Didattica inclusiva e accoglienza nell'Insegnamento della Religione Cattolica

Pdf sulla didattica inclusiva e accoglienza nell'Irc. Il materiale, di tipo universitario e incentrato sulla religione, esplora l'evoluzione normativa italiana, la differenza tra integrazione e inclusione scolastica, e il Piano Didattico Personalizzato (PDP) con strumenti compensativi e misure dispensative.

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19 pagine

Introduzione
Capitolo
5
DIDATTICA
INCLUSIVA
E
ACCOGLIENZA
NELL
IRC
II
tema
della
didattica
inclusiva,
attuale
quanto
mai,
fa
parte
integrante
del
sistema
scolastico
italiano.
La
scuola
italiana
si
impegna
in
tutto
il
terri
torio
nazionale
a
garantire
il
diritto
di
ogni
studente
ad
essere
considerato
"uguale"
agli
altri
e
"diverso"
insieme
agli
altri.
Un
sistema
scolastico
"incluso"
puo
essere
creato.
solamente_
se
le
scuole
comuni
diventano
più
"inclusive",
cioè
se
saranno
in
grado
di
of
frire
opportunità
educative
migliori
a
tutti
gli
alunni
della
loro
comunità.
L'Italia,
a
differenza
degli
altri
paesi
europei,
può
vantare
un'espe
rienza
di
quasi
30
anni
di
legislazioni
a
favore
dell'integrazione
scolasti
ca
degli
alunni
con
disabilità
nella
scuola
ordinaria,
a
partire
dalla
leg
ge
118/71 e
fino
ad
arrivare
agli
emendamenti alla
legge
107/2015
della
Buona
scuola.
Ad
oggi il termine "inclusione scolastica è stato ormai racchiuso
e
sostituito
dal
termine inclusione"
come
suggerisce
la
CMn. 8
del
06/03/2013
recante
come
titolo,
"Strumenti
e
organizZzazione
territoria
le
per
l'inclusione
scolastica".
E
mentre
prima
l' integrazione"
era
una
situazione
che
richiedeva
un
approccio
compensatorio,
si
riferiva
esclu
sivamente
all'ambito
educativo,
interveniva
prima
sul
soggetto
e
poi
sul
contesto
e richiedeva
una
risposta
specialistica,
ora,
invece,
con
1'
in
clusione"
si
ha
un
processo
che
si
riferisce
alla
globalità
della
sfera
edu
cativa,
sociale
e politica, che
guarda
a
tutti
gli
alunni
con
potenzialità,
interviene prima sul contesto e p0i sul soggetto e
trasforma
la risposta
specialistica
in
ordinaria.
La
scuola
italiana
si
definisce
inclusiva
dunque
perché
combatte
'
esclusione,
cioè
una
vita
scolastica vissuta
ai
margini,
che
fa
sentire
una
persona
parte
del
tutto,
appartenente
all'ambiente
dove
vive
quotidia
I20
DucARE
METODOLOGIA,
DIDATTICA
E
NORMATIVA
DELL'IRC
namente
nel
rispetto
della
propria
individualità,
dove
quest'
ultima
è
fatta
di
differenze
considerate
come
ricchezza e
patrimonio
culturale.
L'in
Clusione
deve
rappresentare
un
processo
in
cui
gli
alunni,
a
prescindere
da
abilità,
genere,
linguaggio,
origine
etnica o culturale, possono
essere
ugualmente
valorizzati
e
dotati
di
uguali
opportunità
a
scuola.
La
diver.
sità
dunque
deve
essere
considerata
come
un'opportunità, una
risOrsa
e
una
ricchezza
piuttosto
che
un
limite
e
deve
garantiree
real1zzare
la
piena
partecipazione
alla
vita
scolastica
e
il
successo
formativo
da
parte
di
tuti
gli
studenti,
ognuno
con
i
propri
bisogni
educativi
"speciali".
5.1
Integrazione
e
inclusione
La
scuola,
da
senpre,
si
sforza
di
acquistare
quel
ruolo
di
comunità
edu
cante
che
forma
la
persona
in
tutti
gli
aspetti
che
la
riguardano.
Luomo
è,
infatti,
in
continua
formazione
e
la
costruzione
della
sua
identità
è
un
processo
in
evoluzione
che
non
ha
uno
sviluppo
lineare.
Ecco
perché
na
sce
l'esigenza
di
una
scuola,
e
in
essa
di
una
didattica,
che
sappia
adattar
si
al
progresso
culturale
così
da
far
fruire
il
sapere
in
mnodo
interdiscipli
nare,
consentendo
non
solo
l'accrescinmento
delle
conoscenze
dell'alunno
ma
anche
delle
sue
competenze.
Ogni
disciplina,
secondo
le
sue
caratte
ristiche,
contribuisce
in
modo
unico
e
prezioso
a
formare
quel
grande
puzzle
della
formazione
delle
persone.
Ecco
per
quale
motivo
è
innegabi
le
la
necessità
che,
in
ogni
traiettoria
educativa
e
formativa
che
si
possa
definire
inclusiva,
vi
sia
anche
un
insegnamento
della
religione
che
va
collocato
all'interno
di
una
proposta
culturale
di
cui
sia
parte
integrante,
garantendo
la
libertà
di
coscienza
di
ognuno
e
la
libera
scelta
di
avvalersi
o
meno
di
detto
insegnamento.
La
religione
cattolica
è
una
disciplina
cur
ricolare
nella
scuola
dell'obbligo.
In
qualità
di
docente,
l'
insegnante
di
religione
cattolica
costruisce
il
suo
profilo
professionale
con
l'
acquisizio
ne
di
competenze
disciplinari,
psicopedagogiche,
metodologico-didatti
che,
organizzativo-relazionali
e
di
ricerca,
documentazione
e
valutazione
tra
loro
correlatee
interagenti,
che
si
sviluppano
col
maturare
dell'espe
rienza
didattica,
l'attività
di
studio
e
di
sistematizzazione
della
pratica
didattica.
Colui
che
può
garantire
la
crescita
armoniosa
della
persona
secondo
una
metodologia
adeguata
ad
ogni
singolo
individuo
è
dunque
l'insegnan
te,
che
è
chiamato
a
mettere
il
segno"
nella
vita
dell'
alunno;
egli
deve
essere
anche
un
"educatore"
per
condurlo
nel
cammino
della
conoscenza
attraverso
I'istruzione,
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formatore"
della
sua
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SI
tratta
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di
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la
responsabilità
formativa.
II
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formativo
chiama
da
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in
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il
binomio:
istruire
o
educare?
A
tal
proposito

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Anteprima

Didattica Inclusiva e Accoglienza nell'IRC

Capitolo 5 DIDATTICA INCLUSIVA E ACCOGLIENZA NELL' IRC

Introduzione alla Didattica Inclusiva

Il tema della didattica inclusiva, attuale quanto mai, fa parte integrante del sistema scolastico italiano. La scuola italiana si impegna in tutto il terri- torio nazionale a garantire il diritto di ogni studente ad essere considerato "uguale" agli altri e "diverso" insieme agli altri. Un sistema scolastico "incluso" può essere creato solamente se le scuole comuni diventano più "inclusive", cioè se saranno in grado di of- frire opportunità educative migliori a tutti gli alunni della loro comunità. L'Italia, a differenza degli altri paesi europei, può vantare un'espe- rienza di quasi 30 anni di legislazioni a favore dell'integrazione scolasti- ca degli alunni con disabilità nella scuola ordinaria, a partire dalla leg- ge 118/71 e fino ad arrivare agli emendamenti alla legge 107/2015 della Buona scuola. Ad oggi il termine "inclusione scolastica" è stato ormai racchiuso e sostituito dal termine "inclusione" come suggerisce la CM n. 8 del 06/03/2013 recante come titolo, "Strumenti e organizzazione territoria- le per l'inclusione scolastica". E mentre prima l' "integrazione" era una situazione che richiedeva un approccio compensatorio, si riferiva esclu- sivamente all'ambito educativo, interveniva prima sul soggetto e poi sul contesto e richiedeva una risposta specialistica, ora, invece, con l' "in- clusione" si ha un processo che si riferisce alla globalità della sfera edu- cativa, sociale e politica, che guarda a tutti gli alunni con potenzialità, interviene prima sul contesto e poi sul soggetto e trasforma la risposta specialistica in ordinaria. La scuola italiana si definisce inclusiva dunque perché combatte l' "esclusione", cioè una vita scolastica vissuta ai margini, che fa sentire una persona parte del tutto, appartenente all'ambiente dove vive quotidia-120 METODOLOGIA, DIDATTICA E NORMATIVA DELL'IRC namente nel rispetto della propria individualità, dove quest'ultima è fatta di differenze considerate come ricchezza e patrimonio culturale. L'in- clusione deve rappresentare un processo in cui gli alunni, a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica o culturale, possono essere ugualmente valorizzati e dotati di uguali opportunità a scuola. La diver- sità dunque deve essere considerata come un'opportunità, una risorsa e una ricchezza piuttosto che un limite e deve garantire e realizzare la piena partecipazione alla vita scolastica e il successo formativo da parte di tutti gli studenti, ognuno con i propri bisogni educativi "speciali".

