Documento su Insegnare il mondo antico. Il Pdf esplora la storia antica e medievale, concentrandosi sulla civiltà minoica, il mondo omerico e le istituzioni di Atene e Sparta. Questo documento di Storia per la Scuola superiore è ben organizzato e leggibile, con un layout pulito e coerente tra le pagine.
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Luca Fezzi, Walter Panciera
Il mondo omerico, o della tarda età del Bronzo, è quello descritto nell'Iliade e nell'Odissea di Omero. Raccontano i fatti del XII secolo a.C., scritti solo nel VII secolo a.C .; narrano l'epica guerra combattuta dagli Achei (o Micenei) contro la città di llio (o Troia), che sorgeva su un colle vicino allo stretto dei Dardanelli.
La Grecia era frazionata politicamente in piccoli centri indipendenti. Prima la penisola greca era abitata da popolazioni neolitica di origine ignota, poi ci sono state delle migrazioni ma solo a Creta troviamo le prime testimonianze di una vera e propria civiltà.
La civiltà minoica o cretese fu costituita a partire dagli inizi del III millennio a.C. da una popolazione di origine quasi certamente non indoeuropea. Grazie alla posizione favorevole giunse ad esercitare un predominio - commerciale e non solo - sul mare. La vicinanza di innumerevoli isole facilitava la navigazione, allora diurna e sotto costa.
Le più importanti fonti sono di natura archeologica; ci sono anche i documenti e molte notizie si possono trovare nei poemi omerici e in opere di autori greci successivi. Tucidide (V secolo a.C.) narra che il re cretese Minosse aveva imposto il suo dominio su Atene e altri luoghi della Grecia dai quali esigeva dei tributi; qui si inserisce il mito di Teseo e il Minotauro (Minos = re cretesi).
I sovrani non venivano ritratti in alcun modo, ne dentro ne fuori le costruzioni monumentali dell'isola; c'era anche una modesta architettura tombale che ha messo in dubbio una struttura fortemente gerarchica. La figura del Minotauro potrebbe essere stata ispirata dal culto del toro a Creta, testimoniato nei diversi siti palaziali; quello di Cnosso dava l'idea di un labirinto, sui suoi muri erano scolpite alcune làbrys, cioè asce a doppio taglio, simbolo del potere (fulmine di Zeus).
L'archeologia distingue la storia cretese in:
Il palazzo era la residenza del re, che rivestiva anche funzioni sacerdotali, a capo di una struttura di potere organizzata gerarchicamente. La civiltà palaziale presuppone un'elite che dà vita a un'entità politica complessa e urbanizzata, nonché a un'amministrazione centralizzata.
Le città non avevano mura difensive.
La civiltà cretese ebbe fine a causa di cataclismi naturali (eruzione di Thera) e della conquista degli Achei. Si insediarono nei palazzi reali imponendo il proprio dominio (si diffuse la scrittura lineare B, usata nel continente greco); la vita quotidiana rimase immutata.
Nel XII secolo a.C. ci fu una catastrofe definitiva sull'isola. I palazzi furono distrutti e dati alle fiamme e non risorsero più. Da allora i documenti egizi non parlano più dei Cretesi. Potrebbe essere stato a causa di rivolte interne oppure di invasori esterni, detti "popoli del mare", cioè popolazioni di predoni che avevano devastato il Mediterraneo orientale.
Mentre la civiltà cretese si stava sviluppando, la penisola greca era oggetto di una lunga serie di invasioni di popolazioni indoeuropee, come gli Achei, detti anche Micenei dalla potente rocca di Micene. Di stirpe greca, verso il 1700 a.C. formarono una civiltà in parte influenzata da quella cretese. I resti dei palazzi di Micene e Tirinto erano rocche fortificate da mura ciclopiche, ciò dà un'impressione di forza; questo tipo di palazzo era quello descritto nei poemi omerici, utile per resistere agli assedi, preservare gli abitanti dal clima e conservare i libri.
A capo dei singoli centri di potere c'era un re, che risiedeva sull'acropoli, la parte alta della città. Il sovrano derivava il proprio potere da Zeus, che gli aveva concesso lo scettro e le norme di diritto divino. Nell'Iliade la figura del re è ancora forte, mentre nell'Odissea appare progressivamente spodestata dagli aristocratici. Gli àristoi (= i migliori) the dominavano su agricoltori, artigiani e pastori.
Gli Achei organizzarono coalizioni di regni e verso il 1400 a.C. conquistarono Creta, sostituendosi ad essa nel predominio sull'Egeo. Qui ci fu lo scontro con Troia, che controllava l'ingresso ai Dardanelli e perciò costituiva un punto strategico di passaggio dall'Europa all'Asia, tra il Mediterraneo e il Mar Nero. Una coalizione di regni achei, capeggiati da Micene e dal suo re Agamennone, fu protagonista di un'incursione che devastò la città; di questa impresa ci è pervenuto il ricordo grazie ai poemi omerici.
Medioevo ellenico = Periodo compreso tra il crollo della civiltà micenea e la formazione della pòlis, la città-Stato in Grecia.
Questo insieme di centri non costituì mai un'unità politica spontanea. Tra le associazioni ricordiamo amphiktyoniai, unioni a scopo religioso attorno ad un santuario, e symmachìai, alleanze di tipo militare per scongiurare un pericolo comune.
Gran parte del territorio è formato da montagne, piccole pianure e valli, che favorivano l'isolamento delle zone abitate: di rado le comunicazioni terrestri erano facili, spesso quasi impossibili perché l'unità era frazionata dal rilievo.
La definizione di medioevo ellenico fu introdotta alla fine dell'Ottocento, per indicare un periodo senza storia, una lunga fase di povertà, ristagno civile e isolamento culturale, legato all'invasione di popolazioni indoeuropee. Di questo periodo non si hanno testimonianze scritte dirette, ma si ritiene che i Micenei non resistettero all'invasione dei Dori.
A emergere dal caos fu una società diversa, tipica degli insediamenti dorici. Si parla di oikos, la casa, che allora indicava l'organizzazione basata su un clan familiare ampio, attorno al quale ruotavano altre figure (servitore, artigiano, schiavo). La ricchezza del clan consisteva nella proprietà terriera e si misurava attraverso le riserve alimentari e i capi di bestiame. Questi gruppi, spesso isolati, erano completamente autosufficienti. Le forme di scambio si basavano sul baratto; l'unico modo per aumentare le proprie ricchezze era la guerra.
La monarchia (governo di uno solo) si indeboli e l'aristocrazia ne approfitto per accrescere l'autorità e privilegi. Fra I'VIII e il VII secolo a.C. le monarchie vennero sostituite da ordinamenti oligarchici, guidati dagli aristocratici che avevano assunto le funzioni del re. Successivamente il potere abbandonò i palazzi aristocratici per trasferirsi nello spazio pubblico per eccellenza, l'agorà, la piazza dove i cittadini erano protagonisti della vita politica.
Il sistema si riprodusse anche al di fuori della Grecia grazie al fenomeno della colonizzazione. Dalla città madre (metròpolis) partiva una vera e propria spedizione organizzata, che andava a costituire una nuova città lontano dalla patria, la colonia (apoikìa), che manteneva solidi legami con la comunità di origine. A capo della spedizione un oikistés e al suo seguito qualche centinaio di uomini, cittadini maschi adulti; non sempre il processo di colonizzazione era pacifico.
Dalla fine dell'XI secolo a.C., sotto la pressione dell'invasione dorica, iniziò un esodo dalla penisola verso le isole dell'Egeo e le coste dell'Asia Minore; questa fu una delle principali cause della colonizzazione greca.
C'era inoltre il bisogno di terre, di acquistare materie prime per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato, l'opportunità di aprire nuovi mercati. La posizione geografica della Grecia facilitò il passaggio verso l'Oriente.
A questa prima fase, seguì una seconda colonizzazione tra l'VIII e il VII secolo a.C., verso il bacino occidentale del Mediterraneo (Italia meridionale). A provocare questo nuovo flusso furono l'accrescersi della popolazione in zone dalle risorse limitate, l'affermarsi del latifondo, il desiderio di nuovi mercati e i sovvertimenti politici che sconvolsero la vita interna della regione (lotte all'interno delle città-Stato o guerre egemoniche tra le stesse).
Dal punto di vista militare il nuovo ordinamento oplitico aveva spinto verso una maggiore uguaglianza (si combatteva a piedi, formazione chiusa, si difendeva il compagno alla propria sinistra). Si ebbe un aumento di importanza del censo rispetto alla nascita: a maggior ricchezza corrispondeva un'armatura più pesante del combattente, che provvedeva a proprie spese all'equipaggiamento; chi spendeva di più doveva avere un ruolo di rilievo nelle decisioni (perché si esponeva nelle prime file). Atene e Sparta erano due città alla ricerca di una posizione egemonica e furono simbolo di due diversi sistemi politici:
Atene sarebbe rimasta il riferimento ideale di un'organizzazione democratica, intesa come partecipazione dei cittadini alle decisioni comuni e alla scelta dei propri governanti.
La sovranità politica si sarebbe incarnato nell'assemblea popolare (ekklesia), l'insieme di tutti i cittadini maschi adulti, dove tutti potevano prendere la parola e dove le decisioni di interesse pubblico erano sempre prese a maggioranza. Un consiglio più ristretto (boulé) era invece incaricato di affrontare questioni di carattere più strettamente amministrativo o di preparare le proposte da sottoporre all'assemblea popolare. Molte delle principali cariche di governo erano assegnate per sorteggio.
Il modello opposto era costituito da Sparta, polis oligarchica e fortemente militarizzata, dove i diritti politici erano nelle mani degli spartiati, un'aristocrazia di "uguali" interamente dedita all'uso delle armi e alla gestione della cosa pubblica. Sparta estese il proprio dominio su tutta la penisola del Peloponneso attraverso guerre e alleanze; tutte le città della regione aderirono alla lega.
Si trattava di un'alleanza militare permanente, che consentiva a ogni città di conservare la propria autonomia interna, ma lo obbligava a fornire truppe e denaro in caso di guerra. Sparta influenzò la politica interna delle città della lega in modo che conservassero sempre un governo aristocratico.
La sua egemonia sulla regione si concretizzò attraverso le due guerre messeniche, la guerra contro gli Arcadi, la guerra contro Argo, l'alleanza con l'Elide (dove si trovava la città di Olimpia). II patto permise agli spartani di esercitare il loro influsso sull'organizzazione dei giochi olimpici e permise di estendere l'influenza lacedemone (=spartana) sui popoli che vi partecipavano.
I giochi furono inaugurati nel 776 a.C. e si tenevano ogni quattro anni in estate. La "pace divina" costituiva un salvacondotto per tutti coloro che partecipavano alla festa. Le maggiori specialità erano il pentathlon e la corsa dei carri a quattro cavalli.
Atene e Sparta furono messi alla prova prima dal conflitto con i Persiani, poi da uno scontro tra gli stessi (due città-Stato ritenute "superpotenze", una marittima e una terrestre), che vide la definitiva vittoria di Sparta.
Ciro il Grande, fondatore dell'impero persiano, estese il proprio dominio fino all'Egeo (assoggettando Lidia, Siria, Palestina, Fenicia e le colonie greche dell'Asia Minore) nel 546 a.C .; il successore Cambise instaurò il predominio persiano sull'Egitto (525 a.C.), creando per i Greci d'Asia un motivo di decadenza; Dario I assoggettò la traccia e le isole di Lemno e di Imbro e, reso tributario il regno di Macedonia, raggiunse i confini della Grecia.
Occasione del conflitto fu la ribellione delle colonie greche in Asia Minore perché dovevano pagare tributi al gran re, godendo di un'autonomia politica limitata.
Insorsero sotto la guida di Mileto, la maggiore delle città ioniche. La Grecia non rispose alle richieste degli insorti: Sparta rifiuto ogni coinvolgimento (impegnata nel conflitto con Argo), Atene mandò degli aiuti. Gli ateniesi si impadronirono di Sardi incendiandola. I persiani, in risposta, dopo anni di lotta sottomisero una dopo l'altra le città ribelli; Mileto fu distrutta e gli abitanti deportati in Mesopotamia. Dario lanciò una spedizione marittima contro la Grecia, prendendo Eretria e sbarcando sulla costa orientale dell'Attica, vicino ad Atene. Molti centri greci inviarono all'invasore i simboli della sottomissione. Atene da sola andò incontro al nemico grazie all'esercito di opliti, comandati da Milziade, riuscì ad avere la meglio a Maratona nonostante l'inferiorità numerica. I persiani vollero allora sorprendere Atene sguarnita di difensori a capo Sunio, ma Milziade li prevenne con una marcia forzata, così l'esercito persiano fu costretto a ritirarsi.
Dopo la vittoria, Atene tentò di avviare una politica egemonica nelle Cicladi, ma non ci riuscì e Milziade fu accusato di tale fallimento e condannato.
In prospettiva di ripresa, Temistocle proponeva di fortificare il porto del Pireo, potenziando la flotta, avviando una politica di intervento militare nell'Egeo. Santippo e Aristide sostenevano la necessità di giungere ad accordi ed evitare avventure militare sul mare. Ebbe la meglio Temistocle che fece costruire 100 triremi e un nuovo porto nella baia del Pireo.
Serse, succeduto a Dario, nel 480 a.C. invase la Grecia con forze terrestri e marittime. Molte città si arresero, ma Atene e Sparta decisero di resistere sotto il comando spartano: la lega peloponnesiaca si trasformò in panellenica, cioè di tutta la Grecia. Gli spartani accettarono il piano di Temistocle, ovvero bloccare il nemico nella Grecia settentrionale, annientandolo per mare. La vittoria navale si ebbe a capo Artemisio. Al passo delle Termopili Leonida, il re spartano, fu assalito alle spalle. Leonida si sacrificò con alcuni uomini per ritardare l'avanzata nemica,