L'azione di arricchimento senza causa nel diritto civile

Documento sull'azione di arricchimento senza causa, analizzando le differenze tra i sistemi giuridici italiano, francese e tedesco. Il Pdf, di Diritto per l'Università, esplora gli elementi chiave come l'arricchimento patrimoniale e il danno, con un focus su casi pratici e implicazioni legali.

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Sia in Italia sia in Francia l’arricchimento senza causa è un rimedio sussidiario, vi è una scarsa rilevanza
pratica dell’azione. In Germania e nei paesi di common law l’arricchimento ha pari dignità rispetto contratto e
responsabilità civile. Mentre in Italia e in Francia si è affermato il principio consensualistico, in Germania e
nei paesi di common law vi è una logica vicina ancora alla tradizione romana della traditio.
L’arricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto (art 2041, art 2042 cc) è stato costruito sulla falsa riga
dell’azione delittuale (art 2043 cc).
Gli elementi costitutivi dell’azione di arricchimento:
L’arricchimento: può essere inteso in più modi, anzitutto come accrescimento patrimoniale ma anche
come risparmio di spesa (non vi è un incremento bensì un vantaggio inteso come evitare una spesa).
Come si intende l’arricchimento? In senso oggettivo o soggettivo? È possibile avanzare una pretesa
restitutoria, se da un punto di vista soggettivo il dominus non si è arricchito? Prevale l’opinione per cui si
debba considerare l’arricchimento in termini oggettivi (stessa interpretazione della gestione di affari altrui).
L’arricchimento può essere patrimoniale ma anche non patrimoniale? (art 2059 cc prevede il risarcimento del
danno non patrimoniale). In cosa può consistere l’arricchimento non patrimoniale? il danno non patrimoniale
è costituito dal dolore, dal dispiacere (pecunia doloris). L’arricchimento non patrimoniale può consistere nella
gioia, nel piacere conseguente a certi fatti (pensiamo al ritrovamento del proprio gatto che non a valore, o al
ritrovamento di una persona cara): sicuramente vi è un vantaggio ma non è un qualcosa suscettibile di
valutazione economica. L’arricchimento non patrimoniale non è previsto dalla legge: può essere previsto al
massimo il rimborso delle spese in caso di salvataggio del cane del vicino (gestione che prescinde
dall’arricchimento). Non vi è un rimedio giuridico preciso attivabile in caso di arricchimento non patrimoniale:
se salvo una persona dall’annegamento e questa mi da 1000 euro è una donazione remuneratoria! La
donazione se di ingente valore necessità di atto pubblico notarile (in assenza la res può essere soggetta a
restituzione) mentre se di modico valore si perfeziona con la consegna. In realtà si va a vedere se è
configurabile un’obbligazione naturale nei confronti della controparte (pensiamo alle attribuzioni tra due
conviventi di fatto): mentre un tempo si parlava di donazione remuneratorie nell’ambito della relazione di
fatto ora la Cassazione riconosce la possibilità, in caso di proporzionalità delle attribuzioni reciproche, di
riconoscere l’esistenza di un’obbligazione naturale che regge anche in assenza di atto pubblico. In caso di
sproporzione si ricade nella fattispecie di donazione remuneratoria.
Non vi è un rimedio specifico per recuperare l’arricchimento non patrimoniale: può esserci una donazione
remuneratoria. Ci può essere un’attribuzione ma, se non si ravvisano gli estremi dell’obbligazione naturale il
cui adempimento spontaneo esclude la restituzione, è soggetta alla restituzione. Se salvo una persona
dunque non maturo il diritto a una retribuzione.
Il secondo elemento costitutivo è il danno. Il danno è un elemento che non compare in Germania e nei paesi
di common law ed è un qualcosa di ridondante. Per danno cosa si intende? quando vi è un arricchimento vi
è sempre un danno (modello della condictio, l’idea del trasferimento patrimoniale per cui non si può parlare
di arricchimento se non vi sia un danno corrispondente). In realtà tale modello non ci soddisfa: il danno può
esserci come non può esserci. Il danno inoltre può essere uguale, inferiore o superiore all’arricchimento. Il
punto di partenza è il fatto illecito che accomuna l’art 2041 e l’art 2043 cc. Pensiamo al caso in cui tizio
uccide il cavallo di caio (vi è solo il danno), tizio uccide il cavallo di caio e lo mangia (danno e arricchimento):
alla base vi è il fatto illecito ovvero l’uccisione del cavallo. L’elemento di comunanza degli art 2041 e 2043 è il
momento della lesione dell’altrui diritto mentre l’elemento che le differenzia è quello soggettivo: una cosa è
rubare una mela in mala fede, una cosa è appropriarsene in buona fede (non vi è l’intenzione di ledere un
altrui diritto, è escluso l’art 2043). L’elemento oggettivo è identico (la violazione dell’altrui diritto) ma
l’elemento soggettivo è diverso (l’art 2043 presuppone il dolo o la colpa). Partendo dalla violazione
dell’altrui diritto (elemento comune) si deve valutare se tale violazione è avvenuta in mala fede (art 2043) o
se tale violazione è avvenuta in buona fede (art 2041).
In realtà ci sono dei casi in cui il danno non ce, vi è solo arricchimento. Pensiamo ad esempio all’uso del
bene altrui, se mi limito ad usare una cosa altrui senza danneggiarla vi è solo il mio arricchimento. In questo
caso, sarebbe inutile agire con l’art 2043 in quanto non vi è un danno, sarebbe più logico agire con l’art 2041
(vi è un rimborso di spese). La giurisprudenza tuttavia tende a vedere tale rimborso di spese, conseguente
all’uso di un bene altrui o all’usurpazione di un bene altrui, quale un danno e dunque consente la possibilità
di agire con l’art 2043.
Il danno dunque, potendo anche essere inesistente o inferiore all’arricchimento, non dovrebbe essere un
elemento costitutivo dell’arricchimento. La responsabilità civile è un rimedio debole ogniqualvolta vi sia un
esubero tra danno e arricchimento (l’arricchimento è superiore al danno): prendo la mela del vicino in mala
fede (art 2043) che vale 1, la rivendo a 10, il vicino non può richiedermi più che 1, io incasso 9. Ecco
dunque che limitarsi ad imporre il risarcimento del danno non è un efficace deterrente alla non ripetizione
dell’illecito. Altro discorso è quando la violazione dell’altrui diritto avviene in buona fede: prendo in buona
fede la mela del vicino che vale 1 e la vendo a 10 euro. In questo caso non vi è un 2043 però sicuramente vi
è un arricchimento superiore al danno: bisogna limitarsi a condannare il ladro al pagamento di 1 oppure
valutare l’arricchimento conseguito?
Nel caso più banale vi è corrispondenza tra danno e arricchimento ma l’arricchimento può essere inferiore o
superiore al danno e inoltre il danno può non esserci cosi come non può esserci l’arricchimento.
Il danno è un elemento essenziale dell’azione dell’arricchimento? In Italia vi è un modello arcaico molto
legato alla condictio (vi è un trasferimento), mentre in area tedesca si è affermato un modello diverso che
non fa più riferimento all’idea del trasferimento patrimoniale tipico della condictio bensì ad un arricchimento
conseguito sfruttando indebitamente le risorse altrui. L’arricchimento dunque non è solo il prodotto di un
trasferimento MA è anche oggetto di creazione. Il modello italiano prevede che nulla si crea e nulla si
distrugge: se io ottengo 100 e perché qualcuno ha perso 100 (vi è un trasferimento di ricchezza). In realtà
l’arricchimento è anche creato: pensiamo alla persona che coltiva il campo abbandonato del vicino (vi è una
produzione di ricchezza) o all’utilizzo industriale di un capannone abbandonato. In questi casi vi è un fatto
illecito, utilizzo di risorse che non mi competono, in cui però non vi è solo un problema di trasferimento di
ricchezza ma anche di creazione della ricchezza (grano venduto a seguito della coltivazione del terreno
abbandonato altrui). L’arricchimento dunque può anche essere creato mediante l’utilizzo indebito di cose
altrui.
Noi, in via interpretativa, ci accontentiamo che l’arricchimento sia senza causa e ingiusto: il danno viene
sostituito dal pregiudizio che è insito nella violazione dell’altrui diritto e dunque insito nell’ingiustizia
(semplificazione del modello franco italiano).

