Documento dall'Università Guglielmo Marconi su Diritto Civile Marconi. Il Pdf esplora i concetti di fatto giuridico, atto giuridico e negozio giuridico, con focus sulla disciplina codicistica e l'autonomia privata. Il Pdf, utile per studenti universitari di Diritto, analizza le modalità di conclusione del contratto e le turbative del procedimento contrattuale, come i vizi della volontà.
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La nozione di fatto giuridico ricomprende in se tutti gli eventi al cui verificarsi consegue una modificazione della situazione giuridica. La situazione giuridica si identifica con quella fattispecie alla quale l'ordinamento giuridico ricollega alcune conseguenze giuridiche e ne prevede una disciplina normativa (nella situazione giuridica vi è di regola una norma giuridica che prevede la fattispecie alla quale ricollega determinate conseguenze giuridiche).
L'atto giuridico è un fatto giuridico caratterizzato dalla circostanza che si tratta di un comportamento umano consapevole, cosciente e volontario. È necessario che detto comportamento abbia rilevanza per l'ordinamento giuridico poiché solo in base a questa si possono produrre effetti giuridici che altrimenti non si produrrebbero.
Il negozio giuridico è un atto giuridico connotato dalla circostanza che, ai fini della produzione di effetti giuridici, l'ordinamento giuridico considera, non solo la volontarietà di un determinato comportamento, ma anche le finalità che il soggetto, attraverso quel comportamento, intende realizzare. Qui la volontà rileva anche come volontà di dare luogo a determinati effetti. Ci si chiede se debba trattarsi di una volontà degli effetti giuridici o di una volontà dei risultati pratici. L'orientamento nettamente prevalente tende ad accontentarsi di questa secondo tipo di volontà, anche in considerazione del fatto che le parti non sempre sono consapevoli degli effetti giuridici, ma piuttosto consapevoli dei risultati pratici che vogliono conseguire. È indubitabile però che ponendo in essere un negozio giuridico le parti vogliono realizzare un risultato, sì pratico, ma garantito dall'ordinamento giuridico. Pertanto, per la configurabilità stessa del negozio giuridico sono necessari due elementi:
Le dichiarazioni contrattuali emesse senza uno di questi due elementi (ad esempio quelle rese ai fini didattici o scherzosi), sono dichiarazioni connotate dalla totale assenza di un intento giuridico che impedisce che le stesse possano essere fonte di impegno per le parti.
Nel codice civile manca un puntale riferimento normativo al "negozio giuridico", ma tale mancanza può dirsi solo apparente; l'art. 1324 c.c. infatti, detta che, salvo diverse disposizioni di legge, le norme che regolano i contratti si osservano per gli atti unilaterali tra vivi aventi contenuto patrimoniale, subordinando l'applicazione delle stesse ad una sola valutazione di compatibilità.
Per il negozio giuridico si richiede la capacità di agire del soggetto, la capacità di badare ai propri interessi. Alla mancanza di capacità di agire consegue quindi, l'annullabilità del negozio giuridico, mentre per rendere annullabile il negozio giuridico posto in essere da un soggetto legalmente capace di agire, occorre che, al momento della conclusione dello stesso, questi si trovasse in stato di incapacità di intendere e di volere (incapacità naturale) e ricorressero le condizioni stabilite dall'art. 428 c.c ..
Per l'atto giuridico è sufficiente la capacità di intendere e di volere poiché gli effetti dell'atto sono fissati dall'ordinamento giuridico, prescindendo dalla volontà di questo perciò non rileva la capacità del soggetto a badare ai propri interessi.
Con il termine "autonomia privata" si intende la legittimazione riconosciuta ai privati, da parte dell'ordinamento giuridico, di regolare i propri interessi. Ciò non significa che il negozio giuridico sia fonte normativa e il dettato dell'art. 1372 c.c. "il contratto ha forza di legge tra le parti", si intende solo sottolineare This document is available on studocu Scaricato da ENRICO CAPPELLA (enrico.cappella@gmail.com)il valore giuridicamente vincolante dell'impegno contrattuale. Ad ogni modo, bisognerebbe sempre far capo all'ordinamento statale per attribuire validità e operatività all'ordinamento privato.
Il riconoscimento ai privati del potere di regolare i propri interessi, si spiega tenendo conto che l'ordinamento non può disciplinare tutti i rapporti tra i consociati, perché sarebbe impossibile prevedere tutte le situazioni e regolarle. C'è però un interesse generale a che questi rapporti trovino comunque una regola onde evitare che la soluzione di eventuali conflitti sia lasciata all'arbitrio dei singoli con intollerabile turbamento dell'ordine sociale. Ciò spiega la garanzia offerta dall'ordinamento che si esplica sia controllando la corretta formazione della volontà dei soggetti titolari del potere di autonomia, sia offrendo agli stessi la possibilità di ottenere l'attuazione coattiva dell'assetto di interessi realizzato con il negozio giuridico, sia dettando effetti giuridici che tendenzialmente armonizzano con le regole poste dalle parti. La tutela che il nostro ordinamento riserva all'autonomia privata trova nell'art. 41 Cost., che garantisce la libertà dell'iniziativa economica, indiretto fondamento. L'autonomia privata incontra comunque, sul piano giuridico, solo i limiti posti dall'ordinamento giuridico e ciò viene sancito dallo stesso art. 41 Cost. che al secondo comma, indica gli interessi generali e i diritti fondamentali come limiti all'esercizio della libertà di iniziativa economica.
