Filosofia del Diritto: la teoria dell'ontologia sociale di John Searle

Documento da Ssg su Filosofia del Diritto (ssg). Il Pdf esplora la teoria dell'ontologia sociale di John Searle, concentrandosi su come l'osservatore costruisce la realtà sociale, con esempi pratici e riferimenti a filosofi come Kelsen e Hart. Utile per lo studio universitario di Filosofia.

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14 pagine

FILOSOFIA DEL DIRITTO (SSG)
Prof. Siniscalchi
a.a. 2024-25
Lezione. n.20 Data 19/11/2024
Ieri siamo arrivati all’osservatore in John Searle, la domanda era come fa l’osservatore a
costruire la realtà sociale? Avevamo visto come in Searle si ha, tutto sommato,
un’amplificazione delle doti partecipative dell’osservatore, no? Qui l'osservatore non è soltanto
colui il quale partecipa usando le norme, dunque interpretandole, ma è in questo caso colui il
quale partecipa al gioco del diritto in maniera ancora più partecipativa, ovvero partecipa
direttamente alla costruzione del discorso giuridico. Dicevamo ieri che l’opera principale di
Searle si intitola proprio “La Costruzione della realtà sociale”, e questa costruzione della realtà
sociale per Searle, intanto, la si può considerare a patto che ci si immetta nei panni di questa
nuova figura di osservatore osservante che è in grado di costruire, non semplicemente
partecipare.
Non è un caso in realtà che nelle sue opere Searle utilizzi il termine osservatore spesso anche
come sinonimo proprio di costruttore, operatore…tutta una serie di sinonimi che ci dicono di
questa abilità, capacità da parte di questo soggetto, di utilizzare, in questo caso, sulla
costruzione del suo punto di vista, quindi della sua prospettiva soggettiva e interna, non solo
per limitarsi a prendere parte al gioco del diritto, ma anche per costruirne le regole.
La domanda successiva che ci si pone è come fa
l’osservatore a costruire la realtà sociale? Ma soprattutto che tipo di realtà è la realtà sociale?
Questo voi dovreste già saperlo: la realtà sociale è costituita da quell’insieme di atti e relazioni
con cui noi evidentemente ci interagiamo tra noi stessi.
Dunque, come sarà fatta questa realtà sociale? Avrà una sua essenza materiale? Ci sarà
qualcosa che potremo toccare? In realtà lo diciamo già dalla prima lezione che tutto sommato
se il diritto è una particolare forma di reazione sociale e sappiamo, dalla nostra prima lezione,
che non si possono incontrare fisicamente norme giuridiche, ma tutti gli oggetti giuridici sono
(se vi ricordate) oggetti spettrali, cioè degli oggetti che non hanno una loro consistenza fisica
o materica. A maggior ragione tutti gli oggetti sociali a loro volta sono oggetti che non hanno
la loro consistenza fisica o materica, si tratta di oggetti di che tipo? Sicuramente si tratta di
oggetti che vanno oltre la loro dimensione fisica, in un certo modo (ma questo solo per
spiegarvi come dire il nome, la vocazione della teoria di Searle) potremmo anche definirli come
oggetti metafisici, cioè che vanno al di della dimensione fisica, se in questo caso a questi
oggetti ovviamente il termine metafisica lo trasliamo da un ambito classico ad una sua nuova
interpretazione, ovvero come lo studio del modo di esistenza, del modo di darsi di tutti questi
oggetti o enti che costituiscono la nostra relazionalità sociale e non sono percepibili, da parte
nostra, attraverso la loro dimensione fisica, metafisica.
La teoria di Searle da questo punto di vista si chiama proprio ontologia sociale, cioè Searle che
vuole fare in realtà? Vuole indagare tutte le condizioni di esistenza di questi oggetti sociali,
cioè di oggetti che esistono solo all’interno, anzi sono creati/ costruiti attraverso la nostra
relazionalità sociale. È chiaro che una categoria privilegiata di questi oggetti sono proprio i
docenti giuridici (che voi già conoscete): le norme, gli ordinamenti, le sanzioni, le sentenze
cioè le decisioni giurisprudenziali. Sono quindi soprattutto, prima ancora di essere oggetti
giuridici, oggetti sociali perché nascono dalla dimensione intersoggettiva o sociale che
caratterizza il nostro agire in comune. D’altronde questo lo avete visto in maniera chiara con
Hart, il filosofo infatti vi ha detto che nella prospettiva dell’osservante, del partecipante, il
diritto, l’ordinamento è un gioco sociale cioè un insieme di atti e di relazioni sociali. L’avete
visto anche con Peter Winch con il tema del fatto sociale, dell’idea sociale. Winch dice
attenzione perché le idee sociali, i fatti sociali hanno un regime epistemologico, ovvero possono
essere conosciuti solo attraverso la partecipazione diretta, solo attraverso l’immedesimazione
con gli altri partecipanti al gioco e la successiva condivisione delle ragioni che sono alla base
di quel gioco.
Dunque abbiamo già visto come in realtà, attraverso questi autori che non a caso sono tutti
autori che riguardano il punto di vista soggettiva nella prospettiva dell’osservante, attraverso
tutti questi autori abbiamo già considerato l’idea per cui il diritto, il linguaggio giuridico altro
non sia se non una abbreviazione particolare del linguaggio sociale, della produzione di atti
sociali.
Vi ricordate cosa vi dicevo la settimana scorsa? Che Hart non ha fatto altro che traslare la teoria
di Peter Winch da un contesto generalmente / genericamente sociale ad un contesto più
specificamente giuridico; quindi, si è interrogato su cosa significhi la partecipazione non tanto
in qualsiasi gioco sociale, ma in quel particolare gioco sociale che noi definiamo diritto. Quindi
con questa idea abbiamo già dimestichezza, già la conosciamo questa prospettiva. Searle si
interroga su quali possano essere le condizioni di possibilità, le condizioni d’esistenza di
particolari, di tutti gli oggetti che costituiscono la nostra realtà sociale, fra questi oggetti
ovviamente un posto particolare è riservato proprio agli oggetti giuridici (che noi abbiamo già
conosciuto attraverso altre prospettive o altri punti di vista).
ONTOLOGIA SOCIALE
Che cos’è l'ontologia sociale? L’ontologia, perché si parla in questo caso di ontologia sociale?
L’ontologia non è altro che all’interno della tradizione filosofica, quella proprio più classica
da Aristotele in poi, il discorso che ragiona sull’essere, è una delle parti fondamentali della
metafisica.
Searle non fa altro che prendere il classico concetto di ontologia e applicarlo alla realtà sociale
attuale, contemporanea, cioè Searle dice come i filosofi del medioevo si interrogavano
sull’esistenza di Dio, le famose prove ontologiche sull’esistenza di Dio di Anselmo d’Aosta
(Vi sto dando solo qualche riferimento storico, giusto per farvi capire come ragiona Searle).
Quindi se nel Medioevo ci si interrogava, la realtà metafisica del Medioevo era Dio, erano gli
angeli e i demoni, nella nostra attuale metafisica ragioniamo su concetti comunque metafisici,
ma che sono come dire un po’ più per noi quotidiani, ovvero che cosa sono i titoli azionari,
nessuno di voi sa che cosa sono i titoli azionari? Che cosa sono le norme giuridiche, no? Che
cosa sono le obbligazioni? Che cosa sono i divieti? Ecco, Searle non fa altro che mutuare tutto

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Anteprima

L'osservatore e la costruzione della realtà sociale in John Searle

Ieri siamo arrivati all'osservatore in John Searle, la domanda era come fa l'osservatore a costruire la realtà sociale? Avevamo visto come in Searle si ha, tutto sommato, un'amplificazione delle doti partecipative dell'osservatore, no? Qui l'osservatore non è soltanto colui il quale partecipa usando le norme, dunque interpretandole, ma è in questo caso colui il quale partecipa al gioco del diritto in maniera ancora più partecipativa, ovvero partecipa direttamente alla costruzione del discorso giuridico. Dicevamo ieri che l'opera principale di Searle si intitola proprio "La Costruzione della realtà sociale", e questa costruzione della realtà sociale per Searle, intanto, la si può considerare a patto che ci si immetta nei panni di questa nuova figura di osservatore osservante che è in grado di costruire, non semplicemente partecipare.

Non è un caso in realtà che nelle sue opere Searle utilizzi il termine osservatore spesso anche come sinonimo proprio di costruttore, operatore ... tutta una serie di sinonimi che ci dicono di questa abilità, capacità da parte di questo soggetto, di utilizzare, in questo caso, sulla costruzione del suo punto di vista, quindi della sua prospettiva soggettiva e interna, non solo per limitarsi a prendere parte al gioco del diritto, ma anche per costruirne le regole.

La natura della realtà sociale

La domanda successiva che ci si pone è come fa l'osservatore a costruire la realtà sociale? Ma soprattutto che tipo di realtà è la realtà sociale? Questo voi dovreste già saperlo: la realtà sociale è costituita da quell'insieme di atti e relazioni con cui noi evidentemente ci interagiamo tra noi stessi.

Dunque, come sarà fatta questa realtà sociale? Avrà una sua essenza materiale? Ci sarà qualcosa che potremo toccare? In realtà lo diciamo già dalla prima lezione che tutto sommato se il diritto è una particolare forma di reazione sociale e sappiamo, dalla nostra prima lezione, che non si possono incontrare fisicamente norme giuridiche, ma tutti gli oggetti giuridici sono (se vi ricordate) oggetti spettrali, cioè degli oggetti che non hanno una loro consistenza fisica o materica. A maggior ragione tutti gli oggetti sociali a loro volta sono oggetti che non hanno la loro consistenza fisica o materica, si tratta di oggetti di che tipo? Sicuramente si tratta di oggetti che vanno oltre la loro dimensione fisica, in un certo modo (ma questo solo per spiegarvi come dire il nome, la vocazione della teoria di Searle) potremmo anche definirli come oggetti metafisici, cioè che vanno al di là della dimensione fisica, se in questo caso a questi oggetti ovviamente il termine metafisica lo trasliamo da un ambito classico ad una sua nuova interpretazione, ovvero come lo studio del modo di esistenza, del modo di darsi di tutti questi oggetti o enti che costituiscono la nostra relazionalità sociale e non sono percepibili, da parte nostra, attraverso la loro dimensione fisica, metafisica.

L'ontologia sociale di Searle

La teoria di Searle da questo punto di vista si chiama proprio ontologia sociale, cioè Searle che vuole fare in realtà? Vuole indagare tutte le condizioni di esistenza di questi oggetti sociali, cioè di oggetti che esistono solo all'interno, anzi sono creati/ costruiti attraverso la nostrarelazionalità sociale. È chiaro che una categoria privilegiata di questi oggetti sono proprio i docenti giuridici (che voi già conoscete): le norme, gli ordinamenti, le sanzioni, le sentenze cioè le decisioni giurisprudenziali. Sono quindi soprattutto, prima ancora di essere oggetti giuridici, oggetti sociali perché nascono dalla dimensione intersoggettiva o sociale che caratterizza il nostro agire in comune. D'altronde questo lo avete visto in maniera chiara con Hart, il filosofo infatti vi ha detto che nella prospettiva dell'osservante, del partecipante, il diritto, l'ordinamento è un gioco sociale cioè un insieme di atti e di relazioni sociali. L'avete visto anche con Peter Winch con il tema del fatto sociale, dell'idea sociale. Winch dice attenzione perché le idee sociali, i fatti sociali hanno un regime epistemologico, ovvero possono essere conosciuti solo attraverso la partecipazione diretta, solo attraverso l'immedesimazione con gli altri partecipanti al gioco e la successiva condivisione delle ragioni che sono alla base di quel gioco.

Dunque abbiamo già visto come in realtà, attraverso questi autori che non a caso sono tutti autori che riguardano il punto di vista soggettiva nella prospettiva dell'osservante, attraverso tutti questi autori abbiamo già considerato l'idea per cui il diritto, il linguaggio giuridico altro non sia se non una abbreviazione particolare del linguaggio sociale, della produzione di atti sociali.

Vi ricordate cosa vi dicevo la settimana scorsa? Che Hart non ha fatto altro che traslare la teoria di Peter Winch da un contesto generalmente / genericamente sociale ad un contesto più specificamente giuridico; quindi, si è interrogato su cosa significhi la partecipazione non tanto in qualsiasi gioco sociale, ma in quel particolare gioco sociale che noi definiamo diritto. Quindi con questa idea abbiamo già dimestichezza, già la conosciamo questa prospettiva. Searle si interroga su quali possano essere le condizioni di possibilità, le condizioni d'esistenza di particolari, di tutti gli oggetti che costituiscono la nostra realtà sociale, fra questi oggetti ovviamente un posto particolare è riservato proprio agli oggetti giuridici (che noi abbiamo già conosciuto attraverso altre prospettive o altri punti di vista).

ONTOLOGIA SOCIALE

Definizione e applicazione dell'ontologia sociale

Che cos'è l'ontologia sociale? L'ontologia, perché si parla in questo caso di ontologia sociale? L'ontologia non è altro che all'interno della tradizione filosofica, quella proprio più classica da Aristotele in poi, il discorso che ragiona sull'essere, è una delle parti fondamentali della metafisica.

Searle non fa altro che prendere il classico concetto di ontologia e applicarlo alla realtà sociale attuale, contemporanea, cioè Searle dice come i filosofi del medioevo si interrogavano sull'esistenza di Dio, le famose prove ontologiche sull'esistenza di Dio di Anselmo d'Aosta (Vi sto dando solo qualche riferimento storico, giusto per farvi capire come ragiona Searle). Quindi se nel Medioevo ci si interrogava, la realtà metafisica del Medioevo era Dio, erano gli angeli e i demoni, nella nostra attuale metafisica ragioniamo su concetti comunque metafisici, ma che sono come dire un po' più per noi quotidiani, ovvero che cosa sono i titoli azionari, nessuno di voi sa che cosa sono i titoli azionari? Che cosa sono le norme giuridiche, no? Che cosa sono le obbligazioni? Che cosa sono i divieti? Ecco, Searle non fa altro che mutuare tuttoun lessico, tutto un modo di ragionare che appartiene ad una tradizione filosofica ben precisa, che è la filosofia dell'ontologia, e applicarlo e trasferirlo alla realtà sociale quotidiana; come dice Searle: tutto il nostro mondo e noi non ce ne rendiamo più conto perché siamo abituati, ma è un mondo che è ormai assolutamente metafisico.

La dimensione metafisica degli oggetti sociali

Dimensione metafisica Quando si parla/dice di filosofia informazionale o si fa riferimento a tutti i nuovi concetti o a tutti i nuovi oggetti prodotti per esempio dalla rete o da Internet, quegli oggetti hanno tutti una dimensione metafisica, non hanno più una loro fisicità.

Quindi che cos'è per esempio una corporation? Questa è una delle domande ultime che si è posto Searle, ancora che cosa sono le multinazionali che non hanno più una loro sede fisica ma che esistono soltanto nel mondo delle rete informazionale? Sono tutti enti, tutti oggetti che lui definisce giustamente metafisici, non hanno più nulla di trascendente nel senso classico del termine, ma sono comunque oggetti che hanno perso la loro dimensione fisica o materica. Il tema dell'ontologia sociale è proprio questo coesistono, come mai è potuto accadere che il nostro mondo sia un mondo segnato, caratterizzato dall'esistenza di tutti questi oggetti sociali che non vediamo, che non percepiamo fisicamente, materialmente, ma che sono oggetti che condizionano continuamente e costantemente sempre più il nostro comportamento quotidiano? Ecco, è proprio questa la domanda da cui parte Searle, vedete come ancora una volta la domanda di Searle è intimamente, strettamente connessa con la domanda da cui noi siamo partiti e che abbiamo cercato di esplorare attraverso tutta quella serie di autori finora: << perché devo seguire le regole?>>. Anche qui vedete già iniziate ad entrare nell'ottica di una possibile risposta da parte del modello filosofico giuridico di Searle, qui il tema è io seguo delle regole che costruisco.

Domanda successiva: come faccio a costruire questa realtà sovrasensibile popolata non solo da norme, ma da tanti altri oggetti normativi per esempio: i flussi di denaro dematerializzati, le obbligazioni, le azioni, i poteri, gli obblighi, i doveri, sono tutte come dire entità sociali (in alcuni casi molti di questi giuridicamente rilevanti) che io non percepisco fisicamente, ma che sono costruite da noi che partecipiamo al gioco sociale all'interno delle nostre istituzioni, in particolare modo all'interno di una grande istituzione che le abbraccia e le racchiude tutte: il sistema ordinamentale ovvero l'ordinamento giuridico.

Allora, il contesto, l'idea che c'è alla base dell'analisi di Searle, è questa. Resta adesso la domanda operativa: ma come faccio a costruire io che sono osservatore, una realtà, oggetti che non esistono fisicamente? Dov'è allora ragazzi le difficoltà? Vediamo se ci arrivate da soli: nel momento in cui questi oggetti sono tutti costruiti in funzione alla nostra, cioè siamo noi che costruiamo questi oggetti sovrasensibili, allora dove si nasconde il vero e proprio problema? Dicevo ieri che Searle parte da una distinzione fondamentale, la sua ontologia, la distinzione tra fatti brutti e fatti istituzionali:

  • sono fatti brutti tutti quei fatti la cui esistenza non dipende dall'osservatore;
  • sono fatti istituzionali tutti quei fatti la cui esistenza dipende dall'osservatore.

Per dirla in un lessico più elegante dal punto di vista filosofico:

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