Documento dall'Università sul pensiero politico di Machiavelli, Bodin, Hobbes e Locke. Il Pdf analizza i concetti di Stato, sovranità e diritti naturali, con tabelle comparative tra i filosofi, utile per lo studio della filosofia politica moderna a livello universitario.
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Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469,
Lavora come funzionario della Repubblica fiorentina, dove si occupa di questioni militari e diplomatiche.
Quando nel 1512 i Medici tornano al potere, viene allontanato dalla politica e inizia a dedicarsi alla scrittura.
Le sue opere più importanti sono Il Principe, I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio e L'Arte della guerra.
Il contesto storico in cui scrive è segnato da guerre continue e dalla frammentazione politica dell'Italia.1
I suoi scritti cercano di rispondere al "come si fa a costruire uno Stato forte e stabile in un mondo così instabile?"
Machiavelli è uno dei primi pensatori a sostenere che politica e religione non devono essere confuse.
Non si interessa a stabilire se una religione sia vera o falsa, ma si chiede: a cosa serve la religione nella politica?
Secondo lui, la religione può essere molto utile se viene usata per unire il popolo e mantenere l'ordine.
(nel Il Prinicpe) Fa l'esempio di Numa Pompilio (re romano) che usò la religione per disciplinare il popolo.
Questa forma di religione, chiamata da lui "religione civile", aiuta a creare coesione sociale e rispetto per le leggi.
Tuttavia, Machiavelli critica il cristianesimo perché, secondo lui, rende i cittadini deboli, troppo umili e pronti a
rinunciare a lottare. Dice che questa mentalità indebolisce lo Stato, perché i cittadini non difendono la patria.
Invece ammira la religione romana antica, che insegnava coraggio, forza e impegno politico.
Secondo lui, quella religione rendeva il popolo più attivo e pronto a combattere per lo Stato.
Due concetti centrali del pensiero di Machiavelli sono virtù e fortuna.
La fortuna rappresenta tutto ciò che è imprevedibile e incontrollabile: le guerre, le crisi, i tradimenti. È come un fiume
che può travolgere tutto se non si è pronti. Ma Machiavelli non è fatalista: pensa che gli uomini non siano totalmente
in balia degli eventi.
Infatti, la virtù è la capacità del politico di affrontare e dominare la fortuna. Non si tratta solo di comportarsi bene, ma
soprattutto di avere intelligenza, coraggio, prontezza, capacità di adattarsi alle situazioni.
Dunque, ha un duplice significato: a livello individuale, indica il buon comportamento e il senso di sacrificio per la
Repubblica, a livello politico, è la capacità di fronteggiare la fortuna.
Il vero leader è colui che sa agire nel momento giusto e prendere decisioni anche difficili per il bene dello Stato.
Nella sua opera più famosa, Il Principe, Machiavelli delinea il comportamento che deve avere un sovrano per
mantenere il potere e assicurare la stabilità dello Stato. Secondo lui, non basta essere buoni o giusti: il mondo è pieno
di pericoli, e un leader deve essere pronto anche a usare la violenza e l'inganno se necessario.
Il principe ideale è descritto come il leone e la volpe. Il leone incute timore e difende lo Stato con la forza; la volpe
evita le trappole e agisce con astuzia. Questo significa che un buon politico deve essere in grado di fare il male quando
è necessario, ma con intelligenza e sempre con l'obiettivo di proteggere lo Stato.
Questa visione è molto lontana dalla morale cristiana, che impone al governante di agire sempre secondo la giustizia e
il bene. Proprio per questo, Machiavelli fu considerato da molti un pensatore pericoloso e scandaloso.
Contrariamente a quanto si pensa, Machiavelli non giustifica la crudeltà gratuita. Il male è accettabile solo se serve alla
salvezza dello Stato. Un principe che agisce solo per interesse personale è un tiranno. Invece, un governante virtuoso
agisce anche duramente, ma solo per il bene comune.
Machiavelli vuole un potere forte, ma non assoluto e cieco. Infatti, nei Discorsi sopra Tito Livio, afferma che una
repubblica stabile è quella che riesce a coinvolgere tutte le forze della società: il popolo, i nobili, e chi comanda.
L'ideale è un sistema misto, dove le leggi sono giuste e il conflitto sociale è gestito attraverso le istituzioni, non
lasciato esplodere nelle piazze.
Secondo Machiavelli, uno Stato non può essere solido se si affida a eserciti mercenari, cioè a soldati che combattono
solo per soldi. Solo un esercito formato da cittadini motivati e coinvolti nella vita dello Stato può davvero garantire
sicurezza e indipendenza. Perché ciò avvenga, è fondamentale che il popolo senta di far parte del destino dello Stato e
che vi sia una certa uguaglianza politica.
