Documento sul modello contestualistico in psicologia, che evidenzia l'importanza dell'interazione tra individuo e ambiente. Il Pdf esplora concetti chiave come previsione, controllo e comportamento nel contesto, e introduce il passaggio da un approccio problema-soluzione a uno esperienziale, utile per gli studenti universitari di Psicologia.
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Il modello contestualistico nasce dallo sviluppo della psicologia sperimentale (Wundt), che ha iniziato a studiare l'interazione tra gli organismi e il loro ambiente utilizzando il metodo scientifico. Con il tempo, questa prospettiva si è evoluta fino a includere un approccio basato sulla previsione e sul controllo delle relazioni tra individuo e contesto. Uno degli esempi più importanti di applicazione del modello contestualistico è l'analisi del comportamento (Behavior Analysis), sviluppata da B.F. Skinner. Questo approccio si basa su una rigorosa raccolta di dati per descrivere e prevedere i comportamenti attraverso il controllo delle variabili ambientali.
Il modello contestualistico considera l'organismo non come entità statica, ma in continuo divenire, poiché le sue risposte sono il risultato dell'interazione con l'ambiente. Questa visione è alla base dell'analisi a tre termini (ABC - Antecedenti, Comportamento, Conseguenze), che permette di spiegare come le esperienze pregresse e il contesto influenzino la funzione di uno stimolo.
Il modello contestualistico viene applicato nei servizi per le PcD (persone con disabilità) per comprendere come l'ambiente e le interazioni sociali influenzino il loro comportamento e la loro QdV (Qualità di vita). Alcuni aspetti fondamentali sono:
Il modello contestualistico è un approccio che pone l'obiettivo sull'interazione tra individuo e ambiente, enfatizzando l'importanza di prevedere e modificare i contesti per favorire il benessere e l'apprendimento. Questo modello è particolarmente efficace nei servizi per PcD, poiché aiuta a strutturare interventi che migliorano la QdV e promuovono l'autonomia della persona.
Il cambio di paradigma rappresenta il passaggio da un modello tradizionale basato su un approccio problema-soluzione (riabilitativo, clinico, funzionale), a un modello esperienziale fondato sui valori e sulle aspettative della persona. Nel modello tradizionale, l'attenzione è focalizzata unicamente sul funzionamento della persona e sull'attesa di esiti di apprendimento tipici per l'età di riferimento. Questo modello presenta diversi limiti:
Il modello esperienziale, invece, introduce una prospettiva valoriale, che cambia il modo di pensare e progettare gli interventi:
Il cambiamento chiave sta nel considerare gli interventi non come obiettivi separati, ma come tappe di un unico percorso. Tutti gli operatori coinvolti devono avere una meta comune per garantire coerenza e continuità nel supporto della persona. Questa nuova visione permette di spostare il focus dalla semplice riduzione del deficit, alla costruzione di un ambiente in cui la persona possa autodeterminarsi, svilupparsi e partecipare attivamente alla propria vita.
La QdV viene definita dall'OMS (1995) come "la percezione dell'individuo della propria posizione nella vita nel contesto dei sistemi culturali e dei valori di riferimento nei quali è inserito e in relazione ai propri obiettivi, aspettative, standard e interessi". Per le persone con disabilità, Schalock (1997) descrive la QdV come: "il grado di soddisfazione nelle principali aree della vita". Brown et al., (1994) suggeriscono che il miglioramento della QdV sia correlato alla riduzione della discrepanza tra le necessità soddisfatte e quelle non soddisfatte, considerando sia una valutazione oggettiva sia una percezione soggettiva. Nel meta-dominio di Schalock e Verdugo Alonso, la QdV si articola in 8 domini (indicatori specifici per valutare la QdV delle PcD):
L'obiettivo degli interventi basato su questo meta-modello è quello di aumentare il controllo dell'individuo sul proprio ambiente, garantendo opportunità di scelta e partecipazione attiva nella società. La QdV delle PcD è un tema di grande importanza, poiché la vita delle PcD è particolarmente autodeterminata e i diritti fondamentali che per le persone a sviluppo tipico vengono dati per scontati, per le PcD invece sono da tutelare. Per questo motivo è necessario identificare degli indicatori specifici (8 domini) che possano mettere in luce gli elementi che influenzano la QdV delle PcD. Il percorso di Consesus Conference promosso dal WORLD HEALTH ORGANIZATION'S QUALITY OF LIFE (WHOQOL) ci fornisce un comune punto di riferimento per il modello di QdV per le PcD: quello ad 8 domini di Schalock e Verdugo Alonso.
I CP
quattro principali componenti per svolgere il compito con la minor supervisione possibile:
devono saper indicare queste cose
Deficit di coerenza - difficoltà a elaborare simultaneamente più stimoli per creare sistemi coerenti Necessità di lavorare sulla selezione di stimoli e sulla pulizia degli ambienti
Difficoltà a integrare le informazioni sensoriali - difficoltà nel dare corretta interpretazione alla terza dimensione (profondità) - difficoltà nel vedere ciò che bianco o semitrasparente. - difficoltà nel distinguere un oggetto dallo sfondo
Per incrementare la Motivazione si può inserire l'immagine dei rinforzi che la persona avrà dopo aver finito il compito
La valutazione prevede la dimostrazione (ti faccio vedere io) e i criteri sono:
L'autodeterminazione è un concetto fondamentale nella QdV delle persone con disabilità ed è legata al DIRITTO DI SCELTA e AL CONTROLLO PERSONALE SUL PROPRIO AMBIENTE. Le PcD evolutive hanno pochissime opportunità di effettuare scelte rispetto ai loro coetanei. Questo fenomeno viene definito IPOCONTRATTUALITA' e riguarda anche gli adulti. Secondo la Montessori, per favorire l'autonomia è essenziale adottare il principio: