La scuola per tutti gli italiani: evoluzione dell'istruzione popolare in Italia

Documento dall'Università degli Studi di Salerno su La scuola per tutti gli italiani. Il Pdf esplora l'evoluzione dell'istruzione popolare in Italia, dal periodo preunitario all'era fascista, con un focus sulla storia e le politiche scolastiche, il ruolo della Chiesa e le figure chiave come Gentile e Bottai, per il grado universitario di Storia.

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La scuola per tutti gli italiani
Scienze della formazione primaria (Università degli Studi di Salerno)
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La scuola per tutti gli italiani
1. Listruzione popolare negli Stati preunitari tra Restaurazione e Unificazione
Dopo il Congresso di Vienna vennero restaurati la maggior parte degli stati e dei governi,
con la conseguente ristabilizzazione delle vecchie istituzioni e legislazioni improntate
sullassolutismo. Fu inoltre ripristinato e rafforzato il monopolio scolastico ma con un
indirizzo religioso che poneva fine allo scontro tra la Chiesa e i governi assoluti sul
problema della libertà di insegnamento e sul controllo della formazione delle classi
dirigenti e del popolo. Il nuovo e inedito coinvolgimento della Chiesa nella gestione della
scuola e del controllo della formazione dei giovani era basato sul convincimento che la
religione costituisse la base del rispetto della legge e si pensava che lautorità
ecclesiastica potesse fungere da sostegno al trono e al potere statale. Fu dato largo
spazio al clero nella direzione delle scuole e nellinsegnamento, in particolare alla
Compagni di Ge (ricostruita nel 1814). Lintroduzione delle scuole di mutuo
insegnamento, degli asili infantili, delle iniziative contro lanalfabetismo e il sostegno
allistruzione popolare furono finalizzate a sviluppare e modernizzare leducazione del
popolo ma ciò ebbe anche uno spessore politico.
Il regno delle due Sicilie
Il governo delle scuole e delluniversità fu affidato nel 1815 al ministero dellInterno e a
unapposita commissione per la pubblica istruzione con il compito di dirigere tutte le
istituzioni scolastiche del Regno. Con il decreto del 1816 venne riaffermato da Ferdinando
I lindirizzo centralistico e monopolistico della politica scolastica perseguita dal governo. La
chiesa si occupava dellistruzione morale e religiosa degli alunni e si nominava gli
insegnanti. Laffidamento al clero di importanti funzioni nella gestione dellistruzione
scolastica era dovuto alla mancanza di personale laico adeguatamente preparato, i
vescovi e il clero vennero co considerati dei componenti dellapparato burocratico
statale. La religione cattolica rimase la prima materia obbligatoria dinsegnamento e di
esame di tutte le scuole, pubbliche e private. Anche nei collegi, i convitti e i licei veniva
data grande importanza alleducazione e alla pratica religiosa. I convittori erano obbligati a
partecipare alla messa quotidiana, alla recita del rosario, a confessarsi almeno una volta al
mese e annualmente agli esercizi spirituali mentre chi veniva da fuori doveva frequentare
nei giorni festivi una congregazione spirituale per la formazione morale e religiosa oltre
alla frequenza della messa e dei sacramenti. La mancata frequenza alla congregazione
comportava lesclusione dagli esami dalla progressione degli studi. Dopo i moti del 1820-
1821 vennero chiuse le scuole di mutuo insegnamento perché erano ritenute contrarie ai
principi di autorità e di subordinazione. Questa reazione politica instau un rigido regime
di controllo sugli insegnanti e portò a un decadimento dellistruzione popolare. Con il
nuovo sovrano, Ferdinando II, lambito scolastico ebbe un ulteriore degradamento finché
negli anni Trenta e Quaranta il governo delegò ai parroci la cura e linsegnamento delle
scuole primarie per motivi economici, sempre per questo motivo molti comuni decisero di
sopprimere le scuole primarie, in particolare quelle femminili. Con decreto del 1843 venne
affidata la completa direzione e gestione dellistruzione primaria al clero che nominava gli
ispettori e i maestri. Dopo i moti del 1848 il governo riprese in mano direttamente la
gestione dellistruzione popolare ma sempre con la collaborazione del mondo
ecclesiastico. Co fu creato un apposito ministero della Pubblica istruzione riunito nel
1849 con quello degli Affari ecclesiastici. Linsegnamento fu affidato esclusivamente ai
parroci e le scuole femminili alle congregazioni religiose. Fino allUnità listruzione
popolare del Sud rimase in una situazione di degrado.
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L'istruzione popolare negli Stati preunitari tra Restaurazione e Unificazione

