Domande d'esame sulle funzioni esecutive e riconoscimento dei volti

Documento sulle Domande Esame del 15 Gennaio 2024. Il Pdf esplora le funzioni esecutive, la rappresentazione mentale e il riconoscimento dei volti, con modelli come Kosslyn e Bruce & Young, per la materia di Psicologia a livello universitario.

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26 pagine

DOMANDE ESAME DEL 15 GENNAIO 2024
CARATTERISTICHE DELLE FUNZIONI ESECUTIVE
Il termine funzioni esecutive è stato introdotto negli anni 70, ma il concetto di meccanismo di
controllo risale al 1840 con il caso di Phineas Gage che durante un incidente subì dei danni ai lobi
frontali cambiando il suo comportamento, questo caso ha spinto ad analizzare il ruolo dei lobi
frontali, e si è scoperto appunto che i lobi frontali sono importanti per il controllo e per la
regolazione del comportamento.
Le funzioni esecutive sono un insieme di processi cognitivi di alto livello che permettono agli
individui di pianificare, prendere decisioni, risolvere problemi, controllare impulsi, regolare le
emozioni e perseguire obiettivi a lungo termine. Queste funzioni sono essenziali per il
comportamento e per il funzionamento quotidiano. Le funzioni esecutive ci danno la possibili di
mettere in atto comportamenti che sono orientati verso uno scopo cioè quello di risolvere i
problemi della vita quotidiana, sono legate fortemente alla corteccia prefrontale.
Le funzioni esecutive sono quei processi cognitivi come:
pianificazione
attenzione
memoria di lavoro
inibizione
automonitoraggio
problem solving
Questi processi sono appoggiate dalle aree prefrontali, il ruolo importante è quello dei lobi
frontali. Le funzioni esecutive, inoltre sono appoggiate da ampi network di aree cerebrali ossia
un’ ampia rete cerebrale.
Le aree frontali e prefrontali sono tra le ultime a formarsi e a maturare, ma sono le prime a subire
un declino con lavanzare dell’ età. Molti studi evidenziano che, la maturazione della corteccia
frontale e dei circuiti neurali, va a sostenere l’emergere di processi cognitivi di ordine superiore
come appunto le funzioni esecutive. La corteccia prefrontale è fondamentale per le funzioni
esecutive.
Uno dei modelli cognitivi più importanti associato con lo studio delle funzioni esecutive è il
modello multicomponenziale della memoria di lavoro proposto da Baddeley (questo modello è
responsabile del controllo e della regolazione dei processi cognitivi e viene collegato al
funzionamento dei lobi frontali).
Questo modello ha rivoluzionato il concetto di memoria a breve termine introducendo l'idea di
una Memoria di Lavoro più dinamica e strutturata. Il modello include, anche una struttura di
controllo, chiamata esecutivo centrale, che è responsabile del controllo e della regolazione dei
processi cognitivi e viene collegato al funzionamento dei lobi frontali. Le funzioni esecutive, sono
delle funzioni tra le ultime a svilupparsi nell'arco di vita, ma sono le prime a mostrare un declino
con l’ avanzare dell’età.
DEFICIT DELLA RAPPRESENTAZIONE MENTALE
Deficit della rappresentazione mentale si riferisce a difficoltà o disfunzioni nel formare,
manipolare, richiamare immagini mentali e concetti nella mente di una persona. La
rappresentazione mentale riguarda la capacità di immaginare e vedere nella mente oggetti, scene
o concetti che non sono fisicamente presenti in quel momento. Questo processo è importante per
la pianificazione, la risoluzione di problemi, la memoria e l'immaginazione. Questo deficit può
manifestarsi in vari modi, come:
Difficoltà nella visualizzazione mentale come l'agrafia visuo - spaziale o il disturbo da
deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
Immagini mentali impoverite
Disturbi neuropsicologici: danno cerebrale, l'ictus, l'epilessia o l'Alzheimer
Apprendimento e memoria: Una ridotta capacità di creare rappresentazioni mentali
può influire negativamente sulla memoria spaziale e sulla memoria di lavoro.
Questi deficit possono avere impatti significativi sulla vita quotidiana, limitando la capacità di
orientarsi nello spazio, pianificare attività complesse o comprendere concetti astratti. Il
trattamento di tali difficoltà dipende dalla causa sottostante e può includere terapie cognitive,
riabilitazione neuropsicologica e, nei casi neurodegenerativi, interventi farmacologici.
IL MODELLO DI KOSSLYN
Il modello di Kosslyn propone che le immagini mentali vengano generate in un buffer visivo, simile
a uno schermo mentale, questo buffer è comune tra imagery e percezione visiva.
Il buffer visivo (visual buffer) è un’ insieme di aree neurali organizzate e costituiscono il mezzo
dove sono rappresentate le immagini visive e permette l’ interazione tra immagine e percezione
visiva e il substrato neurale è la corteccia visiva primaria. All'interno del buffer visivo,
l'informazione è selezionata tramite una "finestra attenzionale". Questo modello spiega sia l’
immagine mentale visiva e le ultime fasi della percezione visiva.
Le vie dell’ elaborazione sono:
La via DORSALE: che permette l'elaborazione spaziale
La via VENTRALE: che permette l'elaborazione visiva (colore, forma)
I processi di immagine o imagery sono:
generazione: creazione o generazione dell’ immagine mentale nel buffer visivo
mantenimento: mantenimento dell’ immagine nel buffer visivo
ispezione: analisi dell’ immagine mentale
trasformazione: manipolazione delle immagini mentali
Esempi di trasformazioni mentali sono le rotazioni mentali e folding
VISIONE NORMATIVA E PATOLOGICA DELL’ ELABORAZIONE DEL VOLTO
ELABORAZIONE DEL VOLTO: NORMATIVA E PATOLOGICA
Gli esseri umani sono abili nel riconoscere persone familiari anche con condizioni visive scarse,
questa abilità si riduce con le persone sconosciute. Il volto umano è la principale chiave di accesso
per l’ identificazione. Attraverso il volto umano si possono estrarre informazioni importanti per le
interazioni sociali e la sopravvivenza.
La capacità di riconoscere e interpretare i volti è importante per la nostra interazione sociale,
perché ci permette di leggere emozioni, identità e intenzioni degli altri.
Esistono 2 principali modalità di visione del volto, quella Normativa e Patologica.
Normativa: riguarda il funzionamento tipico