5.1 Integrazione e Inclusione

La scuola, da sempre, si sforza di acquistare quel ruolo di comunità edu- cante che forma la persona in tutti gli aspetti che la riguardano. L'uomo è, infatti, in continua formazione e la costruzione della sua identità è un processo in evoluzione che non ha uno sviluppo lineare. Ecco perché na- sce l'esigenza di una scuola, e in essa di una didattica, che sappia adattar- si al progresso culturale così da far fruire il sapere in modo interdiscipli- nare, consentendo non solo l'accrescimento delle conoscenze dell'alunno ma anche delle sue competenze. Ogni disciplina, secondo le sue caratte- ristiche, contribuisce in modo unico e prezioso a formare quel grande puzzle della formazione delle persone. Ecco per quale motivo è innegabi- le la necessità che, in ogni traiettoria educativa e formativa che si possa definire inclusiva, vi sia anche un insegnamento della religione che va collocato all'interno di una proposta culturale di cui sia parte integrante, garantendo la libertà di coscienza di ognuno e la libera scelta di avvalersi o meno di detto insegnamento. La religione cattolica è una disciplina cur- ricolare nella scuola dell'obbligo. In qualità di docente, l'insegnante di religione cattolica costruisce il suo profilo professionale con l'acquisizio- ne di competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didatti- che, organizzativo-relazionali e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate e interagenti, che si sviluppano col maturare dell'espe- rienza didattica, l'attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica. Colui che può garantire la crescita armoniosa della persona secondo una metodologia adeguata ad ogni singolo individuo è dunque l'insegnan- te, che è chiamato a mettere il "segno" nella vita dell'alunno; egli deve essere anche un "educatore" per condurlo nel cammino della conoscenza attraverso l'istruzione, nonché "formatore" della sua stessa personalità, si tratta cioè di assumere la responsabilità formativa. Il momento formativo chiama da sempre in causa il binomio: istruire o educare? A tal proposito DUCARE SIGNIFICA VIDARE ARMATORE DELLARE121 DIDATTICA INCLUSIVA E ACCOGLIENZA NELL' IRC la scuola è chiamata a dare una risposta alla domanda che ogni momento storico le pone. In particolare, affinché l'agire didattico diventi efficace e necessario, è opportuno che il docente esca dalla standardizzazione e da ogni genericità. Educare istruendo significa far nascere il tarlo della cu- riosità, dello stupore, della conoscenza, della creatività. L'efficacia dell'a- zione didattica e formativa è strettamente legata alla possibilità di destare l'attenzione degli studenti durante l'ora di religione cattolica. Ciò è possibile se si percorrono strade ad essi familiari e vicine all'e- sperienza di vita quotidiana. Compito del docente di religione è quello di trasformare il sapere scientificamente rilevante in sapere insegnabile e apprendibile da parte di altri e professionalizzare l'insegnamento rielabo- randolo in termini diversi, pertinenti alla loro destinazione. Un percorso, dunque, articolato in 4 tappe:

  1. conoscere, osservare e valutare;
  2. progettare e agire;
  3. riflettere e comprendere;
  4. allearsi e condividere.

Ognuno di noi, nella scuola, ha ben presenti alcune storie di allievi con disagi vari, con bisogni diversi e con difficoltà diverse proprio perché l'essere umano, nel suo genere, è uguale nella dignità ma diverso nella sostanza. Bisogna mettersi sempre nei panni degli allievi per cercare di capire i loro bisogni, le loro attese e le loro aspettative per condurli, con l'azione didattica, al vero successo formativo in una scuola che è per tutti, senza distinzione alcuna. Immaginiamo di trovarci in un posto con una lingua totalmente diversa o che non riusciamo a ben comprendere, reli- gione diversa, cultura diversa, abilità diverse, col rischio di rimanere stra- nieri! Il "diverso" va accolto e inserito nel contesto scolastico in quanto "persona". La Convenzione ONU, per questo motivo, include la diversabilità tra le forme della diversità umana, parla del rispetto per la differenza e ac- cettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell'umanità stessa. Altri principi generali dichiarati dalla Convenzione ONU sono la dignità intrinseca di ogni persona, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella vita sociale, la pari- tà di opportunità, l'accessibilità a tutte le forme di partecipazione civile, il rispetto dello sviluppo delle capacità e il diritto a preservare la propria identità. Anche la Costituzione Italiana parla di pari dignità della persona, lo Stato ha l'obbligo di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono l'inse- rimento del soggetto nella comunità, promuovere il pieno sviluppo della persona, la partecipazione alla vita del Paese e il riconoscimento dei di- ritti umani e universali. Convenzione ONO Su Infanzia e do ddesenza In vigore 2 sett. 1990 ITALIA 176/91122 METODOLOGIA, DIDATTICA E NORMATIVA DELL'IRC

5.2 Dall'Esclusione all'Inclusione/Integrazione delle Diversità

L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità ha conosciuto fasi im- portanti nella storia della scuola e degli ordinamenti in Italia: dalla situa- zione originaria di esclusione da qualsiasi intervento educativo, alla sepa- razione in classi speciali, all'inserimento e all'integrazione nella scuola di tutti, fino alla prospettiva di inclusione di oggi, secondo approcci progres- sivamente più aperti alla cura educativa di bisogni differenti e alle integra- zioni al plurale di tutte le diversità. La storia ci insegna che l'inserimento e l'integrazione scolastica del bambino disabile, sono stati condizionati dal livello di emancipazione sociale e culturale di una società. Dall'anti- chità fino agli inizi del XX secolo, la menomazione fisica è stata conside- rata come fattore discriminante nell'integrazione sociale con conseguente motivo di forte emarginazione. Nei tempi antichi i bambini con malfor- mazioni fisiche, venivano eliminati con riti a dir poco crudeli. Con l'av- vento del Cristianesimo, venivano abbandonati in mezzo alla strada e af- fidati alla pietà dei passanti. Nel Medioevo, cessarono le soppressioni fi- siche dei disabili, che cominciarono ad essere emarginati. Tra il XVI e il XVII secolo vennero internati nelle carceri. Le cose cambiarono con la venuta dell'Illuminismo, con la promozione dei valori del progresso e della scienza, grazie ai quali per la prima volta la disabili- tà fu considerata come una condizione umana che pregiudicava la dignità dell'individuo. In Francia e in Inghilterra vennero istituite le prime case di cura e lo stato garantì loro l'assistenza sanitaria.138 Nel 1923 con la riforma Gentile, vennero istituite, nella scuola primaria, le "classi diffe- renziali" per gli alunni con anomalia di sviluppo. Grazie al nuovo sistema educativo elaborato da Maria Montessori, fu dato ampio spazio all'edu- cazione dei bambini portatori di handicap. In seguito alla Dichiarazione dei Diritti del fanciullo del 1959, in Italia, si susseguirono una serie di interventi rivolti ai diversamente abili, contribuendo alla diffusione delle "scuole speciali" per gli irrecuperabili e delle "classi differenziali per i corrigendi". Il riscatto sociale arrivò con la nascita della Repubblica ita- liana con gli articoli 3, 34 e 38139 che stabilirono l'uguaglianza e il diritto MARIA MONTESSORI 1959 DICH. DEI DIRITTI DEL FANCIULLO 1 COSTITUZIONE ITALIANA * 138 Cfr. G. Ricuperati, Storia della scuola in Italia. Dall'unità a oggi, La Scuola, 2015. 139 L'art. 3 della Costituzione Italiana afferma che: "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". L'art. 34 recita: "l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".

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