StuDocu.com La scuola per tutti gli italiani Scienze della formazione primaria (Università degli Studi di Salerno) StuDocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da Laura Ludovico (Idvira@hotmail.it)La scuola per tutti gli italiani

  1. L'istruzione popolare negli Stati preunitari tra Restaurazione e Unificazione 1814 Dopo il Congresso di Vienna vennero restaurati la maggior parte degli stati e dei governi, con la conseguente ristabilizzazione delle vecchie istituzioni e legislazioni improntate sull'assolutismo. Fu inoltre ripristinato e rafforzato il monopolio scolastico ma con un indirizzo religioso che poneva fine allo scontro tra la Chiesa e i governi assoluti sul problema della libertà di insegnamento e sul controllo della formazione delle classi dirigenti e del popolo. Il nuovo e inedito coinvolgimento della Chiesa nella gestione della scuola e del controllo della formazione dei giovani era basato sul convincimento che la religione costituisse la base del rispetto della legge e si pensava che l'autorità ecclesiastica potesse fungere da sostegno al trono e al potere statale. Fu dato largo spazio al clero nella direzione delle scuole e nell'insegnamento, in particolare alla Compagni di Gesù (ricostruita nel 1814). L'introduzione delle scuole di mutuo insegnamento, degli asili infantili, delle iniziative contro l'analfabetismo e il sostegno all'istruzione popolare furono finalizzate a sviluppare e modernizzare l'educazione del popolo ma ciò ebbe anche uno spessore politico.

Il Regno delle Due Sicilie e l'istruzione

Il regno delle due Sicilie Il governo delle scuole e dell'università fu affidato nel 1815 al ministero dell'Interno e a un'apposita commissione per la pubblica istruzione con il compito di dirigere tutte le istituzioni scolastiche del Regno. Con il decreto del 1816 venne riaffermato da Ferdinando I l'indirizzo centralistico e monopolistico della politica scolastica perseguita dal governo. La chiesa si occupava dell'istruzione morale e religiosa degli alunni e si nominava gli insegnanti. L'affidamento al clero di importanti funzioni nella gestione dell'istruzione scolastica era dovuto alla mancanza di personale laico adeguatamente preparato, i vescovi e il clero vennero così considerati dei componenti dell'apparato burocratico statale. La religione cattolica rimase la prima materia obbligatoria d'insegnamento e di esame di tutte le scuole, pubbliche e private. Anche nei collegi, i convitti e i licei veniva data grande importanza all'educazione e alla pratica religiosa. I convittori erano obbligati a partecipare alla messa quotidiana, alla recita del rosario, a confessarsi almeno una volta al mese e annualmente agli esercizi spirituali mentre chi veniva da fuori doveva frequentare nei giorni festivi una congregazione spirituale per la formazione morale e religiosa oltre alla frequenza della messa e dei sacramenti. La mancata frequenza alla congregazione comportava l'esclusione dagli esami dalla progressione degli studi. Dopo i moti del 1820- 1821 vennero chiuse le scuole di mutuo insegnamento perché erano ritenute contrarie ai principi di autorità e di subordinazione. Questa reazione politica instaurò un rigido regime di controllo sugli insegnanti e portò a un decadimento dell'istruzione popolare. Con il nuovo sovrano, Ferdinando II, l'ambito scolastico ebbe un ulteriore degradamento finché negli anni Trenta e Quaranta il governo delegò ai parroci la cura e l'insegnamento delle scuole primarie per motivi economici, sempre per questo motivo molti comuni decisero di sopprimere le scuole primarie, in particolare quelle femminili. Con decreto del 1843 venne affidata la completa direzione e gestione dell'istruzione primaria al clero che nominava gli ispettori e i maestri. Dopo i moti del 1848 il governo riprese in mano direttamente la gestione dell'istruzione popolare ma sempre con la collaborazione del mondo ecclesiastico. Così fu creato un apposito ministero della Pubblica istruzione riunito nel 1849 con quello degli Affari ecclesiastici. L'insegnamento fu affidato esclusivamente ai parroci e le scuole femminili alle congregazioni religiose. Fino all'Unità l'istruzione popolare del Sud rimase in una situazione di degrado.

Lo Stato della Chiesa e il sistema scolastico

This document is available free of charge on StuDocu.com Scaricato da Laura Ludovico (ldvlra@hotmail.it)Lo stato della Chiesa Nello Stato Pontificio l'ordinamento del sistema scolastico rimase regolato fino alla fine del potere temporale dalla Costituzione emanata nel 1824 da Papa Leone XII. La Costituzione è stata ispirata dalla volontà di conservare l'ortodossia dottrinale e morale in tutte le scuole pubbliche e private. La principale innovazione fu l'istituzione della Sacra Congregazione degli studi, organismo che si occupava del coordinamento del sistema scolastico educativo e della vigilanza di tutte le scuole esistenti nello Stato Pontificio. La Costituzione era interamente formata da cardinali, il vicario di Roma, il prefetto dell'Indice e altre persone nominate dal Papa, che esercitava la sua autorità su ogni tipo di scuola comprese quelle gestite dalle corporazioni religiose. La Costituzione si occupò della riorganizzazione delle università esistenti nello Stato mentre conteneva solo alcune disposizioni generali sugli altri ordini scolastici. Nel 1825 la Sacra Congregazione degli Studi emanò uno specifico "Regolamento generale per le scuole elementari private" in cui venivano sancite le norme sulle materie di insegnamento, sulla disciplina, sugli insegnamenti e sul controllo esercitato dai vescovi. I vescovi erano i presidi delle scuole e avevano il controllo sulla dottrina e sulla vita privata di alunni e insegnanti e di ispezionare le scuole pubbliche o private. In ogni scuola le lezioni iniziavano e finivano con una preghiera, i maestri avevano l'obbligo di insegnare ogni giorno la dottrina cristiana, gli alunni dovevano partecipare alla messa e confessarsi almeno una volta al mese. La regolarità nel compimento dei doveri religiosi era un requisito fondamentale per continuare gli studi e si poteva essere cacciati dalla scuola se non si rispettavano. Gli insegnanti delle scuole pubbliche e private erano nella maggior parte sacerdoti e religiosi, all'inizio dell'anno tutti i maestri dovevano fare la professione di fede davanti al vescovo o a un suo delegato. Oltre all'insegnamento del cristianesimo le altre materie erano: lettura, scrittura, elementi di lingua italiana, rudimenti di grammatica latina, aritmetica, calligrafia, principi di geografia e di storia sacra e profana. Per quanto riguarda invece le scuole femminili, in esse si insegnava unicamente la dottrina cristiana e i lavori da donna.

Il Gran Ducato di Toscana e la riforma scolastica

Il Gran Ducato di Toscana Dopo la Restaurazione, nel 1816, fu istituita una Soprintendenza agi Studi con il compito di esercitale il controllo dello Stato sulle Università di Pisa e di Siena e sulle scuole secondarie. Prima dell'istituzione del ministero della Pubblica Istruzione le scuole o dipendevano dalle Università di Pisa o Siena oppure erano regolate dalla consuetudine e quindi regolate dagli ecclesiastici. Per porre rimedio alla decadenza degli studi il Granduca Leopoldo II con mutuproprio nel 1826 istituì una commissione formata da laici ed esponenti del clero per preparare un organico piano di riforma delle scuole pubbliche e private di ogni grado. Nel 1852 fu emanata una legge che diede vita in Toscana a un sistema scolastico aperto e liberale, favorendo la nascita di molte scuole private primarie e secondarie il cui insegnamento era basato sulla dottrina e sulla morale cattolica. La legge distingueva le scuole in pubbliche e private, le prime erano finanziate dallo Stato o da enti pubblici purché si adeguassero alle direttive scolastiche dello stato mentre le seconde erano considerate libero anche se erano in parte controllate dallo stato. Le scuole erano inoltre distinte in maggiori, minori e secondarie. Nelle scuole minori era impartito l'insegnamento del catechismo e in quelle minori o secondarie l'insegnamento religioso era impartito da un ecclesiastico. La laicità parziale del sistema scolastico favoriva l'istruzione anche per i ragazzi acattolici che potevano richiedere l'esonero dalla lezione dall'insegnamento religioso. La collaborazione della Chiesa nell'istituzione scolastica garantiva il mantenimento del buon ordine degli studi.