Nella definizione del negozio giuridico, la dottrina è stata a lungo divisa tra chi ha posto l'accento sulla volontà dei suoi autori e chi lo ha posto sull'autoregolamento. Le posizioni non appaiono inconciliabili: quando si parla di autoregolamento di interessi si ha riguardo ad un complesso di regole dettate dagli autori del negozio e perciò non si può esulare la volontà degli stessi. Quando si parla di volontà non si può fare riferimento a una volontà astratta ma a una volontà concreta, indirizzata a un risultato che non può, quindi, che articolarsi in un complesso di regole.
A differenza del negozio giuridico, il nostro codice civile ha dettato una disciplina specifica per il contratto Libro IV, titoli secondo e terzo - art. 1321 ss.), ripartita in parte generale e speciale, oggi suddivisione considerata impropria.
Il contratto, secondo la nozione che ne è data dall'art. 1321 c.c., è l'accordo di due o più parti per costruire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.
Si tratta dunque di un negozio giuridico poiché realizza un autoregolamento di interessi dei contraenti, però si distingue dagli altri negozi giuridici per la necessaria presenza di due o più parti, che non equivale a presenza di due o più soggetti:
Nota caratterizzante il contratto è, dunque, la pluralità di parti.
Quando l'assetto di interessi è dettato da una sola parte non siamo di fronte ad un contrato bensì ad un negozio giuridico unilaterale.
Le parti, con il contratto, disciplinano i loro interessi superando, normalmente, un effettivo o potenziale conflitto/conflitto di interessi. Vi sono delle ipotesi tuttavia, nelle quali il conflitto non è così evidente perché si manifesta piuttosto come una sorta di confluenza di interessi. Nel contratto di società - secondo la definizione dell'art. 2247 c.c. - due o più persone conferiscono beni o servizi per l'esercizio in comune di un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili; qui il tipo di interessi realizzato appare diverso da quello consueto, perché la composizione di un eventuale conflitto non si attua con uno scambio di prestazioni ma facendo confluire mezzi e servizi per lo svolgimento di un'attività comune.
Nell'ambito dei contratti (eventualmente) plurilaterali, la dottrina ha da tempo evidenziato l'esistenza di accordi connotati da una funzione normativa, idonei cioè a determinare l'insorgenza di precetti ai quali le Scaricato da ENRICO CAPPELLA (enrico.cappella@gmail.com)parti dovranno uniformarsi o sottostare nel compimento di una determinata futura attività. I contratti normativi vincolano solo i contraenti, obbligandoli ad atteggiare in un certo modo contratti che avessero a concludere in futuro tra loro (contratti normativi bilaterali) o con terzi (contratti normativi unilaterali). Ed hanno operatività futura ed eventuale, perché subordinata alla conclusione di successivi contratti. Il contratto normativo altro non è che il contratto con il quale si predetermina il contenuto di eventuali futuri contratti che le parti, però, non si obbligano a stipulare (se però tali contratti verranno effettivamente conclusi, sarà vincolante per le parti il contenuto previsto nel contratto normativo). Il punto fondamentale è quello della speciale funzione del contratto normativo, quale contratto destinato a produrre non già effetto immediato, bensì un'efficacia che si esplica in relazione a determinate future pattuizioni. Il CCNL non rientra nel novero dei contratti normativi poiché non conforma i futuri contratti individuali di lavoro ma prevede regole destinate a prevalere su quelle previste dai contratti individuali di lavoro che risultino meno favorevoli per il lavoratore.
Il contratto-tipo è un sotto caso di contratto normativo poiché, in esso, la funzione della predisposizione consiste proprio nel fissare uno schema destinato a futuri contratti. A fissare tale schema concorrono due parti: siano esse le medesime che stipuleranno il futuro contratto o siano diverse da queste; per cui nel secondo caso i partecipanti ai futuri contratti sono da considerarsi terzi rispetto ad una parte o a entrambe le parti del contratto-tipo. Il contratto-tipo costituisce uno schema astratto che sarà trasformato in contratti in concreto, soltanto in quanto sia, di fatto, adottato dalle parti stesse, che stipulano sulla base di esso.
L'art. 1325 c.c. elenca, quali requisiti del contratto:
Quindi tre requisiti costanti e uno eventuale (la forma). Prescindendo dalla definizione prevista dall'art. 1325 c.c., che elenca in modo tassativo gli elementi essenziali - imprescindibili - del contratto, appare opportuno cercare di individuare, quelle che, al vaglio di una considerazione logica dovrebbero costituire le componenti indispensabili del contratto, come fornite dal codice civile.
Il contratto, quale strumento di autoregolamento dei propri interessi, necessita di un complesso di regole che le parti intendono adottare nel caso specifico, esternandole. Infatti se un soggetto pensa ad una regola destinata a valere anche per altre parti, non può non esternarla, non sussistendo regola senza manifestazione. Quindi un primo elemento individuante e la esternazione del comportamento dei contraenti.
Nell'autoregolamento quindi è dato individuare sia un contenuto della regola, ciò che la regola detta, sia una forma della regola, intesa come esternazione della regola stessa.
Il complesso di regole esternate con il contratto può essere considerato sotto due profili:
Pertanto l'autoregolamento, visto staticamente, è il contenuto del contratto, visto dinamicamente è la funzione del contratto, c.d. causa del contratto. La nozione di contratto, inteso come autoregolamento di interessi ci porta a concludere che gli elementi imprescindibili del contratto sono il contenuto, la forma e la causa.
I negozi giuridici, anch'essi aventi sempre una causa, i quali producono effetti che prescindono dalla causa, che la accantonano, si definiscono negozi astratti. La causa ha comunque rilevanza ai fini della validità del negozio ma l'astrazione può essere di due tipologie: