Documento sulla Letteratura Italiana dal Medioevo al Romanticismo. Il Pdf, pensato per le scuole superiori, offre un profilo dettagliato della storia letteraria italiana, analizzando autori come Carlo Goldoni e Giuseppe Parini e approfondendo il movimento del Romanticismo, utile per lo studio della Letteratura.
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3 pag. 8. Umanesimo e Rinascimento 1341
In Europa ma soprattutto in Italia, nel Medioevo, c'erano tanti volgari diversi, ovvero le lingue derivate dal latino, spesso assai differenti, parlate nelle varie zone: in questo periodo parliamo dunque di "letteratura volgare" e non "letteratura italiana" proprio perché non esisteva ancora una lingua unica nazionale. Il volgare non era altro che la lingua del popolo (volgo = popolo), gradualmente accettata anche in letteratura, "depu- rata" però dei tratti più rozzi e grezzi. La lingua italiana, a differenza delle altre europee, è nata "a tavolino", ovvero è stata creata dagli scrittori medioevali.
Come noto, nel Medioevo, la Chiesa era al centro della vita culturale e promuoveva l'istruzione, soprattutto attraverso i monasteri. Accanto alla cultura religiosa, via via si andavano però creando centri laici intorno alle corti feudali, all'interno delle quali, soprattutto in Francia nell'XI secolo, era diffusa la poesia epica, cantata dai giullari e poi successivamente messa per iscritto. Ricordiamo l'epica del cosiddetto "ciclo carolingio", ovvero gli avvenimenti legati alle vicende di Carlo Magno e i suoi cavalieri, soprattutto Orlando, dunque in- centrati sui temi dell'eroismo, la fedeltà e gli ideali cristiani.
Successivamente, si affermò il romanzo cortese, ovvero delle narrazioni in poesia di argomento avventuroso ma soprattutto amoroso, incentrate sul cosiddetto "amor cortese", in cui il culto della donna era mescolato all'esaltazione dei valori dei cavalieri e il gusto per l'avventura, nonché l'inclinazione verso elementi fantastici e magici. Ricordiamo i racconti del "ciclo bretone", ovvero le vicende basate sulle leggende bretoni di Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, oppure la moglie Ginevra e il suo l'amore adultero verso Lancillotto.
In Italia invece, le prime manifestazioni letteratura volgare sono di argomento religioso: il primo scrittore della nostra letteratura è considerato Francesco d'Assisi (1181 ca - 1126) con la celebre poesia "Cantico delle Creature", successivamente fu importante il frate Jacopone da Todi (1236 - 1306) con le sue "laudi", ovvero delle lodi in versi alla Madonna e ai Santi.
La scuola siciliana è un movimento letterario nato fra il 1225 e il 1250 in Sicilia, presso la corte di Federico II, la più importante d'Europa essendo allora il fulcro del Sacro Romano Impero. È considerato il primo movi- mento letterario in volgare in Italia ed è fondamentale per la poesia successiva. Non era una "scuola" come la intendiamo noi oggi, bensì un gruppo di poeti con caratteristiche simili: essi sono aristocratici e nobili e scrivono dunque il volgare siciliano illustre, ricavando il proprio stile direttamente dal romanzo cortese, adat- tandolo alle proprie esigenze.
Il tema principale è amoroso: la donna è una creatura bellissima ma spesso irraggiungibile e la sua figura è idealizzata nelle caratteristiche fisiche e morali. Viene dunque continuata la tradizione letteraria della lirica provenzale precedente, infatti le donne, le situazioni e i temi trattati non sono mai ricavati dall'esperienza diretta dei poeti, ma fanno parte sempre di un elegantissimo gioco letterario. Anche il tema religioso è però importante, come del resto in quasi tutta la produzione medioevale italiana, ma rielaborato spesso in ma- niera personale.
Jacopo da Lentini (1210 - 1260 ca) è il maggior esponente della scuola siciliana. Egli è tradizionalmente indi- cato come l'inventore del sonetto: una poesia rimata che ha due quartine e due terzine (ovvero due strofe da quattro versi e due da tre versi), di solito in endecasillabi (l'endecasillabo è un verso il cui ultimo accento tonico cade sulla decima sillaba e sarà il tipo di verso più usato nella poesia italiana).