Machiavelli è il primo a guardare la politica come una cosa autonoma, con leggi proprie, separate dalla religione o
dalla morale. In questo senso è il fondatore del pensiero politico moderno. Ha mostrato che per capire il potere
bisogna guardare la realtà, non i sogni o gli ideali. Il suo pensiero è duro, realistico, persino tragico. Ma è anche una
riflessione profonda sulla responsabilità di chi governa, sulle difficoltà del comando, sull'incertezza della storia.
Ecco perché, ancora oggi, Machiavelli è studiato, discusso e talvolta anche frainteso.
1 molti stati autonomi o semi-autonomi (ex. Ducato di milano, sardegna, regno di napoli e di sicilia ecc)
Jean Bodin è un pensatore francese del Cinquecento, vissuto in un periodo di guerre civili, scontri tra cattolici e
protestanti, instabilità politica in tutta Europa. La sua opera principale è I sei libri della Repubblica (1576), in cui
cerca di rispondere a una domanda centrale per il suo tempo: come può uno Stato essere forte e stabile in mezzo al
caos?
Per Bodin, la risposta è chiara: serve un'autorità sovrana, forte e indivisibile, capace di garantire l'unità dello Stato.
È proprio lui a teorizzare per la prima volta in modo sistematico il concetto di sovranità, che diventerà fondamentale
in tutta la storia del pensiero politico moderno.
Secondo Bodin, la sovranità è il potere assoluto e perpetuo dello Stato.
"Assoluto" vuol dire che non dipende da nessun'altra autorità; "perpetuo" vuol dire che non si può togliere o limitare
con un contratto temporaneo. In altre parole, il sovrano è colui che comanda sopra tutti e non è comandato da nessuno.
Questo potere, però, non è arbitrario. Il sovrano deve rispettare alcune leggi fondamentali, come:
Quindi, Bodin difende un potere forte, ma non tirannico: il sovrano non può fare tutto ciò che vuole, ma deve
governare secondo la legge e la ragione. Tuttavia, non può essere limitato da altri organi interni allo Stato, come i
parlamenti o i giudici. Solo così si evita il disordine.
Una delle idee centrali di Bodin è che non ci può essere vera unità politica se il potere è diviso.
Quando più persone o istituzioni comandano, lo Stato entra in crisi. Per questo critica le forme di governo dove il
potere è condiviso, come le repubbliche aristocratiche o le monarchie con troppi limiti.
Inoltre, Bodin dà grande importanza alla legge. Secondo lui, solo il sovrano può fare le leggi, e tutti devono
obbedirgli. È proprio questo il segno della sovranità: chi ha il potere di fare leggi per tutti senza dover chiedere il
permesso a nessuno, è il sovrano.
A differenza di Machiavelli, che guarda alla forza e all'astuzia del principe, Bodin vuole una teoria giuridica dello
Stato, basata sulla legalità e sull'autorità legittima. In questo, anticipa molti concetti che saranno sviluppati da Hobbes,
ma senza arrivare a difendere uno Stato assoluto senza limiti morali o religiosi.
Per Bodin, lo Stato è come un corpo che ha bisogno di un cuore unico per vivere: il sovrano. Solo un potere centrale e
forte può tenere insieme una comunità divisa da interessi, religioni, famiglie, gruppi sociali.
Anche sul piano religioso, Bodin è interessante. Pur essendo cattolico, è favorevole alla tolleranza religiosa. Vede con
orrore le guerre di religione e pensa che la diversità di fedi non debba distruggere l'unità dello Stato. Ma attenzione: la
religione non può comandare sul potere politico, perché questo è autonomo.
In questo senso, anche lui, come Machiavelli, separa religione e politica, ma con uno spirito più moderato.
Dunque, Bodin è il primo a definire chiaramente la sovranità come il potere assoluto, indivisibile e perpetuo dello
Stato. Per lui, solo un sovrano forte può garantire l'unità e la pace. Tuttavia, questo potere non è tirannico: deve
rispettare la legge naturale, divina e le fondamenta del regno.
Il suo pensiero è un passaggio fondamentale tra le monarchie tradizionali medievali e lo Stato moderno centralizzato, e
anticipa molte idee che saranno sviluppate da Hobbes, ma con più attenzione alla legge e alla giustizia.
Thomas Hobbes fu un filosofo inglese vissuto nel Seicento, in un'epoca segnata da profondi conflitti: guerre civili,
lotte religiose, crisi dell'autorità monarchica. Tutto questo influenzò fortemente il suo pensiero. A differenza di
Machiavelli, che cercava una guida per mantenere il potere in un contesto instabile, Hobbes si interrogava su come
evitare il disordine totale e la guerra civile. Per lui, la questione centrale non era tanto come si conquista il potere, ma
come si costruisce un ordine politico stabile che impedisca agli uomini di distruggersi a vicenda.
