Documento di Università sul museo nel mondo contemporaneo. Il Pdf esplora il concetto di museo, distinguendo tra museologia e museografia, analizzando le definizioni ICOM e le fasi di esposizione, utile per lo studio autonomo.
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Il museo non è un'istituzione necessaria deve perciò riaffermare continuamente il proprio diritto all'esistenza, sia nel sistema della cultura se in quello della società. Perciò non è in discussione solo il modo anche il senso della sua presenza nel mondo, oggi dificilmente può essere compreso se si scindono la teoria e la prassi.
Lo studio del museo ha uno statuto ancora incerto, perché occupa una posizione di frontiera fra scienza e tecnica, fra teoria e prassi. In Italia gli ambiti della museologia e della museografia sono stati distinti nella separazione di competenze fra direttori di musei e architetY. Si è discusso molto sul significato da attribuire ai due termini per definire le varie discipline del museo.
Museografia: questa compare per la prima volta come titolo del trattato che l'erudito tedesco Neickel pubblicò nel 1727. Fu un primo tentativo di analisi sistematica del museo nella sua fase nascente, quando ancora non erano stati definiti i rapporti tra pubblico e privato ma esisteva una sorta di diritto implicito della società colta a visitare le collezioni. Il libro di Neickel contribuisce inoltre all'affermarsi in Europa del termine museum per indicare il genere a cui ricondurre le diverse specie di collezioni, definite in base al contenuto (pinacoteche, gallerie, Wunderkammer ect.).
Invece, David Murray la utilizza in senso letterario: "descrizione dei musei e del loro contenuto" partendo dallo studio del catalogo della collezione.
Museologia: compare per la prima volta in Germania. Nel 1922 ci fu la prima cattedra di museologia e nel 1924 uscì il manuale che sembra intendere la museologia come atYvità pratica e non come scelta.
Verso la fine dell'800 si iniziano ad istituire le prime associazioni nazionali di musei. Nel 1889 nasce la Museum Association britannica. Questa necessità di confrontarsi a livello nazionale fa si che nel 1916 si costituisce l'"Ofice International des Musées" (OIM), a Parigi. Nel 1934 l'OIM organizza la prima conferenza internazionale di museografia a Madrid. Una parte degli atY pubblicati in occasione della conferenza affronta temi quali la disposizione, la presentazione delle opere, i problemi legati alla collezione, la valorizzazione, l'allestimento, sicurezza, etc. Il significato che si vuole attribuire al termine museografia accompagnato dall'aggetYvo "moderno" in un momento in cui gli architetY cominciano a rivoluzionare la forma del museo. Questo sforzo comune di aggiornamento ha come conseguenza uno spostamento semantico del termine, il quale non si riferisce più alla descrizione, ma al disegno del museo. Nel 1946 nasce l'ICOM (ovvero il Consiglio Internazionale dei Musei) dalle ceneri dell'OIM, durante una conferenza l'orientamento è a favore del termine che meglio si presta a indicare il discorso generale del museo, cioè museologia. Così con la nascita dell'ICOM si accende l'interesse per i musei. Per un decennio la questione terminologica passò in secondo piano rispetto all'urgenza di rivendicare l'autonomia del 1settore ed e di considerare il museo non come contenitore ma come istituzione. In Italia, infatÝ, è il primo congresso di museologia, tenutosi a Perugia nel 1955, a segnare l'introduzione uficiale del nuovo termine. Nel 1958 il seminario regionale dei musei organizzato dall'Unesco a Rio de Janeiro cominciò a distinguere fra museologia come scienza che studia l'organizzazione dei musei e la museografia come insieme di tecniche correlate alla museologia. La prima (museologia), perciò, è la scienza del museo e ne studia la storia, l'organizzazione etc .; la seconda (museografia), invece, è un insieme di tecniche e pratiche che favoriscono il funzionamento del museo. Però, il tentativo di inserire queste definizioni negli statuti dell'ICOM non andò in porto e ogni nazione ha continuato ad usarli con significati diversi. In Italia, ad esempio, continuerà ad essere intesa in riferimento all'architettura e all'allestimento. Nel 1963 sull' Enciclopedia universale dell'arte, Luigi Salerno e Caterina Marcenaro precisano la distinzione dei due termini: museografia è la scienza o tecnica della costruzione e sistemazione del museo, la quale riguarda l'architettura e l'ordinamento; la museologia si occupa dei problemi connessi ai musei e il suo scopo è di studiare come conservare e selezionare per rendere accessibili al presente le testimonianze della civiltà. Nel 1965 l'ICOM approva una risoluzione che invita a costituire corsi di museologia presso l'università ma si dovranno attendere gli anni '80 prima che la disciplina si presenti nei programmi ministeriali.