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Anteprima

Arricchimento senza causa: panoramica comparativa

Sia in Italia sia in Francia l'arricchimento senza causa è un rimedio sussidiario, vi è una scarsa rilevanza
pratica dell'azione. In Germania e nei paesi di common law l'arricchimento ha pari dignità rispetto contratto e
responsabilità civile. Mentre in Italia e in Francia si è affermato il principio consensualistico, in Germania e
nei paesi di common law vi è una logica vicina ancora alla tradizione romana della traditio.
L'arricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto (art 2041, art 2042 cc) è stato costruito sulla falsa riga
dell'azione delittuale (art 2043 cc).

Elementi costitutivi dell'azione di arricchimento

L'arricchimento: definizione e interpretazione

Gli elementi costitutivi dell'azione di arricchimento:
L'arricchimento: può essere inteso in più modi, anzitutto come accrescimento patrimoniale ma anche
come risparmio di spesa (non vi è un incremento bensì un vantaggio inteso come evitare una spesa).
Come si intende l'arricchimento? In senso oggettivo o soggettivo? È possibile avanzare una pretesa
restitutoria, se da un punto di vista soggettivo il dominus non si è arricchito? Prevale l'opinione per cui si
debba considerare l'arricchimento in termini oggettivi (stessa interpretazione della gestione di affari altrui).

Arricchimento non patrimoniale e rimedi giuridici

L'arricchimento può essere patrimoniale ma anche non patrimoniale? (art 2059 cc prevede il risarcimento del
danno non patrimoniale). In cosa può consistere l'arricchimento non patrimoniale? il danno non patrimoniale
è costituito dal dolore, dal dispiacere (pecunia doloris). L'arricchimento non patrimoniale può consistere nella
gioia, nel piacere conseguente a certi fatti (pensiamo al ritrovamento del proprio gatto che non a valore, o al
ritrovamento di una persona cara): sicuramente vi è un vantaggio ma non è un qualcosa suscettibile di
valutazione economica. L'arricchimento non patrimoniale non è previsto dalla legge: può essere previsto al
massimo il rimborso delle spese in caso di salvataggio del cane del vicino (gestione che prescinde
dall'arricchimento). Non vi è un rimedio giuridico preciso attivabile in caso di arricchimento non patrimoniale:
se salvo una persona dall'annegamento e questa mi da 1000 euro è una donazione remuneratoria! La
donazione se di ingente valore necessità di atto pubblico notarile (in assenza la res può essere soggetta a
restituzione) mentre se di modico valore si perfeziona con la consegna. In realtà si va a vedere se è
configurabile un'obbligazione naturale nei confronti della controparte (pensiamo alle attribuzioni tra due
conviventi di fatto): mentre un tempo si parlava di donazione remuneratorie nell'ambito della relazione di
fatto ora la Cassazione riconosce la possibilità, in caso di proporzionalità delle attribuzioni reciproche, di
riconoscere l'esistenza di un'obbligazione naturale che regge anche in assenza di atto pubblico. In caso di
sproporzione si ricade nella fattispecie di donazione remuneratoria.
Non vi è un rimedio specifico per recuperare l'arricchimento non patrimoniale: può esserci una donazione
remuneratoria. Ci può essere un'attribuzione ma, se non si ravvisano gli estremi dell'obbligazione naturale il
cui adempimento spontaneo esclude la restituzione, è soggetta alla restituzione. Se salvo una persona
dunque non maturo il diritto a una retribuzione.

Il danno come elemento costitutivo

Il secondo elemento costitutivo è il danno. Il danno è un elemento che non compare in Germania e nei paesi
di common law ed è un qualcosa di ridondante. Per danno cosa si intende? quando vi è un arricchimento vi
è sempre un danno (modello della condictio, l'idea del trasferimento patrimoniale per cui non si può parlare
di arricchimento se non vi sia un danno corrispondente). In realtà tale modello non ci soddisfa: il danno può
esserci come non può esserci. Il danno inoltre può essere uguale, inferiore o superiore all'arricchimento. II
punto di partenza è il fatto illecito che accomuna l'art 2041 e l'art 2043 cc. Pensiamo al caso in cui tizio
uccide il cavallo di caio (vi è solo il danno), tizio uccide il cavallo di caio e lo mangia (danno e arricchimento):
alla base vi è il fatto illecito ovvero l'uccisione del cavallo. L'elemento di comunanza degli art 2041 e 2043 è il
momento della lesione dell'altrui diritto mentre l'elemento che le differenzia è quello soggettivo: una cosa è
rubare una mela in mala fede, una cosa è appropriarsene in buona fede (non vi è l'intenzione di ledere un
altrui diritto, è escluso l'art 2043). L'elemento oggettivo è identico (la violazione dell'altrui diritto) ma
l'elemento soggettivo è diverso (l'art 2043 presuppone il dolo o la colpa). Partendo dalla violazione
dell'altrui diritto (elemento comune) si deve valutare se tale violazione è avvenuta in mala fede (art 2043) o
se tale violazione è avvenuta in buona fede (art 2041).

Danno inesistente e arricchimento

In realtà ci sono dei casi in cui il danno non ce, vi è solo arricchimento. Pensiamo ad esempio all'uso del
bene altrui, se mi limito ad usare una cosa altrui senza danneggiarla vi è solo il mio arricchimento. In questo
caso, sarebbe inutile agire con l'art 2043 in quanto non vi è un danno, sarebbe più logico agire con l'art 2041
(vi è un rimborso di spese). La giurisprudenza tuttavia tende a vedere tale rimborso di spese, conseguente
all'uso di un bene altrui o all'usurpazione di un bene altrui, quale un danno e dunque consente la possibilità
di agire con l'art 2043.

Danno e arricchimento: relazione e deterrenza

Il danno dunque, potendo anche essere inesistente o inferiore all'arricchimento, non dovrebbe essere un
elemento costitutivo dell'arricchimento. La responsabilità civile è un rimedio debole ogniqualvolta vi sia un
esubero tra danno e arricchimento (l'arricchimento è superiore al danno): prendo la mela del vicino in mala
fede (art 2043) che vale 1, la rivendo a 10, il vicino non può richiedermi più che 1, io incasso 9. Ecco
dunque che limitarsi ad imporre il risarcimento del danno non è un efficace deterrente alla non ripetizione
dell'illecito. Altro discorso è quando la violazione dell'altrui diritto avviene in buona fede: prendo in buona
fede la mela del vicino che vale 1 e la vendo a 10 euro. In questo caso non vi è un 2043 però sicuramente vi
è un arricchimento superiore al danno: bisogna limitarsi a condannare il ladro al pagamento di 1 oppure
valutare l'arricchimento conseguito?
Nel caso più banale vi è corrispondenza tra danno e arricchimento ma l'arricchimento può essere inferiore o
superiore al danno e inoltre il danno può non esserci cosi come non può esserci l'arricchimento.

Modelli di arricchimento: trasferimento e creazione

Il danno è un elemento essenziale dell'azione dell'arricchimento? In Italia vi è un modello arcaico molto
legato alla condictio (vi è un trasferimento), mentre in area tedesca si è affermato un modello diverso che
non fa più riferimento all'idea del trasferimento patrimoniale tipico della condictio bensì ad un arricchimento
conseguito sfruttando indebitamente le risorse altrui. L'arricchimento dunque non è solo il prodotto di un
trasferimento MA è anche oggetto di creazione. Il modello italiano prevede che nulla si crea e nulla si
distrugge: se io ottengo 100 e perché qualcuno ha perso 100 (vi è un trasferimento di ricchezza). In realtà
l'arricchimento è anche creato: pensiamo alla persona che coltiva il campo abbandonato del vicino (vi è una
produzione di ricchezza) o all'utilizzo industriale di un capannone abbandonato. In questi casi vi è un fatto
illecito, utilizzo di risorse che non mi competono, in cui però non vi è solo un problema di trasferimento di
ricchezza ma anche di creazione della ricchezza (grano venduto a seguito della coltivazione del terreno
abbandonato altrui). L'arricchimento dunque può anche essere creato mediante l'utilizzo indebito di cose
altrui.
Noi, in via interpretativa, ci accontentiamo che l'arricchimento sia senza causa e ingiusto: il danno viene
sostituito dal pregiudizio che è insito nella violazione dell'altrui diritto e dunque insito nell'ingiustizia
(semplificazione del modello franco italiano).4-03

Danno e pregiudizio nell'arricchimento

L'elemento del danno è ridondante in quanto avvicina molto la fattispecie ala responsabilità civile:
l'arricchimento non è solo frutto di trasferimento ma è anche frutto di creazione. Nella responsabilità civile vi
è un danno (una negatività) che può solamente essere allocato (non è rimediabile), in materia di
arricchimento vi è invece una ricchezza (una positività) che l'ordinamento può decidere come allocarla ( a
chi compete quell'arricchimento?). Le alternative sono due: compete al soggetto che lo ha creato utilizzando
il bene altrui oppure compete al titolare del diritto leso al fine di produrre ricchezza.
Il requisito del danno è un appesantimento inutile e in suo luogo preferiamo parlare di pregiudizio. Il
pregiudizio coincide con il requisito dell'ingiustizia con la conseguente riduzione dei requisiti da quattro a
tre.