Il Regno Lombardo-Veneto: legislazione e istruzione

Scaricato da Laura Ludovico (ldvlra@hotmail.it)Il Regno Lombardo-Veneto La Lombardia e il Veneto costituirono nel 1815 due province direttamente amministrate dal governo di Vienna. La legislazione scolastica del nuovo regno da un lato riprodusse il centralismo amministrativo-burocratico del governo austriaco dall'altra delegò gran parte del ruolo direttivo e ispettivo sulle scuole dell'episcopato e al clero locale. Nonostante questo delegazione il governo asburgico provvide a emanare i regolamenti che stabilivano per ogni grado di istruzione il corso di studi, il programma e il metodo di insegnamento, l'orario, la disciplina scolastica e il libro di testo. Le scuole elementari minori davano una preparazione minima ed erano obbligatorie per ambe due i sessi dai 6 ai 12 anni anche se l'istruzione doveva avvenire in scuole separate o in orari differenziati. In tutti gli ordini scolastici era prescritta l'istruzione religiosa e l'organizzazione di quest'ultima era interamente affidata ai vescovi, i quali competeva la nomina degli insegnanti di religione nelle scuole secondarie e per controllare i risultati venivano nominati dei loro rappresentanti per partecipare agli esami delle scuole pubbliche. Il direttore delle scuole era il parroco del luogo dove esisteva la scuola e il suo ruolo era duplice perché era sia civile, come direttore della scuola, che religioso, come catechista. Per quanto riguarda la formazione dei maestri elementari dovevano partecipare a un corso di metodica obbligatorio per chi volesse insegnare mentre i maestri privati dovevano frequentarlo solo se volevano aprire una loro scuola. L'istruzione secondaria era articolata nei ginnasi di sei anni di corso. Oltre a fornire una elevata preparazione i ginnasi puntavano molto sulla formazione morale. Anche i licei puntavano a una formazione di ordine morale e dottrinale come i ginnasi. Negli anni Cinquanta l'istruzione popolare registrò un deciso miglioramento sia qualitativo che quantitativo inoltre l'obbligo scolastico fu accompagnato da un forte aumento delle scuole elementari minori e maggiori sia maschili che femminili. Fu anche introdotta una minuziosa preparazione per gli insegnanti che prima di poter accedere a insegnare delle scuole dovevano frequentare appositi corsi e tirocini.

Il Regno di Sardegna: controllo statale e ruolo della Chiesa

Il Regno di Sardegna Nel 1814 re Vittorio Emanuele I ristabilì le leggi e le strutture politico-amministrative in vigore prima dell'occupazione francese tra cui le Regie Costituzioni per l'Università di Torino. La prima legge scolastica per il Piemonte aveva posto la rete delle scuole sotto la direzione e la vigilanza dell'ateneo Torinese. Di fronte alla necessità di provvedere alla formazione di una nuova classe dirigente, politicamente affidabile e funzionale alle esigenze amministrative di uno Stato moderno il sovrano ritenne indispensabile riaffermare sia il controllo dello Stato sulle università e sulle scuole, sia rafforzare la qualità dei processi e degli esiti formativi. L'Università e tutte le scuole vennero poste quindi sotto il controllo e la direzione del Magistrato della Riforma, organo collegiale di nomina regia presieduto dal Gran Cancelliere dell'Università. Lo Stato moderno vedeva nella scuola lo strumento principale per la formazione professionale e ideologica del ceto burocratico- amministrativo e quindi amministrava lui stesso i licei e le università mentre l'istruzione popolare era lasciata al clero. Il sistema scolastico venutosi a creare nella prima metà del XVIII sanciva allo stesso tempo la centralità dello stato sul controllo politico-organizzativo delle scuole e il ruolo essenziale della Chiesa nella formazione e nel controllo morale e religioso di docenti e allievi. Dopo i moti carbonari del 1821 il nuovo sovrano Carlo Felice fece l'università e tutte le altre scuole e diede il compito di stendere un nuovo regolamento scolastico al gesuita Luigi Taparelli d'Azeglio. Con le Regie Patenti nel 1823 fu riordinato tutto il sistema scolastico riaffermando la superiorità dello Stato sull'istruzione ma affidando alla Chiesa il controllo su tutto il sistema formativo, dall'università alle scuole popolari. Per quanto riguarda le scuole popolari era stato sancito l'obbligo di istituirle ma This document is available free of charge on StuDocu.com Scaricato da Laura Ludovico (ldvlra@hotmail.it)

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