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CARATTERISTICHE DELLE FUNZIONI ESECUTIVE

Il termine funzioni esecutive è stato introdotto negli anni '70, ma il concetto di meccanismo di controllo risale al 1840 con il caso di Phineas Gage che durante un incidente subì dei danni ai lobi frontali cambiando il suo comportamento, questo caso ha spinto ad analizzare il ruolo dei lobi frontali, e si è scoperto appunto che i lobi frontali sono importanti per il controllo e per la regolazione del comportamento.

Le funzioni esecutive sono un insieme di processi cognitivi di alto livello che permettono agli individui di pianificare, prendere decisioni, risolvere problemi, controllare impulsi, regolare le emozioni e perseguire obiettivi a lungo termine. Queste funzioni sono essenziali per il comportamento e per il funzionamento quotidiano. Le funzioni esecutive ci danno la possibilità di mettere in atto comportamenti che sono orientati verso uno scopo cioè quello di risolvere i problemi della vita quotidiana, sono legate fortemente alla corteccia prefrontale.

Le funzioni esecutive sono quei processi cognitivi come:

  • pianificazione
  • attenzione
  • memoria di lavoro
  • inibizione
  • automonitoraggio
  • problem solving

Questi processi sono appoggiate dalle aree prefrontali, il ruolo importante è quello dei lobi frontali. Le funzioni esecutive, inoltre sono appoggiate da ampi network di aree cerebrali ossia un' ampia rete cerebrale.

Le aree frontali e prefrontali sono tra le ultime a formarsi e a maturare, ma sono le prime a subire un declino con l' avanzare dell' età. Molti studi evidenziano che, la maturazione della corteccia frontale e dei circuiti neurali, va a sostenere l'emergere di processi cognitivi di ordine superiore come appunto le funzioni esecutive. La corteccia prefrontale è fondamentale per le funzioni esecutive.

Uno dei modelli cognitivi più importanti associato con lo studio delle funzioni esecutive è il modello multicomponenziale della memoria di lavoro proposto da Baddeley (questo modello è responsabile del controllo e della regolazione dei processi cognitivi e viene collegato al funzionamento dei lobi frontali).

Questo modello ha rivoluzionato il concetto di memoria a breve termine introducendo l'idea di una Memoria di Lavoro più dinamica e strutturata. Il modello include, anche una struttura di controllo, chiamata esecutivo centrale, che è responsabile del controllo e della regolazione dei processi cognitivi e viene collegato al funzionamento dei lobi frontali. Le funzioni esecutive, sono delle funzioni tra le ultime a svilupparsi nell'arco di vita, ma sono le prime a mostrare un declino con l' avanzare dell'età.

DEFICIT DELLA RAPPRESENTAZIONE MENTALE

Deficit della rappresentazione mentale si riferisce a difficoltà o disfunzioni nel formare, manipolare, richiamare immagini mentali e concetti nella mente di una persona. La rappresentazione mentale riguarda la capacità di immaginare e vedere nella mente oggetti, scene o concetti che non sono fisicamente presenti in quel momento. Questo processo è importante perla pianificazione, la risoluzione di problemi, la memoria e l'immaginazione. Questo deficit può manifestarsi in vari modi, come:

  • Difficoltà nella visualizzazione mentale come l'agrafia visuo - spaziale o il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
  • Immagini mentali impoverite
  • Disturbi neuropsicologici: danno cerebrale, l'ictus, l'epilessia o l'Alzheimer
  • Apprendimento e memoria: Una ridotta capacità di creare rappresentazioni mentali può influire negativamente sulla memoria spaziale e sulla memoria di lavoro.

Questi deficit possono avere impatti significativi sulla vita quotidiana, limitando la capacità di orientarsi nello spazio, pianificare attività complesse o comprendere concetti astratti. Il trattamento di tali difficoltà dipende dalla causa sottostante e può includere terapie cognitive, riabilitazione neuropsicologica e, nei casi neurodegenerativi, interventi farmacologici.

IL MODELLO DI KOSSLYN

Il modello di Kosslyn propone che le immagini mentali vengano generate in un buffer visivo, simile a uno schermo mentale, questo buffer è comune tra imagery e percezione visiva.

Il buffer visivo (visual buffer) è un' insieme di aree neurali organizzate e costituiscono il mezzo dove sono rappresentate le immagini visive e permette l' interazione tra immagine e percezione visiva e il substrato neurale è la corteccia visiva primaria. All'interno del buffer visivo, l'informazione è selezionata tramite una "finestra attenzionale". Questo modello spiega sia l' immagine mentale visiva e le ultime fasi della percezione visiva.

Le vie dell' elaborazione sono:

  • La via DORSALE: che permette l'elaborazione spaziale
  • La via VENTRALE: che permette l'elaborazione visiva (colore, forma)

I processi di immagine o imagery sono:

  • generazione: creazione o generazione dell' immagine mentale nel buffer visivo
  • mantenimento: mantenimento dell' immagine nel buffer visivo
  • ispezione: analisi dell' immagine mentale
  • trasformazione: manipolazione delle immagini mentali

Esempi di trasformazioni mentali sono le rotazioni mentali e folding

ELABORAZIONE DEL VOLTO: NORMATIVA E PATOLOGICA

Gli esseri umani sono abili nel riconoscere persone familiari anche con condizioni visive scarse, questa abilità si riduce con le persone sconosciute. Il volto umano è la principale chiave di accesso per l' identificazione. Attraverso il volto umano si possono estrarre informazioni importanti per le interazioni sociali e la sopravvivenza.

La capacità di riconoscere e interpretare i volti è importante per la nostra interazione sociale, perché ci permette di leggere emozioni, identità e intenzioni degli altri.

Esistono 2 principali modalità di visione del volto, quella Normativa e Patologica.

  • Normativa: riguarda il funzionamento tipico
  • Patologica: che può manifestarsi in presenza di disturbi neurologici o psichiatrici.

Visione Normativa dell'Elaborazione del Volto

l'elaborazione del volto segue un percorso fisiologico e cognitivo sano: come il riconoscimento facciale, la percezione delle emozioni ed il rilevamento della familiarità.

Visione Patologica dell'Elaborazione del Volto

In alcuni disturbi neurologici e psichiatrici, il riconoscimento e l'elaborazione del volto può essere compromessa. Le patologie che influenzano il riconoscimento del volto sono:

  • Prosopagnosia (agnosia facciale): è un disturbo neurologico che impedisce di riconoscere i volti familiari. Questo disturbo può essere causato da danni alla corteccia fusiforme o alle aree circostanti del lobo temporale, responsabili della percezione facciale. Esistono due tipi di prosopagnosia: una congenita, che è presente fin dalla nascita e non è associata a danni cerebrali visibili, e una acquisita, che si verifica a seguito di danni cerebrali, come ictus o traumi cranici.
  • Autismo e Disturbi dello Spettro Autistico (ASD): Le persone con autismo hanno difficoltà nel riconoscimento delle espressioni facciali e nell'interpretazione delle emozioni degli altri.
  • Sindrome di Capgras: è un disturbo psichiatrico raro, in cui la persona affetta è convinta che i volti delle persone familiari siano stati sostituiti da impostori oppure sono doppi.
  • Difficoltà Emotive e Psichiatriche: In alcune condizioni psicopatologiche, come la schizofrenia o i disturbi dell'umore, l'elaborazione del volto può essere alterata, portando a difficoltà nel riconoscimento delle emozioni. Ad esempio, le persone con schizofrenia possono essere più inclini a interpretare espressioni facciali neutrali come minacciose o ostili. Le persone con depressione possono avere difficoltà a percepire emozioni positive nei volti degli altri, mentre chi soffre di ansia può essere più sensibile a espressioni facciali che evocano paura o preoccupazione.

Conclusione: L'elaborazione del volto, in condizioni normative, è un processo che ci permette di riconoscere, interpretare e rispondere alle emozioni e alle identità degli altri, in presenza di patologie neurologiche o psichiatriche, questo processo può essere gravemente alterato, con implicazioni significative per la vita sociale e interpersonale.

MEMORIA AUTOBIOGRAFICA

Definizioni e Funzioni della Memoria Autobiografica

La memoria autobiografica è una memoria a lungo termine, importante perché ci fa ricordare specifiche esperienze della propria vita, conserva le informazioni e ricordi legati al nostro vissuto. Essa include componenti episodiche (eventi specifici) e semantiche (conoscenze generali):

  • Le componenti Episodiche (EAM): sono eventi specifici della nostra vita come, incontrare un amico durante uno specifico evento.
  • Le componenti Semantiche (SAM): sono conoscenze generali della nostra vita come esempio ricordare il nome della maestra alle elementari.

La differenza tra memoria Episodica e Semantica è riassunta molto bene nella meta analisi di Martinelli e colleghi 2013, per quanto riguarda la componente episodica è coinvolto l' Ippocampo, mentre per quanto riguarda la componente semantica è coinvolto il talamo. Entrambe le memorie attivano la corteccia prefrontale mediale.

William individua 3 funzioni principali:

  1. Funzione Direttiva: esperienze personali passate ci aiutano a prendere decisioni future
  2. Funzione Sociale: i ricordi ci aiutano per le interazioni sociali
  3. Self Function: la memoria autobiografica ci fornisce un senso di identità che ci aiuta a comprendere chi siamo è qual è il nostro posto nel mondo

La memoria autobiografica non solo ci aiuta a ricordare eventi passati ma svolge un ruolo importante che è quello di mantenere le relazioni sociali e costruire un identità personale.

Valutazione della Memoria Autobiografica

Per valutare la memoria autobiografica sono importanti:

  • richiamo libero: chiedere al soggetto di raccontare eventi della sua vita
  • tecnica delle parole CUE: inventata da Galton, consiste nel rievocare ricordi partendo da parole specifiche.
  • uso dei diari: registrare eventi quotidiani e verificare la rievocazione successiva.

Valutare la memoria autobiografica richiede metodi che permettano di verificare ricordi personali autentici, come il richiamo libero, l'uso di parole cue e i diari.

I 2 test per per valutare la memoria autobiografica, sono:

  1. intervista di memoria autobiografica MAB
  2. test della memoria autobiografica di Crovitz

Test di Memoria Autobiografica (MAB) è uno strumento psicologico utilizzato per valutare la memoria autobiografica di un individuo, cioè la capacità di ricordare eventi significativi della propria vita, quindi recuperare i ricordi passati. L'intervista viene somministrata attraverso una serie di domande per vari periodi di vita, 5 domande per ogni periodo della vita, questa intervista deve essere somministrata 2 volte a distanza di 1 settimana l' una dall' altra, poi è importante confrontarsi con un familiare del paziente per verificare che il fatto raccontato sia vero.

Test di Memoria Autobiografica di Crovitz, è uno strumento psicologico che valuta la memoria autobiografica di un individuo. Questo test si concentra sulla capacità di ricordare eventi specifici della propria vita in risposta a parole o stimoli forniti dal ricercatore o clinico. Sono fornite 60 parole è ampiamente utilizzato per valutare la memoria autobiografica nei contesti clinici, neurologici e psicologici. E' uno strumento utile per esplorare la memoria autobiografica di un individuo, focalizzandosi sulla specificità dei ricordi, inoltre fornisce informazioni importanti sulla qualità della memoria, sulle emozioni sui ricordi e sulla salute psicologica complessiva dell'individuo, ed è spesso utilizzato in ambito clinico e di ricerca per monitorare il funzionamento cognitivo e emotivo.

Esistono anche delle memorie autobiografiche che raggiungono uno stato di permanenza totale e prendono il nome di Permastore Status, altra caratteristica della memoria autobiografica è il cosiddetto Testing Effect, cioè è più facile ricordare eventi già vissuti e se li rivivo li ricorderò più facilmente.

  • memoria autobiografica gravemente carente: persone che soffrono di una condizione presente dalla nascita
  • memoria autobiografica altamente superiore: persone che presentano una capacità di memoria autobiografica superiore

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