Correlazione tra danno e arricchimento

La correlazione tra danno e arricchimento: tale requisito è un corollario del requisito del danno per cui
l'idea del trasferimento (che trova giustificazione nella tradizione romana della condictio) comporta il
passaggio dei cespiti dal patrimonio di A al patrimonio di B e vi è dunque un'unicità del fatto produttivo: un
unico fatto che determina il trasferimento di ricchezza (danno e arricchimento sono correlati). Questo
modello non ci soddisfa: l'azione di arricchimento è costruita in modo non soddisfacente, pensiamo appunto
all'arricchimento creato in cui non vi è trasferimento e dunque non vi è correlazione tra danno e
arricchimento. Anche la correlazione è un requisito superabile.

Il concetto di ingiustizia nell'arricchimento

L'ingiustizia: tutto ruota intorno al concetto di ingiustizia. Ad esempio, anche i danni che noi creiamo
possono essere moltissimi ma solo alcuni danni sono ingiusti e dunque risarcibili (ad esempio la
concorrenza arreca un danno ai concorrenti ma che non è ingiusto, altro caso è invece la concorrenza
sleale). Anche nell'ambito dell'arricchimento, ci sono molte situazioni in cui un nostro comportamento può
arrecare un vantaggio ad altri (cd réclame). L'arricchimento deve essere qualificato come ingiusto, non è
ingiusto ad esempio l'arricchimento che può conseguire una casa automobilistica dopo che un vip abbia
girato in centro città con un'auto di tale marca. L'arricchimento non è ingiustificato in quando non vi è la
violazione di un diritto altrui. Se l'arricchimento non è ingiusto, esso non è soggetto a restituzione.
Al termine della vita di una persona, sono più i danni o i vantaggi arrecati alla società? Spunto di riflessione !!
L'elemento centrale dell'istituto dell'arricchimento è dunque l'ingiustizia. Cosa si intende per ingiustizia? II
concetto di ingiustizia venne introdotto nel codice del 1942, era assente nel codice napoleonico e nello
statuto albertino. Il nostro codice si pone a metà strada tra quello francese e quello tedesco: da un lato
segue l'atipicità dell'illecito francese ("ogni fatto doloso e colposo ... ") dall'altro lato lo integra con il requisito
dell'ingiustizia. Il legislatore introduce la clausola generale dell'ingiustizia che però non è definita a livello
legislativo e quindi da adito a un problema di interpretazione (il legislatore rimanda il problema di definizione
alla giurisprudenza). Altre clausole generali sono ad esempio la buona fede, la meritevolezza, l'ordine
pubblico.

Evoluzione del concetto di ingiustizia del danno

Il concetto di ingiustizia del danno ha subito un'evoluzione importante: negli anni 40 era soprattutto inteso
come il danno fisico alle cose e alle persone (non era risarcita la lesione del credito). Sarà solo poi con il
Caso Meroni, 1971, che la Cassazione riconosce la lesione del credito (portatore di una prestazione
infungibile). Sempre la Cassazione ha anche riconosciuto che in certe circostanze anche il danno al
patrimonio può essere oggetto di risarcimento. Negli ultimi 80 anni vi è stato un incremento delle situazioni in
cui il danno è ritenuto ingiusto, inoltre vi è stata anche una lievitazione del quantum.
Cosa si intende per ingiustizia del danno? Fondamentalmente, in materia di responsabilità civile, si fa
riferimento alla lesione di una situazione giuridica soggettiva (diritto soggettivo ma anche interesse legittimo).
Il legislatore non definisce il concetto di ingiustizia ed è dunque compito del magistrato dire quando vi è un
arricchimento senza causa e dunque quando vi è un obbligo restitutorio. Sia nell'art 2041 sia nell'art 2043 si
fa riferimento ad un comportamento lesivo dell'altrui diritto: tuttavia l'art 2043 guarda al danno, l'art 2041
guarda all'arricchimento che può essere uguale, inferiore o superiore al danno.

Esempio: consumo di bene altrui

Pensiamo al caso del legno del vicino (consumazione di bene altrui): se io prendo il legno del vicino e lo
brucio nel camino vi è un danno e un arricchimento (effettuo un risparmio di spesa pari al danno patito). Se

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