Hobbes parte da un'idea molto netta dell'essere umano. Secondo lui, l'uomo è un essere naturalmente egoista,
diffidente e competitivo. Ogni individuo cerca il proprio interesse, vuole proteggere sé stesso, e tende a vedere gli
altri come potenziali minacce. Per questo motivo, se gli uomini vivessero senza regole o autorità, si troverebbero in
uno stato di natura che Hobbes descrive come una condizione di "guerra di tutti contro tutti", dove non esistono leggi,
né giustizia, né sicurezza. È una situazione in cui ogni persona ha il diritto su tutto, anche sulla vita altrui, e nessuno
può sentirsi al sicuro. In questa condizione, la vita umana è, secondo le sue parole, "solitaria, povera, cattiva, brutale e
breve".
Per uscire da questo stato di natura così pericoloso, Hobbes immagina un patto tra gli uomini, chiamato contratto
sociale. Gli individui, spinti dalla paura della morte e dal desiderio di sicurezza, decidono di rinunciare ai propri diritti
naturali e di trasferirli a un'autorità superiore. Questa autorità sarà il sovrano, o lo Stato, che riceve il potere di
comandare, di imporre le leggi, e di farle rispettare con la forza. Il sovrano può essere un re, ma anche un'assemblea:
ciò che conta è che abbia un potere assoluto, indivisibile e permanente.
Il sovrano non è parte del contratto ma piuttosto il suo beneficiario. Gli uomini si mettono d'accordo tra loro per
sottomettersi a lui, in cambio della protezione. Da questo accordo nasce lo Stato, che Hobbes paragona a un
gigantesco essere artificiale chiamato Leviatano, formato da tutti i cittadini uniti sotto una sola volontà. Il Leviatano
ha lo scopo di mantenere la pace e l'ordine, evitando il ritorno alla guerra di tutti contro tutti.
Secondo Hobbes, il sovrano ha un'autorità totale. È lui a stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato, perché la giustizia
esiste solo all'interno dello Stato. Non ci sono diritti naturali assoluti, tranne il diritto alla vita. Il sovrano non può
obbligare un suddito a uccidersi o a lasciarsi uccidere, ma può punire chi viola le leggi, perché è lui l'unico giudice
del bene e del male politico.
Hobbes pensa che la politica debba essere separata dalla morale e dalla religione.
Le leggi non devono dire cosa è giusto o sbagliato in senso morale, ma devono servire a mantenere l'ordine e la
sicurezza. Per lui, il compito dello Stato è impedire la guerra e il caos, non rendere le persone buone.
Per questo, non accetta la ribellione: anche se un sovrano è ingiusto, i cittadini devono obbedire. Se si ribellassero, si
tornerebbe alla guerra civile, che è il male peggiore. L'unico vero limite al potere del sovrano non è una legge, ma il
buon senso: se governa con troppa crudeltà, rischia una rivolta, quindi deve usare il potere con intelligenza per non
perdere il controllo.
La filosofia di Hobbes è molto razionale. Non fonda lo Stato sulla religione, come i pensatori medievali, ma su ciò che
gli uomini provano nella realtà: la paura di morire e il bisogno di protezione.
Le persone non si uniscono per amore o per giustizia, ma perché conviene: vogliono vivere tranquille e sicure.
In questa visione, lo Stato è come una macchina creata dagli uomini per salvarsi dalla distruzione reciproca. Per
funzionare, deve avere un potere centrale e forte, che comandi su tutto e su tutti. Hobbes accetta che molte libertà
vengano limitate, ma solo per garantire la pace e la sopravvivenza. Il suo sovrano ha un potere assoluto, ma non è un
tirano: deve agire con razionalità, perché la stabilità dello Stato è la cosa più importante.
ASPETTO | BODIN | HOBBES |
---|---|---|
Definizione sovranità | Potere assoluto, indivisibile, ma limitato da Dio e dalla legge naturale | Potere assoluto, indivisibile, illimitato senza limiti superiori |
Ruolo del sovrano | Garante dell'ordine e della giustizia, ma deve rispettare le leggi naturali e divine | Detentore del potere assoluto, decide cosa é giusto o sbagliato |
Origine della sovranità | Da Dio | Da un contratto tra individui (teoria del patto sociale) |
Origine dello stato | Lo stato nasce dalle famiglie sotto un'unica autorità | Lo stato nasce per garantire si sicurezza ed evitare la guerra tra individui |
Relazione con le leggi | Il sovrano è sopra le leggi, ma è comunque legato alla legge naturale e divina | Il sovrano è la fonte di ogni legge e non ha limiti esterni |
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