti della cultura alfabetica e dell'istruzione di base.
  5. C'è una compresenza, concentrazione e mescolanza di stili di vita eterogenei in luoghi e prodotti comuni.
  6. C'è una dilatazione dei saperi in tutte le loro forme, che influisce costantemente sulla vita quotidiana. Talete, simbolo della conoscenza antica, è presente nelle tecnologie moderne come i cellulari e i frigoriferi, rendendo necessaria la sua comprensione per evitare problemi nella vita quotidiana.

Chi percepisce le contraddizioni della società rischia di sviluppare un senso di impotenza e di ripiegarsi su un individualismo, accentuato dallo sfruttamento dei paesi più deboli e dalla cultura consumistica nei paesi ricchi. Tuttavia, chi va oltre l'analisi capisce che, al di là di catastrofi o rivolte, le società possono garantire la loro sopravvivenza solo attraverso un coordinamento stretto. Se il quadro descritto è corretto, ci troviamo di fronte a un grande bivio. Il "coordinamento" potrebbe riflettere scenari distopici come quelli descritti da Aldous Huxley in Brave New World o da George Orwell in Animal Farm e 1984, in cui la conoscenza e il controllo delle risorse sono affidati a un gruppo ristretto, consapevole della propria posizione e del sapere classico. Il gruppo degli Alfa-Plus di Huxley, il "qualcuno più eguale degli altri" e il Grande Fratello di Orwell rappresentano una forma di egemonia globale, con un vasto numero di subalterni. Tuttavia, il coordinamento potrebbe anche manifestarsi come un governo in cui tutti i cittadini sono sovrani, dotati di pari capacità di acquisizione, controllo ed elaborazione delle conoscenze, rispettosi delle scelte altrui e animati da solidarietà reciproca.

Siamo di fronte a un discrimine cruciale, dove la rivendicazione del valore della tradizione greco- latina deve essere considerata nella sua interezza e complessità, dall'epoca di Omero al latino medievale moderno. In questo contesto, il linguista può offrire un contributo specifico e significativo, difficile da contestare.

Contributo del Linguista e Modernità

(3) Un primo contributo riguarda la parola e la nozione di "modernità". I principali dizionari delle lingue romanze considerano "modernità" un derivato interno delle lingue moderne, riconducendola alle radici lessicali "moderno" suffissate con -ità. Tuttavia, l'etimologia corretta è che "modernità" deriva da "modernitas", un termine del latino medievale del XI secolo, che indicava "tempi nuovi" in contrapposizione all'antichità. Oltre alle lingue romanze, "modernitas" ha influenzato anche l'inglese "modernity", il tedesco "Modernität" e altre lingue slave.Questa situazione evidenzia sia il contributo della latinità allo sviluppo dei lessici moderni che la negligenza nella loro registrazione nella lessicografia romanza. La questione delle omissioni riguarda gli specialisti e richiede un riconoscimento della tradizione greco-latina.

Lessico e Influenze Linguistiche

Nelle lingue romanze, l'apporto latino può essere mascherato, rendendosi evidente solo agli esperti. Il lessico di ogni lingua si compone di tre elementi: (a) il lessico patrimoniale, ereditato dalle origini; (b) il lessico esogeno, costituito da prestiti; (c) il lessico di neoformazioni endogene, creato con materiali sia patrimoniali che esogeni. Esempi di lessico patrimoniale includono "video" in latino e "vedo" in italiano, mentre "sport" è un esotismo. Le neoformazioni endogene possono derivare da radici patrimoniali o esogene, evidenziando la complessità e l'evoluzione del lessico nelle lingue moderne.

Una sottocategoria delle formazioni endogene sono i calchi semantico-lessicali, che sono lessemi costruiti con materiali endogeni e traducenti di elementi di altre lingue. Esempi in latino includono "conscientia" derivato dal greco "synéidesis" e "qualitas" da "poiótes".