Il problema di fondare la museologia come scienza si comincia a porre in Cecoslovacchia, negli anni in cui si tenta di conciliare l'eredità intellettuale dello strutturalismo praghese e il marxismo. In questi anni troviamo Stransky che trovò il fondamento di uno specifico atteggiamento dell'uomo verso la realtà che si esprime nell'acquisire e preservare oggetY concreti e percepibili che rappresentano determinati valori sociali. Stransky coniò due termini: musealia ovvero, gli oggetY del museo e musealità - il valore di autentiche testimonianze della realtà che ad essi si riconosce. la musealizzazione è per lui il cambiamento di statuto che essi subiscono nella misura in cui sono isolati dal resto delle cose. Perciò il museo è inteso come una manifestazione storica dell'atteggiamento umano scaturito dalla necessità di trasmettere informazioni attraverso gli oggetY materiali. Alla base del pensiero di Stransky vi è la riflessione di Jan Mukarovsky. esponente del circolo di Praga sul versante dell'estetica, il quale aveva distinto quattro diversi atteggiamenti fondamentali dell'uomo verso la realtà: pratico, teorico, magico-religioso ed estetico" sono spiegati nella parte seconda che noi non dobbiamo fare *.
Pur non aspirando a creare una nuova disciplina filosofica, Strånsky assegna all'atteggiamento museale uno statuto equivalente, e sono soprattutto i marxisti ortodossi come Klaus Schreiner a obiettare che, se così fosse, la museologia, anziché porsi come disciplina ausiliare, finirebbe per precedere tutte le scienze. Questo dibatYto si sviluppò nella sede del comitato dell'ICOM per la museologia, l'ICOFOM (diviene fino al 1989 uno dei pochi ambiti di confronto diretto tra i museologi dell'est e dell'ovest), costituito nel 1977 dalla conferenza generale di Mosca. Inizialmente lo presiede il predecessore di Strånsky, Jan Jelinek, con il suo successore Vinos Sofka. Nel 1980 nasce il primo dei quaderni di lavoro di quest'ultimo, nel quale pubblico le risposte alla domanda: "La museologia: scienza o solo lavoro pratico nel museo?", prevalgono i pareri favorevoli alla prima tesi, che però, quanto all'oggetto della nuova scienza, si distinguono due filoni:
Nel 1983 l'unione delle università croate delibera il riconoscimento della museologia come scienza e nell'87 l'Unesco istituisce una Summer School di museologia a Brno. Nasce così un nuovo orientamento per alimentare le polemiche e il quale non fa leva sugli oggetY o sul museo, ma sul pubblico e sulla comunità.
Durante la fine degli anni '60 la contestazione del museo tradizionale si sviluppa sui vari fronti. La denominazione "Nouvelle muséologie" è stata adottata nel 1980 da André Desvallées. In questi anni si rivendica per il museo la quarta dimensione ovvero la dimensione sociale. In questo contesto il professionista museale e il visitatore collaborano per la realizzazione di un museo che non può essere solo racchiuso in un edificio ma si amplia al territorio ma investe anche abitazioni, luoghi di lavoro etc. Così, acquistano rilevanza i temi dell'identità culturale, della meditazione, dell'interdisciplinarità: si parla di "museo delle idee" e non più di "museo degli oggetÝ". Si crea una nuova forma dell'ecomuse in Francia la quale ingloba porzioni di territorio e la comunità locale. Negli anni '70 si comincia a parlare di musei del mondo popolare in cui le arti e le tradizioni popolari diventano il campo di sperimentazione nel quale s'invoca il passaggio dal museo- collezione al museo-discorso. In Italia, infatY, vengono formati musei della civiltà contadina. Un fenomeno parallelo alla Nouvelle muséologie è l'Istitutional Critique (tendenza che accoglie artisti di ambito concettuale), ma venne messa in discussione per indagare sui suoi meccanismi e per evidenziare le implicazioni economiche e ideologiche. Buren scrisse che il museo ha un triplice ruolo:
Durante il 1989 troviamo nella raccolta di saggi dal titolo "New Museology" uscita a Londra, una sorta di insoddisfazione nei confronti della vecchia museologia la quale era sicuramente più interessata ai metodi del museo che alle sue finalità. Si afferma una necessità di cambiamento basato su un'attenzione maggiore alla flessibilità dei modelli, alla centralità del visitatore, l'appropriazione degli strumenti della comunicazione, del marketing e della gestione in direzione della new economy. Rispetto alla Nouvelle muséologie l'afInita sta nell'opposizione al modello dominante di museo, nell'affermare la necessità di cambiamento; la differenza invece sta nel fatto che la prospetÝva è oramai postmoderna. La diversità delle voci, la flessibilità dei modelli, la centralità de visitatore. Nel corso degli anni '90, la crescente popolarità del museo crea anche un nuovo pubblico editoriale, il quale non si accontenta più delle guide delle collezioni e dei cataloghi delle mostre. Si rende la storia dei musei divulgabile. L'ICOFOM realizza la prima sintesi storica degli studi museologici evidenziando tre linee di tendenza fondamentali:
orientata sugli oggetY (espressa principalmente dalla scuola di Brno), 3