Alla morte di Federico II, la sua corte ben presto sparì e con essa un po' tutta la cultura in Sicilia. Verso la fine del Duecento, la poesia si spostò in area Toscana, dove nacque una poesia detta "di transizione" dal momento che fece da collegamento fra la scuola siciliana e il successivo movimento letterario dello stilnovo: il maggiore 5esponente della poesia siculo-toscana fu Guittone d'Arezzo (1230 ca - 1294), protagonista di una lirica di argomento religioso fortemente improntata sullo sperimentalismo linguistico.
Il dolce stil novo nasce a Bologna nella seconda metà del XIII secolo. Guido Guinizzelli (1235 - 1276) è consi- derato il suo iniziatore, successivamente annoveriamo i fiorentini Guido Cavalcanti (1258 - 1300), Cino da Pistoia (1270 - 1336) e anche Dante Alighieri. A differenza della scuola siciliana, i poeti non provenivano da ambienti nobili, bensì dalla borghesia comunale, dunque erano di ceto medio. È lo stesso Dante Alighieri, nel XXIV canto del Purgatorio, a chiamare così il gruppo poetico di cui anche lui ha fatto parte: importante è infatti la presa di coscienza sua e degli altri poeti di far parte di un qualcosa di nuovo, che evidentemente avrebbe fatto la storia della letteratura.
Il tema principale è quello amoroso: la donna è una donna-angelo, che, grazie alle sue altissime qualità mo- rali, diventa un tramite fra uomo e dio, una creatura fortemente idealizzata e spesso irraggiungibile, come nella scuola siciliana, ammirata e lodata però solo per le sue virtù morali come la bontà d'animo e l'onestà. Sono infatti argomenti ricorrenti nelle liriche stilnovistiche la lode incondizionata della donna, il saluto della donna amata, le sue capacità di avere un'ottima influenza solamente su chi le sta vicino; non mancano però il tema civile e quello dell'amore tormentato, come in alcune liriche di Cavalcanti.
Per quanto riguarda lo stile, gli stilnovisti depurano quanto di grezzo e rozzo rimaneva ancora dalla poesia siculo-toscana e amplificano al massimo gli elementi di gradevolezza, scegliendo con cura i vocaboli, anche per il loro suono, prediligendo un verseggiare anche meno complesso e artificioso.
Decisiva è la rivoluzione "sociale" dello stil novo, attraverso il concetto del cuore gentile, ovvero nobiltà d'animo: essa non coincide con la classe sociale aristocratica, come cantato della lirica precedente, ma si identifica semplicemente nelle virtù come onestà e lealtà, che chiunque può avere ma che soprattutto la nascente borghesia aveva le potenzialità di sviluppare. Amore "vero" e nobiltà d'animo dunque coincidono e, come cantato in una celebre canzone di Guinizzelli considerata il "manifesto" dello stil novo, sono stati creati contemporaneamente: l'amore risiede secondo natura nel cuore gentile.
Parallelamente al proliferare della lirica d'amore soprattutto stilnovistica, si affermò nella seconda metà del Duecento una poesia che invece rappresentava la realtà e la vita quotidiana nei suoi aspetti più "bassi" ed anche volgari. È chiamata "comica" non perché facesse ridere - anche se un po' sicuramente era scherzosa! - ma perché nel Medioevo "comico" era lo stile basso ("elegiaco" era lo stile medio, "tragico" era invece lo stile alto). Il maggior esponente di questa poesia fu Cecco Angiolieri (1260 - 1313): ciò che sappiamo di lui è ricavato dalle informazioni che egli stesso ci dà nei suoi scritti: ebbe una vita tumultuosa, in giro fra risse ed osterie, ma non sappiamo quanto di vero ci sia e quanto invece di pura invenzione linguistica
I temi principali sono le donne, nella loro accezione carnale, il vino e l'ubriacarsi, il gioco d'azzardo, in palese parodia agli alti argomenti dello stilnovo e della poesia d'amore che maggiormente andava in voga in quel periodo. Dal momento che gli argomenti erano bassi e popolari, anche la lingua e lo stile lo erano, ma pur sempre limati e ricalcati su un volgare che apparteneva alla medio-alta borghesia, non erano certo poesie scritte con un linguaggio schiettamente popolare. Difatti, anche tutte le invettive, gli attacchi e le impreca- zioni fanno parte sempre di un raffinato gioco letterario che si innestava in una tradizione, dopotutto, ben consolidata, risalente alla letteratura greca e latina.
Dante nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia di piccola nobiltà. Fin da giovane si innamorò di Beatrice Portinari, cui dedicò alcune sue opere. Fu molto attivo politicamente nella sua città: nel 1300 divenne priore (un'alta carica comunale) e si schierò con la fazione dei guelfi bianchi, all'epoca al governo, in lotta contro i guelfi neri. Dante fu poi accusato di baratteria e concussione (guadagni illeciti ai danni della pubblica ammi- nistrazione e utilizzo della propria carica politica per arricchirsi), così fu condannato all'esilio e più tardi ad- dirittura al rogo in contumacia (la pena sarebbe stata eseguita all'eventuale ritorno in patria). Dante non fece più ritorno a Firenze e iniziò il suo peregrinare per le corti d'Italia: fu ospite, fra gli altri, degli Scaligeri, signori di Verona, e di Cangrande della Scala, signore di Ravenna. Lì morì nel 1321.
De Vulgari Eloquentia: Importantissimo trattato, destinato agli eruditi del tempo, con il quale Dante affermò che il volgare potesse essere usato come lingua letteraria e, grazie allo studio dei vari volgari, dichiarò quello fiorentino il "migliore".
De monarchia. Trattato politico, in cui Dante parla delle varie forme di governo e dichiara che al tempo ci dovessero essere due autorità indipendenti: quella politica, incarnata dall'imperatore e quella religiosa, in- carnata dal Papa.
Epistole. Raccolta delle lettere.
Rime. Raccolta successiva di tutte le poesie scritte da Dante: si evidenzia uno sperimentalismo linguistico, rilevante in ottica della scrittura successiva del suo capolavoro, ovvero la Commedia.
Vita Nova. Opera prima del poeta: è un prosimetro (prosa e poesia insieme) che racconta la sua "storia d'amore" con Beatrice. Dante ci narra che la incontro a 9 anni, successivamente a 18 e lei lo salutò: il saluto della donna amata era un importante tema della poetica stilnovistica, che è molto presente in quest'opera. In seguito, però, per evitare pettegolezzi, egli finge di interessarsi ad altre donne, così Beatrice gli toglie il saluto e lui cade nello sconforto, ma che lo induce a meditare e alla lode disinteressata della donna, tramite la quale si può raggiungere la beatitudine. Successivamente, Beatrice muore e Dante è distrutto dal dolore, ma l'opera si conclude con l'apparizione di Beatrice, che è in Paradiso, e con la sublimazione del suo senti- mento, più vicino a qualcosa di divino, rispetto alla prima parte dell'opera.
Convivio. Opera di carattere filosofico destinata a divulgare la scienza e la teologia a un pubblico "illetterato".
È il capolavoro dantesco. Si definisce un poema didascalico-allegorico perché vuole dare un insegnamento al lettore, grazie all'uso dell'allegoria (figura retorica che consiste nell'attribuire un senso figurato e astratto a un oggetto o un evento concreto). Dante ha intitolato così la sua opera perché, in poche parole, inizia in maniera amara e difficile, per terminare poi felicemente, così come accadeva per le commedie; l'appellativo "divina" è stato invece attribuito da Boccaccio, il primo commentatore della Commedia.
È suddiviso in 3 cantiche, Inferno, Purgatorio, Paradiso, ognuna di 33 canti ciascuno, per un totale dunque di 99, più il primo Canto dell'inferno che funge da introduzione generale al poema. Il numero 3 è importantis- simo per l'uomo medievale, perché rimanda alla Trinità, così come i suoi multipli più vicini, il 6 e il 9. Difatti, la Commedia è scritta in terzine, ovvero strofe da tre versi di endecasillabi ognuna, chiamate "dantesche" perché proprio Dante ha usato questo scherma per la prima volta.
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