Nei dialetti romanzi derivati dal latino, la latinità nativa rende meno evidente l'apporto latino in età moderna. Per comprendere questa influenza, è necessario consultare esperti, poiché in italiano ci sono circa 16.000 vocaboli di origine latina, di cui solo 3.700 appartengono al lessico "patrimoniale"; gli altri 12.500 sono "inserzioni acquisite" avvenute nel Medioevo da parte di intellettuali che si rifacevano alla scrittura latina. Inoltre, la latinità classica rappresenta solo una parte delle fonti latine nell'italiano, poiché la maggioranza delle parole deriva dal latino tardo, medievale e dai linguaggi scientifico, filosofico e giuridico moderni.

Lo Pseudo-Robert Kilwardby, nel XII secolo, notava che le prime imposizioni nel latino erano influenzate dagli idiomi vulgari, ma differivano in scrittura e flessione. Inoltre, l'apporto latino alle lingue moderne non si limita al latino stesso, ma include anche un numero significativo di grecismi assimilati attraverso il latino. In italiano, ci sono circa 8.300 grecismi, di cui meno della metà è stata presa direttamente dal greco, mentre la maggior parte è passata attraverso il latino classico, tardo o medievale. Paradossalmente, l'apporto del latino alle lingue in età moderna, incluso quello dei grecismi tramite il latino, è meno problematico da riconoscere in lingue che storicamente e fonologicamente distano dalla tradizione latino-romanza.

Ad esempio, nel dizionario sloveno si trovano numerosi latinismi e latino-grecismi, come "ambiciósen", "ambrósia", "argument", "bomba", "element", "rosa" e molti altri, per un totale di migliaia di parole.

Anche in una lingua non indoeuropea come il finnico si possono osservare molteplici prestiti latini, tra cui "aari" (ara), "demokratti", "radio", "teoria", e altri, dimostrando l'ampia influenza latina e greca in contesti linguistici molto diversi.

Si potrebbe approfondire ulteriormente l'argomento. In tedesco, una resistenza ai latinismi e latinogrecismi ha portato alla creazione di "Verdeutschungen" o tedeschizzazioni, ossia calchi semantici che affiancano o sostituiscono le parole latine, come "Zusammenfluss" in luogo di "Konfluenz". Tuttavia, in altre lingue germaniche, come l'inglese, la situazione è diversa.

Giulio Lepschy ha osservato che in Italia non ha senso attribuire "colpe" all'inglese; piuttosto, sono coloro che lo usano in modo inappropriato a essere responsabili. Infatti, in inglese i latinismi, sia diretti che mediati da altre lingue, rivestono un ruolo predominante. Il vocabolario inglese ha solo il 10% di origine germanica, mentre il 25% è rappresentato da neoformazioni angloromanze, con circa due terzi di parole di origine latina.

Inoltre, è stata compilata una "Academic Word List" (AWL) per le università di lingua inglese, che include parole fondamentali utilizzate nei corsi di Arts, Commerce, Law e Science. In questa lista, meno del 5% delle parole è di origine germanica, mentre la maggior parte è costituita da latinismi e latino-grecismi, dimostrando l'enorme influenza del latino nel linguaggio accademico. L'università della California ha creato un "Dictionary of Postmodern Terms", accessibile online, che include 170 parole chiave della postmodernità. Di queste, solo 21 non sono latinismi o greco-latinismi, suggerendo che il linguaggio del postmoderno è fortemente influenzato dal latino.

Questi dati non sono applicabili a tutte le 6.800 lingue parlate nel mondo, ma risultano particolarmente significativi per le 2.400 lingue scritte e, in particolare, per le decine di lingue scritte di società complesse con una tradizione consolidata. Tra queste, l'italiano si distingue per la sua ricca eredità lessicale greco-latina, seguito sorprendentemente dall'inglese britannico e americano, nonostante non sia una lingua romanza.

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